147 ANNI DOPO QUELLO DI MARX TORNA DI MODA IL CAPITALE. DI PIKETTY

di Raffaello Battilana
Uscito in Italia a settembre 2014 per i tipi di Bompiani (“Il Capitale nel XXI secolo” – di Thomas Piketty – pagg. 946), questo tomo di quasi 1.000 pagine è diventato un best-seller mondiale nonostante la lettura non sia proprio una passeggiata, anche se decisamente interessante.
L’autore è un giovane e brillante economista francese, con un’esperienza ai massimi livelli in alcune prestigiose università americane, tornato ad insegnare in Francia e definito l’economista più influente del 2014. Ci vuole un bel coraggio ad intitolare il libro “ Il Capitale” (anche se con l’aggiunta “nel XXI secolo”), dopo che quello di Karl Marx del 1867 è stato uno dei libri più diffusi, contestati e influenti di sempre, e dopo il crollo del comunismo sovietico che sicuramente, almeno all’inizio, da Marx ha tratto analisi e ispirazione.
Piketty parte dalla constatazione che la previsione apocalittica di Marx relativa ad una società in cui la ricchezza (capitale) si sarebbe concentrata in pochissime mani di grandi capitalisti in conflitto con una massa di salariati sempre più poveri e disperati, non si è avverata.
Questo sia perché non aveva considerato l’effetto delle innovazioni e della crescita delle conoscenze, sia perché non poteva aver considerato il conseguimento di migliori condizioni di vita per gli operai ottenuto dalle socialdemocrazie.
Ma riprende dall’analisi marxiana la permanente divisione in classi del XXI secolo (il nostro), con il corollario di una disuguaglianza di redditi e di capitale che, oltre ad essere condannabile sul piano morale e politico, è pericolosa per l’interesse generale di tutta la società.
Avvalendosi di alcune leggi fondamentali del capitalismo (che tralasciamo perché troppo tecniche) l’autore dimostra come dagli inizi degli anni 2000 sia ricominciata una crescita dell’ incidenza percentuale del reddito da capitale ( inteso come rendimento dei terreni, immobili civili, immobili industriali, attività finanziarie) sul totale del reddito nazionale che, se non corretta, finirà per limitare una crescita già prevedibilmente debole, disincentivando l’iniziativa economica e concentrando nelle mani di una percentuale esigua della popolazione una massa sproporzionata di capitale e di reddito tale da minare l’assetto stabile e democratico delle società.
Il valore aggiunto di questo libro consiste nel fornire, per la prima volta in assoluto, dati e statistiche relative a 20 Paesi, prevalentemente europei e americani, a partire dalla Rivoluzione Francese (1789). Ecco perché è stato accolto con tanto clamore, fino ad essere stato definito dal premio Nobel americano Paul Krugman, il libro più importante del 2014. Ed è proprio partendo da dati ufficiali ripresi da archivi catastali, fiscali e finanziari dei Paesi più ricchi che emerge un dato, per quanto noto, pur sempre impressionante: mediamente il 10% della popolazione possiede il 50% del patrimonio (capitale) nazionale, il 40% (ceto medio) ne possiede il 40/45% ed il restante 50% invece solo il 5/10%. E questo non solo è ingiusto, ma mette in pericolo un assetto stabile e pacifico della società. Per esempio l’autore ritiene che all’origine della Grande Crisi del 2008, tutt’ora in corso con i suoi effetti devastanti, ci sia un livello esagerato di disuguaglianza che ha spinto i ricchi ad investimenti molto rischiosi ed i poveri ad indebitarsi a livelli insostenibili.
Disuguaglianze nella distribuzione dei redditi e del capitale ci sono sempre stati nelle società di tutti i tempi. Ma i livelli di disuguaglianza non sono sempre stati gli stessi.
