CHIUSI, LA PRIMA CONFERENZA SULLA CULTURA: UN PATRIMONIO CHE NON FRUTTA E LE POSSIBILI RICETTE. VERSO UN RIDIMENSIONAMENTO DELLA FONDAZIONE?

CHIUSI – Quando 4 anni fa, da queste colonne proponemmo per la prima volta gli “Stati generali della cultura” e tutte le volte che abbiamo ribadito la proposta, pensavamo ad una discussione sulle risorse materiali e umane disponibili (il patrimonio archeologico e storico, le esperienze e le compagnie teatrali, le band musicali, i pittori, gli scultori, gli scrittori), sugli eventi, sulle strutture (il teatro, le sale polivalenti ecc.), sulle risorse finanziarie e su come fare per valorizzare quelle risorse sia per una crescita civile e sociale della cittadinanza, ma anche per aumentare l’appeal della città e quindi creare nuove opportunità anche di reddito. E pensavamo anche ad una discussione che coinvolgesse oltre agli enti “gestori” (il Comune, la Soprintendenza, la Fondazione Orizzonti ecc.) anche i soggetti attivi, quelli che la cultura e l’arte in qualche modo la producono. E cioè teatranti, musicisti, artisti ecc.
Sabato scorso si è tenuta la prima delle due Conferenze programmate dal Comune su Cultura, arte e turismo. La seconda si terrà il 12 novembre. L’Amministrazione non ha voluto chiamarle Stati generali, ma il senso più o meno è quello. E anche lo svolgimento si è avvicinato abbastanza all’idea che avevamo anche noi. Innanzitutto più che di una conferenza, si è trattato di una prima giornata di lavoro su 6 tavoli tematici diversi nei quali si è cercato di fare il punto e di fornire qualche risposta, e qualche proposta sui vari argomenti: dal concetto di arte e cultura, al patrimonio archeologico, storico e artistico, dall’accoglienza all’uso delle strutture, dalla promozione e marketing all’offerta turistico-ricettiva… Tavoli aperti (ognuno poteva iscriversi) e partecipati e anche compositi per estrazione dei vari componenti. Segno di una certa voglia, diffusa, di parlare della questione. La prima conferenza non è entrata specificamente nel merito di alcune questioni, non ha messo i piedi nel piatto (cosa che sarà necessaria, se si vuol discutere seriamente), ha parlato poco o nulla di cifre e di bilanci, ma qualche numero lo ha fornito e ha fornito anche più di uno spunto di riflessione.
Sfrondata di un po’ di retorica iniziale e della parola “bello” usata troppe volte in apertura dal sindaco e dall’assessore Lanari, se la giornata si considera la prima di due e soprattutto il primo passo per avviare un ragionamento a 360 gradi su quella che è la voce numero 5 del bilancio comunale, non è stata una giornata sprecata. Diciamo che può segnare, almeno nelle intenzioni, un approccio diverso nel considerare e affrontare una questione che in una città come Chiusi è tutt’altro che secondaria. Certo, poteva anche andare meglio.
LE ASSENZE PESANTI
Perché se si è discusso sul patrimonio, sulle risorse, sulle opportunità, sulle criticità, alla discussione non hanno partecipato, se non in misura molto limitata, i soggetti attivi: i teatranti, i musicisti, i pittori, gli scultori, gli autori. Diciamo che è mancato un interlocutore fondamentale, l’humus, il motore della macchina. E la discussone è risultata senz’altro monca.
Sono mancate anche le opposizioni. I “Podemos” che pure hanno dato alla cultura un grande peso nel loro programma elettorale 4 mesi fa, hanno fatto solo una “capatina”, senza intervenire. I 5 Stelle non si son fatti nemmeno vedere, fedeli alla linea che loro giocano solo se il pallone lo portano da casa. Entrambi i gruppi di minoranza avrebbero potuto partecipare e dire magari che secondo loro l’iniziativa era sbagliata, inutile o impostata male. Sarebbe stato un contributo al dibattito e alla comprensione generale. Con l’assenza e il silenzio hanno solo lasciato più spazi di campo a Bettollini & C.
