MANCANO MEDICI E INFERMIERI MA IN ITALIA CI SONO 72 MILA PROFESSIONISTI STRANIERI CHE NON POSSONO ACCEDERE AI BANDI

sabato 14th, novembre 2020 / 09:28
MANCANO MEDICI E INFERMIERI MA IN ITALIA CI SONO 72 MILA PROFESSIONISTI STRANIERI CHE NON POSSONO ACCEDERE AI BANDI
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La situazione Covid precipita. Nuove regioni passano in zona rossa, come Campania e Toscana. L’Umbria affanna nell’arancione e inaugura un ospedale da campo per fronteggiare il potenziale tracollo degli ospedali. Come a marzo, lo sforzo richiesto al personale ospedaliero è sempre più pressante, gli addetti del settore denunciano un picco di contagi tra medici e infermieri superiore a quello della prima ondata.

Radio, giornali e siti di informazione del settore raccolgono sempre più testimonianze di operatori medici e sanitari stremati da turni di lavoro di 12 ore, il sovraffollamento delle strutture, la paura di sbagliare o di abbassare la guardia per stanchezza.

Lorenzo Sgherri, infermiere del 118 di Firenze racconta ad Open che a differenza della prima ondata, le mascherine ci sono, ma sono i tamponi per gli operatori a scarseggiare. “Sono previsti solo per chi è stato a contatto stretto con un positivo o per chi ha sintomi riconducibili al Covid. Al massimo veniamo sottoposti a un sierologico ogni due mesi. In altre parole, c’è un controllo “allegro” .

Sono proprio i medici e gli infermieri, infatti, ad invocare un nuovo lockdown. Gli ospedali sono in affanno, mancano posti letto e personale. Carenza quest’ultima che le agenzie e gli osservatori su sanità e salute denunciano da tempo.

Un Rapporto dell’ l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, redatto ad Aprile del 2019 (basato sui dati del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Miur e del Ministero della Salute) rileva che: nel 2016 i medici con più di 55 anni sono oltre 56 mila (su 240 mila, n.d.r.), quindi nel corso dei prossimi 15 anni, a legislazione vigente e al netto di uscite anticipate legate alla riforma nota come ’quota 100’, ci si attende una uscita per pensionamento di pari entità.

Il Rapporto stima inoltre che dei 56 mila medici che il Servizio Sanitario Nazionale perderà nei prossimi 15 anni ne saranno rimpiazzati solo 42 mila. Nel periodo gennaio-maggio 2019, la Fiaso (federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) ha calcolato 5.325 pensionamenti di medici dovuti a Quota 100, pari a circa il 30% dei ritiri complessivi.

Prof.Foad Aodi

Non se la passa meglio il settore infermieristico. In Italia, secondo la Fnopi  (federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) il rapporto infermieri/pazienti è inferiore rispetto agli standard internazionali che prevedono 1 infermiere per ogni 6 pazienti. In Italia il rapporto è di circa 1 a 11, nelle regioni più virtuose di 1 a 7/8, nelle regioni in maggiore sofferenza di 1 a 17/18. Il Centro studi della Fnopi stima che grazie alla Quota 100 potranno andare in pensione circa 22 mila infermieri che, aggiunti agli 11.500 aventi diritto alla pensione normale, raggiungerebbero la cifra di 33.500. Cifra a cui va però sommato il numero di professionisti che già mancano per un totale di circa 75mila infermieri in carenza. Questo vuol dire che nelle regioni con maggiori difficoltà  il rapporto infermieri/pazienti potrebbe arrivare ad essere di 1 a 19.

Non ci sono medici e infermieri è il mantra delle dirigenze governative e regionali. Eppure esiste un bacino di professionisti del settore sanitario cui, pare, non si stia attingendo. L’Amsi (Associazione medici stranieri in Italia) sostiene che in Italia risiedono 77.500 persone con qualifiche sanitarie e regolare permesso di soggiorno anche se non aventi cittadinanza italiana. Nello specifico, si tratta di 22mila medici, 38mila infermieri, e diverse figure di fisioterapisti, farmacisti, odontoiatri e altri specialisti.  Di questi, solo il 10% accede a posizioni lavorative nella sanità pubblica. Il resto lavora nel privato o per le cooperative.

La ragione dell’esclusione dei professionisti extracomunitari risiede nel Dpcm174/94 per il quale le qualifiche dirigenziali (in cui rientrano i posti di lavoro di medico) sono riservati ai soli cittadini italiani, escludendo pertanto anche i cittadini della Comunità Europea. Di fatto però, tale Dpcm è una  violazione del Trattato dell’Unione Europea, come già rilevato dal Consiglio di Stato che, in più circostanze, lo ha dichiarato illegittimo.

Non solo. L’articolo 13 del Decreto Cura Italia, divenuto legge n.27/2020 afferma che: per la durata dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 le assunzioni alle dipendenze della pubblica amministrazione per l’esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario sono consentite […] a tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge.

Cosa impedisce dunque l’assunzione del personale straniero? La mancanza di aggiornamento delle modalità di assunzione. Insomma, il solito buco burocratico in cui cade la maggior parte delle buone intenzioni.

L’Asgi (associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) ha analizzato i bandi di concorso alcune aziende sanitarie di Bergamo, Civitavecchia, Matera e Piemonte, riscontrando che, nonostante la legge 27/2020, il requisito di cittadinanza italiana è rimasto invariato.

Urge mettere mano alla faccenda, sostiene l’Asgi, e rivedere l’anomalia del Dpcm 174/94. Aldilà della considerazione sul contributo dei medici stranieri che durante la pandemia è stato fondamentale, la Pubblica Amministrazione ha il dovere di garantire un equo accesso alle professioni sanitarie, in base a meriti e competenze e non a criteri di cittadinanza.

“Per il presente e il futuro continuiamo a stare sui fatti concreti: intensifichiamo la collaborazione interprofessionale, combattiamo per i diritti di tutti medici, ampliamo lo sguardo della medicina italiana, ma soprattutto adesso impieghiamo i medici stranieri nella gestione Covid di questa fase” sostiene Faod Aodi, presidente dell’Amsi

Elda Cannarsa

 

Foto copertina: Asgi

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