REGOLAMENTO SUI BENI COMUNI. IL COMUNE DI CITTA’ DELLA PIEVE GUARDA A SIENA…

SIENA – Ieri il vicesindaco e l’assessore alle politiche sociali di Città della Pieve Marco Cannoni e Barbara Paggetti hanno fatto visita al Comune di Siena. Non per turismo o per ammirare “gli effetti del buon governo” dipinti nel ‘300 da Ambrogio Lorenzetti. Cannoni e Paggetti hanno incontrato il vicesindaco della città del Palio Fulvio Mancuso per parlare e confrontarsi su una iniziativa che Mancuso sta portando avanti a Siena e che gli amministratori pievesi vorrebbero “importare” a casa propria. Si tratta del “regolamento sui beni comuni”, uno strumento di innovazione sociale che attuando il principio di sussidiarietà, permette alle pubbliche amministrazioni e ai cittadini di prendersi cura dei beni comuni urbani, anche in termini di gestione condivisa e di rigenerazione…
Mancuso ha spiegato a Cannoni e Paggetti la sua idea di città, e la convinzione che solo una amministrazione condivisa e una cittadinanza attiva possano essere le basi irrinunciabili per un progetto di “smart city” che tenda a modernizzare la città,a rilanciare la credibilità e la fiducia tra amministrati e amministratori, rafforzare la coesione sociale e creare quindi sviluppo economico.
Siena e Bologna sono le prime città in Italia ad aver adottato questo “regolamento”. Città della Pieve ci sta seriamente pensando… E, in onore forse ad antichi legami storico-culturali, la città del Perugino in questo caso guarda a Siena e alla Toscana e non a Perugia.
BARBARA PAGGETTI, COMUNE DI CITTA' DELLA PIEVE, COMUNE DI SIENA, FULVIO MANCUSO, MARCO CANNONI
Domanda: esiste qualcosa di scritto su tale Regolamento ? Sarei curioso di prenderne visione.Se qualcuno sà che vi sia qualcosa di già stilato oppure che sia ancora in gestazione per cortesia lo comunichi. Grazie.
carlo sacco
a Bologna , prima città ad adottarlo hanno fatto questa cosa, per esempio: http://www.labsus.org/2014/09/lo-spazio-graf-di-bologna-firma-il-suo-patto-di-collaborazione/
Siena lo ha approvato e adottato…
C’è da augurarsi che vada in porto. è un’iniziativa importante che potrebbe dare l’esempio di come l’unione funziona molto di più dell’arroccamento
La cosa è interessante, ma c’è il rischio che anche questo “sistema” diventi un modo per “coinvolgere” associazioni e gruppi e quindi si trasformi in una “macchina del consenso”. In ogni caso credo che valga la pena provarci…
Sono d’accordo con Elda ma anche con ciò che esprime Marco sui limiti di ciò che credo ci si debba chiedere in termini di ”macchina del consenso”.Non dimentichiamo una cosa che è quella che il tutto s’inquadra in una cornice di una tavolozza dove l’Ente Pubblico non ha risorse per dedicare all’amministrazione dei beni e che veniamo da un periodo dove il nodo scorsoio agli Enti Localii ha registrato la tendenza ad essere sempre più stretto.Per sopravvivere viene tentato tutto, anche di dare in gestione ai privati i beni pubblici, quando prima non siano venduti. Io credo che occorra, al di la delle peculiari situazioni che si possano incontrare e dove possa apparire la convenienza a farsi carico di quel preciso bene pubblico e la questione della sopravvivenza o meno di detto bene, che il nostro motore modifica non poco l’essenza del concetto di pubblico,sia un attimo dopo accettato il regolamento sia ancorpiù per il futuro. Forse qualcuno scuoterà la testa e penserà che i vecchi principi sono le gabbie che hanno condotto a questo stato di cose di insolvenza e di cattiva amministrazione, ma forse farebbero bene anche a considerare quale ossigeno venga dato alla rapacità del capitale, soprattutto quello privato, che dove a lui convenga pone le cose per una veicolazione verso il riappropriarsi in prima persona del bene pubblico ,che una volta era spesso privato, creato e mantenuto da questi.A questo discorso si prega di non scuotere il capo tirando fuori il discorso che tanti beni che oggi sono pubblici sono venuti a noi perchè costruiti ed amministrati nel tempo da privati, casate, famiglie , singoli individui.In uno stato veramente liberale e che funzioni con certi principi che coniugano l’interesse pubblico con quello privato si attua un equilibrio che consente il mantenimento e la fruizione del bene da parte di tutti. Tale cespite-chiamiamolo così- non deve essere fonte di lucro e di speculazione da parte di chi s’incarica di mantenerlo e necessiterebbe una legislazione veramente ferrea per impedire nel futuro che questo diventi oggetto di speculazione privata. Immaginate quello che si è fatto con l’uso delle strutture ferroviarie da parte delle Spa che mandano i loro treni treni con il materiale rotabile sulle strutture che al pubblico sono costate nel tempo miliardi e miliardi di euro, usano tali strutture, ci fanno passare sopra i loro treni e si dividono