SUVIGNANO IN VENDITA. LA RISPOSTA DELL’AGENZIA NAZIONALE PER I BENI CONFISCATI ALLA CRIMINALITA’

domenica 01st, settembre 2013 / 18:24
SUVIGNANO IN VENDITA. LA RISPOSTA DELL’AGENZIA NAZIONALE PER I BENI CONFISCATI ALLA CRIMINALITA’
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Domenica prossima la manifestazione di protesta. La Dott.ssa Laganà dell’Ufficio beni confiscati afferma: ““La legge è perfettibile, ma tutta questa paura…Nessun rischio”.

SIENA – La notizia ha fatto scalpore giorni fa. La tenuta di Suvignano, nel Comune di Monteroni d’Arbia,  sequestrata alla Mafia, sarà messa in vendita. Immediata la reazione delle istituzioni locali, contrarie all’intenzione dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata. Il Sindaco di Monteroni, il Sindaco di Siena, il Presidente della Provincia di Siena, CGIL, Legambiente, la Regione Toscana e molti altri hanno protestato duramente attraverso comunicati. Per l’8 Settembre, è stata indetta una manifestazione per la “difesa” di Suvignano con lo slogan “Riprendiamoci Suvignano” : “Vogliamo assolutamente impedire che Suvignano possa ritornare in mani sbagliate”, ha detto Jacopo Armini, Sindaco di Monteroni d’Arbia.

Di recente e non solo, diversi articoli di giornale, hanno, infatti, evidenziato proprio come nel corso di queste aste o bandi di vendita, la criminalità possa rientrare in possesso attraverso prestanome dei beni sottratti dallo Stato.

E’ bene ripercorrere brevemente le tappe.  La tenuta di Suvignano Era stata acquistata fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta dal costruttore palermitano Vincenzo Piazza. Nel 1983 Giovanni Falcone, sospettando rapporti dell’imprenditore con Cosa Nostra, sequestrò i suoi beni, inclusa la tenuta toscana, ma Piazza riuscì a farseli restituire. Nel 1994, però, fu arrestato proprio a Suvignano per associazione mafiosa, e nei successivi due anni i magistrati siciliani gli sequestrarono beni per 2.000 miliardi di lire, affidandoli a un amministratore giudiziario. Secondo le accuse, Vincenzo Piazza, un distinto gentiluomo, era l’immobiliarista di Cosa Nostra. Nel 2007, quando la sua condanna è passata in giudicato, i suoi beni sono stati definitivamente confiscati.  Un tentativo di colpo di mano, per mettere all’asta la tenuta, era stato sventato nel 2009, anche grazie all’allora prefetto di Siena Gerarda Pantalone. Lo Stato aveva fatto marcia indietro. La stima è di 22 milioni, per un azienda meccanizzata di 713 ettari di cui 600 coltivati a cereali e prato, una villa circondata da oliveti e cipressi, 13 coloniche, 3 centri zootecnici dove si allevano 2.000 ovini, 350 cinte senesi e si sperimenta la produzione di latte d’asina, la chiesa con la canonica, fienili, una fornace, due agriturismi, la riserva di caccia.

Abbiamo sentito la Dott.ssa Laganà, dirigente dell’Ufficio beni confiscati, dell’ Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità.

1)      Dott.ssa parliamo di Suvignano

Suvignano è un bene aziendale e la normativa prevede che le aziende non possano essere direttamente destinate agli enti locali, ma date o affittate, questo dice l’articolo 48 del codice antimafia.  I beni immobili che fanno parte di un’azienda possono essere autonomamente destinati. Per quanto riguarda Suvignano, il consiglio direttivo dell’Agenzia, dopo un attento esame, anche vedendo le richieste fatte proprio dalla Regione Toscana, si è orientata per il percorso conforme a norma. In pratica fare una vendita pubblica con tutte le garanzie e poi comunque viene sempre fatta un’attenta verifica presso le Prefetture di chi sono i possibili acquirenti di un bene. Il fatto che a priori, si tema che il bene Suvignano torni in mani sbagliate, è più una paura che un rischio.

2)      E se non si vende…?

Nel caso in cui non si riesca a vendere a quel punto si potrà valutare di liquidare l’azienda e destinare le singole parti dell’Azienda Suvignano. Ricordo che l’incasso delle vendite non va all’Agenzia ma allo Stato, cioè alla collettività.

3)      Perché la decisione della vendita?

La decisione è stata presa dal Consiglio direttivo dell’Agenzia. La destinazione dei beni è competenza del consiglio direttivo. Nel caso specifico di Suvignano siamo anche in ritardo. Noi abbiamo undicimila beni da gestire e nel caso di Suvignano, in questo momento, abbiamo deciso di vendere.  La legge, lo dice anche il Direttore dell’Agenzia, ha delle criticità perché per le aziende il percorso di vendita deve seguire le direttive che le accennavo prima. Non può essere venduto direttamente agli enti locali. Il tira e molla su Suvignano va avanti da diversi anni. Noi tenteremo la vendita e ci sarà un forte ritorno economico per lo Stato. Ricordo che l’azienda dal punto di vista dell’utile produce ben poco rispetto alle sue reali potenzialità. In un secondo momento in caso di azienda liquidata nessuno vieta che possa ritornare in mani della Regione Toscana ecc. La legge dice che i beni sottratti non possano rimanere in mano dell’Agenzia a tempo indeterminato. L’istruttoria su Suvignano si è conclusa da poco ed ecco la nostra decisione.

4)      La reazione degli enti locali, Regione, sindacati e altri, secondo Lei è esagerata?

Non mi permetto di dire che sia esagerata perché mi rendo conto che è una bella azienda. Elogio la sensibilità degli enti locali e di altri, su questo tema. Però mi colpisce il fatto di non condividere la nostra lettura delle norme. Nel consiglio direttivo dell’Agenzia non è che siede chiunque. Ci sono persone esperte che hanno analizzato bene la situazione Suvignano e deciso che il percorso agli enti locali non era fattibile. Comprendo il disappunto degli enti locali, ma bisogna rispettare le norme anche se sono perfettibili.

5)      A quando il bando pubblico di vendita allora?

Non sono in grado di darle una previsione. Forse tra qualche mese sarà pronto il bando.

 

David Busato

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