CETONA, PARTE UNA RACCOLTA FONDI PER GLI OSPEDALI SENESI. MA LA SANITA’ PUBBLICA NON SI SOSTIENE CON LE DONAZIONI!

venerdì 20th, marzo 2020 / 19:53
CETONA, PARTE UNA RACCOLTA FONDI PER GLI OSPEDALI SENESI. MA LA SANITA’ PUBBLICA NON SI SOSTIENE CON LE DONAZIONI!
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CETONA –  E’ partita da Cetona, nei giorni scorsi una campagna di raccolta fondi per la lotta al coronavirus.

A farla partire è stato un cittadinio, Augusto Bazzocchi, uno dei tecnici che sostennero alcuni mesi fa la battaglia contro il progetto Acea a Chiusi, il quale dopo aver ottenuto rapidamente l’appoggio operativo del sindaco di Cetona Roberto Cottini e dell’assessore Pietro Venturini , sulla piattaforma www.GoFundMe.com ha avviato la raccolta fondi da destinare alla lotta contro il coronavirus  con l’obiettivo dichiarato di vedere coinvolta l’intera Valdichiana senese. L’iniziativa  si aggiunge alle molte già messe in atto con successo in tutta Italia sulla stessa piattaforma. Il ricavato della raccolta sarà devoluto per l’acquisto di materiali:  in particolare si rivolgerà agli ospedali senesi  al momento in prima fila nella lotta al Covid 19: quelli di Siena e di Poggibonsi. Il Team che promuove la raccolta è per ora, come detto,costituito da Roberto Cottini, Pietro Venturini ed Augusto Bazzocchi, ma è aperto alla partecipazione di chiunque desideri attivarsi. Per questo, chi è interessato a farne parte o ad avere informazioni generali sulla raccolta fondi può contattare i numeri 348.0644510 e 388.9582110.

Ovvio che si tratta di iniziativa lodevole. Come tutte le raccolte fondi a scopo benefico. In questo caso è destinata a rafforzare la dotazione della sanità pubblica del territorio ed è dunque anche mirata su un obiettivo preciso.  Facciamo gli auguri a Bazzocchi, Cottini e Venturini per un buon successo dell’operazione. Ma, lo diciamo, senza peli sulla lingua, crediamo che non sia questa la strada. Per carità, tutto fa brodo e tutto può contribuire alla causa, ma a nostro avviso la sanità pubblica si sostiene, anche in momenti come questo di assoluta emergenza, con comportamenti responsabili che evitino di intasare gli ospedali e il diffondersi del contagio e con risorse dello Stato. Non sulle donazioni volontarie.

La sanità pubblica fa parte del welfare (cioè dello stato sociale) e si regge sulle tasse che pagano i cittadini. Bisognerebbe fare campagne perché tutti paghino le tasse e soprattutto le paghi chi ha di più. Ovvero chi possiede grandi rendite, grandi patrimoni, redditi elevati. Le donazioni sono cose da dame di San Vincenzo. Sono il contrario del welfare che si regge su diritti e doveri, non sul buon cuore o sulla sensibilità dei singoli.

Ma ancora di più ci sembra una strada sbagliata perché in questo momento l’emergenza sanitaria si sta portando appresso anche una emergenza economica e sociale. E con la gente che è a casa, senza lavoro, con tanti autonomi (artigiani, commercianti, partite iva) che non sanno quando e se potranno riaprire, con gli operai che non sanno se rientreranno in fabbrica, con tanti giovani precari senza più nemmeno il part time o il lavoro sottopagato in un call center o in una agenzia di consegne a domicilio o in qualche ufficietto, chiedere donazioni (anche se per una causa nobile) sa di presa in giro. Ha il sapore e l’odore di una “cosa per ricchi”.

Certo chi ha possibilità può fare una donazione, ci mancherebbe. Anche la Asl ha aperto un iban a questo scopo (ne abbiamo dato notizia qualche giorno fa). Ma iniziative filantropiche individuali sanno di paternalismo. Come sa di presa per il culo la donazione da parte di Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale. Ecco, se mai ha restituito qualcosa di ciò che ha intascato illegalmente. Altro che donazione!

Che poi lo facciano i calciatori, le squadre di calcio, qualche magnate illuminato va benissimo. Chiedere donazioni alla gente comune, in momento di incertezza totale sul futuro di milioni di famiglie, francamente è una cosa poco digeribile, almeno dal nostro punto di vista. Il cittadino Bazzocchi può lanciare tutte le campagne che ritiene di lanciare. Il problema (per i motivi di cui sopra) sta nel fatto che l’iniziativa sia “gestita” anche da un sindaco e da un  assessore, che, sempre a nostro modestissimo avviso, farebbero meglio ad adoperarsi affinché la sanità pubblica non sia più massacrata da tagli e razionalizzazioni, da privatizzazioni e chiusure di plessi e reparti e magari anche di adoperarsi affinché le risorse destinate alla sanità da parte della regione e dello Stato siano di più sostanziose e spese il meglio possibile e non solo – per dire – per aumentare gli emolumenti ai dirigenti, come è successo da 30 anni a questa parte… Un amministratore pubblico non può affidarsi alle donazioni. E’ un controsenso.

Questa battaglia è una guerra vera, che durerà ancora parecchio e lascerà macerie. Non si vincerà con le messe solenni, le invocazioni all’intercessione della Madonna o del Signore, o dei santi patroni. O invocando il caldo torrido… Ma non si vincerà neanche con le iniziative da dame di San Vincenzo per mettersi a posto la coscienza. Scusate lo sfogo.

m.l.

 

 

 

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