CHIUSI, LA QUESTIONE NICHEL FINISCE SUL FATTO QUOTIDIANO E NON SOLO

mercoledì 29th, gennaio 2014 / 11:26
CHIUSI, LA QUESTIONE NICHEL FINISCE SUL FATTO QUOTIDIANO E NON SOLO
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IL GIORNALISTA ALESSANDRO BARTOLINI CITA IL CASO CHIUSI IN UN ARTICOLO SUL TRAFFICO DEI RIFIUTI E LO SPETTRO DELLA CAMORRA IN TOSCANA

CHIUSI –  Ieri la presentazione dell’esposto di alcuni cittadini alla Procura di Siena per la contaminazione da nichel della falda a sud di Chiusi. Oggi anche altri media, non solo locali parlano della questione.  Renato Scalia, della Fondazione Caponnetto, sul suo blog “Quannomepare” rilancia la notizia sotto il titolo “Chiusi (SI) Acque contaminate…” mentre Alessandro Bartolini sul Fatto Quotidiano on line analizza in un corposo articolo intitolato “Rifiuti, lo spettro della camorra sulla Toscana. Tra vecchi traffici e nuove paure”, torna a parlare dell’allarme lanciato due mesi fa dal Procuratore antimafia Roberti, ripreso a suo tempo da primapagina, analiza, uno per uno tutti i casi di discariche abusive e sversamenti scoperti negli ultimi 10 anni, e infine cita tra le “nuove paure” anche il caso del’inquinamento da nichel a Chiusi. Scrive Bartolini a tal proposito:  “Ma i terreni della Toscana potrebbero non avere ancora rigettato dalle proprie viscere tutto quello che nascondono. A novembre 2013 il cronista e il direttore del quotidiano online del senese Primapagina, David Busato e Marco Lorenzoni, analizzano i dati Arpat della zona di Chiusi. Vengono registrate percentuali di Nichel cinque volte superiori alla norma. Nessuno, per ora, ha cercato di capire perché”.

La citazione del giornalista del Fatto non è precisissima, né certamente esaustiva. Ma è un… Fatto rilevante, perché trattasi di una testata nazionale. Se i riflettori che si accendono sulle questione sono sempre più potenti sarà più facile vederci chiaro. La cosa strana è come mai la vicenda susciti attenzioni a vari livelli mentre a Chiusi tutti (non proprio tutti, per la verità) fanno finta di niente.

Ecco di seguito un ampio stralcio dell’articolo di Bartolini sul Fatto Quotidiano on line di oggi:

(…) ancora oggi, denuncia la Fondazione antimafia Antonino Caponnetto la Toscana non sembra rendersi conto di essere una potenziale terra di conquista delle mafie. “Si assiste alla automertà – riflette il presidente Salvatore Calleri -. Ossia ad un fenomeno di cui ci si impone di non parlare, per paura di toccare temi che possano danneggiare il buon nome della Toscana”. Poi avverte: ”Si corre un rischio, che i timori a parlare di alcune questioni, timori che in passato la nostra regione non aveva, facciano arrivare in massa le organizzazioni mafiose più di quanto non siano già presenti. Non parlare di mafia – conclude il rappresentante dell’associazione fiorentina – aiuta la mafia, e non vorrei che stavolta qualche politico finisca con farci qualche patto. Speriamo di no”.

LE DISCARICHE ABUSIVE SCOPERTE IN DIECI ANNI
L’elenco dei siti imbottiti di “monnezza” ritrovati è lungo, ma parziale. E al momento non riconducibile alla criminalità organizzata. E’ il maggio dello scorso anno. La Guardia di finanza di Firenze sequestra un impianto di smaltimento di rifiuti urbani, speciali e tossici, e denuncia 17 persone per violazione sulla normativa ambientale e ricettazione a Osmannoro (Sesto Fiorentino). Vengono messi i sigilli a un’area di oltre 2.000 metri quadri dove vengono scoperte circa 1.600 tonnellate di rifiuti di materiale ferroso, anche gravemente inquinante e 15 automezzi pronti a scaricare oltre sette tonnellate di rifiuti e rottami metallici. Sempre gli uomini delle Fiamme gialle, nel 2012, sequestrano nella campagna di Gavorrano (Grosseto) una discarica abusiva a cielo aperto di oltre 13mila metri quadrati, con più di 200 tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi.