Ma l’assenza alla fine più clamorosa e e più pesante è stata un’altra: quella di Andrea Cigni direttore artistico del festival Orizzonti, adesso anche della stagione invernale del Mascagni, fresco di rinnovo dell’incarico per altri 3 anni… Cigni è la figura che “maneggia” e dispone della fetta più consistente della torta: perché il festival estivo e la stagione invernale come voce di spesa sono le più significative di tutto il comparto. Sarà stato pure assente giustificato il direttore Cigni (così ha detto il sindaco), ma poteva almeno mandare un messaggio video, un intervento scritto. Oggi la tecnologia aiuta. L’assenza totale invece è un pessimo segnale nei confronti degli operatori, della città, della Fondazione e della stessa Amministrazione comunale. Un segnale di distacco che non depone a favore di un maggiore coinvolgimento della cittadinanza e degli operatori nelle varie iniziative, festival Orizzonti compreso. Cosa questa del coinvolgimento, che ha costituito una sorta di leitmotiv di tutta la giornata: fare squadra, lavorare tutti per il medesimo obiettivo, far sentire i festival e le varie iniziative patrimonio di tutti…
Assenti, purtroppo, anche i dirigenti e gli operatori scolastici. Il sindaco ha fatto ammenda per non averli espressamente invitati.
Detto questo cosa è emerso dalla giornata di sabato?
UN PATRIMONIO CHE NON FRUTTA
E’ emerso che Chiusi ha una dotazione di tesori (il patrimonio di famiglia) di grandissimo rilievo. Per molti versi unica. Ed ha anche una certa vitalità, superiore ad altri paesi di uguali dimensioni, della zona e non solo, sotto l’aspetto della creatività, della “produzione” culturale. Sia per quanto riguarda i “grandi eventi”, che per l’attività locale, fatta da compagnie teatrali, band musicali di sana e robusta tradizione o di nuovissima generazione, da artisti di livello… Ma nonostante la “ricchezza”, è una città che stenta a decollare, ad emergere, a entrare nei circuiti più seguiti e denota ancora una diversità di atteggiamento tra Chiusi città e Chiusi Scalo, per non parlare delle frazioni.
Ed è emerso anche – e questo forse è il limite e l’equivoco di fondo più evidente dell’iniziativa promossa dal Comune – che ancora a Chiusi si confonde troppo la cultura (intesa anche come produzione di eventi teatrali, musicali, artistici) con la promozione turistica. Le due cose sono ovviamente complementari, perché gli eventi culturali portano spettatori, quindi turisti, contribuiscono ad accrescere la visibilità e la conoscenza del luogo. Fanno promozione. Ma non tutto si può ridurre ad una questione di “incoming”. E poi di accoglienza.
L’ACCOGLIENZA, IL TURISMO E LA CULTURA CHE E’ SOLO CULTURA…
Certo è importante che le strutture ricettive siano all’altezza e sufficienti, che nei musei ci siano guide che parlano altre lingue (cosa che oggi non avviene), che i bar e i ristoranti offrano un servizio adeguato, che gli operatori commerciali siano essi stessi in grado di fornire informazioni di massima sulle bellezze e sugli eventi della città e su questo i vari tavoli hanno anche fornito indicazioni operative: più cura dell’arredo urbano, immagini e servizi che richiamino la peculiarità del luogo agli ingressi della città (come la bella immagine del Perugino, messa da Città della Pieve alla rotonda di Po’ Bandino, per capirsi), corsi di formazione e informazione per gli operatori, maggiore integrazione con i comuni limitrofi o con identiche vocazioni: gli etruschi, per esempio… Ma c’è anche una cultura che costa più di quanto fa guadagnare, che però serve a creare coscienza critica, a creare cittadini più informati, più attenti, più consapevoli. Quindi più democratici e migliori. Così come è importante incentivare, sostenere e valorizzare le esperienze culturali locali: perché più gente fa teatro, più gente suona, più gente scrive o scatta fotografie o dipinge… più la città sarà ricca, curiosa, vivace. Questo non vuol dire che bastino le esperienze locali; che si possano mettere sullo stesso piano le compagnie locali con quelle professionistiche di livello nazionale o internazionale che vengono al festival Orizzonti, per dire. E’ stato forse un errore proporre spettacoli di compagnie locali in piazza Duomo, sullo stesso palco degli spettacoli top, non è un errore, anzi è fondamentale che anche i festival (da Orizzonti al Lars, alla Stagione del Mascagni) trovino spazi e modi diversi per valorizzare il tessuto teatrale e musicale indigeno.
