RIPORTIAMO LA PACE E LA NONVIOLENZA AL CENTRO DEL DIBATTITO. SERVE UN MOVIMENTO DI OPINIONE CONTRO LA DERIVA BELLICISTA

RIPORTIAMO LA PACE E LA NONVIOLENZA AL CENTRO DEL DIBATTITO. SERVE UN MOVIMENTO DI OPINIONE CONTRO LA DERIVA BELLICISTA
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Lunedi 2 maggio al teatro Ghione di Roma si svolgerà un evento che intende parlare di pace. Una parola che sembra uscita dal vocabolario comune, che – a sentire le discussioni nei talkshow e nei tg –  sembra desueta, una parola per nostalgici… Il promotore è il giornalista Michele Santoro che riunirà un folto gruppo di attivisti, personaggi del mondo dello spettacolo, accademici, giornalisti per riflettere sulla risposta armata all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’evento, della durata di circa due ore, vedrà alternarsi sul palcoscenico alcune delle voci più influenti del pacifismo e della non violenza in Italia.  Il manifesto ispiratore della serata è stato pubblicato dal quotidiano Avvenire, l’organo dei vescovi, che in questi due mesi di guerra è stata una delle poche testate fuori da coro del pensiero unico bellicista (tra gli ospiti, ci sarà anche il direttore Marco Tarquinio).
La premessa è importante e non ammette fraintendimenti: «Noi condanniamo senza se e senza ma l’invasione dell’Ucraina – si legge nelle prime righe dell’appello – da parte di Putin che dovrà risponderne al suo popolo e alla Storia. Per porre fine al massacro abbiamo di fronte due strade: affidarsi alla forza delle armi o mobilitarsi con un’azione nonviolenta per una trattativa immediata e una soluzione diplomatica».
“L’evento si rende urgente proprio perché – come si legge nel manifesto di convocazione –  “nell’ultimo periodo la parola “pace” sembra essere stata censurata, tagliata fuori da ogni dibattito pubblico, da ogni confronto mediatico, da ogni tipo di analisi. Sullo sfondo di questo conflitto, poi, si staglia una potenziale minaccia nucleare, il ricorso ad armi distruttive, la concretezza del dolore e della sofferenza delle morti a cui quotidianamente assistiamo”.
Tra i partecipanti alla serata troviamo Luciana Castellina, Emily Clancy, Sara Diena, Jasmine Cristallo, Cecilia Strada, Fiorella Mannoia, Elio Germano, Sabrina Guzzanti, Ascanio Celestini, Vauro e Moni Ovadia, oltre al citato Tarquinio, a don Fabio Corazzina, a Tomaso Montanari e Donatella di Cesare. Insomma un po’ di sinistra, un po’ di mondo cattolico, una parte di mondo accademico e dello spettacolo, insieme al volontariato da sempre in prima linea nelle aree di guerra e nelle crisi umanitarie…
Non è una iniziativa filoputin o anti Nato, è un tentativo di ragionare non su come portare avanti la guerra, ma su come farla finire prima possibile, su come riportare la pace, i negoziati, la soluzione diplomatica e non l’escalation militare al centro del dibattito. Un tentativo di porre un argine non solo alla deriva bellicista e all’irreggimentamento dell’informazione, ma anche alla tesi dell’inelutabilità della guerra.
