CHIUSI, IL TREND ELETTORALE DEGLI ULTIMI 5 ANNI E IL RISCHIO DI UN VINCITORE DI LARGA MINORANZA (CHIUNQUE VINCA)

mercoledì 11th, agosto 2021 / 12:59
CHIUSI, IL TREND ELETTORALE DEGLI ULTIMI 5 ANNI E IL RISCHIO DI UN VINCITORE DI LARGA MINORANZA (CHIUNQUE VINCA)
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CHIUSI –  Mentre si attende che partiti e raggruppamenti vari definiscano alleanze, programmi e liste dei candidati. E qualcuno decida anche cosa fare, perché al momento non è chiaro, riteniamo utile fornire il quadro di partenza, sotto l’aspetto dei voti, cioè dei risultati delle ultime tornate elettorali. Rispetto alle comunali 2016 è cambiato il mondo, non solo il candidato del partito di maggioranza. Allora c’era un Pd padrone assoluto della scena e il vento renziano soffiava forte. Il M5S era in vertiginosa ascesa, la Lega di Salvini non ancora. A sinistra del Pd c’era voglia di “distinguersi” dal renzismo dilagante. E infatti il voto chiusino del 2016 vide trionfare Bettollini (Pd-Psi) con 2.816 voti,  pari al 64,3%, quattro volte e mezzo volte i più diretti inseguitori: Possiamo e M5S si fermarono infatti a quota 600 ciascuno (13%), la destra non scollinò i 220 voti (5%) e non entrò nemmeno in consiglio, come la lista Fiorini (146, 3,3%).

Da allora di tornate elettorali ce ne sono tare 3: le Politiche nel 2018, le Europee nel 2019 e le Regionali nel 2020.

Alle Politiche 2018, il Pd, con qualche satellite (lista Lorenzin e +Europa di Emma Bonino) ottenne 2.102 voti pari al 41,2%. Il centro destra 2.102 voti (26%) con la Lega in fortissima ascesa (654 voti) e Forza Italia e Fratelli d’Italia in ripresa (387 e 179); il M5S fece un exploit con 1.148 voti, pari al 23,5%, la sinistra a sinistra del Pd, complessivamente si fermò a 353 voti (7,2%) con Leu (211, 4,3%) decisamene più avanti rispetto a Potere al Popolo (59, 1,2%) e Partito Comunista (83, 1,7). Il vento era già cambiato e non poco.

Alle Europee 2019 il Pd scende ancora, stavolta pesantemente sotto i 2000 voti attestandosi a quota 1.629 (40,7%), la Lega sale a 1.111 pari al 27,8 da sola, Forza Italia e Fratelli d’Italia fanno pari e patta (165 e 163 voti, pari al 4,1% ciascuno); il Movimento 5 Stelle perde più della metà dei consensi dell’anno precedente: 497 preferenze pari al 12,4%. A sinistra del Pd, l’area LEU si ferma a 110 voti, 2,8% e il Pc a 83 (2.1%).  Sale la destra, scende la sinistra e franano i grillini.

Nel 2020, alle Regionali, le elezioni più recenti,  il centro sinistra vince e Giani ottiene 2.155 voti pari al 54,5%. Ma il Pd scende ancora: 1.170 voti, 33,5%. Ora ha un elettore su 3 (di quelli che vanno a votare); 503, pari al 14,4% ne ottiene Italia Viva (ma l’impressione è che siano voti in prestito, cioè voti dei supporters del sindaco Bettollini, delusi e incazzati che hanno voluto mandare un messaggio al Pd, senza però votare contro Giani). Sinistra Civica ed Ecologista, che è in coalizione con il Pd non va oltre le 78 preferenze (2,2%), la sinistra di Fattori che è fuori coalizione si ferma a 109 (2,8%) e i due partiti comunisti, complessivamente, ne totalizzano 115… Numeri piccoli. La destra si avvicina, con 1.281 voti complessivi e il 32,6%. La Lega fa la parte del leone con 641 preferenze (molte meno delle Europee, però) e il 18,2%, sale Fratelli d’Italia con 358 voti e il 10,2%, cala Forza Italia (91, 2,6%)…