LE PRIORITA’? UNO SPAZIO “OFF” ALLO SCALO…
A questo proposito è emersa con una certa forza una esigenza (più volte sollecitata da Primapagina e adesso espressa anche da altri): quella di un luogo fisico allo Scalo in cui poter fare “cultura off”. Teatro e musica live, ma anche sala prove, sala mostre e convegni, luogo di incontro e contaminazione tra arti, stili, linguaggi diversi. Per questo tipo di attività il teatro è troppo impegnativo, troppo costoso e non del tutto adatto. Nello stesso tempo qualcuno ha proposto anche di allargare i luoghi di spettacolo e iniziativa culturale, portando degli eventi anche in piazze, quartieri, frazioni finora tagliate fuori. Non tutti gli spettacoli si possono fare in una piazzetta di periferia, a qualcuno sì… Che poi è quello che faceva Dario Fo negli anni ’70. E ci ha preso il premio Nobel…
SCUOLE ASSOCIAZIONI E OPERATORI COME SOGGETTI ATTIVI…
Sempre su questo terreno della “cultura come crescita civile” della popolazione dalla conferenza di sabato è venuta anche la proposta di un maggiore coinvolgimento delle scuole, attraverso le “uscite didattiche” per far conoscere ai ragazzi il patrimonio storico e archeologico e ambientale, ma anche attraverso incontri con i docenti per far conoscere anche a loro non solo il patrimonio, ma pure gli eventi storici, sociali che hanno caratterizzato questo territorio e che troppo spesso vengono ignorati dai programmi scolatici, pur essendo eventi della grande storia, non di quella minuta e materiale…
Stesso discorso, potrebbe valere per le parrocchie, per le associazioni volontaristiche che sono anche tour operator e che potrebbero organizzare dei trekking urbani, visite guidate, serate a tema ecc… I commercianti faranno dei corsi per saperne di più… Già quest’anno hanno partecipato attivamente al “contorno” del Lars Rock Fest e del festival Orizzonti. I coinvolgimento aiuta: qualcuno a luglio ha denunciato il festival rock perché faceva troppo rumore (i festival rock fanno rumore). Gli esercenti che hanno lavorato per allestire le vetrine in chiave rock avrebbero mai fatto una denuncia?
IL COMUNE SI RIMETTE IN PROPRIO?
Altra cosa emersa e sottolineata da più tavoli e da più interventi, nella seduta plenaria pomeridiana è l’assenza e quindi la necessità di un maggiore coordinamento tra i vari soggetti e le varie iniziative. In sostanza di una cabina di regia unica a cui tutto dovrebbe far riferimento per evitare sovrapposizioni, doppioni, incomprensioni. Magari con la consolle nella mani del Comune. A questo proposito il sindaco Bettollini, che ha ascoltato tutti e si è detto fortemente motivato e interessato da questo aspetto dell’attività amministrativa, ha annunciato per fine anno la costituzione di un “Nuovo soggetto” che potrebbe andare proprio nella direzione appena accennata della “regia unica”. Che sia un ridimensionamento o ridisegno del ruolo della Fondazione e una riappropriazione di funzioni da parte del Comune? L’impressione è questa. Si vedrà. Intanto il messaggio che esce dalla giornata di sabato 15 ottobre è che con la cultura si mangia. E una città come Chiusi che è uno “scrigno” pieno di tesori, ma poco conosciuto, ci deve puntare forte. Per fare reddito, certo. Ma anche e soprattutto per migliorare la città e il modo di essere cittadini. In questo senso la storia, la memoria, l’arte, il teatro, la musica, la scrittura… sono medicine molto efficaci. Ma bisogna crederci.
m.l.