Proprio ricorrendo alla immensa mole di dati e indici contenuti nel libro, dalla comparazione storica emerge che la società con il minor livello di disuguaglianza mai esistita è stata la società svedese degli anni 1970/80.
Mentre a partire dalla fine del secolo scorso è ripartita, anche in Svezia ma non solo, una crescita progressiva dell’incidenza dei redditi da capitale (affitti, interessi, dividendi) sul reddito nazionale, a scapito quindi dei redditi da lavoro.
Se qualcuno a questo punto pensasse che l’economista francese rimpianga l’esperienza sovietica o si proponga di reintrodurre forme di socializzazione dei mezzi di produzione, rimarrebbe deluso.
Se qualcuno invece ritenesse che dopo la prevaricazione delle teorie ultra liberiste degli ultimi 20 anni sia giunto il tempo di ricondurre il capitalismo sotto il controllo democratico, allora troverà il libro di sicuro interesse.
La proposta più forte è quella di un’imposta mondiale progressiva sui patrimoni personali individuali, con aliquote sopportabili, da integrare con la già esistente imposta progressiva sui redditi e con l’inasprimento delle imposte di successione ereditarie.
Piketty si rende conto che l’obiettivo rischia di risultare utopistico, anche perché richiederebbe un forte grado di coordinamento fra Stati ed uno scambio di informazioni finanziarie a livello planetario che riesca a censire una volta per tutte la ricchezza immobiliare e finanziaria di tutti, a partire ovviamente dai multimiliardari che compaiono ogni anno sulla rivista Forbes.
Ma sostiene anche che l’importante sia cominciare con provvedimenti che vadano in quella direzione, anche alla ricerca di conquiste intermedie. E anche partendo da accordi limitati ad alcune aree geografiche omogenee, come l’Europa.
Rivolgendosi infine a chi vorrebbe aliquote di tassazione molto più pesanti, l’autore fa presente che così facendo, come l’esperienza storica insegna, si disincentiverebbe l’iniziativa economica con la conseguenza di abbassare ancor più il tasso di crescita dell’economia reale.
Ovviamente nessuno può dire se questo libro influenzerà più o meno l’agire politico dei prossimi anni.
Sicuramente a me sembra una buona base di partenza per ridare forza teorica ad una sinistra democratica mondiale che è rimasta vittima di un duplice accerchiamento: il crollo delle economie pianificate di stampo sovietico da un lato, e le teorie ultra liberiste giunte dal mondo anglosassone dall’altro, arrivate persino a concepire l’attuale assetto economico – politico mondiale come la fine della storia. Ma la storia, come si sa, è sempre in movimento.
Possibile che nessun economista si sia mai reso conto che sanzioni proporzionate al patrimonio renderebbero più virtuoso il capitalista?
Non ho letto il libro ma da quello che Raffaele Battilana ha scritto sintetizzando le quasi mille pagine dell’opera di Piketty credo che possa emergere un dato di fatto che forse è più di natura politica che tescnico-economica ed è quello della riscoperta della inevitabile tendenza del capitale a concentrarsi semprepiù in un minore numero di mano ma sempre esse stesse più ricche nel tempo e contemporaneamente assistendo alla costante depauperizzazione dei poveri in crescita esponenziale in tutto il mondo.Questa è la fotografia della situazione che non ha scoperto certamente Piketty ma Karl Marx anche se certamente parte delle sue teorie o previsioni non si sono avverate poichè nel frattempo le contraddizioni all’interno del capitalismo si sono attenuate con gli interventi statali come teorizzato dall’economia keynesiana ed anche perchè lo stesso capitalismo ha innescato un tipo di sviluppo che ha investito tutto il mondo dando in parte ossigeno a chi non lo aveva, ma sottraendolo anche a coloro che l’avevano ed appropriandosene..Lo stesso Marx nel Capitale dice che il capitalismo è il sistema più dinamico e veloce per produrre ricchezza e cambiamento e lo relega fra i