CITTA’ DELLA PIEVE, TRE FRATELLI ARRESTATI PER TRAFFICO DI DROGA. RIFORNIVANO IL TERRITORIO DI HASHISH E COCAINA

CITTA’ DELLA PIEVE- Tre fratelli di origini albanesi sono stati arrestati, il 9 dicembre scorso. L’accusa è detenzione e spaccio di cocaina e hashish. Secondo quanto emerso dall’attività di indagine delle forze dell’ordine, i tre avevano messo in piedi nella zona di Città della Pieve, dove risiedono, “una fiorente attività di spaccio” di cocaina e hashish. Con clienti, molti dei quali identificati, sia nel perugino, che nelle limitrofe province di Terni e Siena.
I tre sono stati “monitorati”, seguiti e intercettati per un anno intero. Le indagini sono iniziate infatti nell’ottobre 2021. Al momento dell’arresto sono stati recuperati anche 300 gr di cocaina e 1 kg e mezzo di hashish. Droga che a prezzo di mercato avrebbe fruttato circa 30 mila euro e che veniva nascosta all’interno di alcuni ruderi locali, nel territorio a cavallo tra Umbria e Toscana.
Insomma è stato stroncato un bel traffico di stupefacenti che interessava in particolare i comuni di Città della Pieve, Chiusi, Cetona, Fabro, Castiglione del Lago. L’arresto dei 3 albanesi e la quantità di droga recuperata, solo una parte, ovviamente, di quella “messa in circolo”, confermano che il territorio di confine non è immune dal fenomeno che, sebbene se ne parli poco, è invece piuttosto diffuso e radicato, nelle fasce giovanili, ma per quanto riguarda soprattutto la cocaina, non solo nelle fasce giovanili.
Pare che circolino parecchio anche le “pastiglie” ovvero le nuove droghe sintetiche. Ce ne sarebbero almeno 50 tipi “in commercio”. Alcune di queste droghe sintetiche o sostanze psicotrope sono reperibili abbastanza facilmente on line, sul web e sul cosiddetto deep web. Ma non è solo questa la ragione dell’allarme: un’altra è che rispetto alle “droghe classiche” come eroina e cocaina, è possibile ottenere queste nuove sostanze mescolando principi attivi di farmaci comuni e altre molecole legali. Ricordate il film “Smetto quando voglio“? ecco, una cosa del genere. Il problema è che chi le assume spesso non conosce gli effetti collaterali di queste droghe sul sistema nervoso centrale, né i dosaggi massimi, oltre i quali si rischia l’overdose, appunto perché sempre nuove, sempre in trasformazione. Le conseguenze a livello di salute possono essere però anche molto gravi.
La messa in circolazione di questo tipo di sostanze richiede però un livello di organizzazione diverso dal semplice spaccio. Anche se – dicono gli esperti – i ragazzi che acquistano le pastiglie poi ne diventano anche i primi spacciatori…
I tre arrestati qualche giorno fa a Città della Pieve erano fermi al vecchio spaccio e alle sostanze classiche, sia pesanti che leggere (e non sono la stessa cosa). Ma l’allarme c’è anche per le nuove droghe. Una di queste è quella chiamata “droga dello stupro”. Cioè un tipo di sostanza psicoattiva che può essere utilizzata allo scopo di perpetrare violenza sessuale inducendo effetti sedativi, ipnotici, dissociativi, fino all’amnesia e può essere somministrata alla vittima, insieme a cibi o bevande, senza che questa se ne renda conto…
La ricerca dello “sballo” c’è sempre stata. Negli anni ’70 l’eroina ha fatto più vittime del terrorismo, che non ne fece poche. Anche grandi poeti, scrittori, musicisti hanno fatto uso e alcuni sono anche morti per eccesso di stupefacenti. Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin per dirne alcuni… qualcuno come lo scrittore Lawrence Ferlinghetti uno degli alfieri della Beat Generation, al contrario ha superato i 100 anni… Il problema è il rischio di overdose e di danni cerebrali e il mercato in mano a organizzazioni malavitose e criminali.