Non solo bisogna crederci ma accando al crederci bisogna investirci, , investirci non poco ed in maniera intelligente.Davanti a tale problema e davanti a tutti i discorsi fatti- si farebbe…. si potrebbe… faremmo ….bisognerebbe fare, e chi più ne ha più ne metta, occorre gente all’altezza,che abbia il polso della situazione, e….sinceramente di questi non ne vedo l’ombra, nemmeno uno, soprattutto nella compagine pubblica…. Che poi Cigni non sia intervenuto, io alla notte,scusatemi, su tale fatto ci dormo, e mi rigiro anche dall’altra parte, russo,e mi rigiro ancora. In pratica qui si corre un duplice rischio che è assimilabile in due zavorre : l’una è quella che non si sia capito che senza lilleri non si lalleri e che a mio giudizio-ma mi posso sbagliare- nemmeno col lanternino ci sia gente che sia all’altezza della situazione a livello della compagine pubblica, per cui la tendenza è quella di rivolgersi al privato.Un piccolo esempio che riporto in un settore delle Mostre Fotografiche che vengono fatte a ”Foiano fotografia” e che riscuotono un successo non solo nazionale ma anche internazionale.Lì’ è esistito e tuttora esiste un assessore-adesso in pensione credo- che è il ”deus ex-machina” di tale manifestazione.Ogni anno, da parecchi anni le mostre che organizza hanno un successo strepitoso perchè si parla di richiamare fior di fotografi che con i loro lavori innalzano la qualità della rappresentazione.Cosa ha fatto Chiusi su tale piano per esempio? E sono già 3 anni che viene fatta una serie di mostre basandosi su nominativi nè carne nè pesce,ragazzi e giovani con la passione per la fotografia,ma spesso portatori di immagini banali, ma questo avviene essenzialmente per 3 motivi. Il primo è la mancanza di cultura fotografica di chi organizza le mostre, l’altro è perchè insieme alla buona volontà del gruppo ”i Flashati” non esiste assolutamente il supporto della struttura pubblica sia in locali sia in sostegno economico.Ecco perchè chi crede che si possa organizzare una mostra di livello tale da richiamare il pubblico con quattro fichi secchi si sbaglia di grosso.L’altro limite è lo spreco delle risorse che fanno si che non si raggiunga l’effetto utile.La compagine dei giovani coinvolti in questo progetto gira intorno alle questioni con grande sforzo e grande impiego di tempo, ma non realizza nulla, o molto poco, senz’altro un risultato inferiore e non in proporzione alle fatiche spese.Come supporto dell’ente Pubblico a tale manifestazione è bene lasciar perdere.lasciamo perdere.Fino ad un mese fa circa erano giacenti in località macelli delle foto su marmo tolte alla fine della mostra e messe sotto le intemperie, fra l’altro chiaramente totalmente rovinate. E’ l’ignoranza di chi affronta le questioni con superficialità, distacco e profondo disinteresse.Chi ha prodotto tale danno? Se fossi il fotografo di dette opere me le rifarei pagare dal Comune che le ha trattate in quel modo.Soldi pubblici, che a coloro che producono tali danni non vengono richiesti. Lo sfacelo non è tanto nelle iniziative di cui si parla e come queste vengano pensate ma anche nella mente di chi le procura, e sono tutti di quella compagine politica e culturale -guarda caso- quelli che ci ruotano intorno.Ma questo è un esempio spicciolo e settoriale.Figuriamoci nelle iniziative più grandi.E’ bene forse che la cultura prenda in considerazione campi più ristretti ed investa tempo e denaro in eventi singoli, senza andare a 360° gradi con l’illusione di farla, la cultura.L’uso delle strutture-che prese a se stante-a Chiusi sono anche di qualità ed hanno una loro dignità, come San Francesco ed altre , ma certe altre invece sono di uno squallore unico(tipo la saletta del Teatro), nelle quali sono decenni e decenni che non ci si investe.Invece di buttare alle ortiche milioni di euro per gli stadi per il cui compimento occorrono altre risorse economiche in centinaia e centinaia di migliaia di euro, io credo che occorra partire da una base, una base di conoscenza, dove la popolazione possa essere coinvolta, ma che debba avere dietro i soldi pubblici, che non li lasci assorbire solo dai privati per manifestazioni rivolte verso una piccola fetta di popolazione ,come fin’ora è avvenuto.Un grande limite a tutto questo tentativo di sviluppo è l’apatia generale della gente, che ci mette del suo perchè certe cose non riescano.la vivacità culturale di centri, anche piccoli dell’Emilia Romagna per esempio in tali manifestazioni è un altra cosa, e tali centri non hano un passato, tombe etrusche, musei,reperti archeologici come noi abbiamo.Allora se colpa si può chiamare, la ”colpa” di chi è ? Tale gente tale classe politica. Lo dico sempre.
