LA SCOMMESSA DEL “VACCINO VERTICALE”. ECCO LA PROPOSTA PRESENTATA DA BETTOLLINI A REGIONE TOSCANA E CTS

mercoledì 17th, febbraio 2021 / 17:24
LA SCOMMESSA DEL “VACCINO VERTICALE”. ECCO LA PROPOSTA PRESENTATA DA BETTOLLINI A REGIONE TOSCANA E CTS
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Notizia Ansa di oggi: l’Umbria chiede “al più presto la fornitura di 50 mila vaccini contro il Covid, ulteriori rispetto al piano”. Lo ha detto la presidente Donatella Tesei, annunciando di avere scritto al commissario Domenico Arcuri. “E’ indispensabile che arrivino presto – ha aggiunto – per proteggere quante più categorie a rischio possibile e più velocemente possibile”. Tesei ha quindi parlato della distribuzione degli anticorpi monoclonali. “Oggi stesso scriverò sempre al commissario Arcuri – ha detto – perché, vista la situazione che stiamo vivendo, possa anticipare per l’Umbria dosi adeguate per cominciare la somministrazione”.
Ed è di oggi anche la notizia che la Russia avrebbe pronte 100 milioni di dosi per l’Europa del suo vaccino Sputnik5. E avrebbe anche dato 19 giorni fa piena disponibilità a sottoporsi alle verifiche costanti dell’Ente Europeo di approvazione del farmaco, Ema. Come mai questa notizia non passa sui media mainstrem?Perché il vaccino Sputnik non viene validato?
Intanto ieri la proposta avanzata dal sindaco di Chiusi durante lo screening di massa della settimana scorsa è stata “consegnata” (brevi manu) alla Regione Toscana e inviata anche al Cts, Comitato Tecnico Scientifico nazionale. Sia l’una che l’altro la stanno valutando.
E, a scanso di interpretazioni fantasiose e polemiche ecco cosa propone, in concreto, Bettolini, che non è certo una sorta crociata “prima i chiusini”, ma tutt’altra storia.
Ecco, di seguito il testo della relazione presentata da Bettollini alla Regione e al Cts,  redatta con il contributo di alcuni “tecnici” come Alessandro Lanzani, l’inventore di Medicina Solidale, dei “tamponi sospesi” e medico volontario allo screening chiusino:
Il contesto: La forte accelerazione della pandemia si caratterizza con l’irrompere nel quadro generale delle varianti ovvero mutazioni; di fatto mentre ancora non si è esaurita la spinta del virus primigenio Sars Covid-19 siamo sotto attacco delle varianti inglese, brasiliana e sud-africana ed è ragionevole pensare che se ne possano aggiungere altre a breve come previsto dai criteri di selezione competitiva darwiniana. Le varianti inevitabilmente prevalgono per facilità e rapidità di contagio e purtroppo per quanto riguarda la variante inglese anche per peggioramento della letalità1 mettendo in sofferenza gli strumenti di tracciamento e la logistica a disposizione sia per il contenimento epidemiologico che per la risposta terapeutica territoriale (medici di base) e ospedaliera (ricoveri, ricoveri sub intensivi e intensivi). Siamo di fronte ad un quadro fortemente impegnativo dove le mutazioni del virus ci costringono a constatare che ormai siamo di fronte a 4 pandemie a diversi livelli di maturazione.

Il piano vaccinale è stato progettato con un forte razionale di triage caratterizzato dalla priorità per categorie sensibili (medici, soggetti fragili, classi di età, categorie lavorative: forze dell’ordine, insegnanti etc. etc.) che salvaguarda i diritti fondamentali alla salute di tutti e si sposa con le esigenze di un triage che deve al tempo stesso garantire il funzionamento dello Stato e della comunità in toto. E’ un modello “orizzontale” ovvero i vaccini al netto del triage vengono spalmati in maniera “orizzontale” su tutta la popolazione. Questo significa che con il progredire della percentuale della popolazione vaccinata ( il 5% e poi il 10% e così via)  il resto della popolazione (il 90% e poi l’85% ) rimane comunque sotto attacco pandemico fino al raggiungimento dell’immunità di gregge. Il risultato è che tutti i territori subiscono la crisi sanitaria, economica (chiusure e riaperture da “cambiamento di colore”, stop and go). Ad un anno dallo scoppio della pandemia lo stress a cui siamo sottoposti supera i confini sanitari e si trasforma in uno stress che mina i fondamenti della società a livello economico sociale e psicologico. Occorre evitare nella maniera più assoluta il rischio che la pandemia si trasformi in un “pandemonio” minando la coesione sociale, la fiducia nelle istituzioni con l’irrompere di scenari tragici imprevedibili e non più contenibili.

