QUANDO L’11 NOVEMBRE, SAN MARTINO, ERA UN BRUTTO GIORNO

Ieri era l’11 novembre. Nel calendario San Martino. A Sarteano l’11 novembre, San Martino, si tiene una fiera tradizionale, che sempre nella tradizione popolare e un po’ boccaccesca si diceva fosse dedicata a chi tiene le corna… E infatti i mariti partecipavano malvolentieri e trovavano sempre una scusa per non andarci… Se la moglie insisteva erano dolori. Con il tempo questa “diceria” si è un po’ attenuata…
Ma nella tradizione popolare il giorno di San Martino ha anche un’altra accezione. Tutt’altro che boccaccesca. Una accezione “dolorosa” legata al mondo contadino, anzi più precisamente al sistema della Mezzadria. Un sistema di conduzione delle campagne di origine medievale, ma in vigore, in tante parti d’Italia, compresa la Valdichiana senese e la vicina Umbria, fino agli anni 80 del secolo scorso. Che poi a guardar bene era solo 35-40 anni fa…
Chi ha visto alcune rappresentazioni del Teatro Povero di Monticchello, cominciate quando la mezzadria era ancora in vigore, nel 1967, e proseguite da allora ogni estate, compresa quella di quest’anno segnata dall’emergenza covid, sa di cosa parliamo. Ecco, nel sistema mezzadrile, il giorno di San Martino non era un bel giorno. Era spesso sinonimo di dramma. Di incertezza. Di umiliazione.
Il contratto colonico dei mezzadri si stipulava ai primi di Novembre e si rinnovava tacitamente di anno in anno in assenza di revoca da parte del padrone del podere o della rinuncia da parte del mezzadro.
L’11 Novembre, San Martino, era l’ultimo giorno valido per restare nel podere in caso di revoca del contratto, che poteva avvenire anche per futili motivi: per un disguido, per un sospetto, per una parola in più nei confronti del padrone o del fattore… Anche perché magari il mezzadro era associato ad una Lega sindacale e reclamava i suoi diritti, oppure era iscritto al partito socialista o comunista ed era quindi considerato un sovversivo. Un elemento socialmente pericoloso.
Quando ciò succedeva, cioè quando arrivava la revoca da parte del proprietario del fondo, il mezzadro e la sua famiglia, spesso molto numerosa, perché servivano braccia per lavorare, erano costretti a lasciare la casa, a caricare le poche cose e i pochi attrezzi sul carro e andarsene…
Dove? In un altro podere se ne avevano trovato uno in cui potevano sperare di ricominciare, ma spesso chi veniva sfrattato dal podere si faceva una cattiva nomèa, poi non trovava facilmente, o doveva accontentarsi di terre meno fertili, isolate, di uno di quei poderi dove nessuno ci andava volentieri. In Valdorcia per esempio quelli nella parte più arida e cretosa dove non nasceva niente. In Chiana quelli più acquitrinosi dove era facile beccare pure la malaria…
Il trasloco forzato avveniva appunto l’11 novembre, ultimo giorno utile, per legge. Da qui il detto “fare San Martino” che era tutt’altro che una festa.
Per evitare la disdetta da parte del padrone, i contadini-mezzadri che conducevano un discreto podere erano costretti a tenere la testa bassa, ad accettare anche angherie e ingiustizie, per non essere costretti a fare, appunto, “san Martino”, un trasloco contro la propria volontà, imposto spesso con la forza e il sopruso che era anche per le donne, i vecchi e i bambini un momento doloroso di umiliazione e talvolta di impoverimento ulteriore, rispetto alla povertà atavica e strutturale della famiglia mezzadrile… Spesso, quando qualcuno doveva fare San Martino scattava la solidarietà dei mezzadri dei poderi vicini, che offrivano magari un carro per trasportare qualche suppellettile o qualche “balla” di farina o altre cose da mangiare: fagioli, ortaggi, un fiasco di vino…
Parlare di queste cose può apparire un amarcord su un’Italia lontanissima che sembrava bucolica e invece era feroce. E’ vero è roba del secolo scorso e dei secoli precedenti. Ma, come dicevamo all’inizio, si tratta di cose che erano all’ordine del giorno e succedevano nelle nostre campagne fino agli anni ’70 e ’80, quando nelle città scendevano in piazza le tute blu, le Br ammazzavano Moro, ma anche magistrati, giornalisti, professori e sindacalisti, i fascisti mettevano le bombe nelle piazze e sui treni, quando i Beatles avevano già smesso di cantare e la Locomotiva di Guccini era già vecchia di qualche anno… Molti di noi, che oggi scriviamo su queste colonne on line, erano già al pezzo. Ciò che ha fatto per esempio il Teatro Povero di Monticchiello, per più di 50 anni, per non disperdere la memoria di quel mondo, è opera assolutamente meritoria. Fa bene, è salutare, ricordarci che San Martino non è solo un santo sul calendario o una rapida estate fuori stagione.
