CHIUSI, IL FESTIVAL CANCELLATO E IL DECALOGO DI MONTANARI: COSA PUO’ FARE (E NON FARE) UN SINDACO PER LA CULTURA?

E I PODEMOS ANNUNCIANO LA RICHIESTA DI DIMISIONI DI BETTOLLINI
CHIUSI – “Quando ti prendi carico dei problemi di una comunità ci sono due modi per affrontarli: cercare i colpevoli o cercare le soluzioni. A noi piace molto di più la seconda, anche se ai tempi dei social, piacerebbe più la prima. Restate connessi, arriviamo”. Il comunicato ufficiale non è stato ancora emesso. Ma “arriverà”. Queste parole sono del sindaco e presidente della Fondazione Orizzonti Juri Bettollini e ci vuol poco a capire che siano riferite alla questione del festival estivo cancellato. Bettollini continua a starsene rintanato, non si espone, non replica. Annuncia il verbo, che poi per quanto riguarda il festival sarà solo la conferma dello stop. Per mancanza di risorse. E per non allargare la voragine debitoria della Fondazione.
Le opposizioni anche loro più con commenti sparsi qua e là sui social e postati sotto agli articoli di primapagina tengono ferma la barra sulle responsabilità: “chi ha creato il problema non può esserne la soluzione” dicono sia i 5 Stelle che i Podemos, indicando in Bettollini “uno dei responsabili principali essendo stato prima assessore al bilanci, poi sindaco reggente, sindaco eletto e infine sindaco e presidente della Fondazione”. Luca Scaramelli, capogruppo di Possiamo, in un commento personale su Primapagina annuncia, sia pure en passant e senza clamori, una iniziativa che invece potrebbe essere clamorosa. La richiesta delle dimissioni di Bettollini, “co-artefice del disastro e non salvatore della patria”. Ma sui tempi, nessuna fretta: “Le dimissioni verranno chieste nella forma opportuna, tra l’altro lo statuto del comune di Chiusi non consente di farlo in consiglio comunale…”, scrive Scaramelli. Quindi Possiamo le chiederà, ma se ne parlerà più avanti. Il ferro va battuto quando è caldo, dice il proverbio, e adesso è rovente. Tra qualche settimana chissà… Bettollini punta a presentarsi come colui che ha intimato l’alt, che ha “commissariato ” la Fondazione, che, come un buon padre di famiglia, ha sacrificato la macchina di lusso, per rimettere a posto i conti e porre fine all’emorragia. Sembra che la presidenza della Fondazione l’abbia assunta apposta e probabilmente è proprio così.
Certo una iniziativa del genere, da parte dell’opposizione, magari non otterrebbe l’esito sperato, ma di sicuro costringerebbe sindaco, giunta e Fondazione ad un confronto serrato e senza filtri. In faccia alla gente. La richiesta di dimissioni potrebbe riguardare anche l’assessore Chiara Lanari espressione (sempre secondo i podemos) dell’equivoco che portò già nel 2011 a trasformare l’assessorato alla culrura nell’assessorato a “Chiusi-Promozione”, mischiando capra e cavoli in un pot pourrì che non ha dato frutti.
E in effetti quella scelta, così come quella di creare la Fondazione si è rivelata, alla luce dei fatti, una scelta errata nell’impostazione e nella gestione. E la chiusura del festival una debacle epocale (lo abbiamo già scritto), lo specchio di un fallimento politico prima che economico.
