TOSCANA ZONA ROSSA: IL PROVVEDIMENTO NON CONVINCE TUTTI. IL DISAPPUNTO DEL PRESIDENTE GIANI E DEL SINDACO DI CHIUSI

sabato 14th, novembre 2020 / 16:29
TOSCANA ZONA ROSSA: IL PROVVEDIMENTO NON CONVINCE TUTTI. IL DISAPPUNTO DEL PRESIDENTE GIANI E DEL SINDACO DI CHIUSI
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“E tramonta questo giorno in arancione/e si gonfia di ricordi che non sai/mi piace restar qui sullo stradone/ impolverato, se tu vuoi andare, vai…”
Questa strofa della canzone Bartali di Paolo Conte sembra scritta apposta per la giornata di oggi in Toscana. Oggi infatti già “tramonta questo giorno in arancione” e dalla mezzanotte la regione sarà Zona Rossa. E stavolta i comunisti non c’entra niente…
La questione è quella del covid e del rischio di contagio. La Toscana entra nel cerchio delle regioni a rischio più alto.  Ieri, su queste colonne annunciando il provvedimento del Governo, preso a soli due giorni dalla classificazione di Zona Arancione,  scrivevamo:  “Noi siamo sempre stati favorevoli, anche durante la prima ondata di contagi, a lockdown diversificati in base alla reali situazioni locali, non ci hanno mai convinto le chiusure sulla base dei confini regionali… La dichiarazione della Toscana Zona rossa, con l’Umbria che non sta meglio, ancora arancione, ci sembra una cazzata, fatta da chi decide e tira le righe con il compasso e la squadra senza conoscere i territori. Ci piacerebbe sapere cosa ne pensa il neo assessore regionale alla sanità Simone Bezzini, che è di Siena e ancora non ha… fiatato. Misure di questo genere prese a pochissima distanza da decisioni precedenti danno l’impressione (innegabile) di una navigazione a vista in mezzo alla nebbia da parte di chi ha il compito di decidere.  La Toscana, ad esempio, è grande. E presenta caratteristiche di densità abitativa e mobilità molto diverse tra le aree della cintura metropolitana di Firenze e la costa o le province del sud della regione come Siena, Arezzo e Grosseto… Una zona rossa univoca e indiscriminata è la risposta giusta? E’ l’unica risposta che si poteva dare?”
L’assessore alla sanità Bezzini, evocato, non ha fiatata ancora, ma l’ha fatto il presidente della Giunta Regionale Eugenio Giani esprimendo anche lui disappunto, simile al nostro:
 «Da domenica siamo zona rossa. Il mio sentimento è di sorpresa e di amarezza perché negli ultimi giorni i dati tendevano a un cauto, graduale ma oggettivo miglioramento e dunque non mi sarei aspettato questa decisione». Una critica aperta, tutt’altro che velata verso la decisione del Comitato tecnico scientifico e del Governo.
Dopo una giornata convulsa e l’ultima telefonata, quella decisiva, con il ministro Speranza, Giani ha esternato il suo malcontento venerdì sera in diretta streaming. Quindi ci ha messo pure la faccia, non solo le parole.
E non si è  fatto attendere nemmeno il sindaco di Chiusi Juri Bettollini, che nella prima fase dell’emergenza covid è stato senza dubbio il sindaco più “mediatico” e senza dubbio anche il più deciso nel prendere decisioni e adottare misure restrittive, anche in anticipo sul governo nazionale.
“Dico due cose :  eravamo zona #arancione da due giorni. Ma ci stanno prendendo in giro ? Non si è fatto in tempo ad organizzare le nuove disposizioni che ci hanno trasferito in zona #rossa. Mi dicono che dobbiamo essere responsabili e non attaccare. Giusto, rappresentiamo le istituzioni e dobbiamo mantenere un atteggiamento di collaborazione. Non attacco, ma critico questo modo di fare. Critico fortemente questo sistema. Critico! Non va bene così.
– amici, concittadini, mi state ponendo tanti quesiti. Domani vi rispondo a tutti. Promesso. Nel frattempo proviamo a stare insieme all’insegna dell’informazione e della comprensione”. Così scrive Bettollini su Facebook.
