QUANDO VALDORCIA E VALDICHIANA VENIVANO CHIAMATE “SARDISTAN”: GLI ANNI DEI SEQUESTRI DI PERSONA E… QUEL FIUME DI SOLDI E DI SANGUE

CHIUSI – Due notizie di cronaca nei giorni scorsi hanno riportato la nostra memoria indietro nel tempo. A quando questo territorio veniva chiamato “Sardistan”. Le due notizie sono quella della morte dell’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini e quella della confisca da parte dei Carabinieri dei ROS in Sardegna dell’abitazione del superlatitante Attilio Cubeddu.
Soffiantini fu rapito dall’Anonina Sequestri nel giugno del 1987 e rilasciato dopo 237 giorni di “prigionia” dietro il pagamento di un riscatto di circa 5 miliardi di lire, dopo che nel mese di ottobre prima un tentativo di fuga, poi un blitz delle forze dell’ordine erano andati a vuoto. Nel blitz morì un ispettore di polizia. Soffiantini fu tenuto prigioniero in diversi “covi”, prima nell’Appennino tra Lazio e Abruzzo, poi in Toscana, tra la Maremma e il senese. La liberazione avvenne ad Impruneta, nei pressi di Firenze.
Attilio Cubeddu, è latitante dal gennaio 1997, quando, approfittando di un permesso premio, evase dal carcere nuorese di Badu ‘e Carros dove stava scontando una condanna definitiva a 30 anni di reclusione per un altro sequestro, quella della giovane Cristina Peruzzi, avvenuto a Montepulciano nell’ottobre 1981. Cubeddu, esponente di spicco dell’Anonima sarda, è inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità del Ministero degli Interni.
Ecco perché il sud della Toscana, dai primi anni ’70 veniva chiamato “Sardistan”. Non solo perché la presenza di sardi dediti alla pastorizia stava diventando sempre più numerosa nella campagne di Asciano e delle Crete senesi, in Valdorcia (particolarmente a Radicofani), nella zona tra San Casciano Bagni, Allerona, Trevinano, Acquapendente e anche tra Città della Pieve e l’orvietano, ma anche per la frequenza dei sequestri di persona ad opera dell’anonima: prima della diciassettenne Cristina Peruzzi, figlia di un industriale del cemento con sede a Montepulciano, liberata dopo il pagamento di 800 milioni di lire, nella zona furono rapiti anche Francesco Del Tongo, nove anni, figlio di un industriale delle cucine aretino nel 1980 (il bambino fu rilasciato dopo 3 mesi con un riscatto di 2 miliardi) e l’industriale milanese Marzio Ostini di 38 anni. Quest’ultimo fu sequestrato nel gennaio del ’77 da tre banditi mascherati con accento sardo che chiesero 5 miliardi di riscatto. Dopo un mese abbassarono le richieste a 1 miliardo e 200 milioni, la famiglia pagò, ma il 38enne non fece mai più ritorno a casa. Il suo corpo non è stato mai trovato, perché – dissero alcuni dei rapitori nel corso dei vari processi – fu dato in pasto ai maiali. Ad ucciderlo sarebbe stato Lussorio Salaris, uno della banda, che abitava in località San Donnino a Città della Pieve e temeva di essere stato riconosciuto. Ma la spartizione del riscatto scatenò una faida micidiale tra gli stessi rapitori: uno di loro, Tonino Soru avrebbe eliminato Salaris, trovato morto, “incaprettato” in un fosso non lontano dalla sua abitazione. Ma anche il primo “supertestimone” Andrea Cureli, che aveva tirato in ballo 8 persone (Giacomo Baragliu, Gianfranco Pirrone, Pietro Demurtas, Marco Montalto, Giovanni Piredda, e Battista, Melchiorre e Bernardino Contena) viene anch’egli trovato ucciso a Roma con due colpi di pistola. A parlare di Salaris e Soru è un altro componente della banda, Pietrino Mongile, diventato collaboratore di giustizia, ma implicato nei sequestri del re del caffé Dante Belardinelli e della studentessa toscana Esteranne Ricca. Anche lui avrebbe scagionato come Soru gli otto imputati. Melchiorre Contena, condannato a 30 anni ha visto riconosciuta la sua innocenza quando ormai aveva scontato tutta la pena. Entrato in carcere a 38 anni ne è uscito a 69, stanco e malato.
