TOSCANA: IL BIODIGESTORE PIU’ GRANDE D’ITALIA IN MEZZO ALLE VIGNE DEL CHIANTI

giovedì 04th, novembre 2021 / 15:32
TOSCANA: IL BIODIGESTORE PIU’ GRANDE D’ITALIA IN MEZZO ALLE VIGNE DEL CHIANTI
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CHIUSI – Ai tempi del caso Acea, ma anche più recentemente, quando si è saputo che l’azienda Cascina Pulita avrebbe trasferito la propria attività di recupero e trattamento di rifiuti agricoli dalla zona di Montallese alla Zona Industriale di Chiusi Scalo, in molti hanno alzato gli scudi, al grido “Vogliono trasformare Chiusi nella pattumiera della Toscana”. E il refrain è echeggiato più volte anche nella campagna elettorale culminata il 4 ottobre scorso con la vittoria di Gianluca Sonnini e del centro sinistra. Un centro sinistra che si è alleato con i 5 Stelle e coi Podemos che erano all’opposizione ed erano tra quelli che gridavano, e ha fatto fuori il sindaco e tutti si suoi assessori e consiglieri, proprio per marcare una differenza dalla gestione precedente.

Come si fa a coniugare la volontà di tutelare il territorio, l’ambiente, le produzioni agricole di qualità, gli agriturismi con impianti in cui si trattano i fanghi di risulta dei depuratori e rifiuti di vario genere? Quale immagine diamo di questa città e del territorio? queste le domande più frequenti. Domande retoriche che sottintendono anche la risposta: non si può. Da qui le polemiche con chi ha pensato, anche solo per un attimo che invece si potesse fare, perché i fanghi e i rifiuti si producono e da qualche parte debbono essere trattati e smaltiti…  Meglio se non nel mio giardino, recita un vecchio adagio, conosciuto anche come “sindrome NIMBY” (not in my back yard).

A Chiusi la sindrome Nimby ha colpito piuttosto duramente, quasi quanto il covid. E c’è paura e preoccupazione nell’aria, più per ciò che potrebbe arrivare che non di ciò che già c’è e che già inquina, avvelena, produce malattie e problemi ambientali.  Ma anche questo è un classico. Si vede sempre la pagliuzza e non la trave.

Detto questo, non è che le paure siano del tutto fuori luogo e siano ingiustificate. Il trattamento dei rifiuti, di qualsiasi tipo, è una questione complessa. E le cronache ci dicono che molto spesso a gestire la questione sono aziende e poteri criminali. Quindi tenere alta la guardia non solo è giusto, ma è anche doveroso. Succede però che non dappertutto la reazione è la stessa. Succede che non dappertutto la gente si allarmi come è successo e succede a Chiusi.

Per rimanere in Toscana, è di questi giorni la notizia che il Gestore Unico dei servizi di Igiene urbana dell’Ato Toscana Centro, ha avviato la costruzione del “Biodigestore” più grande d’Italia. Per un investimento di circa 30 milioni di euro. Dove? A Montespertoli, comune di 13 mila abitanti nel cuore del Chianti fiorentino. In pratica in mezzo ai vigneti. Dove già c’era un impianto di compostaggio, ma più piccolo.

A partire dal 2022 arriveranno all’impianto di Montespertoli 160mila ton/anno di rifiuti organici: una parte della raccolta differenziata operata dai cittadini, che qui troverà nuovo valore trasformandosi in 25mila tonnellate di compost e 11 milioni di metri cubi di biometano (con un potenziale energetico di 100 milioni di kWh/anno).

Come per il famigerato progetto Acea di Chiusi, anche in questo caso si parla di “economia circolare”. LO dice espressamente l’assessore all’ambiente della Regione Monia Monni: «In un’ottica di economia circolare l’impianto di Montespertoli rappresenta sicuramente una delle massime espressioni in Italia. Uno sviluppo che consentirà ad Ato Toscana centro di essere autosufficiente riguardo al recupero della frazione organica, anche in previsione delle trasformazioni dei servizi di raccolta nei comuni gestiti: una risposta ecologicamente sostenibile al problema della gestione dei rifiuti, senza trascurare il rispetto dell’ambiente ed i riflessi sull’economia del territorio attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro».

La realizzazione del biodigestore, sempre secondo l’assessore  “concorrerà così a sanare un paradosso cocente, che vede i cittadini adoperarsi nella raccolta differenziata senza che sul territorio regionale siano presenti impianti adeguati per valorizzarla”. 

Secondo i dati diffusi da Arpat, ad oggi circa il 10% dell’organico raccolto in Toscana deve essere spedito fuori confine;  un recente report Ambrosetti-A2A documenta invece come la Toscana soffra un deficit pari a 279.847 ton/anno per l’organico (Forsu + verde): sono infatti 550.489 le tonnellate raccolte ma solo 270.642 quelle gestite, affidandosi evidentemente all’export – con impatti ambientali ed economici rilevanti – per la quota rimanente. Proiettando questi dati agli obiettivi Ue al 2035, il gap impiantistico si allarga fino a 390mila ton/anno.

La scelta di realizzare nuovi biodigestori, secondo ARPAT e enti gestori, appare dunque non solo come la più sostenibile, ma anche come la più economica e razionale. Ma intorno a questi progetti per gestire i rifiuti si addensano spesso azioni di disturbo, di ostilità… la citata sindrome Nimby. E la stessa cosa accade sugli impianti legati alle fonti rinnovabili.

Francesco Ferrante – vicepresidente Kyoto club e Coordinamento Free – ha segnalato finora 175 casi di opposizioni Nimby legati soltanto ai biodigestori, mentre Legambiente ha elaborato una campagna contro le fake news diffuse sul tema.

“Il caso di Montespertoli mostra però che esiti positivi sono possibili. La comunità di Montespertoli – dichiara il sindaco Alessio Mugnaini – ha costruito nel tempo una consapevolezza forte sul tema dei rifiuti e dell’impiantistica e ha saputo sostenere il grande impegno di Alia nel progettare e realizzare questo nuovo biodigestore. Siamo orgogliosi che questo impianto nasca sul territorio e che, grazie all’impegno di Alia, porti anche benefici alla cittadinanza. La realizzazione di questo impianto è la testimonianza che interventi di questo tipo si possono fare senza snaturare un contesto rurale come quello di una delle capitali del vino toscano».

Non sappiamo se anche il sindaco Mugnaini sia stato additato come uno che vuol fare del suo comune una pattumiera. Ma se si guarda alle peculiarità del territorio e alle presunte incompatibilità, Montespertoli – proprio perché una capitale del vino italiano di qualità – avrebbe certamente più motivi di preoccupazione di Chiusi Scalo…

Mugnaini è sostenuto da una maggioranza Pd-Uniti a Sinistra, quindi  una coalizione molto simile a quella di Chiusi imperniata su Pd, Podemos e Sinistra Civica ed Ecologista (con Psi, M5S  fuori dal consiglio, ma ugualmente alleati).

La Toscana è grande, ogni territorio ha le sue particolarità. Gran parte del territorio toscano è anche molto bella e celebrata. La Valdichiana, la Valdorcia e il Chianti (tra Siena e Firenze) sono tra le zone più vocate per produzioni agricole di pregio e tra le più gettonate per il turismo dolce. Su questo non ci piove. Ma… sono tutti matti quelli che hanno pensato un biodigestore, anzi il biodigestore più grade d’Italia, in mezzo alle vigne del Chianti a Montespertoli?

m.l.

 

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