m.l.
Conosco queste storie non per averle vissute per fortuna, ma da ciò che si raccontava per anni in casa mia ed anche nella mia famiglia.Mio zio Solismo Sacco,classe 1903 e vissuto per 98 anni, che tanti hanno conosciuto a Chiusi ed a Città della Pieve ed anche in altri comuni mi raccontava che da ragazzo si ricordava di persone nel territorio in prossimità di Moiano(Caioncola, I Poggi, Petroio ed in altre località vicine)qualche persona era morta anche di fame e per cause dovute alla denutrizione.Famiglie di contadini certamente e non di artigiani,come lui stesso aveva conosciuto in tenera età nel nostro territorio. A guardarle con gli occhi di oggi sembrano favole, ma favole non sono state,soprattutto se riferite alla condizione dei più poveri con famiglie legate alla terra,che all’epoca erano la maggioranza nei nostri territori.Una quindicina di anni or sono in un mercatino mensile di Chiusi nominato Mercatino Etrusco ho acquistato per curiosità un giornale mastro,un registro quindi,un documento originale compilato nella seconda metà del 1800 dove il fattore di una proprietà agraria della quale per ovvie ragioni ne taccio il nome, nella pianura di Ponticelli nel comune di Città della Pieve, registrava tutti movmenti in entrata ed uscita dele famiglie dei contadini,riguardanti la compera e la vendita di una grandissima quantità di animali da cortile, insieme a maiali, vitelli, anatre, galline e relativo fieno e granaglie per alimentazione di tali animali, nonchè il compenso del quale si avvalevano le famiglie dei vari poderi che sovraintendeva.Tale lasso di tempo,era quello che arrivava fino al periodo di poco precedente alle lotte per il cosiddetto ”seme e la collaia” e dell’ ”apoca colonica” degli ultimissimi anni dell’800 ed i primissimi anni del secolo scorso. In tale giornale mastro che conservo anche oggi nel mio archivio documentaristico è scritto anche il compenso ricevuto annualmente dal predetto scrivente fattore. Una cifra grandissima a confronto a quella di cui potevano fruire le famiglie numerosissime dei contadini e mi sono cimentato per pura curiosità al complesso compito di poter stabilire-certamente in maniera molto approssimata- con i tempi correnti a quanto sarebbe ammontata la paga annuale in Lire del Regno d’italia di quei tempi all’euro odierno.Certamente non essendo possibile applicare in tale calcolo una modalità che comprendesse le svalutazioni intervenute, l’ascesa generale dei prezzi sia di generi commestibili ma anche di materia prima agraria da paragonare all’epoca con quella odierna,l’unico valore che nel tempo ha mostrato una certa ed attendibile stabilità ho ritenuto che fosse l’oro,poichè su questo metallo prezioso si sono nel tempo basate le variazioni del costo della vita e di una grandissima quantità di materie prime ed i loro prezzi. Ebbene, ne è venuta fuori una cifra strabiliante che negli ultime due decadi attuali è comunque ancora aumentata e rispetto alla lira precedentemente all’ultimo anno di sua validità prima dell’ingresso dell’euro è risultata essere di circa 200 milioni di lire(quindi pressochè 100.000 euro annuimvalutata inflazione e deflazione in maniera mlto approssimata s’intende).La funzione del fattore era quindi un funzione fiduciaria di cui fruiva il proprietario fondiario per poter amministrare le proprietà agricole con tutto quanto trovavasi sopra, e tale cifra potrà essere senz’altro approssimata ma il riferimento aureo è forse il modo più consono indicativamente per stabilire le differenze rapportate con quelle odierne.Che non mi sembrano proprio poche se paragonate a quelle dei contadini di allora che spesso non mandavano nemmeno i figli a scuola per intercessione dello stesso padrone, poichè erano mano d’opera che serviva al lavoro dei campi. Da tali ataviche condizioni l’italia si è sollevata,con lotte e sacrifici ed anche sangue, parecchio sangue,sparso