Per questo è opportuno sperimentare con degli area test inizialmente limitati, proprio a causa dell’oggettiva carenza di vaccini, la somministrazione dei vaccini in maniera verticale: Il “vaccino verticale” che Consiste nell’immediata copertura di un campione di popolazione circoscritto (comune, aree colpite da focolai e quindi pericolose per le zone confinanti e a più alto rischio di incidenza e letalità), a seguito di un tracciamento di massa e non a campione.

Il tracciamento di massa permette di fotografare la realtà, separare i positivi dai negativi. I positivi seguono il normale iter di prevenzione con lo strumento delle quarantene del cluster. I negativi vengono vaccinati per creare un’area covid free. Una zona bianca permanente. Un’area deviralizzata.

Questa è la proposta che sale da Chiusi. E a sostegno di essa la relazione Bettollini spiega che “al momento non sappiamo con esattezza come può evolvere una comunità che abbia raggiunto l’immunità di gregge semplicemente perché non ne esistono al mondo. Il quadro muta con le varianti e dobbiamo preoccuparci di creare un laboratorio reale, un esperimento sociale che ci permetta di anticipare con tempestività le misure di contrasto in un quadro con molteplici variabili ivi inclusa la reale efficacia dei singoli vaccini alla prova della fase 4 ovvero l’erogazione a tutta la popolazione in compresenza di varianti. In questo modo potremmo osservare l’andamento epidemiologico, la tenuta della copertura immunitaria nel tempo al netto delle varianti presenti o future, fondamentale quindi che l’operazione preveda un monitoraggio nel tempo da parte della comunità scientifica (epidemiologi, infettivologi, virologi) che permetta di controllare eventuali falle di sistema, anticipando così le difficilmente prevedibili mutazioni. Indispensabile la creazione di un’unità di monitoraggio appositamente dedicata al monitoraggio che faccia parte di una più ampia unità di soluzioni”.

Secondo il sindaco di Chiusi e i suoi consulenti, “dai riscontri si possono perfezionare modelli di mosaicismo vaccinale ovvero erogare alla popolazione vaccini più adatti a seconda delle categorie. Fondamentale, inoltre, la valutazione quantitativa e qualitativa del raggiungimento dell’immunità di gregge in uno scenario reale e non solo teorico. Per la prima volta potremmo anticipare i virus correggendo e perfezionando strategie terapeutiche e sociali.” 

Tutto ciò contrasta con il piano vaccinale nazionale e regionale e e sarebbe una fuga in avanti o un tentativo di assicurarsi una sorta di prelazione o corsia preferenziale?

No, perché, second la relazione “il triage è per sua natura una scelta responsabile in carenza di mezzi. L’obiettivo comunque è sempre quello salvare il maggior numero di vite rispettando i dettami dell’etica più volte ribaditi anche nella Costituzione.
Spostare una quota sperimentale di vaccini in modalità Vaccino Verticale avrebbe comunque lo stesso valore di salvataggio sulla singola vita e permetterebbe di salvarne di più come un meccanismo di controllo per correggere il sistema in corsa qualora dovessero emergere bug di sistema. Per questo le zone prescelte potrebbero essere scelte la dove si riesca a delimitare un focolaio (morti in eccesso da prevalenza della malattia), là dove la territorialità sarebbe strategica per permettere di arginare diffusioni a macchia d’olio dei focolai”.

Ma anche perché “il tracciamento anche nei comportamenti virtuosi di massa come nel caso Chiusi, coinvolge le comunità le rende responsabili ed è una grande opportunità per attivare corpi sociali assolutamente necessari per aggredire la pandemia. Deve essere chiaro che anche la migliore delle sanità pubbliche, le migliori scelte prese dalle istituzioni politiche non avrebbero potuto svolgersi senza la presenza di una cittadinanza attiva fatta sia di associazioni organizzate che di volontariato e responsabilità civica dei singoli. Questo patrimonio sociale e civile ha fornito l’ultimo ingrediente che ha reso possibile il tutto. Nessun comparto sociale preso singolarmente è in grado di risolvere la crisi pandemica. Per questo è fondamentale che la sperimentazione “vaccino verticale” venga realizzata in aree che possano garantire il supporto logistico e collaborativo della “cittadinanza attiva” come dimostrano esperienze recenti di tracciamenti in modalità “territori sicuri” meno efficaci in termini di partecipazione e di tracciamento.
Oltre a tutti i razionali fin qui elencati dal punto di vista del consenso sociale della coesione sociale bisogna tener conto di non penalizzare i comportamenti proattivi ovvero evitare che ai comportamenti sociali virtuosi. Si noti che l’aggressività delle varianti ha costretto a rendere più estensivi i criteri delle quarantene con un anamnesi retroattiva dei contatti significativi fino a 14 giorni e con una riconsiderazione restrittiva dei contatti sensibili. La conseguenza è che ogni positivo blocca di fatto un numero maggiore di persone con un immediato lock down totale sulla vita sociale della comunità incentrato sul cluster”

Perché Chiusi si propone come “modello” sperimentale?

