CHIUSI: CASO ACEA, TRA FAKE NEWS E NUOVI “PALETTI” SULLE ATTIVITA’ INSALUBRI FISSATI (ALL’UNANIMITA’) DAL CONSIGLIO COMUNALE

venerdì 20th, dicembre 2019 / 19:13
CHIUSI: CASO ACEA, TRA FAKE NEWS E NUOVI “PALETTI” SULLE ATTIVITA’ INSALUBRI FISSATI (ALL’UNANIMITA’) DAL CONSIGLIO COMUNALE
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CHIUSI – Nelle audizioni dell’inchiesta Pubblica sul progetto Acea, Romano Romanini è stato di sicuro il più efficace tra i rappresentanti dei comitati, non ha fatto sconti a nessuno, ha parlato chiarissimo e ha mostrato padronanza della materia. E’ stato anche l’unico dei comitati che non si è fermato agli aspetti puramente tecnici (che ha lasciato ad altri), né a quelli più prettamente politici. Insomma ha parlato da leader del movimento.  E lo ha fatto bene.

Ora che la questione è andata in archivio per il ritiro del progetto da parte di Acea, con conseguente interruzione del processo autorizzativo in Regione, lo stesso Romanini  invece di brindare allo scampato pericolo e alla vittoria dei comitati, torna sull’argomento instillando altri dubbi (sempre legittimi, per carità). In particolare, con un post sul suo profilo facebook , cerca di spiegare chi comanda in realtà dentro Acea. E scrive:

“Quella delle società ‘pubbliche’ perché controllate al 51% dal Enti Pubblici è una novella utile al sistema politico e alla stampa compiacente che non approfondisce o fa finta di non sapere. In realtà il “pubblico” quando ha fatto entrare i privati (perché “privato è bello, efficiente etc. etc.”) in realtà ha ceduto tutto il potere ai privati che, anche se hanno “solo” il 49% (ma in realtà spesso basta anche molto meno) grazie alle regole inserite negli statuti costitutivi e, sopratutto, nei cosiddetti “Patti Parasociali” (maggioranze qualificate per le decisioni strategiche, numero dei consiglieri da indicare nei CdA, nomina di Presidente e DG) hanno il pieno controllo della società. Il 51% vale in Assemblea dei Soci non nel CdA che è l’organo che decide. Lì a contare sono le teste. Per cui puoi avere una maggioranza del 51% in assemblea ma non contare nulla o molto poco in CdA. Non è credibile che Amministratori pubblici e giornalisti non sappiano queste cose”.

Questo, in sostanza per dire che Acea sarebbe una società a maggioranza pubblica per modo di dire, e che i realtà comandano i privati, con il Comune di Roma che ha il 51% ma non conta niente nei fatti… Non solo dà una sua versione circa il management di Acea, ma Romanini dà anche la patente di incompetente ad amministratori e giornalisti.

Solo che le cose non stanno esattamente come dice lui.

“L’attuale Consiglio di Amministrazione di Acea è stato nominato dall’Assemblea dei soci del 27 aprile 2017 e resterà in carica fino all’approvazione del bilancio 2019. Il 21 giugno 2018, il CdA ha deliberato la nomina del consigliere Michaela Castelli come Presidente del CdA, in sostituzione di Luca Alfredo Lanzalone,  dimessosi dal suo mandato di Presidente nel mese di giugno 2018 e successivamente dimessosi dal Consiglio di Amministrazione nel mese di marzo 2019. L’assemblea degli azionisti del 17 aprile 2019 ha nominato nel Consiglio di Amministrazione Maria Verbena Sterpetti. Il Consiglio di Amministrazione è eletto dall’Assemblea dei soci con voto di lista”.

Questo è lo stato degli atti. E nell’assemblea dei soci il 51% cioè la maggioranza assoluta ce l’ha il Comune di Roma.

Non solo: a proposito dell’elezione del Cda, il Fatto Quotidiano (giornale autorevole) il 4 aprile 2017 scriveva:  “Stefano Antonio Donnarumma nelle vesti di amministratore delegato e Luca Lanzalone nel ruolo di presidente. Sono questi i due principali nomi nuovi per i vertici di Acea spa, la società partecipata al 51% dal comune di Roma che si occupa di servizi idrici ed energetici. Nel pomeriggio di lunedì 3 aprile, l’amministrazione comunale ha ufficializzato le liste dei “candidati” per il rinnovo del cda da parte degli azionisti. Candidature che saranno ratificate dall’assemblea degli azionisti il 27 aprile (o al massimo il 4 maggio in seconda convocazione). Oltre a Donnarumma e Lanzalone, sono stati indicati quali componenti di parte pubblica del consiglio anche Gabriella ChiellinoLiliana Godino e Michaela Castelli. Un lavoro politico certosino messo a punto da Virginia Raggi per tentare di non scontentare nessuna delle anime del M5s presenti nell’amministrazione comunale”…

Quindi non solo il Comune di Roma ha il 51% nell’assemblea dei soci, ma ha anche nominato presidente, amministratore delegato e 3 consiglieri su 9. Anche l’attuale presidente Michaela Castelli è in “quota pubblica”. Quindi il comune di Roma conta eccome, anche nel Cda, non solo nell’assemblea dei soci.

Poi, come considerazione a margine si potrebbe far notare ch nella componente pubblica del Cda di Acea sia evidente anche il peso specifico di un preciso partito politico, che è il Movimento 5 Stelle (lo dice il Fatto Quotidiano, non Primapagina), cioè lo stesso movimento cui fanno riferimento Romanini e altri esponenti del comitato (ma questo è aspetto secondario, anche se indicativo).