Fatto salvo l’impegno delle persone coinvolte è proprio l’approccio al problema che è risultato sovradimensionato, troppo indirizzato al richiamo turistico, più che alla crescita culturale. E così anche eventidi indubbio valore artistico, di forte provocazione sociale e culturale, sono stati vissuti come situazioni calate dall’alto, e molto lontane, se non estranee, all’humus cittadino. Di questo anche da queste colonne abbiamo più volte invitato a discutere. Non c’è stato verso. E adesso, con la prevedibile levata di scudi dei vari artisti coinvolti nel festival, indignati per la chiusura, che è già uno stillicidio di mazzate all’immagine della città, non vorremmo che passasse pure l’idea che a Chiusi la Cultura e la Bellezza, due cose prima sconosciute, erano arrivate una mattina del 2014 con la ‘carovana’ di Andrea Cigni. Certo, dispiace perdere un momento importante, una opportunità, ma un festival estivo c’era anche prima (da più di 10 anni), in passato ce ne sono stati altri di livello internzionale, la città ha sempre avuto una tradizione musicale e teatrale piuttosto robusta (che per fortuna resiste), qualcosa saprà inventarsi per sopravvivere. Insomma, noi siamo tra quelli che hanno sostenuto Orizzonti e le provocazioni di Andrea Cigni e dei suoi amici, ma non vorremmo che pasasse l’idea che con loro e con il festival nuova versione era arrivata la cultura con la C maiuscola e la città, piena di gente con l’anello al naso, non ha saputo apprezzare, decretandone la cancellazione. Il problema del rapporto Festival- realtà locale c’era, indubbiamente, ma non è stato quello a far scattare lo stop.
Vedremo se, appena Bettollini diffonderà la sua “versione dei fatti” – e sarebbe bene lo facesse alla svelta – prevarrà lo scontro sulle responsabilità e sugli errori di gestione, sui conti del bilancio, sull’impostazione culturale, oppure si cercherà di capire come uscirne, buttando sul tavolo ognuno le proprie idee e proposte. Naturalmente sarà bene anche accertare le responsabilità specifiche per la situazione che si è determinata. Non può sempre finire a tarallucci e vino e senza colpe e colpevoli. Per una questione di correttezza e di rispetto della democrazia.
Quanto al come uscirne, è stato pubblicato oggi un piccolo “Decalogo” su ciò che può fare e non fare un sindaco per la cultura. L’autore è lo storico dell’arte Tomaso Montanari. Ci sembra interessante e assai pertinente rispetto alla situazione specifica di Chiusi. Sembra quasi scritto apposta. Anzi, qua e là, nei vari punti, c’è anche qualche ideuzza che via via nel corso degli anni, ma anche recentemente, è uscita pure da queste colonne.
Eccolo, ci auguriamo che Juri Bettollini un’occhiata gliela dia:
- Costruire spazi e momenti liberi dal mercato: perché la cultura è quella cosa (ormai l’unica) che non ci fa clienti, spettatori, consumatori, ma cittadini sovrani. Recuperare spazi pubblici inutilizzati, non alienarli e metterli invece a disposizione delle associazioni di cittadini che sanno costruire cultura.
- Tenere aperta almeno una biblioteca fino a mezzanotte, tutte le sere.
- Non organizzare nemmeno una mostra: ogni volta che viene voglia di farne una, pensare a quanti monumenti del territorio comunale sono chiusi o in pericolo, e provare a salvarne almeno uno, coinvolgendo i cittadini con una campagna di comunicazione.
- Costruire la politica culturale ascoltando chi sa cos’è la cultura: cioè chi la produce. Non pensare in termini di appartenenza, ma di competenza.
- Investire in ricerca: anche il più piccolo museo civico, se è abitato da un giovane ricercatore, può diventare un luogo di produzione e redistribuzione della conoscenza.
- Invitare un giovane artista ad abitare per qualche mese nel territorio comunale, pagandogli l’ospitalità. E chiedendogli di realizzare un’opera d’arte pubblica per la parte più brutta e disagiata del comune: un’opera la cui esatta destinazione e le cui caratteristiche andranno decise almeno in parte attraverso un cammino di partecipazione.
- Promuovere e finanziare la costituzione di orchestre giovanili di musica classica nei quartieri più degradati e con maggiori problemi di inclusione.
- Assicurarsi che esista almeno un teatro: se c’è, aprirlo a tutti, con agevolazioni, campagne, programmi di collaborazione con le scuole. Se non c’è, farlo.