Perché  “il  caso Chiusi – comune in provincia di Siena al confine dell’Umbria – si è dimostrato un episodio unico assolutamente da valorizzare. Si è verificato dal 4 al 12 febbraio, dal momento della prima comunicazione Asl di 3 varianti fuori cluster al momento della conclusione del tracciamento di massa sono passati 9 giorni. L’impossibile è avvenuto per la presenza in contemporanea di tutti gli attori sociali. Si è verificata una sequenza di eventi impressionante per celerità ed efficienza: screening di massa programmato a 3 giorni dalla scoperta dei casi fuori cluster, istituzioni (Regione Toscana operazione “territori sicuri”, sanità pubblica (logistica prelievi e laboratori per tamponi molecolari e filiera sanitaria asl) associazionismo, volontariato, cittadinanza attiva con assistenza ai sanitari per montaggio e smontaggio tendoni, assistenza alimentare prenotazioni da parte dei volontari delle associazioni (…)  una case history unica per risultato in toscana, Italia, Europa”.

Poi c’è l’aspetto sociale ed economico. Nella reazione Bettollini si legge:

“Il rigore sanitario di quarantene e lock down, assolutamente giustificato dal punto di vista sanitario, ha ormai un fortissimo impatto sulla vita lavorativa delle persone (impossibilità di lavorare, perdita del lavoro con contratti deboli etc.). Pertanto è necessario non scoraggiare i comportamenti virtuosi anzi incentivarli con nuove soluzioni che potrebbero selezione le aree covid free una volta che l’esperimento “vaccino verticale” sia in grado di confermare la sua validità non solo epidemiologica ma anche sociale. In altre parole, bisogna evitare lo stallo attuale in cui la triade focolai, tracciamenti e lockdown crei disassuefazione al tracciamento e alla possibile quarantena per necessità lavorative e chiusura delle attività produttive.
L’innovazione dei vaccini verticali messa a regime può innescare un clima di fiducia e di comportamenti sociali virtuosi”.

Ma la proposta Bettollini non è solo per Chiusi: “Molti elementi portano a pensare un fortissimo consenso da parte delle diverse associazioni di categoria del mondo produttivo commerciale e lavorativo. Si propone che l’operazione vaccino verticale sia segmentata in almeno due fasi.

Fase 1: Individuazione di 3 aree test con numeri piccoli-medi in modo da rodare l’impianto organizzativo fattuale e procedere fino al completamento del vaccino, a questo punto parte l’osservatorio scientifico e sociale per verificare gli aspetti sanitari e sociali e ampliare gradatamente la modalità di intervento. In questa fase sperimentale 1 sarebbe necessario stornare sul sistema verticale una piccola quantità di vaccini dalla pianificazione orizzontale.

Fase 2: A bilancio avvenuto della fase 1 (circa 60 giorni dal tempo zero della fase 1) programmare altre aree covid free e mettere a sistema l’operazione come soluzione sociale oltre che il mantenimento delle aree della fase uno come laboratorio epidemiologico.
Per questo è fondamentale che nell’unità di soluzione vengano coinvolte figure rappresentative dei diversi corpi sociali (una componente della comunità scientifica per la ricerca epidemiologica, un membro della comunità sanitaria pubblica, una componente delle amministrazioni locali per garantire il ruolo delle municipalità, una componente delle associazioni di volontariato organizzato, e una per le associazioni di categoria ) con una regia politica ai più alti livelli regionali o nazionali.

La relazione si conclude con una considerazione, che è questa: “un progetto-laboratorio di questo genere per ora non è stato mai fatto e che indipendentemente dalle risposte e dai risultati la possibilità di avere delle risposte predittive è comunque di interesse internazionale e globale.
In una fase di stallo e di rischio come questo rimarrebbe comunque il coraggio e la constatazione di averci provato con un solido razionale e di aver comunque generato un feedback di controllo”.

Può darsi che qualcuno continui a non essere d’accordo, ma dire che una proposta di questo genere è “sovranismo de noialtri” ed è un tentativo di far passare il messaggio “prima i chiusini!” – diciamolo – è uno scivolone. Forse non era stata chiarita a sufficienza. Adesso lo è.

Quello che Bettollini e i suoi consulenti propongono è semplicemente un test che può servire a tutti. E nella situazione in cui siamo a noi – da semplici cronisti – sembra un’ idea sensata e argomentata. Non a caso Regione Toscana e Cts nazionale non hanno detto che si tratta di una cazzata, buttata lì, tanto per farsi 5 minuti di pubblicità da un sindaco a fine mandato…

m.l.

 

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