Così come Ostini anche altri sequestrati in Toscana in quegli anni, non sono mai tornati a casa nonostante il pagamento del riscatto: Bartolomeo Neri, rapito il 30 settembre del 1976 a Monterondo Marittimo in Maremma; Cristiana Bessi, giovane donna manager, contitolare di una tipografia in provincia di Prato; il conte Alfonso de Sayons sequestrato il 3 luglio 1975; nello stesso anno, Piero Pierozzi, Piero Baldassini, il cui cadavere fu rinvenuto alcuni anni dopo, nascosto in una cisterna.
Il 3 ottobre 1990 fu rapito a Perugia Augusto De Megni, 10 anni, figlio di un imprenditore (il nonno, omonimo del nipote, negli anni Ottanta aveva anche fondato una banca ed era all’epoca esponente di rilievo della Massoneria). Il bambino fu liberato dai NOCS che fecero irruzione nel luogo del sequestro, vicino a Volterra, il 22 gennaio 1991.
In Toscana ce ne furono anche altri di sequestri. Otto a danno di minori: oltre alle citate Cristina Peruzzi ed Esteranne Ricca (17 e 16 anni) finirono nelle mani dei banditi Elena Luisi (1 anno e 5 mesi); Andrea Andrei (12 anni), Ilaria Olivari (7 anni), le sorelle tedesche Sabine e Suzanne Kronzucker (13 e 15 anni) e il loro cugino Martin Wacthler (15 anni), tutti liberati a suon di miliardi… Si disse al’epoca che l’Anonima Sequestri, solo in Toscana aveva guadagnato tra il 1975 e l’80 più di 20 miliardi di lire… Molti altri sequestri avvennero nel nord Italia e in Sardegna. Fece molto scalpore quello del cantautore Fabrizio De André e della sua compagna Dori Ghezzi, nel ’79…
All’inizio della “stagione dei sequestri”, primissimi anni ’70, sembrava che l’anonima sarda covasse propositi secessionisti, e avesse contatti con ambienti dell’estremismo rosso (l’editore Feltrinelli, passato alla clandestinità e morto nel ’72 in seguito allo scoppio di un ordigno che stava preparando, a Segrate. O forse “fatto saltare” dai Servizi nel quadro della “strategia della tensione”) per fare della Sardegna una sorta di piccola Cuba del Mediterraneo, tanto che alcune bande di sequestratori erano intitolate a Gramsci o a figure anarchiche… Poi, più tardi, ebbe contatti anche con l’eversione nera e con organizzazioni criminali come la Banda della Magliana. Di sicuro la motivazione sociologica del banditismo sardo, legata al disagio economico, all’isolamento, all’organizzazione familistico-tribale della società contadina dell’isola, alla ricerca di una scorciatoia per il riscatto sociale e politico aveva lasciato il posto ad altro. E probabilmente l’Anonima Sarda fu utilizzata anche per fini e operazioni oscure. Per esempio il personaggio che raccontò molti anni dopo a Primapagina, di aver avuto un ruolo come esponente di Gladio, nella zona tra Chiusi e Città della Pieve, era sardo e di sicuro era in rapporti quantomeno di conoscenza con le famiglie sarde insediate nella zona come quella di Lussorio Salaris o dei Contena…
Alcuni nomi tra quelli finiti nelle cronache per i sequestri degli anni ’70-80 tornarono a galla anche per altre vicende, come quella del mostro di Firenze, come il caso Narducci… In Valdichiana ci sono state successivamente alcune morti poco chiare, come quella di un barista trovato impiccato a San’Albino e di una donna con il figlioletto trovati senza vita dentro una Panda nelle campagne di Chianciano, ma qualche particolare rendeva l’ipotesi dell’omicidio-suicidio con l’ossido di carbonio non del tutto plausibile. Tutti sardi o legati alle famiglie dei sardi della zona, anche loro…