sistemi più moderni con il quale la ricchezza possa subire un costante incremento..La critica al modello marxiano è stata ripresa da una schiera infinita di studiosi e di economisti portando lo stesso marxismo a navigare ed a validarsi attraverso diversità profonde nelle varie economie di paesi a diversa cultura.Il Marxismo Leninismo, l’idea dell’eurocomunismo, la liberazione coloniale e la lotta del terzo mondo sono tutte prassi storiche che hanno sia la radice comune nell’idea marxista sia affermano nelle vie intraprese le loro differenti peculiarità.Tali modelli hanno determinato un mondo che sopravvive forse a stento anche oggi nel mondo dell’economia capitalista globalizzata.L’osservazione che credo di capire faccia Battilana è quella di auspicare che nel futuro il capitalismo possa quasi piegarsi alla ragion di stato sopportando i vincoli che l’interesse comune di esistenza e di sopravvivenza delle nazioni e dei popoli possa prevedere e fissare.Quasi un binario dal quale non si possa in alcun modo scantonare. Questa è una vecchia teoria che ogni volta ritorna in auge e se tale idea la faccia trasparire Piketty nel suo libro, questo non mi è dato di sapere poichè non l’ho letto, ma vedo e leggo che rientra nell’auspicio fatto e sostenuto da Battilana.Sono passate almeno tre o quattro generazioni da quando è stata partorita tale immagine e mi meraviglio che ancora possa aver forza circolante dentro delle modalità di pensiero che ritengo sfornate appositamente per indurre a credere che la ”bestia si possa addomesticare”. La bestia secondo me non la si può addomesticare perchè dal momento che gli si crea una gabbia all’intorno questa smette di essere una bestia e perde le sue caratteristiche.Dico a Battilana che tutto questo si scontra inevitabilmente con pensieri di realta dalle quali ogni teoria seria non possa prescindere e che la non osservanza di certi principi conduca proprio all’inevitabile concentrazione della ricchezza in pochi a danno di molti. Daltronte gia Samuelson, Maurice Dobb ma più che altro Paul Sweezy ed Harry Magdoff hanno dimostrato(dico dimostrato inconfutabilmente) la veridicità di teorie come quella del ”tendenziale calo del saggio di profitto”, e del dominio e della grande influenza del capitalismo monopolistico (The Monopoly Capital)che il grande capitale ha sulle decisioni degli Stati.Negli ultimi 40 anni si è verificata tale tendenza fino ad arrivare alla prevalenza dell’economia della finanza su quella reale.Tutto questo ha accelerato ancor più tale processo di concentrazione.Siamo al punto-lo si voglia o no- che chi segna la politica e chi la determini oggi nel mondo sono non più di 500 persone che grazie agli strumenti finanziari oggi spostano ricchezze inimmaginabili da un paese all’altro, determinando ed influenzando profondamente le politiche e rendendo subalterni anche interi stati ed economie.Quindi la famosa ”bestia” è sempre viva e vegeta ed i suoi meccanism non hanno mai smesso di essere oleati. Le possibilità che ci stanno di fronte sono sempre più catastrofiche ed ogni giorno assistiamo a conflitti ed a crolli che sono partiti e sono stati generati da quel fatidico 11 Settembre.Lì la storia ha fatto il salto ma era un salto gia previsto almeno da certi che le cose sarebbero andate nel modo di come le abbiamio viste arrivare fino ad oggi.Lo sfruttamento intensivo delle risorse ed il livello di sviluppo sono arrivati ad un punto di non più sostenibilità di crescita e la regressione è in atto. La regressione vuol dire compressione, vuol dire crisi, vuol dire impiego di minor risorse per le classi subalterne, vuol dire essenzialmente una cosa che è quella che ha sempre contraddistinto la natura del capitale e che è quella che non si cura delle conseguenze della sua politica e non se ne cura proprio perchè non le contempla nella sua etica.”Oggi deve essere più di ieri e meno di domani”e se così non fosse si produce inevitabilmente