CHIUSI, IL PD IMPLODE: 5 SEGRETARI DIMISSIONARI, TUTTI CON RENZI E SCARAMELLI. QUALCHE CONSIGLIERE PURE. BETTOLLINI COSTRETTO AD ALLARGARE LA MAGGIORANZA AD ITALIA VIVA…

martedì 05th, novembre 2019 / 11:54
CHIUSI, IL PD IMPLODE: 5 SEGRETARI DIMISSIONARI, TUTTI CON RENZI E SCARAMELLI. QUALCHE CONSIGLIERE PURE. BETTOLLINI COSTRETTO AD ALLARGARE LA MAGGIORANZA AD ITALIA VIVA…
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MA ADESSO IL PARTITO E’ TOTALMENTE DERENZIZZATO. MICHELETTI, AGOSTINELLI E MARCHINI LA TROIKA PER RIPARTIRE (INSIEME AL SINDACO)

CHIUSI –  Che il Pd fosse assente da tempo dalla politica locale ce ne eravamo accorti e lo abbiamo scritto tante volte. Ieri sera, però, l’assemblea degli iscritti, convocata anche per discutere l’addio di Stefano Scaramelli, passato a Italia Viva, ne ha sancito la messa in liquidazione. Non solo assenza politica o inadeguatezza, adesso siamo in presenza di un fuggi fuggi.  La voragine di cui parlavamo ieri, in relazione all’uscita dal partito di Scaramelli, è uno smottamento, una frana che potrebbe avere a livello locale le conseguenze che la parete del monte Toc ebbe sul Vajont.

Il segretario dell’Unione Comunale Francesco Cimarelli e i 4 segretari di circolo (Davide Canini di Chiusi città, Fabio Montebove di Chiusi Scalo, Doretta Rossi di Montevenere e Irene Vannuccini di Montallese) tutti dimissionari e tutti pronti a seguire Scaramelli nel nuovo partito di Renzi.

Diciamolo, non è che i segretari, a partire da Cimarelli, abbiano mai brillato per presenza e acume politico, mai visti né sentiti. Nessuno. E viene anche da pensare come un partito organizzato come il Pd, in un paese che ne è stato una roccaforte potesse avere dei segretari di così basso profilo e senza storia alcuna, forse anche senza alcuna concezione di cosa sia un partito, la sinistra, la storia di quelle sezioni che sono diventate circoli Pd…  Quindi la perdita dal punto di vista qualitativo non è di quelle che fanno tremare i polsi. Ma il segnale è serio, serissimo. E la dice anche lunga su come sia stato gestito il Pd a Chiusi negli ultimi anni.

Ma lo smottamento mette anche a rischio la tenuta stessa della maggioranza che governa il Comune. Perché oltre ai segretari, che formalmente, sono i frontmen e frontwomen del partito, pare che anche alcuni consiglieri comunali abbiano dichiarato l’intenzione di aderire a Italia Viva...  Tant’è che l’assemblea degli iscritti di ieri sera ha dato mandato al sindaco Bettollini di avviareuna consultazione ad personam e poi collettiva nel gruppo consiliare, per verificare la possibilità di allargare la coalizione anche a Italia Viva e non avere conseguenze sulla tenuta della maggioranza. Tutto questo nel giro di 10 giorni, non di più. Intanto ieri sera, Bettollini ha salvato il salvabile. Ora ha un po’ di tempo per cercare di limitare i danni. .

Poi, una volta “sistemata” la questione gruppo consiliare-maggioranza, senza strappi, Bettollini comincerà ad occuparsi anche della ricostruzione del Pd. Si spiega forse con questa “apertura” a Italia Viva (necessaria per non far saltare il banco) l’intervento in assemblea dell’assessore Andrea Micheletti , un intervento molto “buonista” su Stefano Scaramelli e sul nuovo partito di Renzi : “Italia Viva non è e non deve essere infatti il nostro avversario politico, i nostri avversari politici sono altri e ben più pericolosi, sono una destra sempre più estremista e razzista che insinua dubbi e che cavalca le paure fra la gente (basta vedere ciò che sta facendo la Lega a livello locale sulla questione Acea, dove a livello nazionale spinge per la costruzione di nuovi inceneritori mentre qui a Chiusi si dichiara contraria a priori ad un impianto che tratta fanghi biologici ), una destra che incita all’odio razziale e alla discriminazione territoriale, una destra che sta conquistando Comuni e Regioni anche a noi vicini sotto falsi civismi (basta vedere quello che è successo a Città della Pieve) e grazie ad una campagna elettorale permanente fatta solo di slogan ad effetto ma senza programmi concreti, una destra che proverà a contenderci anche il Nostro Comune alle prossime elezioni amministrative”.