Senza lilleri non si lallera, dici… ma Chiusi non spende proprio una bazzecola in “cultura”. Solo il Comune nell’anno in corso ha finanziato la Fondazione con 158 mila euro… Poi ci sono le altre iniziative. E per quanto riguarda la Fondazione ci sono anche gli incassi, le sponsorizzazioni, i contributi statali e regionali… Insomma di soldi nel comparto ce ne vanno a finire un bel po’…Non sono i lilleri quelli che mancano. Molte iniziative sono di livello, quindi soldi spesi bene, diciamo, anche se portano poco “indotto”. Ma la cultura è cultura e può essere buona e utile anche se non fa guadagno, ma magari aiuta la crescita del senso critico, della curiosità, della conoscenza nella popolazione. Chiusi non è una cittadina in cui non si spende niente in cultura. Non è una cittadina in cui non si produce niente di “culturalmente valido”, non è una cittadina che non ha risorse o patrimonio da mettere a frutto… Al contrario, ha molte risorse, una buona vitalità e spende (o investe) pure il giusto… Il problema è di ragionare sulle cose che si fanno, valutare se quelle cose vanno bene oppure no, come si possono migliorare. Il problema è ragionare sull’uso, la fruibilità e la qualità delle strutture disponibili. Su come valorizzare il patrimonio e la vitalità del luogo. E su come colmare le lacune laddove si registrano lacune… Sabato qualcosa del genere si è cominciato a fare. Timidamente, senza affondare il coltello nella piaga (laddove c’è una piaga), e – peccato – senza alcuni interlocutori fondamentali. Cigni certamente(perché è la figura che maneggia la fetta più grossa della torta, come è scritto nel’articolo), ma non solo Cigni. Non è stata una discussione esaustiva. E’ stata solo una “prima pietra” che può dare frutti se avrà continuità, o può finire dispersa e dimenticata tra le erbacce come le due prime pietre dello stadio di Pania. Per questo chi non ha partecipato, a mio avviso, ha perso un’occasione. E ha fatto veramente il gioco di Bettollini & C.
“…Per questo chi non ha partecipato, a mio avviso, ha perso un’occasione. E ha fatto veramente il gioco di Bettollini & C….”
Io comincio ad avere i miei anni e in passato, laddove ho partecipando, ho fatto il gioco dei troppi “Bettollini & C” del caso. Casomai chiediti il perchè di tante assenze, non è che forse hanno avuto esperienze simili alla mie?
p.s.
Ma fammi capire, anche Podemos vuole portarsi il pallone da casa oppure lo considera un campo minato e non ci sta al rischio di saltare in aria come un pallone?
I Podemos c’erano, ma non sono intervenuti nel dibattito. E la cosa è abbastanza strana visto che i temi in discussione avevano avuto grande spazio nel loro programma elettorale. I 5 Stelle in questa occasione non hanno partecipato per niente, così come al Comitato per il NO al referendum e ad altre iniziative promosse da soggetti diversi da loro, preferendo organizzare iniziative in proprio. Le assenze non erano “tante”, ma piuttosto significative. Diciamo che sono mancati gli addetti… Quanto ad Andrea Cigni, non credo che non abbia partecipato perché non ha voluto prestarsi a fare il gioco di Bettollini & C. Lui non credo proprio. Altrimenti dovrebbe dimettersi immediatamente dall’incarico che gli è stato da poco rinnovato. No? Più probabile che abbia ritenuto la cosa di scarso interesse e costrutto. Ma siccome è lui che maneggia la fetta più grossa della torta, l’assenza è stata quantomeno indelicata. In altri tempi una cosa del genere poteva costare l’esonero…
L’associazione Innovazionelocale c’era con l’intenzione di evidenziare l’importanza della cultura tecnologica. È stato lasciato un breve documento. Vedremo le risposte degli “esperti”.
