NEL MONDO NON SI MUORE SOLO DI COVID. EBRU TIMTIK E’ MORTA DI SCIOPERO DELLA FAME IN CARCERE. COME BOBBY SANDS

domenica 30th, agosto 2020 / 11:03
NEL MONDO NON SI MUORE SOLO DI COVID. EBRU TIMTIK E’ MORTA DI SCIOPERO DELLA FAME IN CARCERE. COME BOBBY SANDS
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Fine agosto, fine estate, L’Italia è ancora in festa nonostante lo spettro Covid faccia di nuovo capolino. Gente in vacanza ovunque, anche a lavoro, perché quando è estate si è in vacanza sempre anche quando si lavora.

L’Italia va vista così, un Paese in festa (…quasi sempre), nonostante i suoi lati oscuri, nonostante Briatore che si va a curare la prostatite a casa della Santanchè, nonostante porti e aeroporti che dovevano essere quasi vuoti ma…

Talvolta irresponsabile, spesso rompiscatole e populista, becero e ritrattista in fondo noi italiani siamo un bel popolo, un bel Paese, c’è a chi è andata peggio.

Due giorni fa in un ospedale di Istanbul è morta Ebru Timtik 42 anni, avvocatessa turca, membro dell’associazione  degli avvocati contemporanei, specializzata nella difesa di casi politicamente sensibili, accusata dalle autorità turche di essere legata all’organizzazione marxista-leninista radicale Dhkp-c, (il fronte rivoluzionario della liberazione popolare) un gruppo che ha commesso diversi attacchi e considerato “terrorista” da Ankara.

Arrestata nel settembre 2018 e condannata nel 2019 a 13 anni e 6 mesi di reclusione, Ebru Timtik aveva iniziato uno sciopero della fame il febbraio scorso per chiedere un processo equo; aveva difeso la famiglia di Berkin Elvan, un adolescente morto per le ferite riportate durante le proteste antigovernative a Gezi nel 2013.

Il mese scorso, un tribunale di Istanbul aveva rifiutato di rilasciare la ragazza nonostante un referto medico indicasse che il suo stato di salute non le consentiva più di restare in carcere, si nutriva soltanto con acqua zuccherata, infusi e vitamine, pesava, secondo i parenti, soltanto 30 kg al momento della sua morte.

E’ di fronte a storie come questa, a grida non accolte come quelle di Ebru e del suo collega Aytac Unsal, che si trova in carcere ed in condizioni critiche analoghe a causa dello sciopero della fame in atto, che siamo tutti chiamati a rivedere la qualità del nostro stato di esistenza.

Nonostante i suoi limiti e le sue pecche l’Italia è un Paese in grado di accogliere tutte le forme di libertà e riconoscere i diritti inalienabili dell’individuo. Dall’istruzione, alla libertà di culto, di parola, di pensiero e di stampa siamo decisamente una nazione fuori da un livello pre-culturale e che promuove  la formazione individuale volta ad esercitare le più alte forme di democrazia mentre in altri paesi del mondo non è così.

La morte di Ebru Timtik ha colpito l’Unione Europea, le parole del portavoce Peter Stano esprimono “profonda tristezza”; lo sciopero della fame della ragazza, iniziato nella speranza di poter avere un processo equo, mostrano l’urgenza a cui deve far fronte la Turchia per gestire in modo responsabile la questione dei diritti umani, nonché  di provvedere alle gravi lacune che la sua magistratura si porta al seguito.

Alla luce di questa ennesima tragedia accaduta è inevitabile riflettere sul fatto che mentre noi ci troviamo a sorseggiare caffè  sulle  nostre  belle case in collina o dai nostri lettini sulla spiaggia sotto il sole sfavillante di agosto,  mentre ci chiediamo se il Billionaire deve rimanere aperto o chiuso, oppure mascherina sì o mascherina no, da qualche parte nel mondo, non troppo lontano da noi, c’è qualcuno che ha deciso di lasciasi morire non per avere diritto alla libertà, ma per avere il DIRITTO di essere sottoposto ad un processo giusto.

La libertà di dire, pensare ed agire e i nostri diritti individuali non sono scontati ma  un privilegio  frutto di un’emancipazione sociale e culturale che qualcuno prima di noi ha voluto, lottato e conquistato a scapito della vita anche per noi.

Ebru Timtik è morta come Bobby Sands, giovane attivista nordirlandese e parlamentare britannico che mentre era detenuto nel carcere di Maze, per motivi politici, morì il 5 maggio 1981 a seguito di uno sciopero della fame condotto ad oltranza come forma di protesta contro il regime carcerario cui erano sottoposti i detenuti repubblicani nordirlandesi… Le due storie si somigliano molto. La storia spesso si ripete.

40 anni fa Bobby, adesso Ebru Timtik .

Cara Ebru, che il tuo olocausto (e quello di chi come te ha annientato il suo corpo per combattere contro la stessa accusa) risuoni nella coscienza del mondo e con ali sempre più forti possa essere portavoce di un efficace vento di cambio.

Evviva Ebru!

Paola Margheriti

 

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