CHIUSI SCALO, VILLETTE IN UN EX POSTEGGIO: PICCOLO POLMONE VERDE A RISCHIO TAGLIO

martedì 21st, luglio 2020 / 12:42
CHIUSI SCALO, VILLETTE IN UN EX POSTEGGIO: PICCOLO POLMONE VERDE A RISCHIO TAGLIO
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CHIUSI – Due settimane fa, nella seduta del consiglio comunale che ha approvato la variante al Prg, il sindaco spiegò orgogliosamente che oltre al divieto di costruire impianti insalubri per il trattamento da rifiuti, la variante prevede anche una riduzione delle aree edificabili, quindi anche una riduzione del cemento e del consumo di suolo. Su queste colonne l’abbiamo definita una buona notizia che conferma un deciso cambio di rotta rispetto alle previsioni edificatorie elefantiache e spropositate del 2010, quando ancora c’era Ceccobao alla guida del comune. Già il Piano licenziato nel 2014 le aveva depennate in gran parte, ottenendo pure la conformità ai dettami regionali e della Soprintendenza, per quanto riguarda la tutela ambientale e, appunto, il consumo di suolo. 

Solo che nelle maglie del piano qualche “fazzoletto” edificabile è rimasto. Dal punto di vista quantitativo, in metri cubi, poca cosa probabilmente. Non così dal punto di vista dell’impatto visivo o della opportunità.

Uno di questi “fazzoletti” è l’area che costituiva il giardino e il posteggio del ristorante Il Borsalino, all’incrocio tra via Trieste e via Mazzini. Il ristorante è chiuso da tempo e nel giardino è comparso un grande cartello che pubblicizza “Villette singole personalizzabili”, proprio lì, in quel giardino. Dalla foto riportata nel cartellone la tipologia degli edifici ricorda i moduli post terremoto… Quindi edifici bassi, unifamiliari… nel verde. L’area in effetti adesso è molto verde, un bel polmoncino, con alberi di alto fusto (cipressi) ed altre essenze. Per far posto alle villette però qualcuno sparirà. E qui viene in mente “Il ragazzo della via Gluck” di Celentano: “perché continuano a costruire e non lasciano l’erba, non lasciano l’erba”… Con la differenza che ai tempi del Ragazzo della via Gluck anche Chiusi Scalo cresceva a vista d’occhio e c’era bisogno di “case su case, catrame e cemento”… Adesso questa necessità non c’è. Non c’è più la pressione demografica determinata dal boom economico, le imprese edili e le immobiliari faticano a vendere le villette costruite in collina; anche a Chiusi come altrove, ci sono interi palazzi, alcuni di recente realizzazione, completamente vuoti.

La tipologia dell’area e la sua ubicazione, a ridosso di una strada di transito come via Mazzini, ci sembrano anche poco adatte a “villette singole personalizzabili”. Trattasi di area privata e qui non intendiamo negare il diritto a costruire in un’area edificabile, cioè a tentare un business da parte della proprietà, tanto più visti i vincoli e i “bollini” di conformità alle norme regionali e ambientali del Piano Urbanistico chiusino, che dovrebbero essere garanzia di interventi poco impattanti. Qui facciamo semplicemente un discorso di opportunità: quel giardino non è meglio così, con gli alberi e il verde, che riempito di villette?

Se la proprietà aveva e ha un diritto a costruire, non si poteva da parte del’Amministrazione Comunale cercare e proporre una compensazione per una soluzione alternativa da qualche altra parte? 

Gli alberi più alti e importanti si trovano proprio al centro del “fazzoletto” di terreno in questione, sarà difficile che possano rimanere lì dove sono, con tutta probabilità verranno abbattuti. Anche quelli sono privati, è vero, ma sarà l’ennesimo colpo all’ossigeno di tutti. 

Insomma, se non si è capito, quel cartellone pubblicitario non ci piace, e soprattutto non ci piace la soluzione che vi è indicata sopra per quell’area. Crediamo sia un peccato e un errore sprecare così il verde residuo intorno all’abitato. E questo anche se le villette proposte saranno poche, ben costruite, basse, e poco impattanti.  Quel fazzoletto di terra che adesso è ancora un giardino, ci sembra veramente poco idoneo a diventare zona residenziale.

Magari però la nostra è una posizione “ideologica” e la gente invece farà la fila per acquistarne una di quelle villette e applaudirà le ruspe che abbatteranno il cipresso e i suoi fratelli, perché che cazzo ci fai con gli alberi… che sporcano pure.

Che qualcuno si incateni agli alberi per evitarne il taglio è ipotesi largamente improbabile. E anche che sulla questione nasca un comitato o che i comitati esistenti prendano cappello a difesa di 4 piante e dell’aria, pure.

m.l.

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