CHIUSI, SALTA INCONTRO PD-PODEMOS: MEZZA SEGRETERIA CONTRO SIMONA CARDAIOLI, ORA E’ LEI LA DONNA SOLA AL COMANDO

sabato 07th, novembre 2020 / 12:12
CHIUSI, SALTA INCONTRO PD-PODEMOS: MEZZA SEGRETERIA CONTRO SIMONA CARDAIOLI, ORA E’ LEI LA DONNA SOLA AL COMANDO
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La segreteria è fatta di 7 persone: la segretaria Cardaioli, il tesoriere Bittoni e i 5 segretari di circolo Avenia, Damiani, Fanciulli, Gaudiano, Irene Vannuccini.  Di questi, due sono apertamente schierati per la riconferma di Bettollini (Avenia e Bittoni), 2 non si sono detti contrari, pur esprimendo qualche dubbio sulla condotta del sindaco (Damiani e Gaudiano), tre sono più apertamente critici (Cardaioli, Fanciulli e Irene Vannuccini). Ma la segretaria di Montallese Vannuccini è stata di fatto messa in minoranza dal suo circolo, quindi si trova nella posizione assai scomoda del capitano senza truppa. O con la truppa ammutinata”. Così scrivevamo domenica scorsa, 1 novembre a proposito del Pd chiusino. La prova del nove che così stanno le cose è arrivata a strettissimo giro di posta.

Mercoledì scorso, 4 novembre avrebbe dovuto tenersi un incontro tra la segreteria del Pd e una delegazione dei Podemos, per cominciare “ad ascoltarsi” in vista delle prossime comunali. Solo che l’incontro è saltato. E non a causa delle restrizioni anti Covid, ma perché mezza segreteria del Pd si è messa di traverso. “E’ inopportuno aprire un confronto con le altre forze prima di aver sciolto i nodi interni al partito”, così i sono espressi i segretari del circolo di Chiusi Scalo Gaudiano e quello di Chiusi Città Damiani. Contrari all’incontro in questa fase con una forza di opposizione, anche il segretario di Macciano Avenia e il tesoriere Bittoni. Tutta la componente maschile del vertice Pd si è in sostanza schierata contro la segretaria Simona Cardaioli che invece l’incontro lo aveva accettato e lo avrebbe fatto volentieri. Anzi vorrebbe farlo comunque.

La questione sta scatenando polemiche nella chat interne al partito. Primo perché in effetti presentarsi ad un incontro con un’altra forza politica – ribadiamo: di opposizione – con un Pd diviso che non ha ancora deciso come risolvere la questione Bettollini e dovrà affrontare a breve anche la questione Lanari, con la vicesindaca che sta per trasvolare a Firenze nello staff del governatore Giani, lasciando vacante non solo l’assessorato, ma anche la casella di possibile papabile alla candidatura a sindaco, potrebbe rivelarsi un autogol su piano quantomeno dell’immagine del partito, poi perché proprio i Podemos, nelle ultime settimane hanno diffuso prima un manifesto, poi un comunicato molto duri con il sindaco e dunque con la maggioranza che lo sostiene.

E incontrare una delegazione di Possiamo, senza aver preso le distanze da quelle due iniziative, potrebbe essere letto come l’atteggiamento di chi tacendo acconsente, offrendo l’immagine di un Pd più in linea coi Podemos che con la sua amministrazione. 

E infatti anche il sindaco Bettollini, pur non essendo più iscritto al partito pare si sia risentito e abbia chiesto spiegazioni. Anzi, interpellato in proposito, dice di aver riferito alla segretaria Cardaioli di numerosi messaggi ricevuti da iscritti e militanti del Pd, piuttosto “avvelenati”, i quali avrebbero anche fatto notare che la segretaria e la segreteria non avevano alcun mandato ad aprire tavoli di confronto con partiti e forze politiche diverse, mandato che può essere dato solo dall’Unione Comunale…

Un incontro come quello che doveva tenersi tra Pd e Podemos, in assenza di una linea univoca e chiara del Pd, potrebbe anche essere visto come… “intelligenza col nemico”, che in campo diplomatico-militare  (ma anche dal codice penale) è considerata un atto di tradimento: si rischia la corte marziale…

Per carità, che un partito incontri un altro partito, anche di opposizione, a 6-7 mesi dalle elezioni comunali, è normale, non c’è niente di strano. Lo strano è che il Pd chiusino, al momento – secondo una parte della stessa segreteria- non è nelle condizioni di farlo e per altri la segretaria non ne aveva neanche il mandato.

Insomma non c’è pace nella stanze del Pd. Ogni occasione, ogni passaggio sembra fatto apposta per scatenare tensioni e divisioni.

Quando nel febbraio scorso, in piena emergenza covid, il Pd si ridiede finalmente dopo mesi, una “rassettata” ed elesse Simona Cardaioli segretaria, su queste colonne salutammo la cosa come un fatto positivo, perché donna, perché coraggiosa, perché la sua era una storia non renziana, perché sembrava potesse spostare l’asse del partito di maggioranza un po’ più a sinistra. Il risultato però, ad oggi, è stato disastroso: il Pd ha perso il sindaco, si è spaccato in due come una mela nel gruppo dirigente e forse in 2/3 e 1/3 nella base, alle regionali ha ottenuto il minimo storico dei voti, meno di quanti ne prese la Primavera nel 2011, che allora fu più che doppiata dal Pd. Di spostamenti a sinistra con qualche idea o iniziativa, neanche l’ombra. La prima, questo incontro coi Podemos, che però è saltato.

Simona Cardaioli, già da questa estate ha impostato la sua linea sulla rigidità procedurale e sull’affermazione dell’autonomia del partito rispetto all’amministrazione, che in sé sarebbe cosa giusta e salutare per entrambi, ma che di fatto si è ridotta ad una vendetta nei confronti del sindaco, accusato di aver fatto e di voler fare l’uomo solo al comando…

Ma mentre Bettollini, nonostante l’uscita turbolenta dal partito le sue truppe sostanzalmente non le ha mai perse, adesso nel Pd è Simona Cardaioli a ritrovarsi nei panni della donna sola al comando, che sembra voler procedere di testa sua indipendentemente da ciò che il partito nel suo complesso ritiene più opportuno fare.

Non si capisce bene se la rigidità brezneviana della segretaria sia insita nel suo carattere forgiato da dure prove personali, o sia piuttosto frutto di consigli sbagliati. Fatto sta che il partito al momento non la segue. E tra silenzi e passi falsi rischia pure di trovarsi l’esercito in rivolta. La sua gestione del partito, invece di una “primavera” e un nuovo inizio si è dimostrata per ora un tentativo di normalizzazione con annessa qualche piccola vendetta per i torti subiti in passato, quando i renziani presero il Palazzo d’Inverno. Lei stessa è stata 8 anni fuori dal Pd dopo la “rottamazione” operata da Scaramelli ed è rientrata da segretaria, come nella migliore tradizione filosovietica…

Una donna sola al comando, al posto dell’uomo solo al comando, sarà anche un passo avanti  verso la parità di genere, ma politicamente, nello specifico quadro chiusino, il passo sembra davvero poca cosa. Se non addirittura un inciampo.

M.L.

 

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