Se in Acea ci fossero ‘patti parasociali’ che di fatto vanificano il peso del Comune (quindi della parte pubblica) in seno al Cda, vorrebbe dire che i consiglieri di parte e nomina pubblica non fanno il loro mestiere e sono al servizio di altri.

Pur non amando particolarmente i 5 Stelle non ci sentiamo di avallare una lettura del genere…  A riprova di ciò segnaliamo che nel 2016, appena dopo la sua elezione, la stessa sindaca di Roma Virginia Raggi chiedeva chiarimenti su alcune nomine dirigenziali effettuate – guarda caso – tre giorni prima del voto di ballottaggio, scrivendo: “La sindaca di Roma, portavoce dei romani, ha il diritto e il dovere di valutare il metodo che i vertici Acea applicano nella gestione della multiservizi. Lo abbiamo detto e ripetuto più volte: ci batteremo con ogni mezzo per difendere il nostro 51% e l’acqua come bene pubblico essenziale nel rispetto del referendum del 2011”. Un richiamo chiaro.

Insomma il quadro appare del tutto diverso da come l’ha descritto Romanini. E quella su un potere nullo della componente pubblica in Acea è una fake new. Diffusa ad arte per screditare chi diceva il contrario.

Ma, diciamolo, con il progetto ritirato, tutto ciò appare come una discussione oziosa. Praticamente sul nulla. Ma denota una certa tendenza dei comitati (e dei loro leaders) a cercare un nemico a tutti i costi. E ad avvalorare un quadro non esatto per instillare ulteriori dubbi, ulteriori congetture e preoccupazioni…

Romanini e altri continuano ad asserire che la storia – riguardo a Chiusi –  è archiviata per ora, ma non per sempre. E che è probabile che Acea ci riprovi, più avanti. Ma alla domanda se sarebbero disposti come comitati a sostenere la proposta di realizzare un parco fotovoltaico o qualcos’altro di utile e compatibile nell’area ex centro carni, di proprietà di Acea rispondono con un laconico “le proposte le faremo, ma senza correre dietro al sindaco e ai suoi scudieri”.

Solo che al momento di proposte in campo ce ne sono già due: quella del parco fotovoltaico (che come primapagina avevamo avanzato nel 2016 e adesso è contenuta in un atto ufficiale del Comune e quella del PC della Valdichiana di un “digestore anaerobico”). I Comitati non vogliono inseguire – e va bene – ma se vorranno dimostrare di non essere solo “quelli del No a tutto” qualcosa dovranno dire…  L’area è di Acea, il depuratore esistente è stato rilevato da Acea. Quindi con Acea si dovrà aprire un confronto, una trattativa. Andare alla trattativa in ordine sparso, ognuno con la sua proposta, avrebbe un peso, andarci tutti insieme con una proposta unitaria ne avrebbe senza dubbio un altro. Qualche amministratore dei paesi limitrofi si è espresso a favore della proposta lanciata dal Comune di Chiusi, lo faranno prima o poi anche i comitati? Oppure non lo faranno solo per non “correre dietro al sindaco” (e magari anche a primapagina)?

Intanto oggi pomeriggio il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità una modifica alla norma della Variante generale al Piano Operativo concernente il divieto di realizzare a Chiusi inceneritori, carbonizzatori, termovalorizzatori, discariche e attività insalubri. Recependo in parte una osservazione del Comitato Aria e estendendola a tutto il territorio comunale, non solo all’area industriale, il comune ha  reso più stringente e non “interpretabile” la norma deliberata con il famoso atto di governo del giugno 2018… Da adesso non sarà consentita la realizzazione di impianti di trattamento rifiuti insalubri d prima classe, come da D.M 05.09.94 .

Il sindaco Bettollini, incassando l’ok di 5 Stelle e gruppo Possiamo, ha tenuto a precisare che la norma inserita nel P.O del Comune di Chiusi è una provocazione, un “precedente”,  nel senso che se tutti i comuni approvassero una normativa simile a livello nazionale il problema di come e dove trattare i rifiuti che produciamo.  Perché – ha detto Bettollini – gli impianti servono e non si può pensare che ogni comune possa avere la sua discarica, il suo inceneritore, il suo carbonizzatore per i fanghi ecc… Servono politiche solidali, di area, quantomeno per ambiti provinciali…  E questo sarà tema caldo anche nella campagna elettorale per le regionali di primavera.

Il voto unanime su questi nuovi paletti fissati a tutela del territorio, ma anche come “monito” sul fatto che su certe questioni non si possono fare polveroni, è una vittoria per la maggioranza, dopo settimane difficili. Carta canta. Gli atti contano e gli atti, in questo frangente, sono stati importanti per la chusira della questione carbonizzatore, ma possono esserlo ancora di più in chiave futura.

La vicenda carbonizzatore idrotermale è finita, ma, come dicevamo, ci sarà ora da andare oltre, per discutere sul futuro del depuratore esistente e dell’area ex Centro carni. E magari anche di tutte le altre aziende insalubri e aree da bonificare (ce ne sono altre anche nella stessa zona industriale di Chiusi Scalo).

Dopo gli scontri e la battaglia campale, anche gli eserciti e i capitani di ventura si sedevano intorno ad un tavolo per ragionare sul dopo… Lo fecero anche a Yalta durante la Seconda Guerra Mondiale, Roosevelt, Churchill e Stalin (che non erano certo amici), possibile che non si riesca a farlo a Chiusi?

m.l.

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