la guerra. E’ quello a cui stamo assistendo ormai da parecchio tempo ed è la guerra dell’Occidente contro il terzo mondo,così come in casa nostra la cosiddetta etanto vituperata ”lotta di classe” l’hanno fatta i ricchi contro i poveri, i padroni delle ferriere contro gli operai, fino a far loro smarrire il vero senso della vita poichè culturalmente ancor prima che economicamente si sono piegati e sopportano tale logica essendo le vittime conseguenziali più dirette.Tutto questo vuol dire distruzione di risorse fino a provocare la guerra che è il modo con il quale si sono sempre rette le economie capitaliste che oggi sono in quasi tutta la maggior parte del globo, Cina soprattutto inclusa.Auspicare l’allentamento della presa del capitale sull’economia è come entrare in un duello e fronteggiare il nemico armato di pistola con un fioretto.Il cavaliere che lo faceva aveva buone intenzioni ma buone anche per essere ricordato sulla sua lapide. Abbiamo assistito in questi anni che soprattutto la corsa al rifornirsi alle fonti di energia ha provocato conflitti che nessuno si azzarda a definire di natura imperialistica.Tale termine è perfino caduto in disuso perchè è scomparso persino dalla letteratura giornalistica.Il Capitalismo a seconda delle situazioni e delle condizioni che incontra sarà costretto ad espandersi od a ripiegare ma con certezza è da escludere la speranza dell’abbandono della sua strategia globale in quanto tale.La cultura Europea ed Occidentale in senso lato è divenuta un modello di riferimento in tutto il mondo e quindi lo sfruttamento intensivo delle risorse che stabilisce la qualità della vita a chi ne possa fruire e che fa espandere i consumi e lo sviluppo tecnologico ed il know how, è il principio guida non più evitabile.Tale principio cozza con quello della limitatezza delle risorse e pone inevitabilmente il problema della ripartizione di queste in tutto il mondo e fra tutti i popoli.Come si possa pensare che una socialdemocrazia possa essere estesa a popoli che sono passati dall’esatto medio evo ad avere le auto e gli aereoplani in un quarto di secolo?Eppure tale raffronto fa ancora presa e viene contrapposto ad una visione apocalittica del futuro come la sola ancora di salvezza.
Quando la logica del profitto viene appoggiata anche da quella degli Stati che intervengono con le armi in crisi provocate dalla loro politica all’interno di altri stati, il futuro non mi appare forietro di socialdemocrazia.E certamente la visione di una economia privata libera e regolata non mi pare possibile poichè purtroppo dentro di essa è contenuta una etica di forza che conduce allo scontro.E’ come una pozza d’acqua in un periodo di siccità nella savana. Gli elefanti fanno a gara fra loro ad arrivare per primi ed a berla tutta incuranti che altri elefanti muoiano.Se la bevessero un tanto per uno probabilmente si salverebbero tutti, ma quella è una legge della natura non dettata dalla ragione.Fin’ora gli uomini si sono colllocati per il loro egoismo dalla parte della natura che è la legge del più forte che non vuole diventare debole e per tale sua volontà sopprime inevitabilmente anche gli altri simili, non pensando che si scava da solo la fossa.Non mi sembra un principio di ragione e di intelligenza, ed a chi parla di benessere dell’occidente dovrebbe essere spiegato che tale benessere c’è stato ed è stato raggiunto perchè si è prodotto una sfruttamento continuo e micidiale di materie prime e di ricchezze da altre nazioni sottraendole ad altri popoli, alleandosi con le classi che esistevano in quelle nazioni fino a fare la guerra di conquista a chi tentava di resistere.Tali ricchezze che da secoli sono confluite verso l’Europa hanno prodotto un livello di vita accettabile perchè anche se inegualmente ripartite all’interno hanno fatto si che il cuore del capitalismo non avesse subito contraccolpi tali da essere messo in forse il sistema globale. le sue contraddizioni