IL TAR ANNULLA LA DELIBERA DEL COMUNE DI CHIUSI CHE VIETA INCENERITORI, CARBONIZZATORI E DISCARICHE. ACEA TORNERA’ ALLA CARICA? IL CENTRO SINISTRA VUOLE APRIRE UN CONFRONTO CON LA MULTIUTILITY

CHIUSI – L’8 aprile scorso il Tar della Toscana ha reso pubblica la sentenza con la quale annulla – in parte – la delibera n. 35 adottata dal Comune di Chiusi il 10 luglio 2020, accogliendo il ricorso presentato dalla società Acea Ambiente Srl. Attenzione, però: il ricorso non riguardava il progetto del Carbonizatore che fu oggetto tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020 dell’Inchiesta Pubblica Regionale, perché quel progetto fu ritirato dalla proponente Acea, prima che potesse essere bocciato, come si profilava, visti gli esiti dell’infuocato dibattito che si tenne in più sedute al teatro Mascagni.
La sentenza del Tar ha annullato la delibera successiva, con la quale il Comune vietava di realizzare, non solo nell’area a acquistata da Acea nella zona Industriale delle Biffe (Area ex Centro Carni), ma su tutto il territorio comunale, nuovi inceneritori, carbonizzatori, termovalorizzatori, discariche e impianti per il trattamento di rifiuti insalubri di prima classe.
Il Comune, con il sindaco Sonnini che ne ha dato informazione nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, spiega che “il TAR ha riconosciuto l’esistenza di un legittimo affidamento da parte della società ACEA Ambiente S.r.l. in virtù della compravendita di un’area del Comune di Chiusi, ritenendo che l’Amministrazione avrebbe dovuto procedere ad un equo contemperamento degli interessi contrapposti e motivare puntualmente le ragioni di pubblico interesse” e fa sapere che “la sentenza del TAR non è passata in giudicato perché potrebbe ancora essere eventualmente impugnata. I termini per l’eventuale impugnazione sono: 60 giorni dalla notifica della sentenza al Comune di Chiusi (ad oggi non ancora avvenuta ma che Acea potrebbe effettuare anche a breve), oppure 6 mesi dalla pubblicazione della sentenza avvenuta l’8 aprile 2025”.
Si riapre la questione Carbonizzatore? Non è detto, perché potrebbe esserci appunto l’impugnazione da parte del Comune di Chiusi e un ribaltamento della sentenza; perché non si sa se Acea ha intenzione di riproporre un progetto simile a quello presentato nel 2019 e che faceva acqua da tutte le parti; perché nel frattempo un impianto tipo quello proposto per Chiusi, ma di diverso proponente, con diversa tecnologia e dimensioni 4 volte maggiori è in via di realizzazione a Scarlino in provincia di Grosseto.
Intanto il gruppo consiliare di maggioranza (centro sinistra per Chiusi, ormai di fatto un monocolore Pd) però non vuole sorprese ed ha predisposto una mozione che presenterà al prossimo Consiglio Comunale. Nel testo si legge:
CONSIDERATO CHE:
• Nel ristretto lasso di tempo che precede il momento in cui la sentenza diventerà definitiva e non più impugnabile (60 giorni dalla notifica della sentenza al Comune di Chiusi oppure 6 mesi dalla pubblicazione della sentenza avvenuta l’8 aprile 2025) è necessario cercare di addivenire ad un’intesa con ACEA, condivisa con tutte le realtà istituzionali e civiche coinvolte, in relazione alle modalità di destinazione/sfruttamento dell’area: infatti tutto ciò dovrebbe avvenire prima che la sentenza divenga definitiva e che quindi Acea perda l’interesse a trattare.
• La questione ha un impatto diretto e significativo sulla qualità della vita della cittadinanza e sull’ambiente del territorio, e coinvolge in modo trasversale anche i comuni limitrofi.
• Risulta prioritaria la costruzione di un percorso trasparente, partecipato e orientato a definire una destinazione alternativa e condivisa dell’area interessata in modo da sfruttare anche le eventuali opportunità legate all’importanza dell’Azienda Acea.