Naturalmente non tutti i sardi di Toscana e Umbria erano implicati nell’industria dei sequestri. La maggior parte probabilmente non lo era. Ma il fatto che fossero una comunità nella comunità e una presenza piuttosto forte nel territorio più impervio, aspro e inaccessibile del’Italia di mezzo, favorì l’equazione sardi=sequestratori nell’opinione pubblica. Una cosa è certa: in quegli anni, anche da queste parti fu una guerra, con morti, feriti e dispersi. Scorse molto sangue e girarono montagne di soldi. Soldi che andarono a finanziare chissà cosa. E i boschi e i calanchi della Tuscia, della Maremma, della Valdorcia, delle Crete senesi tornarono ad essere una specie di Sherwood. O più semplicemente tornarono a rivivere, 100 anni dopo esatti, l’epoca di Domenichino Tiburzi e della sua banda di briganti che si facevano pagare il pizzo dai ricchi per difenderli dai poveri…
Marco Lorenzoni
Anonima Sequestri, Cristina Peruzzi, Sardegna, Toscana
Insomma dagli anni ’60 in poi non ci siamo fatti mancare nulla in Toscana ed oggi la società civile come tutti sanno ha dovuto subire la presenza sui territori di mafia e ndrangheta. Una volta era conosciuta come la civilissima toscana e l’aggettivazione credo che fosse vera, oggi col degrado della politica e l’assoluta mancanza di controllo del territorio che la stessa politica non ha più e che viene demandato alle sole forze dell’ordine viene segnato il punto di massima penetrazione
della delinquenza mafiosa che intercetta come referenti la politica, i flussi di denaro e diciamolo anche la stessa collusione con quelle che la stessa politica inventa e declama come le ”occasioni di sviluppo”. Siamo al punto che le due facce della medaglia semprepiù coincidono nella testa della gente.Poi ci si lamenta se tale gente tenta di sottrarsi guardando oltre tale politica.Come sempre le responsabilità di tutto questo iter non sono di nessuno, sembra quasi un fatto naturale….un fatto contenuto dentro le ragioni dello stesso sviluppo che sembrano inevitabili,ma è il ”sistema di sviluppo ed il sistema valoriale” che vengono alimentati dai soliti princìpie finchè la gente non si è adoperata per radere al suolo la pianta marcia questa infetta con le sue radici tutto quanto trova intorno poichè ” è il sistema dei soldi” che funziona così.
C’è solo da individuare chi lo sostiene a spada tratta e che farebbe ”l’orma del rospo” per non cambiarlo arrampicandosi a quelle che secondo lui sono mille ragioni e chi lo vorrebbe cambiare ma non ha la forza politica di farlo.tira tira tira poi il filo alla fine si spezza e le responsabilità, se non altro quelle morali, non sono dalla parte dei disperati o dei ”sanculotti” ma sono di chi li amministra affinche il sistema resti gattopardescamente inalterato.
Carlo, il fenomeno dei sequestri di persona ad opera dell’Anonima sarda avvenne quando in questo territorio ancora governava il glorioso Pci. Che non c’entrava nulla, ovviamente. E di infiltrazioni mafiose nella zona ne parlava già la Commissione Antimafia diretta da Pier Luigi Vigna nel 1992. Come Primapagina ci facemmo un convegno proprio in quell’anno: si parlava degli alberghi di Chianciano, di aziende agricole e vinicole, di connessioni con le banche… Il Pd – che ha tanti difetti e ormai anche la muffa – era lontano da venire… è arrivato 15 anni dopo… Comunque è vero che in questa zona negli anni ’70-80 non ci siamo fatti mancare niente: dalle bombe fasciste alle Br, da Gladio ai sequestri, dalle infiltrazioni mafiose agli appalti gonfiati e finiti nelle maglie di Tangentopoli… Ma non mi pare di scorgere nelle posizioni dei “sanculotti” di oggi una riflessione seria su questi argomenti, tutt’al più vedo e sento una critica al Pd. Generica e generalizzata. E francamente mi sembra poca cosa..
