220 MILA EURO PER 145 FOTO, POLEMICHE SULLA MOSTRA DI STEVE MC CURRY “SENSATIONAL UMBRIA”

PERUGIA – Steve Mc Curry è certamente un grande della fotografia. Anzi, un grandissimo. E i suoi 100 scatti circa esposti nella mostra “Sensational Umbria” a Perugia, sono certamente suggestivi. Ma pagati a caro prezzo dalla Regione e non del tutto esaustivi su ciò che l’Umbria offre sul piano culturale e elle tradizioni… Non esaustivi, dicevamo, tanto che la Regione ne ha commissionati altri per rendere giuustizia alle località pure importanti, rimaste “nel rullino”…
Così, ai primi 150 mila euro se ne aggiungeranno altri 70 mila. Totale 220 mila. Mica poco, per delle foto che sono sì tecnicamente bellissime e suggestive, ma tutte “costruite” e non spontanee. Più che scatti d’autore, capaci di immortalare momenti, volti, situazioni particolari della “tipicità” umbra, sembrano spot promozionali a pagamento su manifestazioni, rievocazioni, attività… La cosa si nota. E la nota anche chi non ha proprio l’occhio dell’esperto. Insomma una bella mostra, ma un po’ di… plastica.
Quell’Umbria lì esiste, ma solo in cartolina. Al di là del giudizio sullo stile Mc Curry, in questa circostanza, la mostra sta scatenando polemiche anche e soprattutto per il costo, quello iniziale e il supplemento.
In Consiglio regionale il consigliere di Fratelli d’Italia Andrea Lignani Marchesani ha presentato una interrogazione riguardo al nuovo incarico affidato dalla Giunta regionale e basato in prevalenza sulla Festa dei Ceri di Gubbio.
All’interrogazione ha riposto l’assessore regionale alla cultura, Fabrizio Bracco, il quale ha spiegato che il nuovo incarico per il fotografo prevede altri 45 scatti sulla Festa dei Ceri, che rappresentano il simbolo della Regione. L’assessore ha ribadito anche che il fotografo ha deciso di devolvere alcuni suoi diritti d’autore per finanziare il restauro di un importante opera d’arte umbra: “I fondi che McCurry ha deciso di devolvere al restauro di un Raffaello, riguardano i diritti sul catalogo e sulla mostra di Palazzo Penna, dove sono esposte anche opere inedite. Alla fine della mostra vedremo quale somma potrà essere utilizzata per restaurare la cappella di S. Severo a Perugia, dato che l’opera presente a Città di Castello è già stato restaurata di recente”.
Insomma, alla fine dei salmi, molti si chiedono se in un periodo di crisi nera come questo, sia giusto spendere 150mila euro di fondi pubblici per una mostra promozionale e poi aggiungerne altri 70 mila perché la mostra risultata parziale e l’autore non ha preso in considerazione la manifestazione storica più importante e simbolo stesso della regione…
Certo, Steve Mc Curry è un nome prestigioso che veicolerà le immagini della “sua” Umbria in tutto il mondo, ma quelle immagini sono troppo “artificiali”. E pure un po’ troppo care.
Che siano care non c’è dubbio alcuno, specialmente in questi periodi dove le casse sono vuote ma non è tanto questo il punto.Steve Mc Curry
è uno dei miei autori preferiti, un fotografo di reportage ormai rodato da anni, al vertice dei fotogtrafi del National Geographic e Nikonista da sempre, un fotografo di grande esperienza.Qualche mese fa ho avuto modo di accompagnare diverse persone soci dell’associazione La Goccia a visitare la mostra a Santa Maria della Scala a Siena ed ho già avuto modo di rilasciare commenti su di essa in diverse direzioni, sia facendo i complimenti all’autore sia anche però trovando delle lacune tecnico-compositive nel suo lavoro od almeno in parte di esso.Certamente non mi aspettavo che l’autore avesse condiviso le osservazioni e le domande che gli avevo rivolto concernenti il trattamento in postproduzione degli scatti e questo secondo me non è tanto come una lancia da spezzare in suo favore.Ma il discorso sarebbe lungo e non da fare in questa sede.Non ho visto la mostra relativa all’Umbria ma ne ho sfogliato solo un libro fotografico in libreria e devo dire che non mi ha entusiasmato più di tanto.Credo che ci sia il solito problema della post produzione ma ognuno è libero su tale argomento di pensarla come vuole.Le immagini costruite, anche se chiaramente pensate non è che non servano a rappresentare concetti, ma spesso da una schiera di critici, fotogtrafi, giornalisti si scatena il finimondo, perchè le interpretazioni umane ad un opera sono quasi infinite.Spesso non c’è confine all’idiozia e senti dei discorsi che fanno rabbrividire, fino ad arrivare ad immagini debitamente errate dal punto di vista tecnico alle quali i critici intervenendo cercano di riportare il tutto come l’espressione più genuina dell’autore.Non capisco ma mi adeguo, mi sforzo ma devo annuire dicendo che sia una opera pregevole quella che ho sotto gli occhi ma che per sfortuna non produce mai una riflessione oggettivamente corretta, uno stato d’animo, una idea od una emozione.Non è così e tale critica non è rivolta chiaramente a Steve Mc Curry ma al mondo che lo circonda da parecchio tempo.
