CADUTO DRAGHI IL PD E’ NUDO E SEMPRE PIU’ SIMILE ALLA DC. SERVE UN “TERZO POLO” PROGRESSISTA. C’E’ SPERANZA CHE NASCA?

domenica 24th, luglio 2022 / 18:34
CADUTO DRAGHI IL PD E’ NUDO E SEMPRE PIU’ SIMILE ALLA DC. SERVE UN “TERZO POLO” PROGRESSISTA. C’E’ SPERANZA CHE NASCA?
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SIENA: IL SEGRETARIO PROVINCIALE PD VALENTI PRENDE LE DISTAZE DALLA LINEA LETTA
E così ci siamo giocati anche Draghi, che adesso avrà più tempo da passare a Città della Pieve. Il Governo dei migliori (figuriamoci se fossero stati i peggiori) è caduto per l’irrigidimento dei 5 Stelle (ala rimasta con Conte) e soprattutto per la ritirata strategica di Forza Italia e Lega, che fiutando la vittoria elettorale del centro destra insieme alla Meloni, hanno deciso di staccare la spina per andare a votare. E a votare si andrà il 25 settembre, prima domenica d’autunno, appena dopo la fine dell’estate. Per le politiche è una novità, ma non per le elezioni in assoluto. Per le regionali Toscane del 2020 si votò infatti il 20 settembre, per le comunali di Chiusi del 2021 il 3-4 ottobre…
Insomma da queste parti siamo abituati ad andare alle urne in periodi diversi dalla canonica primavera. Certo due mesi di campagna elettorale tra, luglio, agosto e settembre con le temperature e l’afa di quest’anno si annunciano come un tour de force per i partiti, peraltro mai scesi così in basso nella considerazione dei cittadini. Alcuni partiti sono a rischio estinzione, come le foche monache, altri dovranno fare i conti con una cura dimagrante dovuta anche al taglio dei parlamentari e quindi con numeri più risicati per quanto concerne i seggi da assegnare. E sarà difficile che i più strutturati (tipo Pd e Lega) possano fare la parte agli alleati, garantendo seggi sicuri qua e là. Saranno più culi che poltrone e trovare la quadra nelle coalizioni non sarà semplice.
Il Pd, senza nemmeno interrogarsi un attimo sulle ragioni della crisi di governo ha assunto la cosiddetta “agenda Draghi” come programma elettorale, spostandosi di fatto ancora più al centro. Letta sembra aver chiuso la porta di quello che egli stesso definiva “il campo largo” con il M5S e la sinistra, guardando piuttosto ai neo centristi, cioè a Renzi, Calenda, ai transfughi di Forza Italia (Gelmini, Brunetta, Carfagna…)…
Il segretario Pd ha anche annunciato che manderà 100 mila giovani volontari a parlare con chi “è rimasto a casa”, cioè con gli elettori che non vanno a votare…  Beh, li dovrà pagare bene i 100 mila giovani volontari, perché poveri ragazzi, esporli così ai vaffanculo e agli improperi che riceveranno suonando i campanelli, è come quando i Savoia mandavano all’assalto e allo sbaraglio con la baionetta in canna, le giovanissime reclute. E’ sempre stato un massacro.

Il Pd, dopo la caduta di Draghi aveva una sola opzione: ricominciare a fare il partito di sinistra. Qualcuno anche all’interno del partito se n’è accorto. Il segretario provinciale senese Andrea Valenti, una settimana fa (con Draghi ancora in bilico) lo disse alla festa de l’Unità di Chiusi. Due giorni fa lo ha ribadito in un post su facebook:

“Io credo che il problema non sia il parlare con la gente. Non facciamo altro. E’ cosa dire.
In questa campagna elettorale voglio parlare (con la mitica gente) di lavoro. Di diritti. Di salario minimo. Di redistribuzione. Di giustizia sociale. Di riforme istituzionali. Di sviluppo. Di promozione delle aree più svantaggiare. Di come colmare i divari (territoriali, di genere, generazionali). Voglio che il mio Partito sia visto come una speranza per chi ha meno, una speranza per l’ Italia intera, voglio che non sia solo la responsabilità a contraddistinguerci – sebbene non possano essere fatti sconti a chi ci ha trascinato in questo voto anticipato – ma un progressismo radicale, aggiornato ai devastanti cambiamenti socioeconomici che questa parte di storia che ci è dato vivere ci ha consegnato”.
Un Partito Democratico che ricominciasse a ragionare come Valenti potrebbe anche riconquistare, forse, un po’ di appeal. Il problema è che invece, da Letta in giù, salvo qualche eccezione, sta facendo esattamente il contrario.
Come si può pensare di battere la destra e di impedire che le elezioni le vincano Meloni, Salvini e Berlusconi con il maggiore partito del campo avverso che al massimo si limita ad assumere come linea l’agenda Draghi e quindi di fatto si configura come una destra appena appena più presentabile di quella vera?
A sinistra del Pd la situazione non è migliore. Al momento c’è un arcipelago di sigle e partitini che vanno dallo 0,1 al 2% e non riescono nemmeno a parlarsi, figuriamoci a mettersi d’accordo. Eppure un “terzo polo” tra la destra vera, fascistoide e assatanata e una destra più moderata, ma sempre destra al servizio del capitale finanziario, delle lobbies belliciste e dei poteri forti, uno spazio potrebbe pure trovarlo.
E per terzo polo intendiamo un rassemblement sul tipo di quello di Melenchon in Francia, con i 5 Stelle di Conte (depurati ormai dei fascistoidi, degli azzeccagarbugli senza arte né parte e degli opportunisti miracolati stile Di Maio), Articolo Uno di Bersani e Sinistra Italiana di Fratoianni, più qualche frangia ambientalista e di taglio civico. Magari anche il PC di Marco Rizzo, se non rimane ancorato a posizioni “ortodosse” un po’ troppo datate.
Un “cartello” progressista e antagonista rispetto all’agenda Draghi e alla deriva neocentrista del Pd che recuperando una parte di elettori non votanti, non vincerebbe le elezioni, ma potrebbe abbastanza tranquillamente arrivare intorno al 15%, il che darebbe voce, presenza parlamentare e dunque rappresentanza ad un’area che esiste, ma da anni non trova un denominatore e una casa comune e d’altro canto potrebbe indurre il Pd stesso a tenere una linea meno moderata e meno appiattita sul governismo.
Ci sono milioni di persone deluse, orfani, senza tetto, gente che non va più a votare perché non sa chi votare, vecchi e nuovi poveri, persone che stanno perdendo potere d’acquisto e peso sociale, persone insomma bisognose di rappresentanza. Il Pd di queste persone sembra fregarsene, non le vede. La destra ne solletica solo la pancia, ne accarezza le rivendicazioni particolari, egoistiche, ne sobilla le paure.
La sinistra a sinistra del Pd, e visti i famosi 9 punti che Conte aveva presentato a Draghi, adesso anche lo zoccolo duro dei 5 Stelle, possono provare insieme a metterlo in piedi un “campo” di questo tipo.  Con l’ambizione magari di trasformare una alleanza elettorale in un progetto politico di più lungo respiro. Manca un Melenchon? Sì, manca. Ma non è detto che non ci sia. Basterebbe cercare.
Tra la guerra in Ucraina con la linea oltranzista e la difesa a spada tratta del dirigismo tecnocratico di Draghi il Pd si sta mettendo fuori gioco da solo, almeno per quanto riguarda l’elettorato progressista. La storia del voto utile ha stancato tutti e se farà leva su quello, riceverà schiaffi.
Sperare che la campagna d’ascolto, coi 100 mila volontari sguinzagliati per le case faccia cambiare linea a Letta è probabilmente una chimera, quindi servirà qualcos’altro. E i territori, forse, una spintarella in tal senso la possono anche dare. Ci sarà qualcuno che si muoverà in questa direzione? E ci sarà qualcuno nei circoli Pd che assumerà le posizioni di Valenti, per esempio? Noi ce lo auguriamo.
Certo, come è caduto il governo Draghi, potrebbero cadere altri “castelli di carta”, vedi certe coalizioni locali che vedono insieme al momento Pd, sinistra e M5S. Pazienza. Non morirà nessuno.
In Italia si è assistito tante volte a coalizioni di un certo tipo a livello nazionale e di tipo diverso a livello locale, succedeva anche ai tempi del primo centro sinistra coi socialisti che stavano al governo con la Dc e nelle giunte con il Pci. Ma adesso il quadro è diverso. Il Pd è ormai una nuova piccola Dc, ma non ha gli statisti, l’acume politico della Dc. Del Pci non ha più niente, se non le sedi. Un pungolo da sinistra gli farebbe bene. E se non ci sente, giusto lasciarlo solo nel suo… centro…
L’annuncio di Letta sui 100 mila volontari a suonare i campanelli, sembra un richiamo all’ultima frase pronunciata da Enrico Berlinguer al comizio di Padova, un attimo prima di accasciarsi colpito dall’ictus: “casa per casa, azienda per azienda, strada per strada”…  Ma un pd draghiano che, anche inconsciamente, richiama Berlinguer appare una bestemmia. E bestemmiare non sta bene.
m.l.
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