TORINO, PATTO PETRINI-BETTOLLINI, A GIUGNO 2019 IL CONSIGLIO INTERNAZIONALE DI SLOW FOOD A CHIUSI. UN ALTRO PASSETTINO A SINISTRA…

lunedì 24th, settembre 2018 / 15:53
TORINO, PATTO PETRINI-BETTOLLINI, A GIUGNO 2019 IL CONSIGLIO INTERNAZIONALE DI SLOW FOOD A CHIUSI. UN ALTRO PASSETTINO A SINISTRA…
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TORINO – Dopo quello tra l’ex sindaco di Orvieto Stefano Cimicchi, Beppe Grillo e Carlo Petrini di cui abbiano già parlato, questa mattina al Salone del Gusto di Torino c’è stato un altro incontro ravvicinato di un certo tipo. Stavolta a stringere la ano a guru di Slow Food e “Terra Madre” Petrini  è stato il sindaco di Chiusi Juri Bettollini e con lui anche Paola Fatichenti e Tiziana Tacchi della locale condotta Slow Food e Silvano Aprile, titolare di un pub a Chiusi città , esperto di birre e “ambasciatore” della Birra Tre Fontane prodotta di un convento romano di frati.. 

La stretta di mano, in una kermesse del genere,  ci può stare, E’ come l’autografo di Cristiano Ronaldo al termine di una partita della Juve… Non è quella la notizia. La notizia è che Petrini, Bettollini e il resto della delegazione chiusina hanno concordato che, nel mese di giugno del 2019, il Consiglio Internazionale di Slow Food si terrà a Chiusi.  Una iniziativa in continuità con il Consiglio nazionale della “chiocciola” che i è tenuto nella città di Porsenna nella primavera scorsa.

Non è una  notizia da poco. Perché il marchio Slow Food non è una cosa da poco. E’ il massimo, il top, della cultura del buon mangiare, delle buone pratiche, del recupero delle tradizioni e dei saperi e sapori antichi, che sono, in definitiva una delle prime ricchezza del pianeta. Il termine “Consiglio Internazionale” significa che arriveranno a Chiusi operatori, esperti, intellettuali e “volontari” da tutto il mondo. Non sarà, ovviamente una invasione di massa, ma una platea sceltissima di teste pensanti e palati fini. E, cosa che a nostro avviso, non guasta, teste pensanti nella maniera giusta, antagoniste rispetto al pensiero unico e alla cultura de consumismo sfrenato, delle merendine e del fast food targato Mc Donald’s e che sta alla base non solo della deforestazione e della rapina sistematica delle risorse in ampie zone della Terra, ma anche della filosofia del profitto applicata al vivere quotidiano e pure al mangiare e bere.

Se Chiusi si lega in qualche modo al marchio Slow Food, come ha già fatto stringendo una sorta di patto di partnership con l’Associazione della Chiocciola e va avanti su questa strada non può che essere una cosa positiva, per il turismo, per la promozione della città, di alcuni prodotti particolari come l”oliva minuta, il brustico, la care chianina, il vino…. ma soprattutto per la crescita civile e culturale dei cittadini.

Chiusi ha investito risorse, cioè ha impegnato soldi, persone e idee, nella spedizione al Salone del Gusto/Terra Madre di Torino e ha fatto bene, sono soldi ben spesi. Perché lì, in quei capannoni che un tempo erano una parte della Fiat, c’è il meglio del pensiero progressivo (e progressista) sui temi dell’alimentazione, dell’uso della terra, del rapporto tra cibo e cultura. La manifestazione torinese non è infatti una qualsiasi “borsa del turismo”,  è qualcosa di più e meglio anche delle sfide tra chef stellati che spopolano in tv. E’ il pacifico campo di battaglia tra un’idea del mondo equa e solidale, contro l’idea del mondo di chi vuole chiudere i porti,erigere muri, ripristinare le frontiere e continuare a depredare e sfruttare le risorse altrui, in nome della legge del più forte. 

In questo senso il rapporto con Slow Food che il Comune di Chiusi sta consolidando è anche un altro significativo passettino a sinistra. E in tempi di leghismo (e razzismo) dilagante, di fascismo che rialza la testa, di protezionismo e dazi doganali (vedi Trump), dare fiato e continuità anche a livello locale ad iniziative come Terra Madre ed associazioni come Slow Food (che non a caso nacque intorno al nucleo del “Gambero Rosso”, inizialmente supplemento al Manifesto) è un segnale che ci piace. Come ci piace quel logo di Terra Madre, con i pugni alzati. Evoca ricordi e passioni di altri tempi, ma ci dice anche che, forse, se si vuole invertire la tendenza al declino e all’imbarbarimento (anche del mangiare e bere, quindi del vivere quotidiano) è da lì che bisogna ripartire.

Marco Lorenzoni

 

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