I RENZIANI E IL FORTINO BULGARO: SE IL NUOVO CHE AVANZA E’ ‘NORMALIZZAZIONE’

giovedì 12th, dicembre 2013 / 13:34
I RENZIANI E IL FORTINO BULGARO: SE IL NUOVO CHE AVANZA E’ ‘NORMALIZZAZIONE’
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CHIUSI –  Si possono condividere o meno le posizioni dei giovani leoni (e leonesse) dell’esercito renziano di questo territorio. Ma una cosa vera, verissima, in questi giorni l’hanno detta quando hanno affermato di rappresentare il “fortino bulgaro”, cioè la roccaforte più robusta e inespugnabile delle truppe di Matteo in provincia di Siena e in Toscana.  E in effetti la situazione è “bulgara”. Nel senso storico del termine. Non mi riferisco però ai numeri che sono certo da partito unico, senza nemmeno una minoranza finta all’interno (come avveniva anche in Bulgaria prima della caduta del muro di Berlino). Mi riferisco al clima che si respira. Al clima di “normalizzazione”.

In tutta Italia c’è fermento, ci sono manifestazioni di piazza, scioperi, blocchi stradali. Al Brennero quelli della Coldiretti; a Ventimiglia, a Torino, a Savona, a Roma e giù fino in Puglia il movimento dei forconi; nel casertano i cittadini che protestano contro chi ha creato la terra dei fuochi, avvelenando campi, acqua e persone; a Milano gli studenti dei centri sociali, a Roma la Fiom di Landini….  A Chiusi,in Valdichiana e nella vicina Umbria niente di niente. Neanche un venticello di protesta. Le cronache dei quotidiani e delle tv locali parlano solo di “nuove aziende che aprono”, di allestimenti natalizi, di qualche spettacolo teatrale in programma  e degli incontri tra i renziani e degli incarichi che hanno adesso a livello nazionale… Stop.  In questo territorio la crisi non esiste. La protesta nemmeno.

Nulla che non sia “allineato e coperto”, riesce a far notizia.

La Primavera di Chiusi chiama un giornalista e blogger senese, “l’eretico” Raffaele Ascheri a parlare della crisi Montepaschi (uno scandalo che per proporzioni trova un precedente solo nello scandalo della Banca Romana del 1891…), ma si ritrova a parlare con se stessa, senza interlocutori con cui confrontarsi. A Chiusi e dintorni evidentemente la crisi e lo scandalo Mps non preoccupano nessuno. Tutt’al più, la stampa regionale e provinciale riferisce delle posizioni della presidente della Fondazione sull’aumento di capitale attualmente in discussione.  Sulle esternalizzazioni annunciate dalla banca, sui miliardi (miliardi!) spariti, sui processi giudiziari in corso e quelli a venire, su ciò che significa la crisi Mps per il territorio…  sembra sia calata una coltre di nebbia.

Due mesi fa si scopre (lo scopre Primapagina) che una parte di territorio e una falda acquifera a valle di Chiusi Scalo è da 5 anni contaminata da nichel, metallo pesante, cancerogeno. L’inquinamento è confermato e certificato dall’Arpat, dal gestore di un depuratore su cui sono stati effettuati dei controlli e pure dal Consiglio Comunale, con il vicesindaco che afferma “il dato è rilevante”. Eppure anche in questo caso nessuno che si preoccupi, tranne appunto Primapagina che ha sollevato il problema e lo ha più volte portato all’attenzione dei lettori e  tranne La Primavera che ha presentato una interrogazione in consiglio. Il resto niente. Nemmeno una parola dal gestore di quel depuratore che pure ha rilevato la contaminazione (la scoperta è avvenuta in seguito a controlli su quell’impianto, ma non è detto che sia quella la causa);  né da altre aziende situate nei pressi, niente dai sindacati, dalle associazioni di categoria, niente dai partiti e niente nemmeno dal Comune che invece ha l’obbligo di intervenire e quantomeno di spiegare. Niente dalla magistratura, né dalla gente comune che evidentemente ritiene il problema poco rilevante. Anche nella terra dei fuochi, 10-20 anni fa il problema non sembrava così rilevante. Nemmeno a Taranto…