Sulla carta la partita delle comunali del 3-4 ottobre sembrerebbe dunque aperta. Soprattutto se la destra voterà compatta per la lista civica di Massimo Tiezzi. Il Pd è in calo inesorabile da 3 anni, è diviso, anzi spaccato in due come una mela. Quindi ancora più debole rispetto ad un anno fa (regionali). Non potrà contare sull’apporto di Italia Viva che sponsorizza la lista civica di Massimiliano Barbanera.  E non si sa cosa faranno i bettolliniani. Se optassero per la “fronda” facendo mancare il loro voto, sarebbero dolori seri per Sonnini. Il quale, anche in caso di accordo coi Podemos e Sinistra Civica ed Ecologista potrebbe raggranellare qualcosa, ma non molto. La sinistra a sinistra del Pd dal 2018 è sempre andata in calando quanto e più del Pd e potrebbe portare in dote un centinaio di voti, massimo due… Di più è difficile, lo dicono i numeri.

I 5 Stelle sono un’incognita. Sia in caso di accordo con il Pd, sia in caso contrario. Se dovessero abbracciare il partito di maggioranza, quanti nell’elettorato Pd gradirebbero tale abbraccio e quanti lo digerirebbero a cuor leggero tra i grillini?

Tra l’altro tra Pd e possibili alleati (M5S, Podemos, Psi e Sinistra Civica ed Ecologista) la quadra non si trova. Il Pd non può concedere più di un posto sicuro in consiglio e un assessore esterno, che non vota… Pena il rischio di ritrovarsi messo i minoranza al primo “scazzo”, gli alleati però sarebbero 4 e come possono accontentarsi di un posto solo, o uno e mezzo? Per ora litigano e litigano su questo, non sulle cose da fare e sulle idee da mettere sul programma. Ma è normale. E’ sempre stato così. D’altra parte il Pd non sembra nemmeno nelle condizioni (dati i numeri di partenza e il trend degli ultimi 3 anni) di andare al voto da solo. Il rischio di un testa a testa sarebbe altissimo. Se con Tiezzi o con Barbanera è tutto da vedere. Ma se la destra non diserta…

Guardando i numeri e considerando la possibilità non del tutto remota che ai tre candidati già in campo se ne aggiunga qualcun altro in caso di accordi non andati a buon fine, di rischi ce n’è un altro sullo sfondo, e questo vale per tutti: nei comuni sotto ai 15 mila abitanti vince chi prende un voto in più degli altri, ma… facendo somme e sottrazioni (alleanze palesi o occulte, scissioni, fronde, incazzature, tendenze ecc.) sulla base dei risultati delle ultime tre tornate, è possibile anche una vittoria sul filo di lana e magari sul filo dei… 700-800 voti, perché tutti sottraggono voti a tutti… La vittoria sarebbe naturalmente legittima e il vincitore potrebbe governare la città. Fino a quota 1.000 si avrebbe però una maggioranza politica espressione del 15% effettivo dell’elettorato che è di oltre 7.000 persone. Scenario poco entusiasmante.

Insomma la frammentazione e il clima che si è creato, insieme al trend politico generale, potrebbero portare – chiunque vinca – ad una amministrazione di… minoranza. Di larghissima minoranza.

Tra l’altro se si eccettuano le Politiche 2018 dove votò il 79,3% degli aventi diritto, l’affluenza al voto a Chiusi è sempre stata negli ultimi 5 anni sotto al 70%: per la precisione 68,7% alle comunali 2016, 64,8% alle Europee 2019 e 66,1% alle Regionali 2020… Il che significa che c’è un 30-35% di astensionismo fisiologico o quasi.

Qualcuno potrà obiettare che è la legge elettorale vigente per i comuni sotto ai 15 mila abitanti a favorire tutto ciò, compreso il “non voto” e a rendere complicate se non impossibili le alleanze e le aggregazioni e potrà dire che in fin dei conti anche il 64% di Bettolini era il 64% del 70% e cioè in realtà un 40% effettivo. E questo è vero, ma la sostanza non cambia… E c’è una bella differenza tra prendere 2.800 voti su 7.000 o prenderne 800, 1.000 o 1.200. L’imporante è vincere. Ovvio. Ma non tutte le vittorie sono uguali.

m.l. 

 

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