CASA POUND VISTA DA DENTRO LA FESTA: IDENTITA’ E ORGOGLIO DEI FASCISTI 2.0

lunedì 12th, settembre 2016 / 11:12
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CHIANCIANO TERME – Quello che vedete in questo video è un rapido reportage dalla festa nazionale di Casa Pound, girato sabato 10 settembre (pomeriggio) al palasport di Chianciano Terme. E’ un video realizzato dal ns collaboratore Alessandro Lanzani. Ci siamo presentati come giornalisti di primapagina. Siamo stati gentilmente accreditati e messi in condizione di filmare, nonostante avessimo messo in chiaro la posizione del giornale certamente critica nei confronti dell’evento e dell’organizzazione che lo ha allestito.

Il video non dà giudizi. L’audio è scadente, ma anche poco importante (solo l’elenco delle iniziative in programma). E’, diciamo, una carrellata di immagini che danno abbastanza chiaramente l’idea di cosa sia il “popolo di Casa Pound”. Un popolo piuttosto giovane, fortemente identitario (o in cerca di una identità), ma dichiaratamente, orgogliosamente e pervicacemente fascista. Più che un convegno politico sembrava un campionario di barbe e di magliette, ognuna con uno slogan diverso, ma tutte con lo stesso senso comune: il richiamo alla cultura, alla politica, al linguaggio del fascismo. Magari quello di taglio più “sociale” e antagonista rispetto al sistema costituito, ma sempre fascismo. Anche quando si presenta con il volto festaiolo e rassicurante come è successo in questi 3 giorni a Chianciano.

Le immagini parlano da sole. I richiami al fascismo, l’apologia del fascismo in Italia sono reato. Questo dovrebbe essere chiaro. E non hanno, non dovrebbero avere cittadinanza. Il fatto che la festa di Chianciano si sia svolta in un clima tranquillo e che altri hanno compiuto atti vandalici contro alcune sedi di Casa Pound e Casaggì in Toscana (atti politicamente controproducenti, oltre che inutili e deprecabili), non cancella l’odore di fascismo che si respirava al palasport chiancianese. E l’odore di fascismo non è mai una carnevalata o una ragazzata. E’ una cosa più seria, su cui è giusto e doveroso riflettere e drizzare le antenne…

L’ANPI e altre organizzazioni e partiti lo hanno fatto. E hanno anche condannato gli imbrattamenti contro le sedi di Casa Pound e Casaggì.

Qualcuno, come il sindaco di Chianciano che prima si è un po’ lavato le mani dicendo che trattavasi di festa privata in luogo privato e che come tale non aveva bisogno di autorizzazioni, ha dovuto mobilitare le maestranze comunali per garantire la gestione del Palasport, e poi se l’è presa con la sinistra e con il Pd per aver seminato preoccupazione intorno all’evento e quindi, implicitamente di aver istigato gli atti vandalici e antidemocratici contro le sedi neofasciste… Così facendo Andrea Marchetti si è un po’ scoperto, mostrando un volto più destrorso che civico (ma questo si sapeva, se mai il problema è che una cosa è essere di destra, altra cosa è consentire, giustificare, manifestazioni in cui si inneggia al fascismo)…

La vicenda della festa di Casa Pound a Chianciano ha rinfocolato una contrapposizioni rossi-neri, fascisti-antifascisti, che sembrava morta e sepolta negli anni ’70. Ha ridato fiato a chi fascista un po’ lo è sempre stato (ma non lo poteva dire) e anche a chi non ha digerito la deriva sempre più centrista, sempre più ideologicamente annacquata della sinistra e del Pd, e non ha mai abbandonato la discriminante antifascista, come caposaldo del proprio pensiero e della propria azione politica. Alla fine, la festa di Casa Pound ha fatto bene, ha fatto anche un po’ di chiarezza. Ha fatto fischiare le orecchie al Pd che ha dovuto ridichiararsi antifascista e che ha toccato con mano – anche alla manifestazione del 4 settembre – come una parte consistente del  suo popolo non abbia voglia di cambiare la Costituzione e non voglia rinunciare alla propria storia, alle radici democratiche e antifasciste prima di tutto.

Il raduno dei fascisti del terzo millennio che ha visto – dicono gli organizzatori – la partecipazione di almeno 3.000 persone nei tre giorni è filato via liscio, senza intoppi, senza tensioni. Non  avevano intenzione di creare tensioni quelli di Casa Pound alla ricerca piuttosto di una legittimazione e di visibilità. E certo anche nel Governo, tra le forze dell’ordine, tra i partiti politici ci sarà chi pensa che sia meglio tenere anche Casa Pound e i neofascisti nell’alveo della politica, senza spingerli verso una marginalità pericolosa e meno controllabile. Ma quegli slogan stampati sulle magliette, quei richiami ostentati al fascismo, al nazionalismo, alla violenza come elevazione della persona, all’eroismo militaresco di chi si immola con il pugnale tra i denti, non sono solo folclore. Non possono essere considerati solo folclore. Ed è bene parlarne, documentare, far sapere che ci sono… Anche nel ’22 tutto cominciò dicendo che erano solo degli scalmanati.

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