SAN CASCIANO: IL BAGNO AI VASCONI E IL GRANDE SANTUARIO DEDICATO AD APOLLO…

sabato 24th, aprile 2021 / 16:03
SAN CASCIANO: IL BAGNO AI VASCONI E IL GRANDE SANTUARIO DEDICATO AD APOLLO…
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SAN CASCIANO BAGNI – Quando da ragazzi, negli anni ’70, la sera invece di andare in Via Veneto come racconta Eugenio Scalfari in suo libro, noi ragazzi di provincia andavamo…  ai vasconi di San Casciano, l’impressione che quello fosse un luogo magico e un po’ mistico ce l’avevamo. Certo quella nebbiolina che saliva dall’acqua calda, la presenza di qualche salamandra che, con le note di una canzone dei Doors che uscivano da un’autoradio in sottofondo, ricordava le movenze del “Re lucertola” e il fumo delle canne che si fondeva con la nebbia contribuivano non poco a creare un’atmosfera mistica.

E che quei luoghi fossero già noti in epoche remote per le proprietà curative di quell’acqua lo sapevamo. Ci piaceva pensare che prima di noi si fossero immersi in quel tepore umido lucumoni e nobili etruschi, patrizi e plebei romani con le loro ancelle poco vestite e piuttosto lascive… poi, più tardi anche le soldataglie del Granduca…

Ecco,  fare il bagno nei vasconi era come fare un bagno nel passato. Nel mito. Nella leggenda. Alla storia ci credevamo poco, allora, perché la storia la scrivono i  vincitori e noi, ragazzi degli anni ’70, parteggiavamo sempre per gli sconfitti…

Ma la magìa del luogo aleggiava e ti rimaneva attaccata addosso, come quella sensazione di viscido delle alghe sotto i piedi in quell’acqua a 47 gradi… Ci andavamo soprattutto in primavera, d’aprile, maggio e giugno, perché d’estate quell’acqua calda non si sopportava e d’inverno non era comunque indicato, per non beccarsi una polmonite…

Sapevamo che il “Bagno grande” di San Casciano era un luogo termale, una sorta di stazione termale libera e popolare da sempre, da più di 2000 anni almeno, ma che quel luogo fosse addirittura un santuario no, non lo avevamo preventivato.

E invece una campagna di scavi archeologici condotta tra luglio e  agosto 2020 ha portato alla luce un gigantesco santuario di età imperiale.

Già nel Cinquecento si conoscevano iscrizioni dedicate ad Asclepio/Esculapio, Igea e soprattutto ad Apollo rinvenute nelle prossimità del Bagno Grande che celebravano le proprietà salutari delle sorgenti di acqua calda. Ma lo scavo citato ha portato alla scoperta di “una struttura santuariale, con un meraviglioso basamento e soprattutto un’iscrizione di età imperiale che comincia con l’inequivocabile “Apollini scacrum pro salute…”.

Il soprintendente Andrea Muzzi ha commentato: “Si tratta di una scoperta epocale per San Casciano dei Bagni. Abbiamo finalmente la certezza che in questa valle sacra un grande santuario dedicato ad Apollo circondasse le sorgenti più calde. Peraltro è una splendida metafora: dopo questi difficili mesi di pandemia, uno scavo in concessione sul nostro territorio riporta alla luce un santuario salvifico dedicato ad Apollo. Un meraviglioso augurio per l’inizio di grandi stagioni di scavi e una scommessa per la cultura in questi tempi difficili”.

Il funzionario archeologo della Soprintendenza di Siena e coordinatore del comitato scientifico del progetto Jacopo Tabolli, curatore anche del catalogo relativo allo scavo, afferma: “Si deve alla caparbietà del team che ha affrontato uno scavo difficile, tra il fango e l’acqua calda, l’aver riportato alla luce le prime tracce monumentali del culto di Apollo presso il Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. All’eccezionale epigrafe rinvenuta si legano anche offerte votive come ad esempio splendide orecchie in bronzo e piombo che alludono alle forze guaritrici del dio. E in fondo il piombo è sacro prima di Apollo all’etrusco Suri e dal materiale che emerge possiamo immaginare che il culto presso le sorgenti termali preceda ancora i romani e affondi nell’epoca etrusca. Una storia che l’archeologia potrà scrivere con le prossime campagne di scavo”.