- Diffidare degli eventi, dei festival, delle inaugurazioni, delleuna tantum: la cultura ha bisogno di strutture stabili, finanziamenti continui, indipendenza dalla politica, visione lunga e disinteressata.
- Praticare la cultura in prima persona: un sindaco che trova il tempo di leggere, ascoltare musica, andare a teatro, conoscere un museo sarà un sindaco migliore. Oltre che un essere umano più compiuto: e, forse, più felice.
Francamente da una mente lucida come Montanari ho sentito di meglio ma sicuramente il punto 9) è particolarmente centrato:
“Diffidare degli eventi, dei festival, delle inaugurazioni, delle una tantum: la cultura ha bisogno di strutture stabili, finanziamenti continui, indipendenza dalla politica, visione lunga e disinteressata.”
Aggiungerei: partendo da queste necessarie basi strutturali, promuovere una Cultura che – nella specifica e unica particolarità italiana – diventi anche un conservare e ravvivare il passato, riviverne i fili che lo legano al nostro presente e che ancora ci nutrono per poi rielaborarli guardando in avanti. Da queste basi – e non il contrario – non è per nulla disdicevole utilizzare tutto questo anche come volano economico e per creare nuova occupazione.
Stavolta scantonare non sarà facile. Il mosaico, anche se a fatica, è stato ricostruito. I fatti parlano chiaro: la Fondazione è piena di debiti, Chiusipromozione è stato un buco nell’acqua e il Festival è chiuso.
Si vuole dare appigli in questa situazione a chi ha sgovernato a proprio piacimento fino ad arrivare a questa situazione insostenibile?
L’ex presidente della Fondazione, Silva Pompili, parla di un deficit di 200.000 euro, il sindaco di trecento. Chi dice la verità?
E’ giusto fare chiarezza?
Queste sono le parole di Bettollini alla presentazione del Festival Orizzonti 2017: ” “È e continuerà ad essere una sfida per la nostra città: in questi tre anni siamo riusciti a raggiungere con molto lavoro e attenzione anche i cittadini più critici rispetto a questo evento. Vogliamo proseguire per creare un modello di rilancio artistico e culturale perché crediamo che anche un piccolo centro come il nostro possa e debba avere la voglia di scommettere sulla cultura”.
Il buco di bilancio era già noto, non è che i buffi sono di questi giorni. E allora cos’è cambiato in questi mesi per arrivare alla chiusura del Festival?
Tu scrivi, ovviamente, quello che ritieni più opportuno ma questi polpettoni che mischiano tutto servono solo, questo è naturalmente la mia opinione, a dare alibi ai responsabili.
Perché, sia chiaro, in questa vicenda ci sono dei responsabili e, a casa mia, non è che a chi combina disastri gli si chiede di aggiustare le cose e magari gli si dice anche grazie.
Il ritornello che recita Bettollini “…cercare i colpevoli o cercare le soluzioni. A noi piace molto di più la seconda…” che è ripreso pari pari da quello che i suoi amici Renzi e Nardella vanno cantilenando da mesi presuppone che non ci si chieda chi è l’autore dei disastri.
E vorrei vedere! Visto che è proprio lui con Scaramelli, Lanari e compagnia cantando l’autore di questo capolavoro.
Quanto alle opposizioni possono aver detto e fatto poco o non a sufficienza, dipende dai punti di vista, (io penso invece che il loro lo abbiano fatto eccome) ma deve essere chiaro che in questa situazione sono parte lesa, come la città e i cittadini di Chiusi.
