CHIUSI, LA FRATTURA PD-SINDACO DISCUSSA IN CONSIGLIO. E BETTOLLINI ASPETTA. IN TRINCEA

giovedì 01st, ottobre 2020 / 12:48
CHIUSI, LA FRATTURA PD-SINDACO DISCUSSA IN CONSIGLIO. E BETTOLLINI ASPETTA. IN TRINCEA
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CHIUSI – Bettollini, aspetta. Non getta la spugna.Ma ha la faccia stanca e tesa. Ed ha a faccia stanca anche la sua maggioranza. Che però c’è. Non abbandona il capitano, né la nave. Per ora resta al pezzo. Ma il Pd la questione-sindaco la deve chiarire, senza tergiversare ulteriormente. Perché così la situazione non può durare. Questo, in estrema sintesi, ciò che è emerso dalla seduta del Consiglio Comunale di ieri sera. Seduta nella quale dopo una serie di punti per lo più su questioni di bilancio anche in ordine all’emergenza covid, vedi adeguamento delle scuole o riduzione della Tari alle imprese per il 2020, il sindaco Bettollini ha risposto alla richiesta di chiarimenti sul quadro politico dopo la sua uscita dal Pd, fatta dalle opposizioni. Con conseguente dibattito e interventi anche da parte di esponenti della maggioranza. Il tutto in diretta streaming e Tv a reti unificate, come i discorsi di Mattarella.
Per non fare errori o non lasciarsi trasportare dall’emotività o dall’amarezza, Bettollini ha risposto addirittura leggendo un testo scritto. E al di là di qualche digressione, come quella sui tecnicismi interni al Pd (ad esempio sul fatto che lui abbia deciso e comunicato l’intenzione di non rinnovare la tessera 2020 del partito, ma quella del 2019 vale fino alla fine di quest’anno) che potevano e possono essere equivocati o letti come un tentativo di minimizzare la frattura, Bettollini è stato molto chiaro, su tutto.
Quanto alla richiesta avanzata dalle opposizioni, il sindaco l’ha definita “legittima, perché qualcosa è successo“… E l’addio al Pd l’ha spiegato così: “Richiesta legittima, ma le risposte dovreste chiederle al gruppo di maggioranza, non al sottoscritto. Io posso dire che sono uscito dal Pd, perché dopo l’attacco rivoltomi a mezzo social dal segretario provinciale Valenti, non potevo rimanere un minuto di più in un partito che mi considerava un intruso e un arrampicatore di poltrone… “.
Poi ha continuato sul rapporto con il Pd locale: “Il gruppo dirigente locale del Pd, in questi due mesi è apparso più schierato con Valenti che con il sottoscritto (questo è innegabile), e a mie precise sollecitazioni (qui ha citato l’incontro pubblico della festa de l’Unità il 29 luglio e i successivi incontri.ndr) ha sempre anteposto alla questione-sindaco la campagna elettorale per le regionali. Due giorni fa c’è stata una assemblea degli iscritti al partito, con all’odg anche la questione delle mie dimissioni dal Pd, ma l’assemblea ha rinviato il giudizio ad un ulteriore giro di consultazione circolo per circolo”.
A tal proposito, Bettollini non ha alzato barricate, ma qualche puntino sulle i lo ha messo: “Io, rispettosamente, aspetto. Ovvio che l’attesa non può durare all’infinito, né protrarsi fino a un mese dalle elezioni… Questo mi pare comprensibile a tutti”.
