CHIUSI: LA SPALLATA. IL PD RINVIA ANCORA, BETTOLLINI PRONTO A DIMETTERSI ANCHE DA SINDACO

mercoledì 30th, settembre 2020 / 12:55
CHIUSI: LA SPALLATA. IL PD RINVIA ANCORA, BETTOLLINI  PRONTO A DIMETTERSI ANCHE DA SINDACO
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CHIUSI – Questa sera alle 21,00 si riunisce il Consiglio Comunale. E’ il primo dopo la pausa estiva e dopo il “crash” Pd-Bettollini. Ma potrebbe essere anche l’ultimo della legislatura. L’ultimo dell’era Bettollini-sindaco.

No, nessuno ha presentato una mozione di sfiducia al sindaco, ma dato che il Pd, dopo aver anteposto alla questione-sindaco la campagna elettorale e le elezioni regionali (che a livello locale ha perso), continua a “traccheggiare”, l’ipotesi che Bettollini decida di dimettersi anche da sindaco e dichiarare il “tutti a casa!” comincia ad aleggiare. Per la verità, più che aleggiare, l’ipotesi dimissioni il sindaco l’ha già messa per scritto e fatta pervenire ai consiglieri di maggioranza, che quindi sono avvertiti… In assenza di risposte da parte del partito, Bettollini si sentirebbe in paradiso a dispetto dei santi, ed è una condizione che lo ha stancato. La “spallata” la darebbe lui. Per ora è solo un’ipotesi. Una eventualità. Sarebbe l’extrema ratio, la corda che si spezza, la risposta alle non risposte. Ma non è detto che si arrivi al punto di non ritorno. Qualche margine di manovra ancora c’è.

Lunedì scorso, il Pd ha riunito l’assemblea degli iscritti nella sala San Francesco a Chiusi Città. All’odg l’analisi del voto regionale e le valutazioni sulle dimissioni del sindaco dal partito. Sembrava fosse la volta buona che dopo due mesi di guerra fredda il Pd sciogliesse i suoi nodi e comunicasse le proprie intenzioni in vista delle prossime comunali e quindi anche sulla ricandidatura o meno di Bettollini.

Ma su questo punto l’assemblea ha deciso ancora una volta di non decidere, demandando la questione ad un ulteriore passaggio circolo per circolo. Ogni assemblea dovrà redigere un documento con il giudizio sull’operato dell’amministrazione e del sindaco e con le valutazioni sull’argomento. Dopo di che l’Unione comunale tirerà le somme.

Insomma l’assemblea degli iscritti ha deciso di rivolgersi ad altri iscritti. Detta così sembra una battuta di Groucho Marx. Groucho, non Karl… Ma questo è. Forse qualcuno ha equivocato su quale sia il Marx da prendere a riferimento.

Quanto all’ipotesi di un eventuale rientro di Bettollini nel Pd, che a molti non dispiacerebbe, la segretaria Cardaioli non ha chiuso la porta, ma ha precisato, con la consueta freddezza brezneviana, che in tal caso “Bettollini sarebbe trattato come un qualsiasi iscritto, potrebbe anche figurare tra i possibili candidati a sindaco, ma in una rosa di nomi, insieme ad altri”. Quindi nessuna posizione di vantaggio, nessuna pole position alla griglia di partenza. Stop.

L’accenno alla “rosa di nomi” da parte della segretaria Cardaioli, insieme agli interventi che hanno sottolineato la necessità e chiesto una apertura di confronto con altre forze per allargare il cerchio del centro sinistra (qualcuno guarda a Italia Viva, altri ai Podemos e ai 5 Stelle, due opzioni non compatibili tra loro però) fa pensare che il Pd chiusino, anche sulla candidatura a sindaco, potrebbe non decidere e affidare la scelta al proprio “popolo”, attraverso le primarie di partito o di coalizione. Magari proprio per neutralizzare o contrastare una eventuale candidatura Bettollini, che verrebbe bruciato sul campo, come avvenne nel 2014 a Città della Pieve con il sindaco uscente Riccardo Manganello, fatto fuori dai renziani sull’onda della rottamazione della vecchia nomenklatura moianese…

Le primarie sono uno degli elementi fondativi del Pd, ma ultimamente, nelle elezioni locali, lo stesso Pd vi ha fatto e vi fa ricorso sempre più raramente.

Di norma il Pd il secondo mandato al sindaco uscente lo concede, salvo cataclismi. Lo facevano i Ds e lo ha sempre fatto anche il Pd. Ma ci sono le eccezioni. A Città della Pieve non è stato concesso a Manganello e nemmeno a Fausto Scricciolo. A Chiusi potrebbe non essere concesso a Bettollini. Se non altro per il fatto che è uscito dal Pd. E per alcuni intervenuti all’assemblea di lunedì, non ci sono nemmeno le condizioni per un suo rientro nel partito.

Quanto agli altri possibili “papabili” il riserbo è massimo. Ma nel caso il Pd decidesse di andare verso una soluzione che ricalchi la coalizione del governo nazionale, quindi con la sinistra (Possiamo) e il M5s, il candidato potrebbe essere proprio la segretaria Simona Cardaioli, artefice principale della defenestrazione di Bettollini, inviso alle due forze attualmente all’opposizione, o in alternativa Gianluca Sonnini, il vicesindaco spodestato da Scaramelli per far posto a Bettolini nel 2015, che si prenderebbe così la sua rivincita.

