CHIUSI, LO SPETTACOLO DI RICCI-FORTE AD ORIZZONTI: UN BENEFICO PUGNO NELLO STOMACO

CHIUSI – La fortuna aiuta gli audaci. Andrea Cigni è stato senza dubbio audace nel proporre come spettacolo di apertura del festival Orizzonti 2016 “Macadamia Nut Brittle”, della compagnia Ricci Forte. Una delle più rinomate nel panorama del teatro italiano (e non solo italiano) d’avanguardia, ma anche una delle più controverse e… chiacchierate. I due “titolari” Ricci e Forte, nella presentazione all’ora dell’aperitivo hanno detto di essersi stancati e ormai abbastanza indifferenti alle critiche e soprattutto alle etichette che via via sono state appiccicate al loro teatro: scandaloso, blasfemo, sconveniente, indecente, pornografico. O anche solo coraggioso… “E’ il nostro teatro, la nostra grammatica, il nostro modo di vedere e declinate le cose, punto e basta”. Hanno detto. Certo, ma lo spettacolo “Macadamia Nut Brittle” è indubbiamente “forte”… a tratti “indecente” e “scandaloso”, anche “pornografico” e certamente “coraggioso”. Soprattutto se proposto in una cittadina di provincia un po’ sonnacchiosa e silente come Chiusi in un festival estivo… Questo vuol dire che è stato un errore proporlo? No. Da qualche parte anche le cittadine sonnacchiose e silenti devono pur cominciare a svegliarsi. Fuori, ma a volte anche dentro le mura di cittadine come Chiusi, c’è il mondo raccontato da Ricci-Forte, un mondo fatto di alienazione dovuta ad intossicazione da modelli televisivi, da miti fasulli ed effimeri, da solitudini estreme e sesso che è via di fuga, difesa, rifugio, che è amore, ma può anche non esserlo ed essere solo sesso, magari fugace, occasionale, violento, “osceno”, nelle modalità e nel linguaggio che lo accompagna. Sesso da WC di un autogrill…
A Chiusi non si è era mai visto uno spettacolo del genere in teatro. Uno spettacolo non per i bempensanti. Un pugno nello stomaco alle certezze consolidate e tranquille. Una “sveglia” di quelle che ti fanno cadere dal letto. Ma la domanda che mi pongo è: è osceno o più osceno e pornografico il teatro di Ricci-Forte o l’ipocrisia di una società che chiude gli occhi, che preferisce non pensare, che considera l’omosessualità per esempio una malattia, o una cosa “sconveniente”, che rabbrividisce, ma solo per pochi secondi, davanti ai casi di femminicidio o di pedofilia?
Ecco “Macadamia Nut Brittle” porta sul palco, alla luce del sole, grida quello che di solito non si dice per un malinteso “senso del pudore” che è poi esso stesso strumento di esercizio del potere, per stabilire chi è buono e chi è cattivo, chi è nel giusto e chi nel torto, chi è normale e chi deviato…
Certamente il linguaggio è crudo e pornografico, se così si può dire, esplicito (anche più esplicito di quello usato nei film porno, che lì di dialoghi ce ne sono pochi), la gestualità e le scene pure. Il tutto può lasciare perplessi, ma solo perché il sesso e gli atti sessuali spiegati nei dettagli, mimati e messi in scena con realismo estremo sono tra uomini, e non solo tra uomini e donne. E sono rapporti a due, a tre e a quattro… Ma quale è la normalità? ed esiste una normalità più normale di altre? E chi lo stabilisce?
Macadamia Nut Brittle è un racconto della vita, fatto di monologhi intensi. E simbologie come lo scuoiamento del coniglio (la scena più tragica e più “cruda”) che cita nella posa dell’attore la “Deposizione” di Caravaggio e la Pietà di Michelangelo…
Lo spettacolo di Ricci-Forte quindi si può definire “scandaloso”, ci sarà senz’altro chi vi avrà visto una violazione della sacralità del Mascagni, chi si domanderà se ci sia bisogno di usare quel linguaggio lì, di arrivare fino a quelle punte estreme di realismo per fare teatro d’avanguardia, ma… da cronista di provincia, e non da critico teatrale, sono contento di averlo visto. Non mi ha scandalizzato, le cose che mi scandalizzano sono altre (e non si fanno in teatro)…
Mi è sembrato uno spettacolo di denuncia. Dell’ipocrisia, del bempensantismo, della morale comune, del pensiero unico… di una società che si piega e si modella a immagine e somiglianza delle fiction della tv e dei videogiochi (dove il linguaggio è spesso altrettanto esplicito e crudo)… E un inno alla libertà, quella sessuale senz’altro, ma non solo. A me lo spettacolo Macadamia Nut Brittle” ha ricordato, non so bene perché, la canzone Imagine di John Lennon:
Immagina non ci sia il Paradiso, prova, è facile. Nessun inferno sotto i piedi. Sopra di noi solo il Cielo
Immagina che la gente viva al presente… Immagina non ci siano confini, non è difficile.
Niente per cui uccidere e morire e nessuna religione
Immagina che tutti.vivano la loro vita in pace…
E come ho scritto di recente a proposito del concerto dei Wire al Lars Rock Fest: non è il mio genere preferito, ma quando ricapita? Per Ricci Forte dico la stessa cosa. A Chiusi uno spettacolo così non è facile che capiti… e anche solo per questo va visto. Stasera si replica. Ore 21. Mi piacerebbe ci fosse più gente di ieri. Una domanda però mi frulla nella testa e quella è rimasta inevasa: come saranno i pompini a farfalla?
