21 NOVEMBRE ’43: SETTANT’ANNI FA IL BOMBARDAMENTO DELLA STAZIONE DI CHIUSI

CHIUSI – Oggi è il 21 novembre. Il 21 novembre a Chiusi non è una data come tutte le altre. Il 21 novembre del ’43, esattamente settanta anni fa, successe una cosa che i chiusini che c’erano, non possono aver dimenticato e non scorderanno mai. Il 21 novembre del ’43, intorno all’ora di pranzo, esattamente alle 13,45, il cielo fu oscurato da uno stormo di bombardieri alleati che scaricarono sulla stazione ferroviaria 27 tonnellate di bombe.
Fu un inferno. Le Fortezze volanti angloamericane bombardarono la stazione di Chiusi per interrompere i collegamenti agli occupanti nazisti, e perché alla stazione di Chiusi era fermo, pronto per la partenza un convoglio tedesco carico di armamenti e rifornimenti. Ovviamente la stazione fu praticamente rasa al suolo e le bombe piovvero a grappoli in tutta l’area circostante, dal “ponte di ferro” a nord, fino alle Biffe a sud. Otto civili persero la vita. Una quarantina di feriti furono portati d’urgenza all’ospedale di Chiusi città con un motofurgone. Parecchi i morti anche tra i soldati tedeschi che di lì a qualche minuto avrebbero dovuto partire con quel convoglio. Alcuni furono trovati che galleggiavano nell’olio fuoriuscito dalle cisterne che aveva invaso il sottopassaggio… Molte case nei pressi della stazione subirono danni e le famiglie furono costrette sfollare presso parenti o amici o nelle campagne…
Dopo l’arrivo delle truppe tedesche che si insediarono in città il 9 settembre, il bombardamento della stazione fu il primo atto di guerra vera subito dalla cittadinanza di Chiusi.
Sulla facciata della stazione una epigrafe ricorda gli otto civili morti. Fu apposta nel 2003 in concomitanza con una rappresentazione teatrale che si tenne in piazza Dante, per iniziativa del Comune, dell’Anpi e di primapagina.
L’episodio è ricordato, anche con le testimomonianze dirette di chi si trovò sotto le bombe, in diverse pubblicazioni: tra queste il libro di Giulietto Betti “Chiusi 1943-46″; il diario curato da Stefano Bistarini ” Perchè gli altri non dimentichino” e nel libro “Nove mesi” del direttore di primapagina Marco Lorenzoni, testo quest’ultimo utilizzato anche per alcuni spettacoli teatrali andati in scena nel 1998 e nel 2004.
Riferisco per informazione di mio padre che vide passare detti aerei provenienti da Nord Ovest in formazione su Moiano.Il loro rombo era identificativo dei motori che avevano i bombardieri, molto diverso da quelli più leggeri che mitragliavano lungo la linea ferroviaria e che sganciavano bombe a piccolo potenziale dirette soprattutto verso i ponti.Il rumore dei loro motori era quello di un ronzio più cupo quasi identificativo dello sforzo più lento ma più greve che facessero per trasportare quel pesante carico di morte.Mio padre mi disse che subito capì che erano diretti alla Stazione di Chiusi e difatti si udirono distintamente gli scoppi e le colonne di fumo.Tanto per rendere l’idea di quale potenziale esplosivo fossero le bombe sganciate da tali aerei, si sappia che i binari della Firenze-Roma che correvano dietro casa nostra a Moiano durante uno di questio bombardamenti avvenuto sulla ferrovia all’altezza della tenuta ”Le Coste”(quindi lungo il torrente Tresa e l’odierna S.S:71) furono divelte le rotaie che piegate dalla forza delle bombe facevano un arco dell’altezza di diversi metri sopra le rimanenti traverse. Durante uno di questi bombardamenti una scheggia arrivò a colpire il forno di casa nostra che si trovava a circa 600 metri in linea d’aria dalla ferrovia lungo detta strada statale e penetrò nel forno che era sul retro dell’abitazione.Conservo ancora quell’ammasso di ferro e bronzo fuso che fu tenuto da mio zio ed utilizzato per fermacarte da tavolo.Dopo il bombardamento della Stazione di Chiusi,da Moiano mio padre ed un suo amico Papalini vollero prendere la bicicletta per andare a vedere i risultati del bombardamento ma furono fermati da una colonna tedesca all’altezza di Pobandino che non consentiva il transito in direzione di Chiusi Stazione.Di ritorno transitando nella strada a ritroso verso Moiano passarono accanto ad una colonna di camion tedeschi il cui carico coperto da tendoni lasciava intravederne il contenuto e rimasero esterrefatti e si allontanarono velocemente pedalando più alla svelta.Tale contenuto era quello di grosse bobine cartacee del peso di diversi quintali dove erano stampati biglietti da mille e di altro grosso taglio, probabilmente presi all’officina della banca d’Italia a Roma per spostarli verso il nord italia durante la ritirata.Decisero di ritornare di notte sul luogo di quel prezioso avvistamento ma i camions erano già ripartiti per chissà quale ignota destinazione.Il bombardamento comunque fece diversi morti fra cui anche soldati tedeschi.Qualcuno di questi cadaveri galleggiavano nell’odierno sottopassaggio che porta ai binari che si riempì d’olio poichè vi erano cisterne cariche nei vagoni di un treno in sosta che fu distrutto dal bombardamento.A Londra, al Museo di Storia della Guerra acquistai anni or sono tali immagini della Stazione di Chiusi bombardata scattate dopo il transito nel territorio dai reporters dell’esercito inglese e che adesso fanno parte dell’Archivio Fotografico-Storico The Face of Asia che amministra l’associazione da me stesso creata.
Per la cronaca e per completare il racconto dopo pochi giorni mio padre si recò alla Stazione di Chiusi in bicicletta quando ormai si era liberata la strada.Molta gente vagava fra i binari alla ricerca di chissacchè che contenevano i vagoni-merci sfasciati e sventrati dagli scoppi. In uno di questi c’erano molti cartoni e forse mio padre non sapeva nemmeno cosa contenessero.Come facevano le altre persone che si trovavano in quel luogo ne prese uno e lo caricò sulla bicicletta e lo portò a Moiano,forse sperando che contenesse viveri, tanto preziosi per quell’epoca di fame,dove mancava tutto.La sorpresa non fu bella ma per quei tempi che vigevano ma forse anche sarcastica quando potete aprire tale cartone e rendersi conto del suo contenuto:decine di copie dello stesso libro ,edizioni Medusa della Mondadori il cui titolo era l’Amore di Ai-Uan della scrittrice americana Pearl S.Buck.Una cinquantina di tali libri nel tempo li ho regalati ad amici e conoscenti ma due o tre copie le posseggo ancora come ricordo di questo fatto che trasportato ai giorni nostri potrebbe servire a battuta a coloro che pensano di dimostrare che con la cultura non si mangi….in quel caso sarcasticamente però era pur vero….