CHIUSI VERSO IL VOTO: TENERE QUEL CHE C’E’ O GUARDARE OLTRE? IL PD RISCHIA DI FARE COME LA FIORENTINA CON VLAHOVIC

mercoledì 16th, dicembre 2020 / 11:25
CHIUSI VERSO IL VOTO: TENERE QUEL CHE C’E’ O GUARDARE OLTRE? IL PD RISCHIA DI FARE COME LA FIORENTINA CON VLAHOVIC
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Ieri, Arturo Scotto, ex capogruppo di SEL e fondatore insieme a Speranza, Bersani, Rossi di Mdp-Articolo 1, e adesso esponente di Liberi e Uguali ha pubblicato sui social questa riflessione sulle fibrillazioni nella maggioranza di governo e in particolare sulle “picconate” di Renzi all’esecutivo Conte e alla minaccia dello stesso Renzi di ritirare i ministri.
Scrive Scotto:
Giuseppe Conte ha aperto una verifica con le forze politiche di maggioranza.
Una scelta obbligata davanti alla violenta polemica iniziata da Renzi sulla struttura di governo del Recovery Fund.
Ieri ha incontrato Pd e Cinque Stelle.
Oggi vedrà Leu. Avrebbe dovuto confrontarsi anche con Italia Viva.
Ma il confronto è aggiornato per l’indisponibilità improvvisa di Teresa Bellanova, che aveva dimenticato di segnalare al cerimoniale di Palazzo Chigi il vertice importante a Bruxelles con i suoi omologhi ministri dell’agricoltura.
Problemi di agenda evidentemente. Che possono capitare, ma che lasciano di sasso.
Temo tuttavia che ci sia qualcosa di più. Perché Renzi ha continuato a bombardare anche stamattina il quartier generale, dicendosi pronto a ritirare i ministri. Mi chiedo come si possa avviare un dialogo sereno e risolutivo se si parte con la pistola sul tavolo.
Anche perché, al netto di una critica sul metodo di governo di Conte, non si capisce dove vuole arrivare l’ex rottamatore.
Vuole un rimpasto? Vuole un governo tecnico? Vuole guardare a destra?
Io penso che dopo Conte non ci sia spazio per pasticci o paludi parlamentari. Si sta al al Governo per fare le cose giuste, non per galleggiare.
E l’unica formula che può tenere ancora la legislatura in vita è l’alleanza tra Cinque Stelle e centrosinistra. Altri scenari sarebbero oggettivamente solo il frutto avvelenato del trasformismo italiano. E produrrebbero nei cittadini un ulteriore aumento di rabbia e di sfiducia.
Se Renzi fa saltare Conte, la parola va al Capo dello Stato, il garante della Costituzione. Che ascolterà i partiti e deciderà di conseguenza.
Io penso che lo schieramento democratico e progressista non potrà fare altro che richiamare la necessità di affidarsi al giudizio dei cittadini.
Che hanno capito benissimo chi gioca con le Istituzioni e chi no, nel momento più buio della pandemia e alla vigilia della campagna di vaccinazione.
Un lungo logoramento sarebbe lo scenario peggiore.
Il ragionamento è quello di un esponente della sinistra a sinistra del Pd. E in qualche modo la riflessione che fa Scotto richiama quella che è in atto da mesi a Chiusi, dove dall’interno del partito di maggioranza c’è chi sta “picconando” la posizione del sindaco. Che, è vero è uscito dal partito all’inizio di agosto, e quindi si è messo da solo in una condizione scomoda, ma le picconate sono cominciate prima di quella mossa. E prima anche della gelida serata alla Festa de l’Unità del 29 luglio nella quale la segretaria Pd Simona Cardaioli con freddezza brezneviana diede un giudizio positivo sull’operato dell’amministrazione, ma di fatto liquidò il sindaco senza nemmeno rispondere ad alcune suo domande.
Se si prende la riflessione di Scotto sulla situazione nazionale e si sostituiscono i nomi di Conte e Renzi con quelli di Bettollini e Simona Cardaioli, il quadro è del tutto sovrapponibile. L’unica differenza è che a livello nazionale il voto è una ipotesi, se dovesse saltare il governo per le picconate di Renzi, a Chiusi invece il voto per il comune non è una ipotesi, ma una certezza già in agenda per la primavera 2021.