Tanto per chiarezza, Possiamo non c’era, se qualche militante o simpatizzante della lista si è visto, c’era a titolo personale. La riteniamo un’iniziativa totalmente inutile, basta vedere l’approssimazione con cui è stata organizzata: non si può liquidare l’assenza delle istituzioni scolastiche come una dimenticanza, come si può parlare di cultura dimenticando la scuola. Cosa dobbiamo pensare poi dell’assenza di Cigni, persona alla quale è stato appena rinnovato l’incarico di direttore artistico del Festival Orizzonti per tre anni e a cui è stata affidata la stagione teatrale, cioè il 90 per cento di ciò che di artistico si svolge a Chiusi. Per non parlare poi del valore del patrimonio archeologico che Chiusi può vantare, un patrimonio per il quale è richiesto un contributo per la valorizzazione di livello universitario, non una chiacchierata con qualche personaggio precettato per essere presente, che magari non aveva nemmeno idea di cosa si trattava. E per chiudere, il tavolo su media e comunicazione, si poteva discutere di qualcosa con la velina chiusina? Ma per carità!
Io infatti ho partecipato al tavolo 1, arte e cultura… con Marco Fè come moderatore (facilitatore), scelto al momento con un criterio diciamo di “anzianità” e autorevolezza. L’avevano proposto anche a me, ma non essendo io “imparziale”, ma schierato, ho declinato l’invito.”Possiamo” però non poteva sapere in anticipo delle assenze. E quello che tu scrivi qui, in questo commento, Luca, secondo me sarebbe stato più utile dirlo lì, all’iniziativa in faccia all’amministrazione e alla platea. Dopo di che i podemos, ritenendo la cosa poco interessante, potevano anche andarsene come Scaramelli (Stefano) dall’assemblea coi risparmiatori inferociti. Ma sarebbe stato comunque un contributo (neanche banale, e degno di riflessione) alla discussione. Che, almeno nel tavolo cui ho partecipato, non è stata banale neanche quella…Quanto alle assenze, personalmente le ho sottolineate anche alla Conferenza, non solo nell’articolo qui sopra.
In effetti Arte Cultura Turismo mischiati così sono davvero un “orizzonte” molto ampio ed eterogeneo, troppo direi.
La lista dei tavoli di lavoro parla da sola:
Tavolo 1 – Cultura e arte
Tavolo 2 – Beni Culturali, patrimonio e turismo
Tavolo 3 – Incoming ed accoglienza
Tavolo 4 – Attività produttive
Tavolo 5 – Associazionismo
Tavolo 6 – Comunicazione, media e marketing
…tra l’altro….Cultura e Arte sono due campi autonomi o l’Arte è semmai una parte importate, sebbene non esclusiva, della Cultura? E i Beni culturali sono altra cosa? Il Teatro invece dove si colloca? E’ letteratura, arte oppure attività produttiva…o forse associazionismo?
Poi ancora….i Facilitatori (ovvero i Moderatori…ma che razza di termine) avranno il 12 Novembre non più di 10 minuti ciascuno per esporre i risultati….non è che sono troppi? Io proporrei 3 minuti o, in alterativa, 10 twitter…
A proposito, per quanto riguarda la partecipazione, credo che almeno i tavoli di lavoro dovevano essere coordinati da un Moderatore di oggettiva autorevolezza in quel settore e anche portatore di una certa terzietà, garanzia di competenza verso il Comune ma anche di indipendenza di giudizio rispetto ai soggetti partecipanti. I nomi dei facilitatori non li ho trovati, sebbene deduca dall’obiezione di Luca Scaramelli che essi non avessero queste caratteristiche. Mi rendo conto che però è sempre rischioso avere un soggetto competente e terzo…e se poi esercita queste sue prerogative, come si fa?