E questo è un invito, neanche tanto sommesso, alla segretaria Cardaioli e ai circoli Pd a farlo alla svelta il giro di consultazione e ad esprimersi senza tergiversare ulteriormente. Senza cioè portare la corda a strapparsi da sola…
Anche sulla sussistenza o meno della maggioranza in consiglio, il sindaco è stato piuttosto preciso:
“Se mi chiedete se come sindaco ho ancora una maggioranza in questo consiglio comunale, chiaro che la domanda me la sono posta anche io e l’ho posta alla maggioranza. Mi è stato risposto si sì, sia dal gruppo che dalla giunta, che dal Pd. E nessuno dei due partiti della coalizione di maggioranza ha chiesto e mie dimissioni da sindaco o ha presentato mozioni di sfiducia. Qualcuno all’interno del Pd o della coalizione può averlo pensato o proposto, ma questo non si è verificato. La questione al momento è una questione interna al Pd, che riguarda il Pd. Non il Comune”.
Quest’ultima frase spiega anche il senso di quel richiamo ai tecnicismi interni al Pd, fatto in apertura di discussione. E sul Pd e il Psi, i due partiti della coalizione di maggioranza, Bettollini ha sottolineato che nei 5 anni in cui egli ha guidato l’amministrazione, compreso l’anno di reggenza, “Pd e Psi non hanno mai espresso posizioni dubbiose, perplessità o contrarietà verso l’operato del sottoscritto, come sindaco e della giunta. Nè riguardo a singole scelte o decisioni, né riguardo all’indirizzo generale dell’azione amministrativa. Insomma non siamo mai entrati in rotta di collisione, anzi Pd e il Psi hanno sempre sostenuto e incoraggiato in consiglio e fuori il sottoscritto e l’amministrazione, anche nei momenti più complicati e difficili come durante le contestazioni per il progetto Acea o durante l’emergenza covid.”
A sostegno di questo assunto (che è una verità assoluta), il sindaco ha citato, come esempio, “l’iniziativa pubblica promossa dal Pd per la relazione di metà mandato al palasport (presente anche i vertici regionali e provinciali del partito, che allora non dissero nulla in senso avverso)”.
Ma adesso la situazione è cambiata, il clima è diverso e Bettollini, in vista della consultazione interna ai circoli Pd, non si è nascosto dietro a un dito: “Se le condizioni attuali dovessero mutare e prendere una piega diversa potrei anche tornare sui miei passi e rivedere le mie decisioni. Ovvio però, che se adesso, il giudizio dei circoli Pd dovesse essere negativo, io sarei il primo a trarne le dovute conseguenze. E i consiglieri di maggioranza e gli assessori questo lo sanno”. E questo è un richiamo implicito alle possibili dimissioni anche da sindaco, con conseguente tutti a casa, di cui abbiamo parlato in altro articolo.
La risposta di Bettollini alle minoranze è sembrata rivolta, in larga misura, anche alla sua maggioranza e soprattutto al Pd. E non si è esaurita con le spiegazioni sulla frattura politica che si è determinata tra lui e il suo ex partito. Il sindaco ha rivendicato i risultati ottenuti dall’amministrazione in questi anni: “Per quanto mi riguarda credo che l’azione amministrativa di questi 4 anni sia stata positiva ed efficace, che abbia portato risultati importanti e alcuni non scontati, sul piano delle opere pubbliche, dell’immagine della città, della sicurezza sociale” e qui ha elencato i punti salienti, dalla conquista e conferma del Frecciarossa all’aumento delle presenze turistiche, dalle opere pubbliche avviate e portate a termine alla valorizzazione del percorso della memoria, dalla gestione dell’emergenza covid al palasport e ai tanti investimenti per creare condizioni di sviluppo…
“Se le condizioni politiche lo consentiranno – ha concluso – sono disponibile a terminare il mandato e a portare a termine il programma, come stiamo in effetti facendo… ritengo e sono convinto che un secondo mandato in continuità con l’attuale sarebbe utile per completare il lavoro che avevamo programmato nell’arco di 10 anni, ma se i partiti di maggioranza e in particolare il Pd vorranno cambiare strada e sindaco ne prenderò atto e farò conseguentemente le mie scelte. Personali, professionali e politiche. Ad oggi resto convinto che la rottura che si è determinata sia un danno per il comune e per la città, e anche per il Pd. Confesso di aver sperato- come altri, credo – in una ricucitura, che ad oggi però non c”è stata” .