Tale mondo sarebbe bene che ”chiudesse i battenti” poichè ritengo che non sempre ma che spesso inqinquini la fotografia e la sua essenza.
A tale scopo per rendere meglio l’idea di ciò che volevo esprimere dirò che ad un Workshop con Mary Ellen Mark a San Marino alcuni anni fa, un partecipante portò un suo portfolio che presentò all’autrice, denso di foto totalmente errate, fuori fuoco, mosse, annebbiate al punto che non si distingueva nulla.Mary Ellen Mark chiese cosa avesse fotografato e lui candidamente rispose:”fotografo i miei sogni”.Io mi limitai a dire che quando le sbagliavo le facevo in tal modo” ma altri non ebbero nemmeno il coraggio di proferire parola.Questo per dire che uno crea, poi il resto dei pensieri che passano nella mente di chi osserva si adegua.E c’è chi la chiama arte.Personalmente spesso anch’io vedo da diversi anni a questa parte opere esposte che nemmeno un bambino di 6 anni avrebbe il coraggio di fare e queste sono le cose che lì per lì mi fanno andare in bestia…..ma poi penso che spesso la verità viene guardata da un angolo visuale che è più ristretto o da angoli ancora più estremizzati…non è il mio concetto migliore dell’arte questo, ma riconosco che non tutto può essere oggettivo, visitato nella stessa maniera e con le stesse modalità.
ma deve essere dato spazio anche ai personalismi che possiamo o no condividere come espressione individuale del pensiero e di quanto siamo spettatori.CIò non toglie però che Steve Mc Curry- per tornare a lui-non sia quel grande che in effetti è, e semmai l’intervento di post produzione si può lecitamente accostare alle correzioni di un pittore che col pennello rifinisce la guarnitura di una idea.In tal modo riesco ad accettarla più facilmente ma oggi il mondo mediatico veicola le ideee le rende apprezzabili alla gran massa di fruitori ma diciamolo francamente che proprio tanto positivo tale fatto non sia. Almeno secondo me, perchè la realtà si piega e si deforma andando oltre i limiti del consentito , sfidando la materia e l’abilità generale, ma generando perciò una idea non coretta dell’oggettività.E questa spesso si fa anche pagare anche profumatamente. mam se avessero preso una schiera di 5 o 6 bravi dilettanti, spesso più bravi e maturi dei professionisti odierni ed avessero investito sul loro lavoro invece che ricercare il ”gran nome”, forse la piccola umbria avrebbe fatto le cose nella maniera più corretta, anche nei confronti della collettività dei contribuenti. Ma si sà, questi sono tempi
duri……
Nell’articolo non di danno giudizi su Steve Mc Curry, ci mancherebbe. Si dice solo che quelle foto della mosra “Sensatonal Umbria” di sensational hanno molto poco, perché costruite, realizzate mettendo in posa i soggetti… C’è poco o nulla di spontaneo e di reale in quegli scatti. Che poi il nome stesso di Steve Mc Curry possa richiamare sull’Umbria attenzioni da tutto il mondo è molto probabile, anzi sicuro. Quindi la mostra è, in questo senso, un bello spot. Ma uno spot pubblicitario come quelli di Carosello…Pagato peraltro a carissimo prezzo. E secondo me è normale e giusto che qualcuno si incazzi e alzi la voce per una spesa di 220 mila euro (più di 1.500 euro a foto), in un momento come questo e in una regione come l’Umbria che ha le strade (la SR 71, la 76, la Fondovalle, per citarne alcune) ridotte a colabrodo e quasi intrasitabili. Questione di priorità, insomma. E di buon senso. Che in questo caso difetta assai…