Non voglio insegnare nulla a nessuno poichè potrei essere l’ultimo dell fila a parlare, ma forse non si considera che consequentemente ai bei discorsi che non posso che approvare, anche quelli di Miccichè a completamento di quanto detto da Tommaso Montanari,vorrei portare la gente su di una riflessione lapalissiana che tiene presente soprattutto i massimi sistemi dove siamo immersi.Ed è quella del fatto che certamente ” con la cultura si potrebbe mangiare” ma in un contesto temporale come quello che stiamo vivendo che dice”senza lilleri non si lallera” e dal momento che siamo attorniati di limitatezza di risorse, i soldi per la cultura soprattutto in presenza dei buchi prodotti non casualmente( participio passato del verbo produrre) da fatti di errata concezione ed applicazione delle risorse,cosa vogliamo intendere che si possa fornire così come vediamo il volano della cultura e per la cultura? In un mondo dove per certi versi manca il necessario ed il superfluo diventa necessario nella testa della gente, vogliamo stabilire quali siano le priorità della cultura e come questa possa essere applicata soprattutto dall’ente pubblico ? Io credo che se nel nostro ragionamento non teniamo presente questo, perdiamo solo del tempo.La cultura oggi è prima di ogni altra cosa una ”scelta politica”, una applicazione di volontà individuali e collettive che si impegnano al coinvolgimento dei cittadini soprattutto per rimuovere le loro coscenze da stati di agnosticismo e di allontanamento dalla realtà nella quale sono costantemente immersi. Ma chi adopera tali leve oggi come oggi s’impegna ad un lavoro che deve essere riconosciuto e che deve essere forse il maggiore investimento di capitale da parte di un ente pubblico quali Comune, Regione, Stato. Con le problematiche esistenziali dei cittadini la cultura che servirebbe alla loro elevazione e chiaramente alla produzione di nuova cultura che faccia loro scoprire mondi, oggi ciò che prevale come tendenza è tutt’altro che ”cultura”.Quindi il ”sarebbe”, ”farebbe” potrebbe” sono verbi purtroppo coniugati al condizionale.Forse non se ne esce se non con un grosso scrollone che defenestri chi ci ha condotto a questi punti ai quali i cittadini sono stati sensibilizzati affinche fosse data la fiducia.E se la fiducia tradita produce sempre fiducia, la cosa non finisce poichè i cittadini berranno quell’acqua.Finirà solo quando i cittadini stanchi di pagare prezzi alla politica, a questa politica,decideranno di cambiare musica. Ma fino ad allora i discorsi purtroppo resteranno discorsi.Ed è quello che esiste oggi.
Sono stato il primo a dare la notizia dello stop al festival, parlando di debacle epocale, di fallimento politico e non solo e comico (cose ribadite anche in questo articolo), ho scritto che in altri tempi le opposizioni, per una cosa del genere avrebbero già chiesto le dimissioni del sindaco e compagnia al seguito. Chiaro che la città è parte leda e non solo per il debito, ma per essere stata privata di una opportunità di crescita culturale e per il danno d’immagine che da ciò discenderà. Detto questo, però, che si fa? Si ingaggia una battaglia politica per mandare a casa Bettollini & c che però potrebbe non avere successo, o si cerca di valutare le mosse che Bettollini farà, cercando di incidere sull’esito e su un ripensamento generale dell’operazione fondazione -gestione della cultura?
Marco rispondimi in tutta onestà, secondo te è giusto che Bettollini essendo stato negli anni del disastro assessore al bilancio poi Sindaco, dopo che pochi mesi fa alla presentazione del festival ha dichiarato: “È e continuerà ad essere una sfida per la nostra città: in questi tre anni siamo riusciti a raggiungere con molto lavoro e attenzione anche i cittadini più critici rispetto a questo evento. Vogliamo proseguire per creare un modello di rilancio artistico e culturale perché crediamo che anche un piccolo centro come il nostro possa e debba avere la voglia di scommettere sulla cultura”, e dopo che a bilancio approvato in data 10 marzo, nel consiglio comunale del 31 marzo ha omesso di dire, su precisa sollecitazione che conosceva quel bilancio, dopo che il bilancio è stato reso noto a due mesi e mezzo dalla sua approvazione, abbia la possibilità ancora di fare delle “mosse”, come le definisci te, su questa vicenda? e secondo te è giusto che i cittadini, parte lesa nella vicenda, debbano aspettare le sue mosse o pretendere che i rimedi li metta in atto chi non ha contribuito a creare il disastro?
