CHIUSI, FIORANI SI “INCAZZA” COI 5 STELLE. UNA BELLA LEZIONE DI POLITICA

martedì 06th, settembre 2016 / 17:05
CHIUSI, FIORANI SI “INCAZZA” COI 5 STELLE. UNA BELLA LEZIONE DI POLITICA
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CHIUSI – Conosco Luciano Fiorani da una vita. Quando arrivò a Chiusi da Foligno, come ferroviere, nel ’75, era già stato segretario del Pci nella sa città. Io ancora no. Lo sarei diventato un paio d’anni dopo, nel ’77. E con Luciano condividemmo molte cose in quella fase. E da allora molte altre: battaglie politiche dentro il partito e fuori, iniziative giornalistiche e sociali. Anche qualche partita di pallone (all’epoca) e il tifo comune per la Fiorentina. Siamo amici da allora e credo di poterlo dire, senza tema di smentita. Non abbiamo nel tempo condiviso tutte le posizioni, talvolta le strade si sono leggermente discostate. Valutazioni diverse, come ai tempi della Rete o del “popolo viola”… Ma in linea di massima siamo sempre stati dalla stessa parte, senza tanti se e tanti ma… Spesso, nell’opinione comune siamo anche stati “accoppiati” come i carabinieri…

Negli ultimi tempi, però Luciano si è schierato apertamente e decisamente, con convinzione robusta con i 5 Stelle. Io no. Ci siamo trovati talvolta non dico in rotta di collisione, ma comunque su posizioni divergenti e anche piuttosto lontane. Non tanto e non solo nella recente campagna elettorale chiusina, dove abbiamo sostenuto liste e candidati diversi: lui Bruna Cippitelli e i 5 Stelle, io Luca Scaramelli e i Podemos locali… Può capitare. Ci siamo trovati in disaccordo, noi, entrambi comunisti di lungo corso, anche sulla questione del raduno nazionale di Casa Pound e conseguente manifestazione antifascista di domenica scorsa a Chianciano. Io a favore della manifestazione, Luciano contro, in linea con la posizione ufficiale dei 5 Stelle.

Però oggi, con un lungo post su facebook, Luciano Fiorani dice la sua sulla vicenda di Virginia Raggi, di Roma e della prova che stanno fornendo i 5 Stelle al governo della capitale. Una prova pessima anche per lui.

E qui, se ultimamente facevo fatica, sono tornato a riconoscere il Fiorani che conoscevo. Non tanto e non solo perché sembra prendere le distanze dai 5 Stelle per ciò che stanno combinando a Roma (questo è problema suo, nel caso), ma perché ritrovo la sua lucidità politica, non “filtrata” da una logica di appartenenza, che a volte annebbia.

Scrive nel suo post Luciano Fiorani:

Sono davvero incazzato per quello che sta succedendo a Roma. Al netto delle polemiche scontate e degli attacchi mediatici sotto dettatura emerge un fatto, secondo me, assai grave. I 5 Stelle hanno fallito la prima prova.
Perchè? Secondo l’idea che mi sono fatto, quello a cui assistiamo è la semplice conseguenza di una inadeguatezza di fronte al compito che gli elettori romani hanno affidato al Movimento.
L’amministrazione di Roma lo sapevano tutti che non è quella di Roccacannuccia ma per il Movimento rappresentava non solo una sfida impegnativa ma la prova generale per candidarsi al governo del paese.
Non servivano tecnici pagati centinaia di migliaia di euro e dal passato border line. Nè magistrati, specie se “amici degli amici”. Il passo falso avrà conseguenze pesantissime e, per quel che conta, ne trarrò le conseguenze.
Secondo me la girandola degli assessori ha una sola origine: la giunta “arlecchino” scaturita da personalismi e guerra per bande. Non è un caso che a Torino, dove la Appendino ha potuto lavorare in tranquillità questi problemi non ci siano. Insomma i personaggi più in vista, dal Direttorio alle prime donne romane, hanno voluto “presenze amiche e visibilità”. Vecchi vizi italici di nuovi “personaggetti”.
Non c’è più Casaleggio; e si vede. Il danno è fatto e solo un lavoro serio, di lunga durata e lontano dai riflettori può rattoppare il buco. Ma sempre di un rattoppo si tratterà.
La cultura politica non si compra al mercato e se non si è capito che prima dell’IO vengono gli interessi della nazione, di Roma e dei cittadini che hanno dato fiducia al Movimento non si va da nessuna parte.
Certo, non hanno rubato ma hanno tradito la fiducia e se fallisce il Movimento sappiamo benissimo quello che ci aspetta: il ritorno dei ladroni e, per i cittadini per bene, l’addio alle urne sine die

Ecco: Luciano Fiorani che ultimamente si era schierato quasi sempre tout court con i 5 Stelle su qualsiasi questione, stavolta, su Roma, non gliela passa. E lo dice senza tanti peli sulla lingua. Senza giri di parole. Chiaro che non basta dire che i 5 Stelle a Roma hanno tutti contro, che hanno i fucili puntati addosso… è che lì stanno facendo tutto da soli: guerre di potere interne tra correnti, direttorii e amici degli amici come ai tempi della Dc. E poi di Alemanno e dopo ancora del Pd. E Fiorani lo dice. Uscendo dallo schema e dal recinto delle frasi fatte e della comunicazione di apparato.

Non solo qui riconosco il mio amico e compagno Luciano, qui ritrovo una mente lucida e sgombra, capace di discernere, di ragionare e trarre conclusioni. Mi piacerebbe che facessero altrettanto anche alcuni “compagni” del Pd sulle scelte di governo del Pd, su quelle di politica amministrativa e su altro. Mi piacerebbe che lo facessero i “podemos”, e quelli della galassia della sinistra diffusa ma dispersa e frastagliata, quando emergono cose che non tornano, magari con quanto scritto nei programmi elettorali….

Se si è convinti di un’idea, di una prospettiva e si ritiene che quella sia l’unica possibile per ridare fiato al paese e uscire dalla melma, allora non si possono tollerare scivoloni, giochi di palazzo e di potere, battaglie correntizie o peggio situazioni che minano alla base quella convinzione di cui sopra e danno a quella prospettiva un respiro corto, vanificandola all’origine…

Luciano ed io (e qualcun altro) facemmo la stessa cosa 35 anni fa circa, nel Pci. E’ così che si fa, secondo me. Sulle singole questioni poi si può anche dissentire o pensarla una volta allo stesso modo e una volta in modo diverso, ma è l’approccio generale che conta. Il metodo. E in politica il metodo conta. Parecchio. Quasi quanto le idee. Il post di Fiorani è un grido d’allarme lanciato ai 5 Stelle, ma anche una piccola, bella, lezione di politica.

Marco Lorenzoni

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