CHIUSI, OPERE PUBBLICHE PER 2 MILIONI DI EURO IN RAMPA DI LANCIO. PROPAGANDA ELETTORALE? SI’, MA SE SONO OPERE UTILI…

domenica 30th, dicembre 2018 / 16:38
CHIUSI, OPERE PUBBLICHE PER 2 MILIONI DI EURO IN RAMPA DI LANCIO. PROPAGANDA ELETTORALE? SI’, MA SE SONO OPERE UTILI…
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CHIUSI – Per decenni, ogni qualvolta si avvicinavano delle elezioni, i comuni asfaltavano le strade interne all’abitato, facevano portare qualche camion di breccia sulla strade vicinali, rifacevano le strisce pedonali, sistemavano giardini e parchi pubblici. Tutte cose visibili. Mai le fogne, per esempio. “Fossi matto, le fogne chi le vede?” disse una volta l’ex sindaco Ceccaboao, che si dimenticò pure del depuratore nuovo di zecca. Che anche quello era ubicato in mezzo alla campagna e nessuno lo vedeva. Lo riscoprimmo con una”giornalata” noi di Primapagina: era nuovo di zecca, ma sommerso da rovi e erbacce e mai entrato in funzione. Ora è in funzione.

La corsa alle opere pubbliche in periodo preelettorale era una costante. Perché fino ad una trentina di anni fa il voto non era così volatile come adesso: chi votava Pci o Dc o Psi alle politiche votava Pci o Dc  Psi anche alle amministrative (ci poteva essere qualche eccezione nella Dc, con gente che alle comunali votava per il partito di maggioranza, sperando di portare avanti affaruccio che presupponeva, magari il placet dell’amministrazione locale), ma per far sapere le cose dovevi fare i manifesti, o iniziative pubbliche, non c’erano mica i social cone adesso…

Anche accedere alle pagine dei quotidiani non era mica così facile. Chiusi faceva un po’ eccezione perché aveva anche due testate locali: la Ragione, organo del locale Psi, che ebbe però il suo periodo aureo quando il Psi passò all’opposizione e l’Agorà che era nato nelle stanze del Pci, ma era subito diventato una specie di spina nel fianco del partito, come Il Manifesto a livello nazionale. Diciamo che in modo diverso facevano entrambi opposizione, quindi erano poco inclini a celebrare le opere propagandistiche.  Quelle più utili invece trovavano sempre il giusto risalto.

Nel Pci si discuteva molto all’epoca, si litigava pure, anche sulla tendenza, sempre di moda, a fare opere, aprire cantieri e presentare progetti poco prima delle elezioni. Ma gli amministratori che spesso erano l’ala pragmatica del partito che si contrapponeva alla nouvelle vague dell’intellighentia dissidente, facevano notare come, “sì, in quelle opere c’era senza dubbio un pizzico di propaganda, il che poteva anche disturbare le anime più sensibili, ma poi quelle opere rimanevano, le strade asfaltate erano meglio di quando erano piene di buche, i giardinetti sistemati erano meglio di quando versavano in condizioni di abbandono, le strade vicinali erano meglio imbrecciate e livellate che ridotte ad alvei torrentizi…  Claro?

Questo per dire, insomma, che la propaganda (e quella sospetta tempistica delle opere) era in sostanza un modo per mantenere “il legame co il territorio”, era il “prezzo da pagare” per l’utente finale, un po’ come l’Iva, imposta sul valore aggiunto del prodotto, dove il valore aggiunto era appunto l’utilità delle opere in questione.

Il succo del discorso era, quindi, questo: “sì, è propaganda, ma è anche utile, perché le opere non fanno solo mantenere o conquistare consenso, ma servono alla comunità e migliorano lo stato delle cose”.  Il ragionamento, da un punto di vista politico, bisogna ammetterlo, non fa una piega. E’ un ragionamento perfino gramsciano. Forse addirittura leninista, anche se lo facevano pure le amministrazioni a guida democristiana.

