IL VESCOVO CETOLONI BLOCCATO DAI MILITARI ISRAELIANI A BETLEMME: “BISOGNA GUARDARE, RACCONTARE, DOCUMENTARE…”

martedì 19th, gennaio 2016 / 16:04
IL VESCOVO CETOLONI BLOCCATO DAI MILITARI ISRAELIANI A BETLEMME: “BISOGNA GUARDARE, RACCONTARE, DOCUMENTARE…”
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“Ci hanno fermato e impedito di proseguire. Se si impedisce di vedere, forse c’è qualcosa che non va”. Così il Vescovo di Grosseto (ex della diocesi di Montepulciano, Chiusi e Pienza) Mons.Rodolfo Cetoloni commenta quanto capitato alla delegazione della Cei in visita a Gerusalemme, a Gaza e a Betlemme, di cui faceva parte. La delegazione stava cercando di verificare le condizioni della comunità cristiana, quando è stata bloccata da una camionetta con 3 militari israeliani le ha impedito di passare e andare avanti.
«Siamo andati ad incontrare dei fratelli, ad ascoltarli e a raccogliere ciò che stanno vivendo – dice il vescovo Cetoloni – con l’obiettivo di creare un’opinione pubblica a livello civile e politico. Obiettivo, farci carico della situazione del Medio Oriente. Le nostre radici sono legate alla Terra Santa – ha aggiunto il vescovo – dove vive da sempre una comunità cristiana, che chiamiamo le “pietre vive”, continuamente provata. Dobbiamo non farli sentire abbandonati».

“A Gaza – ha proseguito mons. Cetoloni – è emerso l’impegno della comunità cristiana a rimanere, nonostante la grande distruzione. Abbiamo avvertito anche un senso di pesantezza, frutto di un sentire diffuso del ‘non cambia nulla’, le cose vanno peggiorando. Nella zona di Betlemme abbiamo avuto un contatto con un’associazione di avvocati voluta dal Patriarcato – spiega il vescovo Rodolfo – per difendere le persone che perdono i propri terreni a causa della costruzione del muro. Abbiamo raccolto testimonianza di ingiustizie subite e incertezze per il futuro: la gente si sente esposta a continui soprusi”.

Qanto all’episodio della camionetta dei militari che hanno intimato l’alt alla delegazione, il vescovo Cetoloni insiste sulla necessità di vedere e documentare: “Senza qualcuno che guarda e racconta – dice – le cose si dimenticano. Da 40 anni frequento questa terra,  ho vissuto la prima e seconda Intifada. La decisione del muro ha colpito diverse famiglie in ciò che avevano di più caro, come ad esempio lo sradicamento di diversi ulivi di 2.000 anni che rappresentano la tradizione di padre in figlio”.

La delegazione Cei ha anche incontrato in Giordania i cristiani iracheni in fuga dalle persecuzioni dell’Isis. I cristiani iracheni non sono nei campi profughi perché le famiglie cristiane e le parrocchie si sono fatte carico di loro. “In una notte -ricorda Mons. Cetoloni – alcune famiglie hanno perso tutto. Mi ha colpito una loro frase: “Abbiamo perso tutto ma non la nostra fede. Forse abbiamo perso tutto perchè abbiamo voluto mantenere la nostra fede ma essa ci fa vivere».

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