CHIUSI, LA PRIMA CONFERENZA SULLA CULTURA: UN PATRIMONIO CHE NON FRUTTA E LE POSSIBILI RICETTE. VERSO UN RIDIMENSIONAMENTO DELLA FONDAZIONE?

lunedì 17th, ottobre 2016 / 13:13
CHIUSI, LA PRIMA CONFERENZA SULLA CULTURA: UN PATRIMONIO CHE NON FRUTTA E LE POSSIBILI RICETTE. VERSO UN RIDIMENSIONAMENTO DELLA FONDAZIONE?
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CHIUSI – Quando 4 anni fa, da queste colonne proponemmo per la prima volta gli “Stati generali della cultura” e tutte le volte che abbiamo ribadito la proposta, pensavamo ad una discussione sulle risorse materiali e umane disponibili (il patrimonio archeologico e storico, le esperienze e le compagnie teatrali, le band musicali, i pittori, gli scultori, gli scrittori), sugli eventi, sulle strutture (il teatro, le sale polivalenti ecc.), sulle risorse finanziarie e su come fare per valorizzare quelle risorse sia per una crescita civile e sociale della cittadinanza, ma anche per aumentare l’appeal della città  e quindi creare nuove opportunità anche di reddito. E pensavamo anche ad una discussione che coinvolgesse oltre agli enti “gestori” (il Comune, la Soprintendenza, la Fondazione Orizzonti ecc.) anche i soggetti attivi, quelli che la cultura e l’arte in qualche modo la producono. E cioè teatranti, musicisti, artisti ecc. arte-cultura2

Sabato scorso si è tenuta la prima delle due Conferenze programmate dal Comune su Cultura, arte e turismo. La seconda si terrà il 12 novembre. L’Amministrazione non ha voluto chiamarle Stati generali, ma il senso più o meno è quello. E anche lo svolgimento si è avvicinato abbastanza all’idea che avevamo anche noi. Innanzitutto più che di una conferenza, si è trattato di una prima giornata di lavoro su 6 tavoli tematici diversi nei quali si è cercato di fare il punto e di fornire qualche risposta, e qualche proposta sui vari argomenti: dal concetto di arte e cultura, al patrimonio archeologico, storico e artistico, dall’accoglienza all’uso delle strutture, dalla promozione e marketing all’offerta turistico-ricettiva… Tavoli aperti (ognuno poteva iscriversi) e partecipati e anche compositi per estrazione dei vari componenti. Segno di una certa voglia, diffusa,  di parlare della questione. La prima conferenza non è entrata specificamente nel merito di alcune questioni, non ha messo i piedi nel piatto (cosa che sarà necessaria, se si vuol discutere seriamente), ha parlato poco o nulla di cifre e di bilanci, ma qualche numero lo ha fornito e ha fornito anche più di uno spunto di riflessione.

Sfrondata di un po’ di retorica iniziale e della parola “bello” usata troppe volte in apertura dal sindaco e dall’assessore Lanari, se la giornata si considera la prima di due e soprattutto il primo passo per avviare un ragionamento a 360 gradi su quella che è la voce numero 5 del bilancio comunale, non è stata una giornata sprecata. Diciamo che può segnare, almeno nelle intenzioni, un approccio diverso nel considerare e affrontare una questione che in una città come Chiusi è tutt’altro che secondaria. Certo, poteva anche andare meglio.

LE ASSENZE PESANTI

Perché se si è discusso sul patrimonio, sulle risorse, sulle opportunità, sulle criticità, alla discussione non hanno partecipato, se non in misura molto limitata, i soggetti attivi: i teatranti, i musicisti, i pittori, gli scultori, gli autori. Diciamo che è mancato un interlocutore fondamentale, l’humus, il motore della macchina. E la discussone è risultata senz’altro monca.

Sono mancate anche le opposizioni. I “Podemos” che pure hanno dato alla cultura un grande peso nel loro programma elettorale 4 mesi fa, hanno fatto solo una “capatina”, senza intervenire. I 5 Stelle non si son fatti nemmeno vedere, fedeli alla linea che loro giocano solo se il pallone lo portano da casa. Entrambi i gruppi di minoranza avrebbero potuto partecipare e dire magari che secondo loro l’iniziativa era sbagliata, inutile o impostata male. Sarebbe stato un contributo al dibattito e alla comprensione generale. Con l’assenza e il silenzio hanno solo lasciato più spazi di campo a Bettollini & C.

