CHIUSI, PD PODEMOS E ITALIA VIVA CHIEDONO AIUTO AI CITTADINI: DEMOCRAZIA DIRETTA O DEBACLE DELLA POLITICA? SE ADESSO LA SINISTRA…

venerdì 19th, marzo 2021 / 11:50
CHIUSI, PD PODEMOS E ITALIA VIVA CHIEDONO AIUTO AI CITTADINI: DEMOCRAZIA DIRETTA O DEBACLE DELLA POLITICA? SE ADESSO LA SINISTRA…
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Veltroni, Franceschini, Epifani, Bersani, Renzi, Martina, Zingaretti e ora Letta. Sono 8 i segretari che si sono avvicendati in 13 anni alla guida del Pd. Due sono finiti in altri partiti, da loro stessi promossi (Renzi e Bersani), due fanno ormai altre cose (Veltroni ed Epifani), Martina e Zinga sono tornati nei ranghi, dietro le quinte, di fatto solo Franceschini è rimasto sempre a galla con ruoli importanti non tanto nel partito, quanto nei governi cui il Pd ha partecipato. Michele Prospero, filosofo e giornalista di sinistra, dirigente di Sinistra Italiana (quella di Fratoianni), partendo da questa considerazione definisce il Pd un “cimitero di segretari” che “cambia sempre guida perché il governo è la sua meta fondativa e chi è di ostacolo alla conquista è destinato a dileguarsi”… Fa notare, Prospero, che Bersani, il segretario che fu trafitto dal fuoco grillino è adesso “il primo sostenitore di quell’incontro strategico con i grillini, che in una sorta di Sindrome di Stoccolma, ha perseguitato sino all’estremo e ha svuotato di senso la segreteria di Zingaretti che ha incassato una sconfitta strategica su nodi strategici non semplicemente tattici”.

Insomma per Michele Prospero il cambio della guardia al vertice del Pd, con l’arrivo di Letta, suona come un de profundis per la linea dell’alleanza organica Pd-M5S perorata da Zingaretti. E lui,m che da sinistra, non ha mai amato i pentastellati né i loro trombettieri, ne sembra felice. Solo che, sostiene Prospero, sebbene Enrico Letta sia una figura con una professionalità politica superiore a Zingaretti, la professionalità non può bastare.

Primo perché “se il collante di una ritrovata alleanza – magari da Renzi a Grillo, con al centro il Pd, ndr – è rappresentato dalla legge maggioritaria, il terreno pare piuttosto friabile. Il bipolarismo disegnato essenzialmente su costrizione elettorale, e cioè con il ritrovato del maggioritario di coalizione, è un unicum in Europa che falsifica le competizioni. Con alleanze insincere, nate solo per le esigenze contingenti di acquisire il seggio nei singoli collegi, si è svolta tutta la fase della seconda repubblica e non si è trattato certo di un momento di consolidamento democratico”.  Secondo, perché il problema vero, più che le alleanze, secondo Prospero, è il partito e non il generico male del correntismo o il vizio di autocandidature a sindaco. Il partito proprio.

Per il fisolosofo di Sinistra Italiana, Letta “dovrebbe costruirne uno con gli ingredienti che sempre sono stati indispensabili per l’impresa: una identità, una coalizione sociale, una organizzazione. Sono condizioni semplici, addirittura elementari che, dallo scioglimento del Pci, nessuno ha mai preso sul serio come obiettivi non rinviabili, anzi ineludibili. La nomina di due vicesegretari così eterogenei come Giuseppe Provenzano e Irene Tinagli e una segreteria scelta con il bilancino delle correnti, conferma però la strutturale ambiguità dei democratici, che sono una coalizione, non un partito identitario”.

L’analisi di Prospero è abbastanza impietosa e mette il dito nella piaga. Cioè sul fatto che il Pd non è più un partito da tempo, nemmeno nei territori. Non solo ha perso l’identità annacquandosi sempre più in un campo largo liberaldemocratico con venature cattoliche, smarrendo i riferimenti al socialismo, ma ha perso anche l’organizzazione, il radicamento, la presenza nelle pieghe della società, come le chiamava Togliatti. E anche guardando a possibili alleanze, lo fa ormai solo con l’intento di tappare le falle aperte da chi se ne va, e di non perdere le elezioni. Non come disegno politico strategico, diciamo.