Poi certo c’erano anche le opere inutili e talvolta addirittura dannose, proposte da entrambi i fronti. Ma in vista delle campagne elettorali si facevano soprattutto opere di visibilità e fruibilità immediata o quasi. Quindi per lo più cose tutto sommato utili.  Perché chiedere voti sbandierando l’inutile era, anche allora, più complicato…

Dai tempi del Pci, della Dc e del Psi sembra passato un secolo. La generazione dei “nativi digitali” non sa cosa siano stati quei tre partiti. Non ne ha percezione. Parlare di Longo, Pajetta e Berlinguer, di Fanfani, Zaccagnini, Colombo o Craxi, De Martino e Lombardi  ai venti-trentenni di oggi è come parlare loro di Meazza e Piola. Di De Filippis, Gimondi o Battaglin. Di Fittipaldi o Nino Benvenuti…

Eppure quella tendenza a presentare, annunciare, inaugurare opere e cantieri in vista di imminenti elezioni resiste. E persiste. Anche se si tratta di elezioni non amministrative. A Chiusi, per esempio, a primavera si voterà per le Europee, non per il Comune come invece avverrà in molti comuni limitrofi. A Chiusi le comunali ci saranno nel 2021. Siamo solo a metà del guado.

Ma dopo l’ultima seduta dell’anno del Consiglio Comunale, il sindaco Bettollini si è fatto fotografare insieme ai suoi tre assessori Lanari, Micheletti e Marchini e sotto la foto ha annunciato una serie di opere che vedranno la cantierizzazione nel 2019.

Ci fa sapere Bettollini che l’ultima riunione di giunta del 2018 ha infatti approvato una serie di progetti esecutivi: sistemazione del Parco dei Forti per 510  mila euro; riqualificazione urbana della zona di Pozzarelli per 260 mila euro; sistemazione aree esterne e parcheggio al Palasport di Pania per 330 mila euro; riqualificazione urbana di Via Piave, via Montegrappa e Piazza Garibaldi a Chiusi Scalo, per 430 mila euro; ristrutturazione degli antichi lavatoi a Porta Lavinia per 490 mila euro. Opere pubbliche per un totale di oltre 2 milioni di euro. Non proprio bruscolini. E tutta roba molto visibile e di fruibilità immediata. Come da tradizione.

Non si vota per il Comune, ma intanto Bettollini e la sua giunta si portano avanti con il lavoro. E’ propaganda a fini anche elettorali? Probabilmente sì. Sia a fini elettorali a breve (le europee), sia a più lunga scadenza (le comunali 2021). Se però l’annuncio di fine anno sarà rispettato e le opere partiranno davvero, possono tutte dare un volto diverso e una diversa “vivibilità” alla città nel suo complesso. Quindi anche queste opere, come dicevano i vecchi pragmatici amministratori Pci, alla fine rimarranno e andranno a migliorare il quadro preesistente.  Tra l’altro si tratta pure di opere attese e sollecitate in qualche caso dalla popolazione, in altri dalle opposizioni o da associazioni e soggetti diversi, a vario titolo interessati. Roba attesa insomma. Non campata in aria.

Diciamo pure che anche Bettollini, Micheletti & C. pur essendo decisamente più giovani e appartenenti alla generazione digitale e alla cultura social, si dimostrano in questo fedeli alla linea di sempre. Anche quella di partiti che non ci sono più, nemmeno nella memoria collettiva, e che loro hanno solo sfiorato. Ma non sempre le elezioni vengono per nuocere. A volte, oltre che un passaggio democratico essenziale, sono anche un “volano” per far girare soldi e lavoro e per migliorare il quadro d’insieme.

Se porta opere utili e attese da tempo, ben venga anche la propaganda elettorale! Se invece la propaganda non c’entra niente, meglio ancora (ma su questo qualche dubbio ce l’abbiamo).

Se qualcuno pensa che questo giornale abbia cambiato atteggiamento e sia diventato incline ad apprezzare le opere propagandistiche, pensa male. Le opere  di regime (propagandistiche e inutili) non ci sono mai piaciute e non ci piacciono nemmeno adesso (la “pensilona” davanti alla stazione, ad esempio la criticammo duramente), le opere che possono essere utili  alla collettività e migliorative rispetto all’esistente, siamo per valutarle senza preconcetti. Pronti a perdonare anche quel pizzico di propaganda che si portano appresso, o a considerarlo un effetto collaterale peraltro chiaro quanto innocuo, dato lo stato elettorale in cui versa il partito di maggioranza.

m.l. 

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