In questo territorio, come dicevamo, se ne parla poco. Ma ogni tanto la cronaca ci ricorda che il fenomeno esiste ed il mercato è piuttosto fiorente. Uno dei pochi che gira a mille…
Ognuno responsabile di se stesso può scegliere di suicidarsi come voglia e siccome non gliel’ha ordinato il dottore di ricorrere alla droga ma l’assunzione di questa ritengo che sia una libera scelta e se è divenuta una patologia sociale la riflessione che dovrebbe essere fatta è senz’altro quella relativa al tipo di società che induce a tale consumo ed a tali comportamenti.Ma guarda caso la critica a tale società non viene mai fatta dal momento che per molti -che fra l’altro sono maggioranza- il modo di pensare che involve ia colpa alla società rappresenta un paravento dietro cui si scaricano le colpe anche di tali casi vissuti ed espletati e spiegati perlopiù individualmente con le panacee mentre si arriva a considerare che risulta anche una forma quasi fedifraga quella che si possano celare le responsablità personali dietro al sociale.Ma siccome tutti sanno molto bene che la droga dia dipendenza e faccia male a se stessi ed anche agli altri, non nutro peraltro qualsivoglia sentimento di giustificazione riguardo a chi possa assumere droghe, poichè il discorso interiore che porta verso la droga è sintomo quasi sempre di un bisogno non soddisfatto e di una forma di alienazione mentale sia individuale chè sociale, quindi spesso soprattutto di natura educativa ed anche perchè no cognitiva. Detto questo chi spaccia lo fà quasi sempre- per non dire sempre-per soldi quindi è lui il primo a fregarsene del danno sociale e credo che debba essere represso e punito. Puniti in che modo ? In certi paesi chi spaccia viene condannato a morte ed uno di questi se ben ricordo era ed è ancor oggi l’iran ma togliere la vita ad una persona nella nostra cultura appare eccessivo ed ingiusto. Una volta ed ancor oggi la punizione si chiamava rifugio in ”comunità” ma quella spesso è ed era per ricchi ed io credo che dovrenbbe invece chiamarsi campo di lavoro. ”Arbeit macht Frei” ma non nel tremendo senso storico che tale frase ha rappresentato ma inteso come campo di rieducazione,istituito però dallo Stato e non dai privati i quali si arricchiscono con le disgrazie altrui e si sostituiscono allo stato nella cura di tali patologie ,dove se non paghi non ti redimi, quindi anche a questi ultimi ciò che interessa sono i soldi e nient’altro che i soldi, la rieducazione è un secondo fine perchè si provi a non pagare e vediamo se si venga accettati;quindi il primo fine è il profitto anche in tali attività. Ed allora i giudizi su questi che implicano la carità sociale e la rieducazione dovrebbero rivestire il fatto di essere gli incentivi da parte della pubbliche autorità a farli chiudere perchè nella maggior parte delle volte sono solo imprese che producono profitti e depauperano lo stato sulle risorse impiegate che dovrebbero essere destinate solo all’apparato pubblico perchè il danno che porta chi è dedito alla droga oltre che ad essere privato ed individuale poichè con la droga si può anche morire è anche soprattutto pubblico.E dal momento che si parla di ” patologia sociale” dovrebbe essere l’ente pubblico per etica,finalità e destinazione delle risorse a dover prevenire il ricorso alla droga,sempre restando fermo il fatto che chi ne è dedito evidentemente non fà parte di categore umane a cui sia stato insegnato che ”drogarsi fà male” ma chiaramente a monte dei comportamenti c’è sempre una educazione sbagliata ed una sottocultura che produce debolezza e disorientamento, anche nelle persone che appartengono a classi sociali ed economiche abbienti,perchè la sottocultura come lo è in coloro che ci governano lo è anche ed a maggior ragione nei governati.Ma nella società globalizzata del capitalismo ci viene insegnato che i figli dei ricchi quando fanno uso di droghe lo fanno perchè sono stanchi del vivere la vita dissipata che conducono dalla quale non traggono nulla, nessun insegnamento e nessuna seria riflessione,nessun impegno reale di vita che pure potrebbero permettersi.Chi invece faccia uso di droghe nelle classi subalterne o nel sottoproletarato, fà questo perchè alienato soprattutto dalla vsione che non posa liberarsi della condizione e della situazione di povertà e di sottosviluppo cronico e generazionale in cui versa e non vede un futuro davanti a se stesso e quindi l’unica forma che possa apparire in tali condizion una forma liberartoria è quella del ricorso a forme psico-illusorie che appaiono in molti momenti che possano sostenere l’individuo. Ecco perchè quindi si parla di male ”sociale”ma per questo difficilmente esiste una cura, perchè dovrebbe cambiare la società dai fondamenti e che dovrebbe produrre ben altro.Ci fu uno che nel passato disse la seguente frase: ” Solo una rivoluzione in ultima istanza è la cosa che possa spezzare questo sistema”. Si chiamava Karl Marx e molti hanno vissuto il suo messaggio come una grande utopia.Forse dimenticando che per vivere ci voglia anche l’utopia e che spesso di tale utopia e con tale utopia se ne sono avvalsi molti dei nostri padri e molti dei nostri nonni che hanno lottato nella miseria e nelle sopraffazioni e creduto di poter cambiare la società.Qualcosa loro ci hanno dimostrato.Le generazoni che sono venute dopo di loro mica tanto….. anzi….