Lo scavo è stato curato dal dottor Emanuele Mariotti, coadiuvato da un comitato scientifico composto da Lisa Rosselli (Università di Pisa), Stefano Camporeale (Università di Siena), Hazel Dodge (Trinity College Dublin) e Paraskevi Christodoulou (University of Cyprus), coordinato da Jacopo Tabolli (Soprintendenza di Siena Grosseto e Arezzo).

L’archeologo chiusino Giulio Paolucci, con un suo intervento riportato sul catalogo dello scavo, ricorda gli studi e le pubblicazioni di Ranuccio Bianchi Bandinelli sul territorio di Chiusi e del sud senese di un secolo fa. “Cento anni più tardi le straordinarie scoperte avvenute al Bagno Grande di San Casciano Bagni  hanno invitato a riconsiderare quei luoghi frequentati in epoca etrusca e romana e venerati per scaturigini o sorgenti d’acqua nel territorio meridionale dell’area senese. Le notizie fornite da Bianchi Bandinelli, prima nella sua monografia su Chiusi e il suo territorio edita nel 1925 e successivamente nei diversi fascicoli della Carta Archeologica d’Italia, costituiscono ancora una miniera di informazioni preziose, alla base delle presenti riflessioni integrate con i ritrovamenti più recenti”, scrive Paolucci, il quale sottolinea come “gli autori antichi menzionano più volte l’Etruria per le acque sorgive che vi sgorgano, di cui si tramandavano da generazioni le virtù terapeutiche; Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) elenca numerose acque salutari e le loro qualità medicamentose”.
Il territorio della Val di Chiana, della montagna di Cetona, della Val d’Orcia fino alle pendici del Monte Amiata e più in generale della provincia
senese, appare particolarmente ricco di acque salutari, presso le quali, seguendo antiche credenze religiose, in epoca etrusca furono innalzati santuari
o modesti sacelli dedicati alla bontà sacra dei numi che tutelavano le sorgenti, intimamente connessi alle divinità della natura.

Giulio Paolucci fa riferimento al corso del Clanis e alle colline che lo costeggiavano sia sul versante sinistro (zona tra Castiglione del Lago e Chiusi), sia sul versante destro (Poggio Cavaliere, tra Chiusi, Cetona e l’attuale Ponticelli), tutte aree in cui vari ritrovamenti “sembrano sottolineare la stretta relazione tra l’acqua e le viscere della terra da cui essa scaturisce”…

Insomma quella avvenuta a San Casciano a ridosso del Bagno Grande sembra essere una scoperta sensazionale, per le dimensioni e la qualità dei ritrovamenti e perché conferma qualcosa che si sapeva, ma di cui non si aveva certezza.

Tra l’altro, rispetto a Chiusi, che rimane il fulcro e il cuore archeologico del territorio nel raggio di 50 km dal Monte Cetona, il “santuario” romano scoperto a San Casciano fa capire come tutta l’area del sud senese fosse un crocevia importante anche dopo i fasti dell’epoca etrusca, con il Clanis come via di comunicazione e di trasporto per uomini, truppe, derrate alimentari e materiali, ma anche con “stazioni” di wellness (si direbbe oggi) per la cura del corpo e dell’anima…

Nello specifico, si tratta di una costruzione molto particolare e complessa: le vasche sono ricavate artificialmente all’interno di un enorme basamento in travertino dell’età di Augusto, che fa quindi da collegamento tra l’una e l’altra. Il ‘bordo piscina’ è colonnato, segno che ci doveva essere anche una copertura. La maggior parte delle vasche era alimentata dalla stessa fonte d’acqua a 47° utilizzata ancora oggi, che sgorga poco più a nord. Altre vasche, invece, accolgono le acque fredde di alcune risorgive. Era dunque un sistema molto complesso di alternanza della temperatura delle acque a fini terapeutici, e sarà molto interessante capire bene come funzionava esattamente.

Oggi che San Casciano Bagni ha una sua stazione termale nota per essere meta di Vip italiani e stranieri in cerca di relax, viene una riflessione. Sappiano i Vip in questione che non sono i primi. Che già 2000 anni fa c’erano altri Vip che facevano il bagno caldo in quelle acque, in nome e in onore di Apollo… E forse anche il popolo faceva lo stesso. Che smacco!

m.l.

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