così sono state lenite e si è avuto una relativa pace sociale a scapito però di altri che al posto dellam pace sociale hanno avuto invece la guerra. Le due guerre mondiali sono state il tentativo di difesa di tale sistema, ma è tale sistema che oltre allo sviluppo interno ha prodotto il sottosviluppo e le conseguenze che oggi tutti scontiamo.Tale sistema- dice Sweezy- ” non cambierà la propria natura, nessun sistema sociale l’ha mai fatto e mai lo farà.A questo dovranno pensare le sue vittime”.La socialdemocrazia caro Raffaele Battilana che sembri rincuorato dalle intuizioni di Piketty è stata possibile per un periodo limitato della sua storia nei paesi di 10-15 milioni di abitanti(Svezia, Norvegia, Danimarca e pochissimi altri)Nel cuore del sistema-gli USA- oggi ci sono 60 milioni di poveri che subiscono anche in casa loro la crisi ed i contraccolpi della loro stessa economia della libertà.Tale libertà è basata all’interno dell’etica del capitalismo essenzialmente sul possesso del denaro per il quale se lo si possiede si è liberi,se non lo si possiede si è liberi di morire di fame.Questa è la democrazia e l’ipocrisia che personalmente vorrei vedere che fosse spazzata via.Poi le cose e gli aspetti positivi li ha ogni paese nelle proprie peculiarità, nella propria cultura beninteso ma dal cuore di quella cultura ritengo che sia uscito poco al confronto delle potenzialità contenute e che avrebbero dovuto pesare in maniera diversa nella storia del mondo.
Quello che a me sembra incredibile nelle considerazioni di Carlo Sacco è che per lui nel secolo scorzo non è successo niente. Queste tesi potevano avere un senso nel 1867, quando si conosceva un capitalismo rapace e incontrastato e si poteva ipotizzare una società alternativa fondata sull’uguaglianza. Ma in nome di questo progetto è stata fondata una dittatura liberticida che si è macchiata di sangue ed è collassata perché ha prodotto miseria anziché ricchezza. Poi mi colpisce il riferimento ad alcuni economisti che “hanno dimostrato inconfutabilmente” la caduta tendenziale del saggio di profitto e di altre teorie. Mi permetto di far notare a Carlo Sacco che non esiste una verità nemmeno in campo economico, ma esiste solo la fatica di sperimentare e procedere per errori. Non si può essere relativisti quando si parla di valori etico – morali ed integralisti quando si parla di economia. E’ una contraddizione in termini.
Sì Lele, ma non è che il capitalismo oggi non sia rapace e incontrastato… E di sangue , miseria e macerie ne ha prodotte parecchie anch’esso… E in tutto il mondo. E ha prodotto pure una crisi che non può essere certo imputata agli “sconfitti dalla storia”, ma a qualla rapacità di cui sopra… O no?
Si Marco, infatti la tesi di fondo di Piketty è che il capitalismo vada ricondotto sotto il controllo della democrazia. Evidentemente ritiene che adesso non lo sia. E addebita alle profonde diseguaglianze nella distribuzione del reddito e del capitale la crisi mondiale cominciata nel 2008. Quindi non mi sembra di aver commentato un libro acritico nei confronti del capitalismo. Tutt’altro. Però Marco quando si parla di capitalismo si parla di occidente ( a parte il caso anomalo della Cina), e parlando di occidente si parla anche di Europa. Nonostante tutti i limiti, le difficoltà’, le ingiustizie, stiamo parlando di un continente dove le condizioni di vita della maggior parte della popolazione sono decenti, dove c’ è assistenza sanitaria gratuita, pensioni per tutti, sindacati dei lavoratori, statuti dei lavoratori. E Primapagina puo’ (è vero con fatica e una quindicina di querele) criticare il Partito di governo della città dove si stampa. Io credo che non esista sistema economico – sociale migliore. Il confronto con i Paesi comunisti è ormai cosa del passato. Adesso l’Occidente sovra’ confrontarsi con Stati fortemente influenzati dagli integralisti dell’Islam. E personalmente non ho dubbi sulla scelta.