Una fotografia molto realista, insomma quella scattata da Bettollini. Una risposta sobria, ma consapevole che il quadro è abbastanza compromesso e non sarà facile recuperarlo. Anche se Chiusi è terra di archeologi capaci di rifare uno splendido vaso rimettendo insieme i cocci rotti 2000 anni fa…
Un ultimo richiamo Bettolini lo ha fatto ai risultati elettorali delle regionali, per dire, che anche quelli segnalano una quadro preoccupante, per tutti. Sia per la maggioranza che per le forze di opposizione, compresa la destra che in consiglio non c’è. Anche in questo caso la lettura data dal sindaco è apparsa realista: “Che la situazione sia complessa lo dimostrano anche i risultati delle elezioni regionali. Risultati che ritengo impongano al partito una serissima e vera riflessione. Perdere un quarto dei propri voti (che già erano al minimo storico) non può essere considerata, in nessun modo e per nessuna ragione una vittoria, neanche se l’obiettivo di mantenere la Toscana al centro sinistra è stato raggiunto. Quello era il minimo sindacale. Credo però che una riflessione sui dati elettorali dobbiate farla anche voi delle opposizioni. M5S e sinistra a sinistra del Pd non stanno meglio del Pd e del Psi. Non si può parlare e fare politica a prescindere dai numeri. E i numeri sono per tutti – destra compresa – impietosi. E a Chiusi il 34% degli aventi diritto non ha votato. Più di un elettore su tre. La politica si dovrà interrogare anche su questo”.
In sostanza il sindaco ha mantenuto la porta aperta anche ad un ritorno nel Pd, ma senza troppe illusioni di poterlo fare e senza fare sconti a nessuno.
Il richiamo ad una “seria e vera analisi del voto” non è piaciuto molto al capogruppo di maggioranza Simone Agostinelli, che però ha rilevato posizioni preconcette nelle opposizioni e sottolineato come il mandato dato dall’assemblea degli iscritti al Pd è quello di “portare a termine il mandato, continuando a lavorare per il bene dei cittadini e della città”,
Anche l’assesore Micheletti ha ribadito l’impegno della giunta tutta a lavorare, al di là delle beghe di partito, calandosi nel ruolo di figura quasi superpartes che vorrebbe uscire dal loop di questi mesi e ricominciare a parlare dei temi che interessano la gente. Il fatto che abbia evitato di entrare coi piedi nel piatto, cioè nella diatriba sindaco-partito sta forse a significare che anche Micheletti sia tra quelli che provano a ricucire o a trovare comunque una uscita in avanti, senza cedere ai rancori e alle vendette personali. Per le opposizioni la frattura Pd-Bettollini è lo specchio di una politica personalistica figlia di una stagione finita.
Adesso, dopo questo doveroso passaggio in Consiglio Comunale, la palla torna nelle mani della segretaria del Pd Simona Cardaioli e dei circoli chiamati a pronunciarsi. Anche dai tempi e dalle modalità della consultazione si capirà se la volontà è quella di ricucire lo strappo o di rompere definitivamente e chiudere una stagione. Con tutto ciò che questo può comportare. Non esclusa la perdita del comune, come del resto è successo altrove in situazioni simili.
Simona Cardaioli non può più rinviare, procrastinare, non può far sfilacciare ulteriormente i rapporti nel partito e tra partito e sindaco, nella speranza che questi sbrocchi e faccia qualche passo falso o magari si dimetta e faccia arrivare il commissario, per poi dargli la colpa. La questione in un senso o nell’altro va chiarita, nell’interesse della città (ma anche del Pd, crediamo) prima possibile. Il “limbo” per 7-8 mesi sarebbe insopportabile.
La partita è aperta e il campionato è ancora lungo, dicono alcuni protagonisti. Vero. Occhio, però, che alla fine il campionato non lo vinca… l’Atalanta.
M.L.
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