Disappunto, amarezza, incazzatura palese, non latente.  Ma è l’unico sindaco del comprensorio ad esternare tali sentimenti. Gli altri a massimo hanno pubblicato la lista delle cose che cambiano. Che è sempre utile, per carità…
Nella diretta streaming del presidente Giani  c’è la conferma del fatto – citato anche nel nostro articolo di ieri – che il CTS avrebbe deciso di passare la Toscana a Zona Rossa sulla base dei dati riferiti alla settimana dall’1 all’8 novembre, mentre quelli successivi segnalavano un miglioramento e un rallentamento della curva dei contagi e dell’indice RT. COme mai non sono stat presi in considerazione dati già noti?
Torna, a nostro modestissimo parere l’impressione della navigazione a vista da parte di un governo che ha gestito bene la prima fase, meno la seconda. 
Ed emerge anche un altro problema. L’autonomia decisionale dei territori che latita, con il governo che deve sostituirsi e supplire.
In Toscana come altrove ci sono zone più colpite e zone meno colpite. I sindaci hanno la facoltà e la possibilità di emanare ordinanze più restrittive rispetto alle norme nazionali. A Chiusi, nella primavera scorsa il sindaco Bettollini chiuse parchi e giardini, piste ciclabili, ricevitorie e attività commerciali prima che arrivasse il Dpcm governativo e lo fece quando la città sembrava un avamposto della pandemia con 35 casi positivi (al massimo arrivò a 43). Adesso ci sono paesi anche nella nostra zona che di casi ne hanno più di 43 (68 a Montepulciano, 140 a Sinalunga, stesse cifre più o meno a Castiglione del Lago, Magione, Passignano, Panicale, Città della Pieve, nella vicina Umbria, eppure nessuno dei sindaci in questione ha chiuso più di quanto già previsto dalle norme nazionali e regionali. Non sarebbe stato meglio circoscrivere subito i paesi e le zone a più alto tasso di contagi con ordinanze locali?
Bettolini morde il freno ed ha ragione, perché Chiusi da agosto in poi a avuto solo 28 casi, mai più di 10 tutti insieme, e attualmente ne ha  7, con nessun ricovero. Probabilmente tutto ciò non è frutto del caso, quanto piuttosto del lavoro e dell’opera di persuasione fatta durante la prima fase e anche nelle prime settimane della seconda: a Chiusi, per esempio, l’obbligo di  mascherina all’aperto 24 ore su 24 è stato decretato il 25 settembre. Prima che lo ordinasse il Governo.
Il caso-Chiusi, che da città più colpita nella prima ondata, diventa la meno colpita nella seconda, andrebbe probabilmente analizzato e studiato non solo da chi emette i Dpcm, ma anche da chi fa ricerca epidemiologica in questa parte di Toscana.  Perché a Chiusi ci sono le scuole di ogni ordine e grado, ci sono i supermercati, i bar e i ristoranti, c’è una Rsa, una stazione ferroviaria e di pullman, ci sono aziende che lavorano… Eppure ha meno casi di Cetona che ha un terzo della popolazione, o di Città della Pieve. Attualmente i positivi al covid sono meno dell’1 per mille della popolazione, ovvero lo 0,08% , mentre a Cetona siamo sullo 0,4% e a Città della pieve sullo 0,5… Due giorni fa la città del Perugino ha registrato, purtroppo, un altro morto, un uomo di 84 anni che era ricoverato e non ce l’ha fatta e ieri 16 casi tutti in un colpo. I numeri di Sinalunga sono vicini all’1%, quelli di Montepulciano allo 0,5%.
Bettollini è nel mirino a Chiusi per altre storie, non sa ancora se sarà ricandidato alle prossime elezioni nel 2021, ma su questa vicenda dell’emergenza covid forse ha avuto nervi più saldi e più “palle” di altri suoi colleghi. Il suo disappunto, per ora appena accennato, sembra confermare questa sensazione, cioè che anche lui avrebbe agito diversamente e non decretando la zona rozza sulla base del confine regionale. Così come il governatore Giani…
Le norme si rispettano, ovviamente, ma si possono anche contestare se risultano astruse o prese sulla base di criteri semplicistici e poco oggettivi…
m.l.
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