anche dall’apparato repressivo e d’ordine dello stato monarchico,anche nel nostro territorio e territori circonvicini,cose queste,attualmente quasi totalmente dimenticate dalla maggioranza della gente, anzi per partecchi quasi totalmente sconosciute.Ed è bene che anche oggi quelle lotte non siano dimenticate perchè è da quelle che si legarono al periodo pre-fascita ed anche da quelle del dopoguerra di diretta e naturale provenienza che è discesa nei decenni la nostra democrazia anche se pur oggi imperfetta e che nessuno ci ha regalato.Ci si chiederà: sangue? Si, sangue e di quello scorso copiosamente per esempio negli scioperi del bestiame,come successe a Panicale il 15 Luglio 1920, dove da parte dei reali carabinieri fu sparato addosso ad un corteo di contadini che volevano entrare in paese, dove si contarono 6 morti fra i quali una donna incinta.Ma lo stesso genere di fatti succedeva un po’ dovunque il quell’epoca dove si forgiò-anche a causa di queste violenze,della costrizione e della repressione e della fame-lo spirito di classe delle masse soprattutto contadine delle quali abbondava il nostro territorio.Oggi la mobilità cultural-sociale del mondo in cui viviamo,il benessere di massa che abbiamo visto crescere negli anni del boom economico hanno fatto dimenticare alla maggior parte delle persone tutto questo e i figli scaturiti dalla generazione che oggi ha la mia età-tranne pochi-non hanno fatto tesoro di quello che è successo nel passato e quindi hanno assorbito un altra cultura,un altro tipo di conoscenza, basato soprattutto sull’infusso del mondo mediatico che ha portato alla globalizzazione.Tranne pochi,la maggior parte ha abdicato alla necessità della conoscenza perchè gli è stato instillato che conoscere il passato non serva a nulla nella battaglia per il presente e da qui non solo si risale alla diretta responsabilità delle stesse famiglie,che prese fra l’incudine ed il martello della quotidianità e per il mero progressivo consumo-anche fra l’altro superfluo ma divenuto necessario-sono costrette a vivere ed a fruire del lavoro sia del padre chè della madre per poter reggere, lasciando spesso anche a costo di grandi ed inutili sacrifici i figli nel deserto materiale e culturale.In forme molto diverse,ma nella stessa sostanza si riverifica ciò che succedeva al tempo di quel giornale mastro rinvenuto nel Mercatino Etrusco di Chiusi, con la differenza che nella politica che dovrebbe rappresentare il mezzo per equilibrare e portare avanti un modo più degno della vita delle persone ,chi dovrebbe difendere gli interessi di quelle classi che una volta proteggeva,oggi si è consegnato nelle braccia aperte di chi lo ha accolto e di chi gli abbia fatto cambiare DNA,in poco tempo. Ma ci dicono che non sia proprio tanto vero questo,mentre il mondo continua a peggiorare e mentre prima quello stesso mondo era in un crescendo, oggi si stà incartapecorendo ed i poveri sempre di più e sempre più poveri ed i ricchi sempre di meno e sempre più ricchi. Ed allora occorrerebbe un sussulto, prima di tutto di carattere ”morale”,che vada contro, ma consapevolmente a tutte quelle forze che hanno fatto sì che quelle lotte fossero smorzate e la gente si convicesse che siano inutili.E per far questo hanno sparso fumo per coloro che oggi non si chiedono più di quali interessi siano portatori,anzi non ne vogliono nemmeno sentir parlare perchè gli OGM creati nelle loro menti gli suggeriscono che tutto questo sia un inutile retaggio del passato e che oggi il mondo non si cambia opponedosi e cercando con la lotta politica di evocare i mezzi necessari per fermare l’imbastardimento globale. Di chi è la convenienza e l’interesse affinchè vi sia tutto questo ? A coloro che cercano di dimostrare consapevolmente l’indimostrabile ed a coloro che hanno fatto finta di dimenticarsi che esiste il confronto e la lotta degli interessi è rivolta tale domanda.