Ma l’assenza alla fine più clamorosa e e più pesante è stata un’altra: quella di Andrea Cigni direttore artistico del festival Orizzonti, adesso anche della stagione invernale del Mascagni, fresco di rinnovo dell’incarico per altri 3 anni… Cigni è la figura che “maneggia” e dispone della fetta più consistente della torta: perché il festival estivo e la stagione invernale come voce di spesa sono le più significative di tutto il comparto. Sarà stato pure assente giustificato il direttore Cigni (così ha detto il sindaco), ma poteva almeno mandare un messaggio video, un intervento scritto. Oggi la tecnologia aiuta. L’assenza totale  invece è un pessimo segnale nei confronti degli operatori, della città, della Fondazione e della stessa Amministrazione comunale. Un segnale di distacco che non depone a favore di un maggiore coinvolgimento della cittadinanza e degli operatori nelle varie iniziative, festival Orizzonti compreso. Cosa questa del coinvolgimento, che ha costituito una sorta di leitmotiv di tutta la giornata: fare squadra, lavorare tutti per il medesimo obiettivo, far sentire i festival e le varie iniziative patrimonio di tutti…

Assenti, purtroppo, anche i dirigenti e gli operatori scolastici. Il sindaco ha fatto ammenda per non averli espressamente invitati.

Detto questo cosa è emerso dalla giornata di sabato?

UN PATRIMONIO CHE NON FRUTTA

E’ emerso che Chiusi ha una dotazione di tesori (il patrimonio di famiglia) di grandissimo rilievo. Per molti versi unica. Ed ha anche una certa vitalità, superiore ad altri paesi di uguali dimensioni, della zona e non solo, sotto l’aspetto della creatività, della “produzione” culturale. Sia per quanto riguarda i “grandi eventi”, che per l’attività locale, fatta da compagnie teatrali, band musicali di sana e robusta tradizione o di nuovissima generazione, da artisti di livello… Ma nonostante la “ricchezza”, è una città che stenta a decollare, ad emergere, a entrare nei circuiti più seguiti e denota ancora una diversità di atteggiamento tra Chiusi città e Chiusi Scalo, per non parlare delle frazioni.

Ed è emerso anche – e questo forse è il limite e l’equivoco di fondo più evidente dell’iniziativa promossa dal Comune – che ancora a Chiusi si confonde troppo la cultura (intesa anche come produzione di eventi teatrali, musicali, artistici) con la promozione turistica. Le due cose sono ovviamente complementari, perché gli eventi culturali portano spettatori, quindi turisti, contribuiscono ad accrescere la visibilità e la conoscenza del luogo. Fanno promozione. Ma non tutto si può ridurre ad una questione di “incoming”.  E poi di accoglienza.

L’ACCOGLIENZA, IL TURISMO E LA CULTURA CHE E’ SOLO CULTURA…

Certo è importante che le strutture ricettive siano all’altezza e sufficienti, che nei musei ci siano guide che parlano altre lingue (cosa che oggi non avviene), che i bar e i ristoranti offrano un servizio adeguato, che gli operatori commerciali siano essi stessi in grado di fornire informazioni di massima sulle bellezze e sugli eventi della città e su questo i vari tavoli hanno anche fornito indicazioni operative: più cura dell’arredo urbano, immagini e servizi che richiamino la peculiarità del luogo agli ingressi della città (come la bella immagine del Perugino, messa da Città della Pieve alla rotonda di Po’ Bandino, per capirsi), corsi di formazione e informazione per gli operatori, maggiore integrazione con i comuni limitrofi o con identiche vocazioni: gli etruschi, per esempio… Ma c’è anche una cultura che costa più di quanto fa guadagnare, che però serve a creare coscienza critica, a creare cittadini più informati, più attenti, più consapevoli. Quindi più democratici e migliori. Così come è importante incentivare, sostenere e valorizzare le esperienze culturali locali: perché più gente fa teatro, più gente suona, più gente scrive o scatta fotografie o dipinge… più la città sarà ricca, curiosa, vivace. Questo non vuol dire che bastino le esperienze locali; che si possano mettere sullo stesso piano le compagnie locali con quelle professionistiche di livello nazionale o internazionale che vengono al festival Orizzonti, per dire. E’ stato forse un errore proporre spettacoli di compagnie locali in piazza Duomo, sullo stesso palco degli spettacoli top, non è un errore, anzi è fondamentale che anche i festival (da Orizzonti al Lars, alla Stagione del Mascagni) trovino spazi e modi diversi per valorizzare il tessuto teatrale e musicale indigeno.