La realtà, Luca, è che il pallino ce l’ha in mano Bettolini. Io non ho detto che debba essere lui a trovare la medicina per risanare il disastro. Anzi, credo che qualcuno dovrà fare mea culpa. Ho detto che forse vale la pena valutare le mosse che farà Bettollini e ciò che proporrà. Anche se, a mio avviso, le opposizioni hanno in mano le carte per fare una loro battaglia, anche per chiederne le dimissioni (come ho già scritto), senza aspettare alcunché.
Ma tra chiedere e ottenere c’è di mezzo di tutto. E il risultato non è scontato. Siccome non credo che Bettollini abbia intenzione di dimettersi da solo, o che la maggioranza lo sfiducerà, penso che discutere ciò che proporrà e le spiegazioni che darà, cercando di mettere i puntini sulle i riguardo alle responsabilità personali e politiche, e cercando di incidere il più possibile sul “piano di rilancio” della cultura e sulla ridefinizione del ruolo e delle caratteristiche della Fondazione possa essere una battaglia più utile alla collettività. Se Bettollini proporrà una Fondazione ridemensionata, fortemente condizionata da indirizzi pubblici, più vicina alle realtà cultuturali locali (e questo mi pare già in atto), magari avviandosi al superamento di un ente che si è capito che non serve; se si svincolerà dall’equivoco cultura uguale turismo uguale promozione, io non ci sputerei sopra, ricordandogli ovviamente, che si è accorto troppo tardi, anche lui, del disastro.
Credo che le dimissioni del Sindaco vadano chieste comunque. Ovviamente non avranno esito ma è giusto che venga sottolineata ai cittadini elettori la gravità di quanto accaduto, sia nel merito che nel metodo, ovvero il perdurante torbido delle acque (l’opposto della sbandierata “trasparenza”).
Poi le Minoranze provino a diventare Opposizioni e tratteggino la strada da seguire; diventeranno più credibili e si candideranno ad essere l’alternativa. Ai tempi della Primavera si parlò di indicare gli assessori e i loro programmi prima del voto. Poi non se ne fece nulla per le resistenze ad innovare i comportamenti politici ma la strada era quella giusta.
“…..Vogliamo proseguire per creare un modello di rilancio artistico e culturale….” dice il Sindaco. Io quale fosse questo modello di rilancio artistico e culturale non l’ho mai capito e, a questo punto, forse non si saprà mai. Le proto-opposizioni indichino perciò una loro strategia complessiva e le possibili coperture. Insomma strappino il servizio…in politica si dice: dettino l’agenda.
preciso! (ed è quello che ho sempre sostenuto, anche chiedendo a te di fare una propopsta di “Festival compatibile” con le risorse e il contesto o dicendo che le opposizioni hanno utte le carte per avviare una battaglia, senza escludere appunto la richiesta di dimissioni…)
Non è per fare la corsa a chi è più bravo, però continui a sbandierare che sei stato il primo ad annunciare che il festival non si faceva, a parte che credo non sarebbe chissà quale vanto, se si guarda bene sono stato io nell’ultimo consiglio comunale a evidenziare il fatto che il festival saltava, ma non è questo il punto, in ogni articolo ti sei dimostrato disposto ad attendere le decisioni del sindaco e anche oggi hai risposto, di fatto, alla mia domanda che secondo te il sindaco ha titolo per presentare ricette per una malattia di cui è una delle cause. I toni erano gli stessi in un articolo del 10 Aprile a commento di un comunicato della lista Possiamo, dove concludevi dicendo: “Le nomine del nuovo Cda e del direttore arriveranno a giorni. Vedremo quali conigli tirerà fuori Bettollini dal cilindro. Poi sarà subito… estate, con il Lars Rock Fest e e il festival Orizzonti già alle porte…”, quelle nomine sono arrivate dopo più di un mese, così come la pubblicazione del bilancio, il Festival invece ha fatto la fine che ha fatto.
E dal cilindro non sono usciti dei bei conigli mi sembra ma un disastro che è sotto gli occhi di tutti.