Anche in Europa però le differenze ci sono e spesso sono piuttosto marcate ra Paese e Paese… E il capitalismo, quello che ha creato l’economia di carta e poi la crisi, è rapace anche in Europa, sebbene nel vecchio continente le tutele siano maggiori che negli Usa o in Cina o nei paesi emergenti dell’Asia o dell’America latina… Non ho letto il libro di Piketty, lo leggerò. Da quello che scrivi, la sua mi sembra un’analisi interessante e se vogliamo anche controtendenza, mi sembra insomma che sia – per quanto ho intuito – una “lettura” da sinistra della situazione e delle prospettive. Che poi il vecchio mondo comunista (ma il termine , se me lo consenti, era un no’ forzato e usurpato) con la sinistra c’entrasse poco è un fatto appurato. Almeno con la sinistra come la intendo io… C’entrano poco anche Renzi o Hollande, ma questo è un altro discorso…E anch’io ritengo che non siano paragonabili il “nostro” sistema che pure ha molti limiti e gravi disuguaglianze, con i sistemi di Paesi a guida religiosa, più o meno integralista (non mi riferisco solo agli ingralisti islamici). Per un fatto semplice: che quando la religione, qualunque essa sia, diventa stato e “costituzione” e detta le regole della politica, dell’economia, della convivenza civile, dei rapporti familiari e sociali, non è un passo avanti, ma un salto all’indietro dentro un baratro oscuro e oscurantista… E la guerra è sempre dietro l’angolo.Nessun dubbio quindi sulla scelta, ma non per questo penso che si debba “esportare” il nostro modello con i bombardieri e con i colpi di stato pilotati come è stato fatto fino ad ora… Co le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti…
Vedi Lele, a me sembra che nella risposta che hai dato manchino delle considerazioni,che sono soprattutto di carattere storico ed inevitabilmente poi anche politico.Chi ti ha detto che io ignoro quello che è successo nel secolo scorso?Forse gli dò una luce un po’ diversa dalla tua perchè forse pongo tutta la questione a livello un po’ più globale di quanto tu dica quando parli di regimi autoritari che hanno prodotto miseria.E’ come se mi dicessi che io sia rimasto al manifesto del 1848 o giù di lì.Nel confronto mondiale la decolonizzazione è stata prodotta e sostenuta ampiamente con uomini e mezzi dagli stati del socialismo reale anche attraverso errori,repressioni e sangue ma nel contrasto con le potenze coloniali -USA in testa-che dominavano il mondo,penso che anche tu debba ossevare che si è avuto il progresso che c’è stato con la formazione degli stati nazionali in Asia, Africa, America Latina stessa. Tutto questo dimmi cosa ha prodotto a quella piovra che avrebbe voluto continuare a succhiare risoprse ? Secondo me ha prodotto di accentuare le crisi che il sistema globale impostato sul capitalismo ha avuto e stà avendo, con tentativi da parte del vecchio padrone e del sistema economico globale di cambiare le carte per riappropriarsi di quello che lui considera ” il mal tolto”.Certo, il sangue è scorso a fiumi e sta scorrendo a fiumi, ma forse quella socialdemocrazia a cui tu ti ispiri gli altri stati non l’hanno mai conosciuta perchè sono passati dal Medio evo ala società globalizzata in poche decadi.La socialdemocrazia-ti ripeto e mi domando quale sia il motivo per il quale tu non la consideri e non la vedi nella luce nella quale la vedo io,e che comprende soprattutto l’Europa ed anche noi- ha portato conquiste di civiltà umana beninteso-ma è stato un processo che è stato reso possibile dalla ripartizione del bottino rapinato al terzo mondo,alle sue materie prime,alle riserve di energia che noi usiamo e che arricchiscono noi ed impoveriscono gli stati da dove vengono prelevate.O no ? La rapina ha contribuito fortemente a far sorgere anche la civiltà industriale con tutti i problemi che la sua crescita si è tirata dietro.Ti ricorda qualcosa la scala dei bisogni ? Oppure è una cosa troppo ”antica” per la quale si pensa che sia ormai superata perchè i bisogni indotti sono oggi prima diventati quello
