BANNON, SALVINI, ORBAN, LE PEN… NASCE L’INTERNAZIONALE NERA. OBIETTIVO SFASCIARE L’UNIONE EUROPEA E TORNARE AI VECCHI CONFINI

venerdì 21st, settembre 2018 / 18:17
BANNON, SALVINI, ORBAN, LE PEN… NASCE L’INTERNAZIONALE NERA. OBIETTIVO SFASCIARE L’UNIONE EUROPEA E TORNARE AI VECCHI CONFINI
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L’EX STRATEGA DI TRUMP “ARRUOLA” ANCHE I 5 STELLE, I QUALI NON BATTONO CIGLIO. NESSUN IMBARAZZO… LA STAMPA LIBERAL E DI SINISTRA IN ALLARME.

Un paio di settimane fa, il 3 settembre, riportavamo la notizia che l’ex spin doctor di Donald Trump, Steve Bannon, era stato “avvistato” e riconosciuto a Cetona nei giorni di ferragosto. Nello stesso periodi a Parrano si rilassava Phil Murphy, governatore del New Jersey e probabile candidato democratico alla Casa Bianca. Democratico e non Repubblicano, ma molto moderato e molto lontano dalle posizioni di Bernie Sanders e delle giovani e agguerrite nuove leve della sinistra socialista e marxista del partito. Azzardavamo anche l’ipotesi che i due si fossero pure incontrati tra gli ulivi di questa terra di confine tra Umbria e Toscana. Così come adombravamo l’ipotesi che Bannon avesse incontrato anche qualche esponente politico, del’economia o della Finanza italiana, dato l’affollamento di tali personaggi a Cetona e immediati dintorni. 

Nemmeno una settimana dopo, il 9 settembre, ecco un incontro vero, non solo “adombrato”: l’ex capo-stratega di Trump ha tenuto un “summit” a Roma con il leader del Parti Populaire del Belgio Michael Modikamen e Matteo Salvini, leader della Lega. I tre avrebbero stretto un patto di adesione a “The movement”, la fondazione di Bannon che evidentemente è venuto in Europa per fare campagna acquisti e no solo un po’ di  vacanze. E Salvini è considerato da Bannon un colpo importante, una sorta di Higuain per il Milan, se non proprio Cristian Ronaldo per la Juve. “Salvini è la figura più potente del nuovo governo populista italiano” dice Bannon, che aggiunge: “spingeremo per formare un unico gruppo populista al Parlamento Europeo. ma conta di più che i leader populisti, indipendentemente dai partiti si incontrino prima dei vertici europei per prendere posizioni c omuni”. E a questo proposito sempre Bannon ricorda che i populisti sovranisti sono già al potere anche in Finlandia, Danimarca, Austria, nei 4 di Visegrad… Ma il progetto di Bannon non si ferma all’Europa. Il suo obiettivo è di portare tutti i populisti sotto lo stesso tetto: dal’Europa agli Usa, dal Sud America a Israele, dal Pakistan al Giappone…

Tornando all’Italia l’ex stratega di Trump elogia anche Di Maio, oltre Salvini e “arruola” anche lui nel progetto. E due giorni prima di incontrare Salvini e Modikamen, aveva incontrato anche Giorgia Meloni, notizia ripresa e rilancoata solo da Libero e da un sito web di riferimento per le frange neofasciste. Mentre Salvini aveva incontraro Orban.

Pare che Bannon abbia fatto un salto – in incognito o quantomeno senza troppi riflettori addosso –  anche alla Mostra del Cinema di Venezia dove, fuori concorso si presentava un film su di lui, del regista Errol Morris, suo ex compagno di università. E’ in un frammento del film che Bannon dice: «vi chiameranno razzisti e xenofobi, considerate quei termini come medaglie».
The Movement sarà il suo veicolo per sostenere i partiti popolari nazionali magari in un “supergruppo” euroscettico. Anzi nettamente antieuropeo. «Un cavallo di Troia per disintegrare l’Unione: questa è la fantasia di Bannon», ha scritto El Pais. «Quello che sta arrivando è il populismo e sovranismo di destra. Questo governerà», dice invece lo stesso Bannon che immagina un ritorno all’Europa divisa degli Stati nazionali «con le loro identità e i loro confini». Un’Europa piena di muri che guarda in cagnesco chiunque si avvicini…

Lui lo chiama The Movement. Gli osservatori e i giornali liberal la chiamano invee “Internazionale nera”, ma molti indicano in Bannon non il leader, ma lo “stratega” il Rasputin della situzione. L’uomo che ha fatto vincere le elezioni a Trump e sa come si fa. Sa come si fa ed ha pure i soldi per farlo.

La rivista italiana Left, testata orgogliosamente di sinistra, dedica a questa all’adunata di Bannon e soci la copertina e buona parte del numero in edicola da oggi.  Quello di Left è un grido di allarme e, diciamolo pure, anche una chiamata alle armi (culturale, politica, e pacifica, s’intende) contro questa “Internazionale nera” che si va delineando  e che va da Salvini a Orban, dalla Le Pen, ai suprematisti belgi, olandesi, austriaci, danesi, finlandesi, e tedeschi. Con Putin sullo sfondo. E negli Usa i nuovi “nazisti dell’Illinois ” (per dirla con John Belushi, ma non solo dell’Illinois) che marciano a passo dell’oca per le contee con labari e svastiche sulle bandiere.

Di Maio e i 5 Stelle “arruolati” da Bannon nell’esercito populista-sovranista a suon di complimenti, non hanno battuto ciglio. Evidentemente non avvertono imbarazzo. Né fastidio.  Non c’è stato uno tra i pentastellati che abbia detto “not in my name, please”.

Certo, si dirà che se in tutta Europa il vento soffia forte dalla parte del populismo xenofobo, razzista e fascistoide (e anche peggio), è anche perché la classe dirigente “liberal”, quella di matrice “popolare” e quella di sinistra hanno favorito le sperequazioni attuali, hanno lasciato campo libero allo strapotere delle banche e delle elites, hanno smesso di rappresentare e difendere le fasce più povere e più deboli, compresi i lavoratori. E questo è vero, ma la medicina che propone l’Internazionale Nera è quella giusta, o è peggiore del male?

m.l.

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