LA REGIONE TOSCANA CANCELLA UN COMUNE. E ORA RISCHIANO TUTTI QUELLI SOTTO A 5.000 ABITANTI

martedì 19th, gennaio 2016 / 20:13
LA REGIONE TOSCANA CANCELLA UN COMUNE. E ORA RISCHIANO TUTTI QUELLI SOTTO A 5.000 ABITANTI
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FABIO DI MEO: “MOBILITIAMOCI, PRIMA CHE TOCCHI ANCHE AI NOSTRI PAESI!”

FIRENZE – Il Consiglio Regionale della Toscana ha appena cancellato dalla storia il Comune di Abetone, contro la volontà dei propri cittadini che si erano espressi per il NO alla fusione con Cutigliano nel recente referendum consultivo.
Chiuso dunque con un atto d’imperio della Regione. Su 35 votanti hanno detto sì alla fusione 21 consiglieri, 14 hanno votato no, nessuno si è astenuto.

Che lo hanno fatto a fare il referendum, se poi hanno deciso ugualmente per l’accorpamento di Abetone con Cutigliano?

Nel 2013 per esempio nell’Isola d’Elba solo il Comune di Port Ferraio disse sì al comune unico, tutti gli altri si epsressero contro e la fusione non ci fu. Passò invece quella tra Figline e Incisa Valdarno, e quella tra Pian di Scò e Castelfranco di Sopra, perché il referendum le ratificò. Non passò in Umbria quella tra i 5 comuni dell’alto Orvietano.

Stavolta Cutigliano ha detto sì e Abetone ha detto no, ma la Regione Toscana ha voluto procedere lo stesso, in barba al parere della cittadinanza di Abetone.

“Una decisione antidemocratica di cui i 21 consiglieri regionali immagino andranno molto fieri”, la definisce Fabio Di Meo, ex sindaco di Cetona ed esponente della sinistra Pd… “Mi pare sempre più evidente – continua D Meo – come ci sia un attacco da parte delle classi politiche di origine cittadina, che trovano espressione soprattutto in Parlamento, ma anche nei Consigli regionali, alle autonomie locali ed ai territori in nome di un concentramento delle risorse pubbliche verso i centri urbani dove esse reclutano il loro consenso. Dobbiamo mobilitarci prima che arrivino anche nei nostri Comuni!”. NO FUSIONI

Anche Cetona, infatti a questo punto è a rischio. Anche perché è in discussione una proposta di legge per la modifica dell’art.13 del Testo Unico di cui al D.L. 18.08.2000 n. 267. Modifica che si condensa nell’aggiunta di un brevissimo  comma: “Un comune non può avere una popolazione inferiore a 5.000 abitanti”. Quindi accorpamenti e fusioni obbligatorie per i comuni al di sotto di tale soglia: solo nella nostra zona oltre ai citati comuni dell’alto orvietano che ci avevano già provato (Fabro, Ficulle, Parrano, Monteleone d’Orvieto e Montegabbione), la cosa riguarderebbe anche Cetona, San Casciano Bagni, Pienza, Trequanda, forse anche Sarteano che è a quota 4.900 sul versante senese e Paciano, Piegaro e Tuoro sul Trasimeno per il versante perugino.

Di Meo chiama alla mobilitazione. Eva Barbanera, sindaco di Cetona smonta la proposta di legge: “La motivazione forte della proposta di legge è che i comuni sotto i 5.000 abitanti sono inefficienti per definizione, allora una volta approvata finirebbe paradossalmente per essere una iattura per i comuni più grandi che si vedrebbero obbligati, in caso di vicinanza territoriale, ad inglobare queste i situazioni disastrose”.

Non è detto che la proposta passi. Ma ciò che è successo nel Consiglio regionale della Toscana è un segnale che va in quella direzione. Quello dell’accorpamento o fusione dei comuni può essere un argomento di discussione. Ma si è visto che non è una discussione facile, e il risultato non è scontato, neanche quando sono i cittadini ad esser chiamati a decidere. Se poi i cittadini decidono in un modo e la politica fa come gli pare, a prescindere, la democrazia e la partecipazione ne escono a brandelli. E la prima cosa che viene in mente non è la rivoluzione francese, ma il… Marchese del Grillo: “io so’ io e voi nun siete un cazzo!”

m.l.

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