L’INEDITO CARTEGGIO TRA LE DONNE DELLA FAMIGLIA DI PIERO CALAMANDREI NEL TERRIBILE INVERNO 1943-44

lunedì 17th, ottobre 2022 / 16:06
L’INEDITO CARTEGGIO TRA LE DONNE DELLA FAMIGLIA DI PIERO CALAMANDREI NEL TERRIBILE INVERNO 1943-44
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LA PRESENTAZIONE IL 28 OTTOBRE A CASTIGLIONE DEL LAGO, PALAZZO CORGNA

La storia si ricostruisce anche e soprattutto attraverso le carte: i documenti ufficiali, gli atti amministrativi e pure i carteggi privati. Di famiglia. Soprattutto questi ultimi aiutano a conoscere e a capire momenti drammatici, particolari, perché sono in sostanza scritti in presa diretta. Che si tratti di diari, di lettere, di appunti lasciati qua e là, tutto contribuisce a delineare un quadro a restituirci ad anni e anni di distanza un clima, delle atmosfere, ma anche i sentimenti, i turbamenti, le paure e le speranze di persone in carne ed ossa. in frangenti complicati.

Il 28 ottobre a Castiglione del Lago, Sala del Teatro di Palazzo Della Corgna, ore 17,00 sarà presentato il libro “Trame di cura” curato da Silvia Calamandrei, Editrice Ali&No. Un libro che è una raccolta di lettere tra donne. Nei mesi terribili dell’inverno 1943-44, tra l’Armistizio dell’8 settembre e la liberazione di Roma e di Firenze.

Le donne in questione sono la moglie e la sorella di Piero Calamandrei, il giurista fiorentino, famoso per il discorso sulla Costituzione e per la poesia “Ora e sempre Resistenza” (“lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani…”), Ada ed Egidia, più altre due parenti: Lea Pimpinelli, cugina di Piero e Emilia Baroncelli, moglie di un cugino. Più precisamente sono lettere che queste ultime inviavano ad Ada ed Egidia da Firenze e da Roma.

Il sottotitolo le presenta come “Lettere a Colcello”, perché Piero Calamandrei, con la moglie Ada e la sorella Egidia, dopo la caduta di Mussolini il 25 lugli del ’43, si rifugiano da Firenze prima a Treggiaia, in campagna, poi a Montepulciano e infine nel piccolo borgo umbro di Colcello, vicino ad Amelia, dove abitano dei parenti. La famiglia Calamandrei è una famiglia importante non solo per il prestigio di Piero, ma anche perché è una famiglia “resistente”. Il figlio di Piero, Franco con la compagna che poi diventerà sua moglie Teresa Regard, proprio in quei mesi entra nei Gap a Roma. I due figurano nel commando che organizza l’attentato di via Rasella. I genitori al momento ne sono all’oscuro e si preoccupano della sua sorte, soprattutto inquieti per la scarsità di vitto e per i bombardamenti. Franco nei suoi messaggi rassicura tutti…

Le lettere raccolte nel volume e riordinate oggi da Silvia Calamandrei, figlia di Franco, sono state ritrovate di recente in uno scatolone che giaceva in un soppalco. E quelle corrispondenze femminili. in quel momento drammatico, aprono un altro scenario: “quello della cura e della sopravvivenza quotidiana, intessuto nei dialoghi tra donne. Cibo, affetti, salute, abiti, case e ansie per i figli dominano nelle corrispondenze che si intrecciano tra Treggiaia e Firenze da una parte e Roma dall’altra, con destinazione Colcello. Sono i corrieri che recano lettere e pacchetti, o a volte viaggiatori, tutti intralciati dalle interruzioni di strade e ferrovie e ritardati dai bombardamenti che si abbattono sull’Italia centrale. Lettere che non si sa se arriveranno a destinazione, e che rispondono ad interrogativi a volte già resi inutili in quanto superati dagli eventi”. Forse era un modo per rimanere vivi e “solidali”.  “Purtroppo – scrive Silvia Calamandrei nella prefazione – la direzione della corrispondenza è univoca: non sono state conservate le risposte di Ada e di Egidia; ma il fatto che loro abbiano conservato le lettere ricevute in quei mesi terribili è significativo di quanto questi scambi abbiano alimentato la loro esistenza, con notizie e rassicurazioni che attenuavano l’angoscia e lo smarrimento”.

Singolare per esempio la scrittura di Lea Pimpinelli che scrive in codice, per sfuggire alla censura. Si firma con nome maschile, e si sforza di mantenere il travestimento, anche se talvolta le scappa una “a” negli aggettivi al posto della “o” riferendosi a se stessa. Le lettere di Emilia Baroncelli da Roma sono di tutt’altro tenore, pur partecipando dell’ansia e dell’angoscia delle città sotto i bombardamenti, della difficoltà di approvvigionarsi, dell’inquietudine per i propri cari e per il futuro. C’è meno confidenza con Ada ed Egidia, anche se Emilia non manca di aprire il suo cuore, soprattutto per il suo dolore e cruccio fondamentale, il figlio disperso in Russia. È come se nel raccontare ad Ada delle visite di Franco, nello scriverle quanto stia bene in salute, e come sia contento delle provviste che arrivano da Colcello, esprimesse una solidarietà di madre che sa cosa vuol dire non avere notizie di un figlio… Ed Emilia ogni volta premurosamente ne dà notizia ad Ada, sempre tranquillizzante, ignara dei pericoli cui Franco si espone nella lotta clandestina come gappista.

Il quotidiano in cui sono immerse queste donne lascia poco spazio alle considerazioni generali: servono a tessere legami di solidarietà, esprimendo preoccupazioni concrete: la salute, il cibo, la preservazione delle case e degli oggetti. Eppure senza questa rete affettiva e di cura reciproca, difficile sarebbe stata la capacità di tenuta in quei mesi difficili, in città e sulla collina di Colcello, dove Piero lavorava sui suoi scritti giuridici e annotava il suo Diario.

La presentazione del libro a Castiglione del Lago sarà curata da Monica Fanicchi della libreria Libri Parlanti.  Sarà un interessante tassello di memoria. Che si parli delle ansie quotidiane di una famiglia nell’Italia occupata dai nazisti aiutati dai fascisti, di un’Italia resistente, nel giorno della ricorrenza della Marcia su Roma probabilmente è solo un caso. La coincidenza ci ricorda però che c’è sempre un’Italia che va in una direzione e un’Italia che invece ne sceglie una ostinata e contraria.

m.l.

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