Il caso-Chiusi in questo senso è emblematico. Il Pd, con il gruppo dirigente attuale vorrebbe aprire un confronto, e possibilmente fare un patto elettorale e politico con le attuali opposizioni, i Podemos e i 5 Stelle, senza mai averlo fatto prima e dopo essersi guardati in cagnesco per 5 anni, sia in Consiglio comunale che fuori. E questo fatto disorienta non poco il popolo Pd (forse pure quello delle altre de forze).

Tra l’altro i rilievi di Michele Prospero dovrebbero mettere qualche pulce nell’orecchio ai Podemos, perché vengono più o meno dal loro stesso ambiente.

E’ singolare che l’unico collante sia l’avversione viscerale e personale nei confronti del sindaco uscente. Altri non se ne vedono, neanche al miscroscopio.  Per quanto un personaggio possa risultare antipatico o indigesto, dire  solo “lui no”, è un po’ poco, anche in un paesotto di 8.000 abitanti della terra di mezzo.

E che altri collanti al momento non ce ne siano, lo conferma un fatto: sia il Pd che i Podemos hanno aperto – lo abbiamo già segnalato in altri articoli – dei forum sui social e sulla rete per raccogliere idee, suggerimenti, proposte su cui costruire i loro programmi elettorali. Lo stesso ha fatto ieri Italia Viva, che ha a sua volta aperto una linea diretta con i cittadini. Tutti chiedono aiuto alla gente. Ma i partiti, in particolare il Pd che è partito di maggioranza e Possiamo che è la maggiore forza di opposizione un programma dovrebbero averlo e dovrebbero presentarlo, chiedendo poi agli elettori e ai cittadini di integrarlo con altre proposte, idee, suggerimenti. Ma anche M5S e Italia Viva dovrebbero averlo, se aspirano a governare la città. Come dovrebbero avere tutti, nessuno escluso, non solo un’idea, ma un prospetto preciso sulla candidatura a sindaco.

La moltiplicazione dei forum per raccogliere i contributi programmatici dai cittadini e le rose di candidati possono apparire come una esplosione di democrazia diretta, dal basso, di giusto e doveroso coinvolgimento della “base” e della popolazione”. E i forum sono utili, ci mancherebbe. Ma d’altro canto tutto ciò è anche la fotografia, impietosa quanto le analisi di Prospero, di una politica organizzata senza lo straccio di un’idea propria, una politica che naviga a vista nella nebbia. Pescherecci alla deriva in un mare di nulla. Con pescatori che non sanno che pesci pigliare. Sembrano i tifosi viola che di fronte alla squadra che annaspa nei bassifondi della classifica sanno dir solo “Juve merda!”

Magari alla fine i forum aperti dai partiti daranno risposte interessanti, raccoglieranno decine e decine di suggerimenti, ma i partiti non possono fare solo i ragionieri e mettersi lì a fare le somme e a mettere in fila le idee che perverranno. Dovrebbero prima di tutto esporre le proprie in modo che la gente sappia in partenza da che parte vogliono andare, a meno che non vogliano andare dove il vento tira più forte… Questo per tornare alla questione dell’identità, evocata da Michele Prospero. Che vale per il Pd, ma anche per gli altri. E che al momento non si intravede, per nessuno.

Poi c’è la questione della “forma partito” (che vale soprattutto pr il Pd), ovvero la questione dell’organizzazione. Per esempio il gruppo dirigente del Pd attuale, che si era adagiato e allineato alla linea zingarettiana della alleanza strategica coi 5 Stelle per dirne una e ha consumato la rottura con il sindaco uscente, può essere lo stesso gruppo dirigente che deve ricostruire e rilanciare il partito secondo l’impostazione “inclusiva e ulivista” di Letta?

Per fortuna dei partiti (ma forse anche degli elettori) le elezioni amministrative sono state rinviate all’autunno e da qui a settembre ci sono 6 mesi di tempo per riordinare le idee, raccogliere i cocci e cercare la strada per uscire dal ginepraio.

Se la sinistra locale (quella che sta nelle forze politiche più o meno organizzate, o quantomeno identificabili con una sigla  e quella che sta fuori di essa, sparpagliata, orfana e senza tetto) provasse a farlo insieme, senza preclusioni e pregiudizi, senza ripicche e vendette e senza conventio ad escludendum nei confronti di nessuno? Possibile che sia tanto difficile?

Certo, un percorso del genere presuppone di guardare più avanti che indietro, partendo però da quello che c’è e di buono è stato fatto. E dalle idee che uniscono non da quelle che dividono. Su quelle che dividono si discute e si vede se si trova una soluzione. C’è qualcuno pronto a fare la prima mossa?

m.l. 

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