Mentre sul partito Micheletti  si assume una sorta di ruolo guida e detta la sua linea: rilancio del Pd, cambio di marcia, ancoraggio forte alle idee e ai valori della sinistra, apertura del partito a sensibilità nuove e meno nuove. E messaggi in questo senso sono venuti anche da Simone Agostinelli e Sara Marchini.  Il Pd riparte da loro. Una “troika” che affiancherà il sindaco e anzi adesso sembra assumersi anche l’onere della copertura politica e non solo di braccio amministrativo. Ma dovranno assumere ruoli decisivi. E il Pd non potrà rimanere a lungo senza almeno un segretario-portavoce.

Certo, Bettollini, Micheletti & C. in comune rischiano di trovarsi “ostaggi” di Italia Viva, se questa dovesse risultare decisiva nel numero dei consiglieri e ad un anno e poco più dalle elezioni non è una bella prospettiva.

Il Pd di Chiusi, nonostante l’endorsement bettolliniano per Zingaretti era rimasto evidentemente un partito a forti tinte renziane, con segretari renziani che lo hanno prima democristianizzato, poi piano pian depotenziato e portato all’asfissia. Ora tutti fuori. Se ne vanno come i topi dalla nave che affonda.

Il comandante e i suoi luogotenenti restano sul ponte e al timone, ma non sono mai stati così soli, isolati e in difficoltà. E se anche loro dicono di voler lavorare e lavorano per costruire un accordo con il partito di Renzi e Scaramelli, che “non deve essere considerato un nemico, ma un soggetto con cui confrontarsi e anche fare alleanze”, è chiaro che la frana in atto è di fatto una implosione. Il re è nudo. E il Pd è più morto che vivo. Ma è vero anche che adesso, quel che resta del Pd è un Pd “del tutto derenzizzato”, nessuno è rimasto dentro a fare la quinta colonna o il cavallo di Troia. I renziani o più precisamente i fedelissimi di Scaramelli adesso sono out. Tutti. Quelle presenze che costituivano una sorta di tappo che scoraggiava adesioni da sinistra ed erano una delle ragioni per cui molti si sono allontanati dal Pd, adesso non sono più in campo, stanno altrove, faranno gli assenti in Italia Viva.  A forza di scissioni il Pd è ormai poca cosa, anche a Chiusi, ma a questo punto è  anche un contenitore da riaprire e riempire. L’equivoco renziano è finito. Non in gloria, ma è finito. Micheletti, Agostinelli, Marchini e lo stesso Bettollini (se avrà la costanza di resistere e non gettare a spugna) possono provare a riaprire i giochi, a uscire dalla difensiva e dall’appiattimento sull’amministrazione, rilanciando la politica, aprendo porte e finestre e apparecchiando tavoli di confronto, di discussione. Anche sulla forma e gestione del partito.

Dopo le elezioni regionali umbre si è capito che a sinistra del Pd gli spazi sono pochi e quei pochi sono angusti. Che la Lega può dilagare anche in zone in cui solo pochi anni fa era impensabile che potesse riuscirsi. Che i 5 Stelle non sono più un argine al populismo peggiore e alle derive fasciorazziste. Per un po’ lo sono stati, catalizzando la protesta su binari comunque democratici, adesso anche loro, come il Pd, sono meno della metà di ciò che erano nel 2018, una forza quasi inesistente e ininfluente nei territori. Alternative al Pd (da un’ottica di sinistra) al momento non se ne vedono.

Chiusi è stata per certi versi un laboratorio, un’incubatrice del renzismo. Adesso può diventare – in forza degli eventi – un laboratorio della derenzizzazione del Pd. Che però, come ammette lo stesso Micheletti,  da solo non va da nessuna parte. E non può essere un accordo con quelli di Italia Viva la soluzione. O l’unica soluzione. Perché sarebbe semplicemente un accordo con chi era già dentro e ha solo cambiato etichetta.

m.l.

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