l’utile…(quando parlavo di rapacità.che è un concetto che esiste e non me lo sono sognato )Volevo far presente il principio che dove il pubblico non funziona non perchè non si abbiano cervelli adatti alla sua organizzazione ma dove economicamente è avvenuto che uno stato attraversato dalla politica clientelare abbia prodotto falle enormi e dissipazioni enormi di capitali, lì ci si insinua il privato che quasi sempre non è un benefattore ma ci si insinua non perchè la finalità della sua attività sia tendente al bene pubblico bensì ci si insinua per il proprio profitto. E quando si entra in questa spirale perchè la tendenza è il profitto, il bene pubblico viene già ridimensionato come concetto e come funzione e perde certe caratteristiche.Bisognerebbe a livello di gestione di ciò che possa amministrare il privato che i risultati siano tutti re-investiti a scopo pubblico e l’accumulazione dei profitti serva per allargare la destinazione d’uso di tale bene verso il mondo esterno.Credo che questi possano essere benissimo concetti che una legislazione ferrea e sotto sorveglianza di organismi preposti possa senz’altro attuare,ed essere oggetto di una verifica di merito nel tempo, e non rappresenti un qualcfosa di evanescente che nel tempo perda forza, poichè a quel punto passa la diligenza ed imbarca su tutti, cani e porci come suol dirsi.La fabbrica del consenso ai partiti passa anche attraverso tutto questo diventa un nodo instricabile di cui gli effetti li vediamo anche oggi nell’apparato pubblico gonfiato a dismisura con la politica clientelare dei partiti.Questi di oggi,maggioranza nell’Italia di Renzi,di Letta, di Monti , di Berlusconi e di Prodi sono venti e più anni che hanno imposto tale regime come muro inscalfibile.Il guaio è che per abbattere tale muro
ci si rifugi in una forma di propaganda per la quale milioni di persone sono portate a subirla e ad esserne cooptate sperando di non precipitare nel baratro.In tale situazione è sufficiente l’imbeccata di uno qualsiasi(perchè nel caso del nostro Renzi,diciamolo pure è uno qualsiasi per la sua storia, per la sua età, per il megafono delle sue battute e della sua apparenza) perchè credono che possa scongiurare la caduta nel baratro.Il sistema prima di andare velocemente verso lo Stato autoritario le prova di tutte. Fin’ora nella storia d’Italia non c’è mai riuscito.hanno rimestato, hanno ritardato, hanno cercato di cambiare, ma le classi subalterne hanno migliorato il loro tenore di vita solo quando si sono organizzate ed hanno conquistato scalini.I loro diritti non sono stati mai concessi sono stati sempre conquistati.Oggi sta passando l’idea che per estendere i diritti tocca ridurli a chi già ce li ha.ma in fondo alle questioni ci si chiede almeno di chi si faccia l’interesse oppure siamo presi da una nebbia di etere dove non si distingue più se al fondo delle questioni ci sia la benevolenza di qualcuno(tutti sbraitano per l’interesse dell’Italia)ma guarda caso nessuno o pochi si chiedono per questa via imboccata di chi si faccia l’interesse.Il popolo del PD è preso fra questo incudine e questo martello, ma davvero si crede che l’indebolimento delle forme di democrazia imperfette come sono i sindacati porti acqua al mulino di chi abbia bisogno di una vita più dignitosa ? Forse il poco di benessere economico che ancora un po’ di noi vivono se pur nelle ristrettezze e nei ridimensionamenti lo si deve allo Statuto dei Lavoratori,ci avete mai pensato a questo oppure
credete che sono ferri vecchi da superare per andare verso la modernità ? Voi simpatizzanti e votanti soprattutton del Pd chiedetevi perchè in 30 anni non si è mai fatta la riforma fiscale che avrebbe introdotto in Italia struimenti veri e reali di democrazia e di ripartizione della ricchezza e chiedetevi soprattuitto perchè e chi sia che non li abbia voluti e chi abbia messo nebbia di fronte a queste questioni e chi oggi non ne parli, mentre parlano del problema della riduzione delle ferie dei magistrati.Non c’è da andare lontano.La destra od il centro destra la soluzione democratica di tali problemi- per sua natura- li allontana, ma quando li allontana il centro sinistra o la sedicente sinistra vuol dire che siamo alla frutta. Pensateci un momento se ne siete capaci.Non è che sia complicato come vi vorrebbero far intendere eh ?
La formazione degli attuali amministratori pievesi fa guardare piu’ alla Toscana che all’Umbria,forse perche’ la loro attivita’ si svolge da anni nel senese.
Tutto bene ma il rischio di proseguire nella marginalizzazione di Citta’ della Pieve nella Regione Umbria,gia’ forte,e’ molto preoccupante,visto anche il notevole pacchetto di finanziamenti regionali in arrivo dall’Europa, e considerando la riforma del titolo 5 della Costituzione che ha delegato miolte funzioni alle regioni trasferendole dallo stato.