• Esiste inoltre la possibilità che ACEA possa avanzare richiesta di risarcimento danni pari a 2.525.000 euro, come già preannunciato nella diffida trasmessa nel dicembre 2021″. Tutto ciò premesso, la mozione del Centro Sinistra “IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE
• A sfruttare pienamente il tempo disponibile prima della scadenza dei termini per l’eventuale impugnazione della sentenza del TAR, al fine di promuovere un percorso di dialogo istituzionale con ACEA Ambiente S.r.l. volto a riconsiderare la destinazione dell’area interessata, cercando soluzioni condivise che tutelino l’interesse pubblico.
• A coinvolgere attivamente i cittadini di Chiusi e i Comuni limitrofi, attraverso incontri pubblici, tavoli di confronto e consultazioni, per garantire un processo trasparente, partecipato e informato.
• A convocare con urgenza un tavolo intercomunale con i Sindaci dei Comuni limitrofi, al fine di costruire una posizione comune sull’utilizzo dell’area e sulle strategie ambientali del territorio.
• A relazionare periodicamente il Consiglio Comunale sugli sviluppi del confronto con ACEA e sulle eventuali decisioni assunte in merito alla sentenza del TAR e all’eventuale impugnazione.
• A promuovere, nell’ambito del confronto con ACEA, ipotesi progettuali alternative, sostenibili e coerenti con le vocazioni ambientali, economiche e sociali del nostro territorio”.
A giudicare da quanto scrive il gruppo di maggioranza, il rischio più concreto, non è la riproposizione di un nuovo carbonizzatore o cose simili, quanto quello che Acea Ambiente Srl chieda il risarcimento danni pari alla cifra spesa a suo tempo per acquisire l’area dell’ex Centro Carni. A questo proposito però va ricordato – come abbiamo già scritto poc’anzi – che fu la stessa Acea a ritirare il progetto del carbonizzatore che aveva presentato e che trovò forte opposizione nella cittadinanza, ma anche molti pareri negativi da parte degli organi competenti preposti a rilasciarli. Che dopo aver ritirato il progetto possa adesso richiedere indietro i soldi spesi per l’acquisto dei terreni appare ipotesi alquanto temeraria. Ma in Italia succede di tutto. Quindi meglio agire con tutte le cautele del caso.
Giusta, a nostro avviso, la strada di un confronto con Acea (con coinvolgimento dei comuni limitrofi, dei cittadini, delle associazioni) per capire se quell’area, di propietà Acea, può essere utilizzata ad altri scopi, o meglio per impianti di altro genere, meno impattanti dal punto di vista ambientale.
Su queste colonne sia prima che l’area ex Centro Carni fosse acquistata da Acea che dopo la vicenda del carbonizzatore, abbiamo più volte avanzato la proposta di realizzarvi un grande parco energetico fotovoltaico, per fornire corrente elettrica alla zona industriale e non solo. Una tipologia di impianti che il Gruppo Acea ha peraltro realizzato e gestisce in altre parti d’Italia.
La sentenza del Tar della Toscana dell’8 aprile scorso ha messo in allarme non solo il gruppo di maggioranza, ma anche le opposizioni e i comitati che 5 anni fa si impegnarono nella battaglia contro il progetto Acea. Adesso sui social qualcuno è tornato a parlare di un ritorno di fiamma da parte della Multiutility e ad agitare di nuovo lo spettro di un grave rischio per l’ambiente e per la salute. Il che però, sebbene sia giusto tenere le antenne dritte e gli occhi bene aperti, appare al momento un po’ frettoloso ed esagerato. Nessuno ad oggi ha riproposto un carbonizzatore o un inceneritore.
Spetta ad ACEA avanzare le prime proposte sulle quali discutere. Riprenderei i verbali (se ci sono) dell’inchiesta pubblica per riprendere ill discorso. Dovessero insistere col vecchio progetto non rimane che una forte opposizione. Si parta comunque dalle previsioni di PRG.
La delibera n.35, annullata dal Tar, si basava anche sulle osservazioni al Piano, comprese quelle del Comitato Aria. Non è del tutto vero che mancasse di “motivazioni”.