UN CASO DI CORONAVIRUS ALLE ELEMENTARI, CHIUSI CHIUDE LE SCUOLE. 4 GIORNI DI STOP ANCHE A CITTA’ DELLA PIEVE

mercoledì 04th, marzo 2020 / 11:43
UN CASO DI CORONAVIRUS ALLE ELEMENTARI, CHIUSI CHIUDE LE SCUOLE. 4 GIORNI DI STOP ANCHE A CITTA’ DELLA PIEVE
0 Flares 0 Flares ×

CHIUSI – Adesso è Chiusi a trovarsi nel tritacarne del coronavirus. Dopo il caso di ieri, è arrivata questa notte la comunicazione della Asl al sindaco di un caso di positività nelle scuole elementari di Chiusi Scalo.  Da qui la decisione immediata di chiudere le scuole. Il plesso scolastico dello Scalo per 15 giorni, tutti gli altro plessi di ogni ordine e grado per 4 giorni, a partire da oggi 4 marzo. “Salvo proroghe concordate con le autorità sanitarie” scrive il sindaco nell’annuncio del provvedimento, che naturalmente è a scopo cautelativo, per limitare i contatti e quindi la diffusione del virus.

Ieri anche il Comune di Città della Pieve aveva disposto la chiusura di tutte le scuole, da oggi al 7 marzo compreso. Le istituzioni chiedono compattezza e unità e invitano tutti a rispettare le regole di igiene e prevenzione indicate nel decalogo diffuso dal Governo e dalle Regioni.

Le scuole sono uno dei punti sensibili della società, perché ad alto grado di “socializzazione”, giusto quindi, in presenza di un caso in un plesso scolastico, adottare misure, anche drastiche come la chiusura per evitare che il contagio si propaghi. Ecco come il sindaco Bettollini spiega la decisione:

IL SINDACO – In seguito all’identificazione del primo soggetto positivo al Covid-19 nel Comune di Chiusi sono state svolte, dagli operatori sanitari, tutte le indagini necessarie per ricostruire i contatti avuti dal soggetto con terze persone. In seguito alle operazioni di indagine sono stati accertati ulteriori casi di cui uno riconducibile al plesso della scuola primaria di Chiusi Scalo. Per questo motivo la ASL ha richiesto la chiusura della scuola di Chiusi Scalo per quindici giorni e, nonostante non ci fossero indicazioni riguardanti gli altri plessi scolastici, è stata decisa la chiusura provvisoria e precauzionale anche di tutti gli altri plessi scolastici per quattro giorni. I giorni di chiusura dei plessi scolastici saranno impiegati dagli operatori sanitari per effettuare tutte le operazioni di controllo necessarie. “E’ un momento in cui occorre serietà e unità – dichiara il sindaco di Chiusi Juri Bettollini – l’invito è quello a non preoccuparsi più del dovuto e a seguire il decalogo delle buone pratiche da seguire che sostanzialmente riguardano una corretta igiene personale. In caso di sintomi influenzali è molto importante non andare al pronto soccorso, ma rivolgersi al proprio medico di famiglia che saprà attuare la procedura più corretta per limitare l’eventuale contagio. In via precauzionale, inoltre, è raccomandabile che le persone sopra i sessantacinque anni evitino di uscire dalle proprie abitazioni se non strettamente necessario.

Attualmente non abbiamo indicazioni da seguire per l’interruzione o meno delle attività sportive che, dunque, rimangono al momento praticabili a discrezione e secondo il buon senso delle famiglie; a questo proposito il mio personale consiglio è quello di evitare, per qualche giorno, la pratica sportiva almeno per il tempo di chiusura delle scuole. I casi accertati , attualmente compreso il primo e comunicati ufficialmente dalla Asl, sono sette e tutti riconducibili al primo caso registrato nella giornata di ieri. Esprimo la mia personale vicinanza e quella di tutta l’amministrazione comunale alle persone che hanno contratto il virus con cui sono in continuo contatto telefonico. Oggi pomeriggio ci saranno ulteriori aggiornamenti che ci permetteranno di recepire i protocolli da seguire così come avvenuto per la chiusura della scuola. Le misure che prenderemo sono esclusivamente misure precauzionali e che vogliono evitare il propagarsi ulteriore del contagio; I negozi di tutto il comune, adottando tutte le direttive sanitarie, rimangono APERTI offrendo il normale servizio ai cittadini. L’importante è non improvvisare nessun tipo di comportamento o creare inutile allarmismo perché le istituzioni sono a lavoro per garantire la massima sicurezza per i cittadini.”

IL MINISTRO – Intanto il ministro della sanità Roberto Speranza parla di “situazione seria”, ma dice anche che l’80% dei casi si rivela una semplice influenza, il 15% si risolve con cure, mentre il 5% richiede ricovero e terapie intensive. Secondo il ministro i casi che emergono in questi giorni (come quelli di Chiusi e Città della Pieve, per esempio) sono tutti contagi contratti e incubati prima delle misure di emergenza adottate e per vedere gli effetti e l’efficacia dello sforzo delle istituzioni e delle autorità e strutture sanitarie ci vorrà almeno un’altra decina di giorni.