Scotto, da sinistra del Pd, dice in sostanza che l’attuale coalizione di governo non ha alternative che non siano il frutto avvelenato del trasformismo italiano. E dunque sostiene che si debba tenere di conto quello che c’è…  Altrimenti meglio andare a votare, e “affidarsi al giudizio dei cittadini che hanno capito chi gioca con le istituzioni e chi no, nel momento più buio della pandemia e alla vigilia della campagna di vaccinazione. Un lungo logoramento sarebbe lo scenario peggiore”.
Ecco a Chiusi il lungo logoramento è già in atto da mesi.  Mentre sindaco e amministrazione stanno affrontando con atti quotidiani la pandemia  e cercano di individuare soluzioni anche per ciò che la pandemia sta comportando a livello economico e sociale, c’è chi nella maggioranza avvia contatti con le forze di opposizione, lasciando intendere di considerare già superata la coalizione uscente Pd-Psi.
Certo, a Chiusi le opposizioni non solo la Lega e Fratelli d’Italia o i berluscones… sono una lista di sinistra e i 5 Stelle, in sostanza le forze che sostengono insieme al Pd il governo Conte, che però a livello locale sono state poco concilianti e spesso feroci con il primo cittadino e un ragionamento di “opportunità” , tipo quello di Scotto, sul governo della città anche in relazione all’emergenza covid che durerà ancora per un bel po’, non l’hanno mai fatto.
E in questa fase sembra non volerlo fare nemmeno il gruppo dirigente del Pd che tergiversa e non decide, nella speranza che il vaso si rompa da solo e il sindaco decida lui di togliersi dai piedi, e magari si metta contro, per poi accusarlo di “tradimento”.
Ovviamente, come tutti, anche Bettolini non le ha azzeccate tutte, e sarebbe stato più lineare e anche comprensibile se il gruppo dirigente del Pd avesse preso le distanze da qualche atto o scelta amministrativa, da qualche atteggiamento sopra le righe del sindaco (dopo il caso Acea, per esempio), ma non lo ha fatto. Mai. Si è svegliato all’improvviso e a forza di silenzi e mancate risposte ha lasciato intendere che non intende più puntare su Bettollini e nemmeno sulla attuale coalizione. Ha letteralmente spaccato il partito in due, perché almeno metà sta con il sindaco e ne chiede la ricandidatura, e rischia di ritrovarsi alle elezioni alleato con le opposizioni (o meglio con ciò che ne rimane, perché sia i Podemos che i  5 Stelle non sono quelli di 5 anni fa) e con mezzo Pd in fuga o addirittura in una lista contrapposta. Una prospettiva questa per nulla aleatoria che potrebbe oggettivamente favorire una coalizione di destra. Tra due litiganti è sempre il terzo che gode. Non a caso Niccolò Martinozzi, esponente storico della destra chiusina ha lanciato un accorato appello alle forze della destra affinché colgano il momento favorevole e si diano una mossa…
Un mese e mezzo fa circa scrivevamo “… con una pandemia che a Chiusi sembra sotto controllo, ma nel resto del comprensorio dilaga, con la possibilità molto concreta di ritrovarsi a gestire mesi difficilissimi e poi un lungo periodo di “convalescenza”, conviene al Pd far fuori un sindaco che è al pezzo da mesi e ha dimostrato di saperci stare e di prendersi anche responsabilità sul piano locale, a differenza di altri suoi colleghi più timidi? Invece di accapigliarsi sulla tessera o meno di Bettollini e sulle sue intemperanze caratteriali e a cercare un possibile candidato diverso, che si troverebbe subito in mezzo alle sabbie mobili dell’emergenza e della post emergenza, non farebbe meglio a cercare di appianare le divergenze e provare a mantenere Bettollini al pezzo, per sfruttarne l’esperienza acquisita?”
E concludevamo l’articolo con una valutazione: “Noi saremo antichi, ma la prospettiva di un sindaco (o sindaca) nuovo, tutto da fare e da costruire, in mezzo alla tempesta covid, ci sembra una prospettiva poco allettante per Chiusi. Che poi sia del Pd o di una forza che adesso è all’opposizione cambierebbe poco”.
Ecco, oggi siamo ancora della stessa opinione. Un po’ perché secondo noi Bettollini ha lavorato bene e ha portato risultati non scontati, più dei suoi predecessori, ma soprattutto perché l’emergenza covid e la post emergenza, quando arriverà, richiedono nervi saldi ed esperienza, non esperimenti o scommesse. Se no il rischio è di fare come la Fiorentina con Vlahovic. Il ragazzo sarà anche bravo e diventerà un campione, ma al momento non segna e non tiene una palla. E la squadra annaspa in zona retrocessione.
m.l.
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