Se anche il mite e buonista Severgnini, nella trasmissione di Lilli Gruber, si lascia scappare la profezia che “tanto alla fine vinciamo noi, quindi calma!” , perché “qui stiamo parlando di un Paese, non il più ricco del mondo, anche se molto armato, contro quaranta democrazie ricche, avanzate e organizzate. Quindi, come va a finire questa storia è abbastanza evidente. Non c’è storia. Quaranta democrazie organizzate contro la Russia. È evidente chi è più forte a lungo andare. Economicamente, militarmente e strategicamente. Il punto è non umiliare i futuri sconfitti”... significa che anche nel mondo “liberal e progressista” l’ipotesi scontro globale Occidente contro Russia è messo nel conto. E le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo britannico sull’oportunità da parte dell’Ucraina di bombardare e colpire obiettivi in territorio russo (con le armi fornite dai paesi Nato) non solo gettano benzina sul fuoco, ma cambiano anche lo scenario rispetto all’aiuto militare all’Ucraina. Una cosa è fornire armi di difesa, altra cosa è inviare armi da offesa. Questo per esempio all’Italia non sarebbe consentito, perché lo vieta la Costituzione. Ed è singolare e inaccettabile che il governo Draghi non porti la questione in Parlamento. Come Primapagina non abbiamo mai avuto troppa simpatia per il M5S, ma su questa vicenda siamo d’accordo con Conte e ci aggrappiamo, come ad una ciambella di salvataggio, alla “resistenza” che il Movimento sta opponendo all’invio di nuove armi e di altro tipo all’esercito ucraino.
Il Pd purtroppo sembra perso, scivolato ormai nell’imbuto della propaganda a senso unico, prova ne sia il libro “I grandi discorsi che hanno cambiato la storia” dove due esponenti del  partito di Letta (tali Michele Fina, segretario del Pd Abruzzo e Gianluca Ghioni, portavoce del ministro Franceschini) annoverano il discorso del presidente ucraino Zelensnky insieme a quelli di Martin Luther King, Gandhi e Mandela… Probabilmente il problema è che nel Pd da un po’ di tempo circola roba avariata e pericolosa e quando la gente si fuma di tutto, succede che si perda anche il senso della misura…
Visto il clima generale e le fake news dilaganti (per esempio quanti talk show main stream italiani hanno riportato la notizia che i cadaveri dei civili di Bucha, secondo le autopsie, sono risultati uccisi non dai colpi di arma da fuoco, ma da “flechettes” ovvero piccoli dardi e chiodi sparati con proiettili di artiglieria e che l’esercito russo non era nella posizione necessaria per eseguire bombardamenti regolari e che quindi a sparare quei proiettili sarebbe stato l’esercito ucraino? Anche il giornale inglese The Guardian ha avvalorato questa tesi…), è evidente come iniziative tipo quella promossa da Santoro siano quanto mai necessarie e urgenti. Per non rassegnarsi, per ribadire la scelta della non violenza e dei negoziati. In certi momenti l’obbedienza non è una virtù, ce lo ha insegnato Don Milani. E non è una virtù fare i vassalli sempre allineati e coperti dell’alleato più potente. Del leader bielorusso Lukashenko si dice sia un “fantoccio di Putin” e così è. Ma Boris Johnson o Mario Draghi sono più indipendenti rispetto a Biden di Lukashenko rispetto a Putin? Sentir parlare con nonchalance di “terza guerra mondiale” o di “guerra nucleare” come fanno molti commentatori e politici nostrani fa venire i brividi e dà la misura della pochezza culturale e politica di una certa classe dirigente.
Per questo motivo, apprezzando l’iniziatva di Santoro & C. e ritenendo urgente che si crei un movimento di opinione forte per la pace e non per la guerra, per i negoziati e non per l’escalation militare, per la nonviolenza come opzione irrinunciabile, ci piacerebbe che l’evento romano del 2 maggio venisse replicato anche altrove. Per questo territorio noi, come primapagina ci siamo, lo vogliamo fare?  Il 15 marzo scorso, come giornale organizzammo una serata a Chiusi Scalo per discutere di guerra e pace… Oggi il quadro è mutato e la situazione sta velocemente precipitando, quindi adesso non vorremmo mettere opinioni a confronto, come allora, vorremmo, come dice Santoro, riportare la parola Pace nel vocabolario, vorremmo fare qualcosa per dire che noi siamo per la pace, per i negoziati, per soluzioni diplomatiche e per il disarmo e la non violenza. Utopia? forse, ma anche Martin Luther King, San Francesco, Don Milani, Mandela, Capitini (Zelensky lasciamo perdere) fecero iniziative utopiche e velleitarie… Ma hanno lasciato il segno. Male che vada avremmo comunque gridato Not in my name!
m.l.
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