E avanti. Per 7-8 negozi che aprono, con tanto di articoloni su giornali, ci sono altrettante aziende artigiane e commerciali che chiudono o chiuderanno a fine anno, altri posti di lavoro e stipendi che verranno a mancare. Ma nessuno sembra dar peso alla cosa. I cartelli “Affittasi” e “Vendesi” affissi alle vetrine fanno ormai parte dell’arredo urbano. Alcuni sono affissi da anni. Nessuno ci fa più caso…

Il nuovo orario ferroviario ha tagliato ancora treni e fermate alla stazione di Chiusi che di questo passo rischia seriamente di ritrovarsi nelle condizioni di quelle di Fabro, Castiglione del Lago o Camucia, come dicono i pendolari. E anche qui al di là dei pendolari, nessuno che alzi un dito o la voce. Chiusi, senza la stazione o con una stazione definitivamente declassata, sarà un’altra città. Più povera. Possibile che nessuno protesti?

La Regione Umbria ha annunciato l’imminente taglio, entro il 2014, dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno. Quindi anche quello presso l’ospedale di Castiglione del Lago, unico punto nascita del Trasimeno. Venti-trenta anni fa la gente faceva barricate per difendere i propri ospedali (anche con posizioni campanilistiche a volte), oggi, la notizia del punto nascita castiglionese non ha scatenato proteste.  Qualche mugugno, al massimo. Qualche tweet o post ironico su Facebook. Stop. Eppure anche l’area del Trasimeno di battaglie sulla sanità e sugli ospedali ne ha vissute parecchie.

Le strade, anche quelle a maggior flusso di traffico, ex statali oggi regionali o provinciali come la 146, la 71, la 326, la Pievaiola o la Fondovalle sono ridotte a percorsi ad ostacoli degni del Camel Trophy. Buche, buche con acqua, frane, smottamenti, semafori provvisori, asfalto ridotto ai minimi termini… Gli automobilisti e i camionisti che le percorrono quotidianamente bestemmiano, si incazzano, i ciclisti della domenica rischiano la vita ogni 200 metri, ma nessuno che dica: “così non si può andare avanti”. Le amministrazioni si dichiarano impotenti perché senza soldi per asfaltare, riparare le frane, rifare i cordoli… Poi però si fanno rotonde improbabili, marciapiedi inutili dove non passerà mai nessuno… In altri tempi, altro che blocchi stradali!  Ci sarebbe stata una manifestazione al giorno… Adesso niente. La gente bestemmia e va dal carrozziere a cambiare le sospensioni e il parabrezza saltati a causa delle buche… Punto.

Ecco cosa vuol dire “fortino bulgaro”. Una situazione generale “normalizzata”. Una situazione, appunto, da partito unico e da pensiero unico. Dove il dissenso non è previsto, o al massimo è e deve rimanere circoscritto ai “soliti rompicoglioni”, sempre meno peraltro.

Ecco, in questo senso, il nuovo che avanza rappresentato dal renzismo trionfante, appare –  al di là dei proclami, degli slogan, del ‘give me five‘ tra i giovani leoni –  una miscela più vecchia del primo topo. Un atteggiamento politico che il vecchio e vituperato Pci aveva già superato prima ancora di Berlinguer… La “normalizzazione” ha il sapore stantìo dello stalinismo da un lato e dall’altro ricorda Berlusconi e le sue battute sulla crisi invenzione della sinistra e gli alberghi pieni.

Naturalmente tutto questo non è addebitabile solo alle truppe renziane e ai “nativi democratici” che dello stalinismo possono anche saperne poco o nulla… Il problema è più complesso, come si diceva un tempo, e coinvolge tutti: i partiti, la stampa e i media, la cosiddetta società civile, la gente comune…

Ma i  giovani leoni e le giovani leonesse renziane ci pensino. La palla adesso è in mano a loro. Ma la devono giocare e non tenere sotto il braccio. C’è sempre stato il ragazzino che, non volendo perdere, portava via il pallone e lo teneva stretto sotto il braccio, ma stava sulle palle a tutti.

Marco Lorenzoni

 

 

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