A marzo del 2011, i carabinieri del Noe scoprono e sequestrano una discarica a Vada, una frazione di Rosignano Marittimo (Livorno) contente ogni genere di schifezza. E c’è un filo nero che potrebbe legare quella discarica alla Lombardia. A gennaio 2014, i carabinieri del Nucleo ecologico guidati dal colonnello Sergio De Caprio (Capitano Ultimo) riannodano la matassa e arrestano sei persone nell’ambito dell’inchiesta sull’ex Sisas di Pioltello, Milano (leggi). Grazie a un cambio di codice – secondo gli investigatori – tonnellate di rifiuti pericolosi si sono trasformate in materiali puliti, pronti per essere smaltiti in discariche italiane e tedesche. Una di queste, si sospetta, è quella di Vada.

La paura che il territorio toscano sia costellato da discariche abusive arriva anche in Parlamento. Il 23 gennaio scorso Samuele Segoni, deputato aretino del Movimento Cinque Stelle, membro della commissione ambiente parla di “una piccola Terra dei fuochi nel triangolo delle cave di Quarata“, in provincia di Arezzo. Un allarme su cui la procura del capoluogo toscano vuole vedere chiaro. Recentemente è stato aperto un fascicolo per abbandono di rifiuti pericolosi. Per il momento una ex cava, lungo lo stradone di Campoluci, è stata sequestra, per un nuovo decreto ispettivo emesso dalla procura. Numerose ruspe e agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno ispezionato la zona per capire se ci sono fonti di inquinamento. Non si contano le denunce presentate in questi anni dal Comitato di Quarata al ministero dell’Ambiente, all’Arpat e al Comune di Arezzo.

Correndo indietro nel tempo si arriva al 2004. La guardia forestale trova 13mila tonnellate di pietrisco mescolato a rifiuti in un cantiere per il raddoppio dell’autostrada Siena-Bettolle. Materiale pericoloso che, invece di essere distrutto, doveva essere utilizzato per il manto stradale. Gli esami dell’Arpat di Siena individuano la presenza di sostanze altamente inquinanti (cromo, cromato di zinco, cloruri, solfati, nichel) in concentrazioni pericolose sia per le falde acquifere della zona, sia per il terreno in generale. Una scoperta che dopo 11 mesi porta ai domiciliari tre persone che riciclavano rifiuti pericolosi per rivenderli come sicuri anche alle ditte che stavano lavorando per la realizzazione della Siena-Bettolle.

Ma i terreni della Toscana potrebbero non avere ancora rigettato dalle proprie viscere tutto quello che nascondono. A novembre 2013 il cronista e il direttore del quotidiano online del senese Primapagina, David Busato e Marco Lorenzoni, analizzano i dati Arpat della zona di Chiusi. Vengono registrate percentuali di Nichel cinque volte superiori alla norma. Nessuno, per ora, ha cercato di capire perché.

La Dia nazionale ha invece capito una cosa: ”La linea Tav (di Firenze, ndr) continua ad attirare gli appetiti della camorra”. Si legge nella relazione del primo semestre 2013. E’ il gennaio di un anno fa e i carabinieri del Ros effettuano controlli nei lavori. Hanno un sospetto. Durante la realizzazione dell’opera c’è stato uno smaltimento illegale di fanghi che ha scatenato gli interessi di una ditta: su cui sembra aleggiare lo stesso puzzo dei Casalesi.

 

 

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