Mica stò dicendo che il PD sia responsabile diretto dei fenomeni mafiosi ! Vorrei vedere ! Stò dicendo che la poca e scarsa attenzione- se non l’assenza di questa – a tutto questo magma che bolliva in pentola già più di venti anni fa ha portato oggi-giorno dopo giorno- ai fenomeni che riscontriamo dalle cronache dei giornali, oppure ti sembra ben poca cosa come stati dicendo la mancata dovuta attenzione di chi ha governato sia dal centro che nei territori a tali fenomeni? Credo che non ci voglia molto a capire che ci possa essere una responsabilità su chi ha amministrato la politica nei territori se non altro responsabilità sia politica sia morale sia di sicurezza e perciò conseguentemente quel tipo di sviluppo che abbiamo avuto che si è sparso a macchia di leopardo mentre la politica si guardava l’ombelico e discuteva su chi era preponderante se la fazione di destra o quella di centro o quella di sinistra? Le amministrazioni comunali che hanno deciso i piani regolatori dove si sono insediate aziende e dove sono state costruite cubature che ad oggi risultano vuote ci si vuole chiedere tali perchè ? Chianciano è spettrale se si passa sia d’inverno che d’estate ed allora questo fatto non fa venire in mente nulla secondo te? Le autorità dello stato come Magistratura e Forze dell’Ordine hanno soprattutto una attività investigativa e gestionale sulle casistiche di tale natura presenti nei territori, si adoperano per rilevare i fatti quando si producono ma l’interesse dei cittadini chi lo perora se non anche la politica in diretta connessione ed attenzione ai vari fenomeni ? Perchè
non dici che è la natura di sviluppo che è stato portato avanti che ha innescato le varie appetibilità pari pari come succede nel sud e da vari anni anche al Centro ed anche al Nord oppure queste cose non risultano da nessuna parte? Ti sembra quindi ben poca cosa come responsabilità politica e morale di chi ha governato oppure come è solito l’evanescenza è quella che vince e che cancella tutto memoria e fatti ed ogni giorno è un nuovo giorno ? Cos’è anche questa se non crisi? Se non si capisce che questa non è riflessione generica e generalizzata come tu dici che sia ma invece puntuale ed oggettiva ti faccio una domanda: da cosa sono innescati tali processi di cui parliamo forse dai gregari del Giro d’Italia ?No perchè sennò si arriva a dire anche questo…. Non mi stupisce la cosa ma vedo che peggiora sempre di più anche dal lato della cognizione sia della gente comune, che della politica chè dei media.Poi una bella mattina ci si sveglia, si aprono le persiane e t’oh …..guarda chi si vede : la gente in piazza che urla,grida e che si è rotta le balle di coloro dai quali sono stati amministrati e ci si meraviglia che potrebbe fare come Masaniello. ma allora quelli che non volevano” Masaniello” e che oggi di fronte alla debacle dicono che vorrebbero riflettere csui loro limiti ed anche sui loro errori dove erano quando li compivano mentre forti delle loro maggioranze alzavano la manina votando compatti con il loro compitino portato da casa affidandosi ai vertici del loro stesso colore e che oggi vanno in televisione a coniugare la solita litania al futuro ”vedremo”, ”faremo” , ”provvederemo” ”c’è bisogno di ascolto” ? Questa è ”ben poca cosa” non quella che dici tu.