Ultima cosa. La non presenza di Cigni è stato davvero un segnale non bello. Non credo ci sarebbero stati problemi a spostare le date se fosse stato assente per impegni di lavoro. Ci sarà il 12 Novenbre? Vedremo ma ci sarà sempre il dubbio sulla sua assenza o su una eventuale presenza riparatrice, facendo così buon viso a cattivo gioco.
Come lista Possiamo, anche volendo, non potevamo essere presenti perché i gruppi di opposizione non erano stati ufficialmente invitati, quindi l’iniziativa è un lavoro esclusivo di chi governa. Non sono abituato ad andare a disturbare chi lavora, per cui le considerazioni che ho fatto qui e che faremo in altre sedi, non mi sembrava corretto andare a farle lì. Quello che posso fare è criticare dall’esterno un’iniziativa che di produttivo ha ben poco.
Non capisco questa corsa alla dissociazione preventiva. L’impostazione dell’esercizio di partecipazione era corretta. Breve introduzione, suddivisione dei partecipanti in tavoli di discussione. Sintesi della discussione. Commento da parti di alcuni esperti e discussione finale. Secondo me si poteva tranquillamente partecipare per poi prendere atto che la cosa era stata organizzata male.
C’è stata una discreta, anche se non esaltante partecipazione. Chi fossero e quali fossero le aspettative lo si poteva capire molto meglio se si fosse partecipato. Le assenze sono anche importanti. Non solo Cigni, ma non mi è sembrato di aver visto i “governanti” della fondazione Orizzonti. Non erano comunque al tavolo che avevo scelto (composto soprattutto da operatori del settore turistico).
La presidente e la funzionaria della Fondazione Orizzonti erano al tavolo 1. Insieme ad altri membri della Fondazione stessa. Silva Pompili è anche intervenuta nel dibattito pomeridiano. Come ho già scritto, se si intende come primo passo per un approccio diverso e più condiviso alla questione, allora non è stata una giornata inutile e improduttiva. E qualche indicazione sulle criticità e sulle possibili risposte è venuta. Certo il dibattito non è sceso troppo nei dettagli (che comunque non sono mancati) e ha evidenziato qualche equivoco di fondo… ma continuo a pensare che le opposizioni, anche se non espressamente invitate (e se è così la giunta ha fatto male a non invitarle) avrebbero fatto meglio a partecipare, proprio per sottolineare le incongruenze. Per esempio il sindaco ha annunciato un nuovo organismo che potrebbe ridisegnare o ridimensionare il ruolo della Fondazione, riportando le redini nelle mani del Comune, cosa chiesta da Possiamo nel primo consiglio e dalla discussione è emersa la proposta – come priorità – di un luogo fisico, una sala polivalente per la cultura off (musica, teatro, ma anche convegni, mostre, incontri, prove, contaminazioni) a Chiusi Scalo, cosa che Possiamo aveva inserito nel proprio programma elettorale. Ecco su una cosa del genere, la presenza di Possiamo avrebbe dato forza a quella proposta e Possiamo ne avrebbe pure tratto un piccolo vantaggio politico. Non è andata così. E mi dispiace.
…pare mancassero molti addetti ai lavori, oltre a Cigni…ma li capisco.
Io di fatto non abito più a Chiusi ma leggendo le modalità e, soprattutto, valutando cosa non era stato scritto e specificato, non avrei partecipato. Ci sono cascato troppe volte perdendo il mio tempo e, soprattutto, sentendomi alla fine assai frustrato. Non si tratta di pregiudizialismo assoluto e senza motivazione ma di una legittima valutazione giudicando dalle premesse…del resto, molte delle analisi su Chiusi sono da tempo patrimonio comune e, andrebbero solo organizzate, messe a sistema progettuale da chi governa e poi proposte in modo articolato alla Partecipazione, meglio se credendo che sia un valore vero.