Marco Lorenzoni
Bravo Marco ! 🙂
bravo Marco e bravo il Cigni
Non ho visto lo spettacolo, non andrò a vederlo e come è ha detto Ferrara…”non mi piace”.
Ho invece ascoltato ieri l’intervista pubblica ai due autori e francamente quello che ho sentito mi è parso di una banalità disarmante.
Naturalmente, de gustibus…
Legittima e rispettabilissima scelta. Ci sono cose che possono non piacere o non piacciono “a prescindere”, ma personalmente credo che sia comunque bene che si facciano e anche, se ce n’è l’occasione, andarle a vedere, per farsi un’idea più precisa… Poi, nel merito, si può discutere di tutto…
In effetti non mi era Mai capitato di andare a teatro a vedere uno spettacolo vietato ai minori di 18 anni…
Bello vedere che alla replica di ieri c’era molta più gente che alla prima. Bello vedere che erano tutti giovani. Bello vedere il loro entusiasmo. Anche Chiusi sta cambiando e questo….è bello!
Permettimi una battuta scherzosa, ma la domanda finale che ti fai sul Post su come sarebbero ” i pompini a farfalla” mi ricorda tanto quelli che venivano definiti da uno veramente fuori dalle righe che vendeva i vestiti a Chiusi, oggi scomparso e del quale per rispettabilità non faccio il nome e che definiva invece le modalità di quelli ”alla cacciatora” fatti -chiedo venia-” con l’olivina in culo….”.Dovremmo essere sullo stesso livello, più o meno.Il che è tutto dire.Non ho visto lo spettacolo ma sono d’accordo con te Marco quando definisci il benpensantismo non tanto fine a se stesso ma come forma mentis e che quasi sempre, per non dire sempre, i benpensanti da noi definiti tali reagiscono con raccapriccio di fronte sia alla violenza sia alla volgarità(perchè nel mondo c’è anche quella e comunque anche quella è parte della vita).Decisamente anche quello per me da come risulta dalle tue parole non è il mio genere di spettacolo , e credo(ma parlo per me) che non valga comunque il prezzo del biglietto, ma sia -tout court- la riproposizione in periferia di quanto è passato nella società e che ha fatto ”rottura” nei grandi centri urbani,e come tutte le cose che sono soggette alla moda abbiano un percorso esistenziale nel quale sviluppano la loro iperbole, e che adesso vengano riproposti in periferia, anche in una società globalizzata come la nostra che annula la simbiosi centro-periferia. Quello che mi indigna è il sentimento di raccapriccio e di tendente ipocrisia di quello che viene definito il benpensantismo di fronte a certi spettacoli e gli stessi uomini e donne che non s’indignano quando si tratta di mostrare i traumi umani per esempio dovuti alla guerra ed a quello che la guerra lascia.Di quella per loro spesso si potrebbe anche fare a meno di parlarne., di stupirsene, di protestare.La nostra società è una grande maggioranza silenziosa, che s’indigna per queste le cose e non s’indigna per altre molto più condannabili ed esecrabili.Il famosissimo e misterioso personaggio autonominatosi Bansky, celeberrimo nei suoi graffiti in tutto il mondo, ha scritto una frase che mi è rimasta impressa nella mente e che dice ”the greatest crimes in the world are not committed by people breaking the rules but by people following the rules.It’s people who follows orders that drop bombs and massacres villages”, in altre parole:”i più grandi crimini nel mondo non sono commessi da gente che infrange le regole ma da gente che segue le regole.E’ la gente che esegue gli ordini che sgancia bombe e che massacra i villaggi”.Sembrerebbe che non ci possa entrare nulla col paragone sul pornografico e sulla violenza gestuale,sulla volgarità e sulla sottocultura del vivere moderno ma invece se si mettono a confronto i due modi di pensare probabilmente vedremo che una forte attinenza a tale paragone esiste, come del resto esiste gente che si scandalizza per quanto mostrato a teatro e tira diritto e non muove parola su fatti molto più esecrabili.Questa è comunque la ” barbarità” della nostra epoca.Non ci si deve meravigliare che i distinguo debbano essere sempre fatti e che paragonare le cose, le tendenze ed i modi di pensare sia da parte nostra doveroso, ma nemmeno innalzare al settimo cielo uno spettacolo teatrale dove venga evidenziata la bestialità umana deteriore frutto di un modo di pensare comune a tanti,ed accettarlo come un aspetto del caleidoscopio della vita. E chi ti parla non crede di essere un ben pensante, ne ho viste troppe di cose fuori norma nel corso della mia vita.Chi non ricorda lo scalpore mondiale di ”Oh, Calcutta?”. Altri tempi, ma ogni tempo ha le proprie sfaccettature e peculiarità.Impararle a conoscerle e ad osservarle su come possono venir rappresentate è secondo me
quasi un dovere, mettendosi però in relazione con ”il fuori norma” tenendo saldo l’ABC della cultura.Senza quell’abcedario diversi aspetti
sarebbero incompleti,lascerebbero campo ad interpretazioni di lettura parziale e quindi non veritiera ed oggettiva.L’uomo prima di essere un essere sociale è un essere individuale, ma senza il raffrontarsi col sociale l’uomo muore e soccombe, quindi non esiste. Esiste solo nella mente di chi lo pensa solo individuo, ma è un individuo che muore un millisecondo secondo dopo.