CITTA’ DELLA PIEVE: MA I DUE LEONI DELLA FABBRIZZI AVEVANO DAVVERO LA CAMICIA NERA?

lunedì 01st, aprile 2019 / 10:59
CITTA’ DELLA PIEVE: MA I DUE LEONI DELLA FABBRIZZI AVEVANO DAVVERO LA CAMICIA NERA?
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CITTA’ DELLA PIEVE – Ha suscitato qualche battuta sarcastica la scelta della lista di centro sinistra Città della Pieve in Comune capeggiata da Simona Fabbrizzi di utilizzare l’immagine dei due leoni della fontana della Rocca sul simbolo della lista stessa. Battute sarcastiche perché quella fontana fu voluta e posta in opera dalla prima giunta fascista, nel 1923, per suggellare la realizzazione dell’acquedotto pubblico. Evento peraltro ricordato in una lapide posta sulla facciata di Palazzo Orca, dove il termine “fascista” è stato accuratamente abraso, dopo la caduta del regime. Secondo alcuni, insomma, uno scivolone sulla storia. Un autogol di Simona Fabbrizi e della sinistra pievese di nuovo unita.

Però, a rileggere la storia pievese dei primi del ‘900 si scopre che il merito di aver realizzato l’acquedotto e di aver portato l’acqua ai pievesi non fu esattamente del Fascismo, quanto delle amministrazioni precedenti la presa del potere da parte delle camicie nere. Tutte le amministrazioni della città, sia quelle di stampo liberale che quelle socialiste se ne occuparono, incaricando più volte l’ing. Antonio Verri di trovare la soluzione tecnica più adatta. Il regime fascista che subentrò con elezioni non proprio democratiche e segnate da intimidazioni e violenze, al sindaco socialista Angelo Marroni, fece solo l’ultimo tratto di strada: ottenne l’ultimo finanziamento e inaugurò in pompa magna l’opera, assumendone la paternità, secondo la retorica tipica del regime.

L’acquedotto pubblico era considerato,da tutti,  anche prima dell’avvento del Fascismo un’opera utile, anzi indispensabile, un bene comune da realizzare. E tutti ci misero mano. Non mancarono polemiche e scandali, ma sul “bene comune” erano tutti  d’accordo. E forse proprio questo hanno voluto dire Simona Fabbrizzi e i suoi supporters mettendo i due leoni della fontana nel simbolo della lista. “Il mio primo obiettivo è l’interesse per il bene comune. Spero che nei prossimi giorni il dibattito possa tornare a concentrarsi sulle scelte concrete di cui il nostro Comune ha bisogno. Dobbiamo immaginare come sarà la Città della Pieve dei prossimi 20 anni e riscrivere il suo futuro. Insieme, In Comune», ha scritto la candidata del centro sinistra nella presentazione delle linee fondamentali del suo programma. 

E questa vicenda (piccola piccola, diciamolo) dimostra come sia in atto un tentativo non solo di prendere n castagna il centro sinistra (il che è legittimo), quanto piuttosto di sdoganare di nuovo il fascismo e una certa cultura che sembrava battuta e bandita per sempre e adesso invece rialza la testa… Frasi tipo “il Fascismo ha fatto anche cose buone” (come ad esempio l’acquedotto a Città della Pieve, ha detto qualcuno), sono invece delle bufale, perché il fascismo di cose buone non ne ha fatte e su quelle che sembrano tali ci mise solo il cappello. Anzi il fez. E spesso pure il manganello.

M.L.

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