LE PRIORITA’? UNO SPAZIO “OFF” ALLO SCALO… 

A questo proposito è emersa con una certa forza una esigenza (più volte sollecitata da Primapagina e adesso espressa anche da altri): quella di un luogo fisico allo Scalo in cui poter fare “cultura off”. Teatro e musica live, ma anche sala prove, sala mostre e convegni, luogo di incontro e contaminazione tra arti, stili, linguaggi diversi. Per questo tipo di attività il teatro è troppo impegnativo, troppo costoso e non del tutto adatto.  Nello stesso tempo qualcuno ha proposto anche di allargare i luoghi di spettacolo e iniziativa culturale, portando degli eventi anche in piazze, quartieri, frazioni finora tagliate fuori. Non tutti gli spettacoli si possono fare in una piazzetta di periferia, a qualcuno sì… Che poi  è quello che faceva Dario Fo negli anni ’70. E ci ha preso il premio Nobel…

SCUOLE ASSOCIAZIONI E OPERATORI COME SOGGETTI ATTIVI…

Sempre su questo terreno della “cultura come crescita civile” della popolazione dalla conferenza di sabato è venuta anche la proposta di un maggiore coinvolgimento delle scuole, attraverso le “uscite didattiche” per far conoscere ai ragazzi il patrimonio storico e archeologico e ambientale, ma anche attraverso incontri con i docenti per far conoscere anche a loro non solo il patrimonio, ma pure gli eventi storici, sociali che hanno caratterizzato questo territorio e che troppo spesso vengono ignorati dai programmi scolatici, pur essendo eventi della grande storia, non di quella minuta e materiale… turchetti

Stesso discorso, potrebbe valere per le parrocchie, per le associazioni volontaristiche che sono anche tour operator e che potrebbero organizzare dei trekking urbani, visite guidate, serate a tema ecc… I commercianti faranno dei corsi per saperne di più… Già quest’anno hanno partecipato attivamente al “contorno” del Lars Rock Fest e del festival Orizzonti. I coinvolgimento aiuta: qualcuno a luglio ha denunciato il festival rock perché faceva troppo rumore (i festival rock fanno rumore). Gli esercenti che hanno lavorato per allestire le vetrine in chiave rock avrebbero mai fatto una denuncia?

IL COMUNE SI RIMETTE IN PROPRIO?

Altra cosa emersa e sottolineata da più tavoli e da più interventi, nella seduta plenaria pomeridiana è l’assenza e quindi la necessità di un maggiore coordinamento tra i vari soggetti e le varie iniziative. In sostanza di una cabina di regia unica a cui tutto dovrebbe far riferimento per evitare sovrapposizioni, doppioni, incomprensioni. Magari con la consolle nella mani del Comune. A questo proposito il sindaco Bettollini, che ha ascoltato tutti e si è detto fortemente motivato e interessato da questo aspetto dell’attività amministrativa, ha annunciato per fine anno la costituzione di un “Nuovo soggetto” che potrebbe andare proprio nella direzione appena accennata della “regia unica”. Che sia un ridimensionamento o ridisegno del ruolo della Fondazione e una riappropriazione di funzioni da parte del Comune? L’impressione è questa. Si vedrà. Intanto il messaggio che esce dalla giornata di sabato 15 ottobre è che con la cultura si mangia. E una città come Chiusi che è uno “scrigno” pieno di tesori, ma poco conosciuto, ci deve puntare forte. Per fare reddito, certo. Ma anche e soprattutto per migliorare la città e il modo di essere cittadini. In questo senso la storia, la memoria, l’arte, il teatro, la musica, la scrittura… sono medicine molto efficaci. Ma bisogna crederci.

m.l.

 

 

 

 

 

 

 

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