LA CORSA AL VACCINO ANTICOVID COME QUELLA PER LA CONQUISTA DELLO SPAZIO DEGLI ANNI ’60. E’ LA CINA A FARE LA PARTE DELLO SPUTNIK?

lunedì 23rd, novembre 2020 / 18:51
LA CORSA AL  VACCINO ANTICOVID COME QUELLA PER LA CONQUISTA DELLO SPAZIO DEGLI ANNI ’60. E’ LA CINA A FARE LA PARTE DELLO SPUTNIK?
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La Cina, governata dai comunisti, ha sconfitto il coronavirus e ha superato totalmente la crisi economica tornando a crescere non solo nel Pil e nelle straordinare innovazioni tecnico-scientifiche, ma anche nei salari, nelle condizioni sociali del popolo, nelle misure per ridurre l’inquinamento. Così fanno sapere le autorità cinesi. Il presidente Xi Jinping ha anche annunciato all’assemblea dell’Oms che la Cina donerà due miliardi di dollari all’organizzazione per combattere il coronavirus e che se Pechino dovesse trovare un vaccino contro il Covid-19 ne farebbe “un bene pubblico mondiale”. E un vaccino i cinesi lo hanno già trovato e testato su circa un milione di persone. Lo ha prodotto l’azienda di stato Sinopharm. Quindi anche nella corsa al vaccino anticovid tra varie case farmaceutiche di tutto il mondo e quindi anche tra Stati, la Cina sembra essere un pelino avanti a tutti. E oltre quello di Sinopharm ce ne sarebbe anche un altro pronto, realizzato da Sinovac.
Ma anche gli Usa si stanno portando avanti con il lavoro. I due vaccini Pfizer e Moderna (il primo dei quali è stato messo a punto da un laboratorio tedesco) potrebbero essere pronti a breve e in distribuzione già a gennaio. Se non addirittura a metà dicembre. La Pftizer ha chiesto nei giorni scorsi l’ok dell’Authority americana, la Food and Drug Administration.
A livello europeo i due vaccini made in Usa stanno riscuotendo una attenzione maggiore rispetto a quelli di fabbricazione cinese. Perché in Europa si tende a fidarsi più dell’alleato storico americano, che non dei comunisti cinesi.
Il noto giornalista Federico Rampini che conosce bene sia gli Usa che la Cina, parla di una corsa che evoca quella per la conquista dello spazio tra Usa e Urss negli anni 50-60 e ’70… Con il vaccino cinese che potrebbe diventare una sorta di Sputnik, il razzo sovietico che anticipò quelli della Nasa… In sostanza per Rampini (ma non solo per Rampini) la sfida, oggi come allora, non è solo a chi arriva primo sull’obiettivo, ma anche sulla affidabilità e capacità dei sue sistemi politici ed economici.
“Il vaccino della Sinopharm – scrive Rampini – non ha generato la speranza che si è diffusa dopo quello della Pfizer. La ragione è semplice: dopo aver nascosto le origini del virus, le autorità cinesi oggi sono di nuovo responsabili di omissioni e reticenze sull’efficacia delle loro vaccinazioni. I dati forniti alla comunità internazionale sono lacunosi. E così, se l’America sembra sul punto di vincere la gara delle immunizzazioni con la Cina, è anche grazie a un divario di trasparenza”. Ma ci sarebbero – sempre secondo il giornalista di Repubblica – anche altri motivi, oltre la trasparenza. Motivi diciamo così scientifici:
“Il verdetto non è ancora conclusivo quindi bisogna sospendere il giudizio. Al momento la comunità scientifica giudica inferiore il livello di protezione immunitaria sviluppato dai vaccini cinesi. Una spiegazione invocata è la diversa tecnologia: i vaccini occidentali usano la tecnologia genetica mentre quelli cinesi usano dei virus disattivati”. E qui torna in ballo la trasparenza e “l’attendibilità delle informazioni che le autorità cinesi decidono di divulgare riguardo ai test effettuati su un milione di persone, e ai risultati di quei test”.
Rampini scrive la sua sentenza: “Malgrado le due multinazionali americane possano avvalersi di procedure di autorizzazione della Food and Drugs Administration semplificate e velocizzate per l’emergenza, il livello di sicurezza, di controlli, di trasparenza, rimane molto superiore a quello della Cina. Benché i vaccini cinesi di Sinopharm e Sinovac siano già venduti a grandi nazioni straniere come Indonesia, Egitto e Argentina, troppi dati sono avvolti nell’opacità. È un caso emblematico in cui la trasparenza dell’Occidente può diventare un fattore competitivo anziché un handicap. A conferma che questo pregiudizio in favore della trasparenza non è un partito preso ideologico, in Borsa le aziende farmaceutiche cinesi hanno perso l’11% del loro valore da quando la Pfizer ha annunciato il livello di avanzamento del suo vaccino”.
Ma anche Rampini deve ammettere ciò che dice il presidente cinese: “Tutto questo non inficia il successo ottenuto dalla Cina in generale, sul contenimento della pandemia e il rilancio della crescita. Se si guarda alla sfida economica, Pechino chiuderà il 2020 con una vittoria netta. Sarà l’unica grande economia ad avere un Pil annuo positivo, dell’ordine del +2%. La locomotiva cinese sta trainando tutti i Paesi vicini, mentre l’Occidente si dibatte in una recessione aggravata dalla seconda ondata dei lockdown”.
Ecco: da una parte la maggiore trasparenza occidentale (che poi sarà reale?) dovuta se non altro al ruolo della libera stampa che “controlla” e e vigila sugli atti stesso dei governi e delle autorità sanitarie, dall’altra un sistema diverso, senza dubbio meno “liberal”, ma efficace nel debellare la pandemia e nell’assicurare la ripartenza economica.
Adesso insomma, nella nuova guerra fredda, con la corsa al vaccino al posto della corsa allo spazio, è la Cina a fare la parte dello Sputnik e l’America di Joe Biden  che deve inseguire.
Intanto in Italia, il senese Rino Rappuoli annuncia:  «Stiamo facendo un accordo con il commissario Domenico Arcuri per la distribuzione, una volta pronto, dell’anticorpo monoclonale che stiamo sperimentando. Non sarà quindi l’azienda a distribuirlo, ma il sistema del ministero della Salute che deciderà come farlo”.  Cioè la cura per il covid la gestirà e la distribuirà il Servizio Sanitario Nazionale. Non è una cattiva notizia.
Rappuoli, ricordando che negli Usa altre aziende sono avanti nella sperimentazione degli anticorpi monoclonali, ha annunciato anche che “dopo le prove cliniche, pensiamo di essere pronti a marzo, per avere questi anticorpi per l’uso emergenziale. Fino ad ora le cose procedono bene. Sono orgoglioso – ha aggiunto – perché stiamo facendo un lavoro a livello internazionale. Credo che abbiamo l’anticorpo più potente in sperimentazione clinica in questo momento. E credo che in Europa saremo gli unici ad andare in sperimentazione clinica nei prossimi mesi”.
Quindi tra anticorpi monoclonali (la cura) e i vaccini (la prevenzione),  la graduale uscita dai lockdown, la fine della depressione economica, ogni speranza di futuro può diventare più concreta e ravvicinata. Solo che ogni vaccino per essere efficace deve produrre un effetto gregge, e per farlo si deve vaccinare la stragrande maggioranza della popolazione. E per vaccinare tutti ci vorranno oggettivamente molti mesi…
m.l.
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