Alcune fonti danno dati lievemente diversi da quelli del ministro e dicono che il 30 % circa dei contagiati ha bisogno di ospedalizzazione e il 7% di terapia intensiva, e non tutti gli ospedali hanno reparti per malattie infettive o di rianimazione con possibilità di “isolamento”. Il rischio è l’intasamento dei reparti di pneumologia e dei grandi ospedali, nel caso di questo territorio quelli di Siena e Perugia.

Alcune progressioni matematiche diffuse sempre da ambienti sanitari, parlano di circa 4.000 contagiati entro questo fine settimana e di circa 70 mila contagi a fine aprile. Sembra un’ecatombe, ma su 60 milioni di italiani i contagiati sarebbero poco più di 1.000 su un milione, quindi poco più di 1 su mille. Poi, come in tutte le statistiche, ci saranno zone con numeri più alti e zone con numeri più bassi. La stima è forse ottimistica. Chiusi e Città della Pieve secondo tale proiezione dovrebbero fermarsi a 7-8 casi. Possibile invece – data la tipologia dei primi casi – che vadano oltre. A Chiusi a quanto afferma il sindaco a tale cifra già ci siamo… Ma alcuni comuni della zona ad oggi non registrano alcun caso.

Chiudere le scuole è una scelta dolorosa, ma saggia. Così come fermare assemblee, riunioni, manifestazioni, incontri pubblici ecc. Resta il problema dello sport, che naviga a vista. Domenica scorsa si è giocato in alcuni stadi e anche nei palasport. A tutti i livelli dalla serie A alle serie minori e campionati dilettantistici. Il sindaco dice che non ci sono interdittive e lascia la scelta al buon senso.

IL DECALOGO – Ieri sera però il governo ha varato un nuovo giro di vite, con misure più stringenti e valido per l’intero territorio nazionale. Dallo stop alle strette di mano e agli abbracci alle manifestazioni messe in pausa, comprese quelle sportive.

Le raccomandazioni per contenere il coronavirus sono state messe a punto dal comitato tecnico scientifico voluto dal premier Giuseppe Conte e verranno recepite in un Dpcm che dovrebbe essere varato già nelle prossime ore, senza attendere la scadenza delle misure adottate domenica scorsa. Le raccomandazioni sono valide per 30 giorni, ma ogni due settimane possono essere riviste. Aggiungendone di nuove o, al contrario, alleggerendone la portata. Obiettivo è contenere quanto più possibile la diffusione del Covid-19. Ecco uno stralcio del documento con le nuove raccomandazioni che l’Adnkronos ha potuto visionare. Alcune ribadiscono misure già note, altre introducono delle novità non di poco conto. Nel decalogo figurano lo stop a convegni, congressi, manifestazioni a porte aperte, a partire da quelle sportive che comportano affollamento di persone bypassando la distanza di sicurezza di un metro. Poi si ribadisce l’importanza di “Lavarsi di frequente delle mani; di starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie; di mantenere nei contatti sociali una distanza interpersonale di almeno 1 metro; di evitare abbracci e strette di mano; di evitare scambi di bottiglie, bicchieri in particolare durante attività sportive. Si richiede ai Comuni, agli enti territoriali, alle associazioni culturali, associazioni sportive, al mondo della comunicazione di offrire attività ricreative individuali alternative, che promuovano e favoriscano le attività all’aperto (senza assembramenti) o presso il proprio domicilio”.

Tra le raccomandazioni, viene inoltre spiegato, c’è anche quella di rimanere a casa, evitando contatti e vita sociale, anche per chi ha solo qualche linea di febbre e non è mai stato nelle zone a rischio contagio Coronavirus o non è mai entrato in contatto con possibili positivi. Nonché l’invito agli over 75 e alle persone sopra i 65 con patologie di evitare i luoghi affollati.

LA VITA QUOTIDIANA – Purtroppo non tutte le persone possono permettersi di isolarsi in quarantena volontaria o di mettersi in ferie forzate per 15 giorni. Non tutti possono evitare di andare a fare la spesa, di andare a trovare parenti ricoverati, di andare in banca, alla posta, al Caf del sindacato… Gli atleti non possono smettere di allenarsi, i musicisti e gli attori di fare le prove, i ferrovieri e i pendolari di viaggiare sui treni. Non tutti possono lavorare da casa.

E’ vero, e non da adesso, che in Italia “si esce poco la sera, compreso quando è festa” (Lucio Dalla, L’anno che verrà, 1979) e questo virus ci terrà tutti ancora più in casa. Incollati al televisore che parla del virus e di niente altro, nemmeno della guerra in Siria, delle primarie americane, dei respingimenti in Grecia, dell’Antartide senza ghiaccio e neve, delle morti sul lavoro che non si fermano, dell’anniversario di The Dark side of the moon o della reunion dei Genesis… Fosse almeno la volta buona che ci rimettiamo a leggere qualche libro. Magari un classico tipo “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel Garcia Marquez. O I promessi sposi di Manzoni, laddove parla della peste a Milano. O Morte a Venezia di Thomas Mann… Letture istruttive per capire meglio certe situazioni. Anche se, diciamolo, il covid-19 è sì una bella scocciatura, con qualche rischio connesso piuttosto serio, ma non è la peste e nemmeno il colera. Almeno non sembra…

 

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×
Mail YouTube