del superfluo che diventa necessario? Voglio dire che la ripartizione-anche se fatta in maniera ineuguale-al nostro interno e nelle nostre società occidentali di tali ricchezze, ha permesso una relativa ed anche forte stabilità ed anche pace sociale,ma il resto del mondo si è impoverito, ha avuto scontri, tragedie, repressioni, quegli stati hanno avuton le loro borghesie nazionali alleate dell’occidente ed hanno permesso alle multinazionali ed alle politiche degli stati occidentali di rimanere in loco a succhiare e quando sono stati scacciati gli si è fatta la guerra. a quegli stati.Non te ne dimenticare.Le due guerre mondiali sono avvenute mica perchè qualcuno si è alzato al mattino ed ha dato di fuori di testa ?Allora vista sotto questa luce la tua ”socialdemocrazia” è il mezzo principale con il quale si perpetua quanto hai letto sopra.Perchè lo salti nel tuo ragionamento questo, eppure sai che non esagero perchè la storia fondamentalmente è andata come ho detto.Quel sistema a cui tu fai riferimento e per il quale dici che io sembra che sia rimasto a ”caro babbo” ha avuto certamente le sue contraddizioni, tutte quelle che vuoi ma ha dovuto fronteggiare tutto quanto gli succedeva intorno.Te la ricordi la diatriba sulla discussione su ”armi o frigoriferi ?”.Io non voglio fare il giustificazionista,nè pretendo di essere la voce della verità, dico ed osservo solo la situazione del mondo e guardandomi per un momento in disparte il globo, vedo che quel globo di risorse limitate arranca e sprofonda verso un punto di non ritorno., perchè lo sviluppo capitalistico e non comunista o socialista, l’ha utilizzato per 3 secoli ed ancora lo tiene stretto con le leggi fatte da lui e con le armi, usa la tecnologia che si è permesso di avere con l’utilizzo di quanto strappato agli altri ed ha costruito un mondo secondo i suoi criteri, un modo di essere che porta tutti sotto terra, anche i neofiti del capitalismo stesso che si arrampicano a voler dimostrare l’indimostrabile e si pienano la bocca di libertà individuali facendo finta di non sapere che la tipologia e l’etica di tale mondo così costruito valuta la libertà a seconda di quanti soldi hai in tasca: chi ha i soldi è libero, chi non li ha non è libero? Cosa c’incastra la socialdemocrazia ? Ogni sistema non ha mai cambiato la propria natura e se l’ha fatto l’ha fatto -purtroppo e dico e ripeto ”purtroppo”spintoci con la forza.E’ una condizione umana forse questa? Non lo sò,ma vedo che succede anche oggi che è l’Occidente socialdemocratico e libero come si usa dire che veicola le guerre come ha sempre fatto da 50 anni a questa parte. Irak, Iran, Siria, Palestina, Kurdistan, Libia,Afghanistan,Egitto, tanto per parlare di quello che abbiamo vicino all’Europa.Dico una menzogna ? Non mi sembra.In quanto in particolar modo dici sulla caduta tendenziale del saggion di profitto,tale teoria è stata confutata da molti, ma mi sembra che i nominativi che ho citato abbiano rivoltato anche insieme ad altri di altre scuole tale teoria,che resta una delle colonne principali di analisi dell’economia capitalista dal punto di vista Marxiano. Anzi ha preso sempre più valore proprio per il raffronto che ha avuto nella prassi politica ed economica soprattutto