Nel caso in cui invece optasse per una soluzione tipo regione Toscana (con Italia Viva e i socialisti di Orgoglio Toscano e Toscana Civica ed ecologista), allora la scelta come candidato sindaco potrebbe ricadere su Chiara Lanari, vicesindaco attuale. Con Simone Agostinelli come possibile alternativa o vicesindaco. Questa seconda opzione avrebbe certamente la benedizione del governatore Giani. Ma perderebbe quasi sicuramente l’appoggio dei podemos e dei grillini.

La prima prefigurerebbe oltre che una compagine ad immagine e somiglianza del governo Conte anche un ritorno in auge nelle strategie di partito di coloro che furono i luogotenenti  di Ceccobao o figure a lui molto vicine nei Ds: da Simona Cardaioli a Marco Nasorri, da Lino Pompili e Claudio Del Re, se non addirittura di esponenti Ds pre-Ceccobao, come Ciarini o Talozzi.

L’idea di una ricomposizione della sinistra potrebbe anche apparire suggestiva, ma se ciò avvenisse con un ritorno indietro di 15 anni anche nelle facce, allora le suggestioni diventerebbero altra cosa. Per il momento sono solo congetture al buio. E con un convitato di pietra: Juri Bettollini, che non si sa cosa farà. Per ora aspetta. Ma l’impressione è che non starà con le mani in mano.

In politica non si può prescindere dai numeri. Adesso il Pd non è più autosufficiente ed è al minimo storico, ha perso un quarto del suo elettorato, rispetto ad un anno fa. Roba da far tremare i polsi e far drizzare le antenne a qualunque gruppo dirigente minimamente avveduto. Il Pd chiusino invece il bicchiere lo vede comunque mezzo pieno, perché poteva andare peggio, perché Giani ha vinto e perché i voti persi sono andati ad un alleato, Scaramelli, e non altrove, perché se Bezzini sarà chiamato in giunta, cosa probabile, anche Elena Rosignoli entrerà in consiglio regionale…  Ma nessuna squadra penserebbe di aver vinto una partita finita con il risultato del Pd chiusino alle regionali.

Anche le potenziali stampelle però non stanno bene. I 5 Stelle hanno perso più del Pd, scendendo dai 1.100 voti delle politiche 2018 ai 500 voti delle Europee e  ai 230 delle regionali; la sinistra è ferma da anni a 120 voti, e più di lì non va… Italia Viva, o meglio Stefano Scaramelli, alle regionali ha ottenuto 500 voti, ma ha senza dubbio “lucrato” sulla diatriba interna al Pd e un centinaio di voti li ha rastrellati pure a destra… I socialisti sono ormai una entità aleatoria, tra i 50 e i 100 voti, non di più.

In ogni caso, quale che sia la coalizione imperniata sul Pd, sarà difficile per il candidato sindaco, chiunque sia, raggiungere i quasi 3.000 voti che ottenne Bettollini nel 2016.

Alle comunali ovviamente incidono dinamiche diverse dalle Regionali, dalle Europee e dalle Politiche, contano più che nelle altre tornate le persone e gli interessi particolari, ma questo è un discorso che vale per tutti: sinistra, centro e destra, partiti e movimenti…  E una eventuale lista civica Bettollini sarebbe per tutti gli schieramenti una mina vagante. Potrebbe non vincere, ma scompagnare i giochi sì. E se tutto ciò può segnare la fine dell’esperienza di Bettollini sindaco, può anche segnare la fine delle giunte di centrosinistra al comune di Chiusi.

Molti all’interno del Pd questa eventualità la temono, e vorrebbero evitare lo scontro fratricida, soprattutto se dovesse essere tra Bettollini e uno dei suoi “scudieri” di questi anni  (tipo Lanari o Agostinelli) o con la segretaria del partito. La conta nel segreto del’urna e in una campagna elettorale lunga 7-8 mesi potrebbe avere effetti devastanti.

La “ricucitura” tra partito e sindaco però, oggi 30 settembre, sembra più lontana e meno probabile, perché chi comanda nel Pd non ha voglia di farla. E Bettollini forse neanche.

Il rinvio di ogni decisione al passaggio nei circoli, lascia però qualche spiraglio e darà ai  “pontieri” qualche giorno di tempo in più per provare a metterci una toppa. Nella base Pd c’è anche chi sta pensando a iniziative pro-Bettollini e di “censura” verso la segreteria dell’Unione comunale. Se invece sarà rottura definitiva le dimissioni del sindaco e il commissariamento del Comune saranno forse inevitabili. Ma sarà il Pd a trovarsi a dover giustificare l’accaduto, senza aver mai criticato o preso le distanze dal sindaco nei quasi 5 anni di legislatura. E non sarà semplicissimo. L’antico assioma “il partito ha sempre ragione” potrebbe non funzionare più neanche negli “zoccoli più duri”.

Ma, in questo momento, se dovessimo sintetizzare la situazione con una canzone, la prima che viene in mente è “The end” dei Doors.

Marco Lorenzoni

 

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