osservando il mondo sviluppato.Le socialdemocrazie che tu dici e che ti auguri che possano limitare la rapacità del capitalismo sono secondo me da collocarsi nell’ambito di stati provvisori nello sviluppo di detto sistema, provvisori ed anche importanti certamente ma alla fine vedendo dal di fuori la palla del globo credo che si possa veramente pensare che la vita di un miliardo e mezzo di uomini sia su un piano di instabile insicurezza di vita(parlo dell’Europa e degli USA) e che per adesso riescono a mangiare due volte al giorno. Per i restanti 5 miliardi e più di uomini tale piano è molto inclinato e li stà mandando sotto terra, ed ancora più ce ne manderà in futuro. A questi di socialdemocrazia all’occidentale sarebbe bene non parlare onde evitare reazioni inconsulte da parte loro.Per ” la caduta tendenziale del saggio di profitto” forse mi sembra che sia bene chiarire. Tale critica e tale osservazione viene fatta dai nominativi in questione e non solo da loro all’economia capitalista non ad altri tipi di economie, prendendo in considerazione dati di fatto certi quali la limitatezza delle risorse,la natura dello sviluppo innescato, la distribuzione del reddito, inflazione e moneta e via dicendo. Tutti questi fattori combinati storicamente nel modo come lo si è fatto hanno prodotto una gabbia dalla quale non se ne esce e tale gabbia è un paletto per il quale lo sviluppo sinusoidale dell’economia in occidente che è il motore che stà comandando tutt’oggi il mondo costringe tutti quei fattori al comportamento che hanno.Non capisco la tua risposta su questo.Che poi sia la tua osservazione e faccia parte di uno modo teorico di affrontare le questioni sono d’accordo ma la teoria almeno in tale materia è essenziale diversamente credo che me lo possa dire tu stesso non è una attività empirica. Tu dici che ” non si può essere relativisti quando si parla di valori etico-morali ed integralisti in economia”. STAI PARLANDO DEL CAPITALISMO FORSE E NON TE NE SEI RESO CONTO! Quel globo in quel modo che hai letto prima l’ha prodotto lui,non dal 1917 ma anche da prima e che continua anche oggi.E la socialdemocrazia è un suo modo di
rendere più facile le sue funzioni, oliare i suoi meccanismi per non far raggiungere le contraddizioni che ha dentro. A te ed a noi tutti ci da da mangiare, ci dà il diritto di critica,ci da la speranza-poca per la verità- che domani possa essere meglio di oggi-, a tutti gli altri – gliela nega perchè il pane prodotto da lui non è per tutti.Scusa Lele ma di che si parla ? Ti ritorno a dire che il principio della ” pancia piena che non sà nulla di quella vuota” è attuale ed più il tempo passa e più è sempre più valido” e tu mi parli di socialdemocrazia qui da noi ? Le contraddizioni in termini che dici io le vedo in quello che tu o Piketty affermano(ti sembra che la crisi sia cominciata nel 2008 ? ) Forse perchè ti saranno arrivate circolari dalla Banca dove dicevano come comportarsi e come fronteggiarla ma di fronte a quello che ho detto poc’ anzi, scusa Lele permettimi con tutto il cuore io so da che parte stare e che non è certo quella di coloro che entrano in un ufficio e sparano, perchè ritengo che quello serva al capitalismo per erigere ancora bastioni per difendersi e sia la tragica logica conseguenza delle sue politiche mortali..Di fronte a questo io sò da che parte stare e non ho dubbi,ma nemmeno ce li ho nei confronti della socialdemocrazia come la vedi te,anche se ci vivo in mezzo,ne fruisco come tutti e credo di poterne valutare la positività ed i suoi limiti e ritenere a cosa serva.Che è quello che ti ho detto sopra secondo me.