SUVIGNANO IN VENDITA. LA RISPOSTA DELL’AGENZIA NAZIONALE PER I BENI CONFISCATI ALLA CRIMINALITA’

Domenica prossima la manifestazione di protesta. La Dott.ssa Laganà dell’Ufficio beni confiscati afferma: ““La legge è perfettibile, ma tutta questa paura…Nessun rischio”.
SIENA – La notizia ha fatto scalpore giorni fa. La tenuta di Suvignano, nel Comune di Monteroni d’Arbia, sequestrata alla Mafia, sarà messa in vendita. Immediata la reazione delle istituzioni locali, contrarie all’intenzione dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata. Il Sindaco di Monteroni, il Sindaco di Siena, il Presidente della Provincia di Siena, CGIL, Legambiente, la Regione Toscana e molti altri hanno protestato duramente attraverso comunicati. Per l’8 Settembre, è stata indetta una manifestazione per la “difesa” di Suvignano con lo slogan “Riprendiamoci Suvignano” : “Vogliamo assolutamente impedire che Suvignano possa ritornare in mani sbagliate”, ha detto Jacopo Armini, Sindaco di Monteroni d’Arbia.
Di recente e non solo, diversi articoli di giornale, hanno, infatti, evidenziato proprio come nel corso di queste aste o bandi di vendita, la criminalità possa rientrare in possesso attraverso prestanome dei beni sottratti dallo Stato.
E’ bene ripercorrere brevemente le tappe. La tenuta di Suvignano Era stata acquistata fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta dal costruttore palermitano Vincenzo Piazza. Nel 1983 Giovanni Falcone, sospettando rapporti dell’imprenditore con Cosa Nostra, sequestrò i suoi beni, inclusa la tenuta toscana, ma Piazza riuscì a farseli restituire. Nel 1994, però, fu arrestato proprio a Suvignano per associazione mafiosa, e nei successivi due anni i magistrati siciliani gli sequestrarono beni per 2.000 miliardi di lire, affidandoli a un amministratore giudiziario. Secondo le accuse, Vincenzo Piazza, un distinto gentiluomo, era l’immobiliarista di Cosa Nostra. Nel 2007, quando la sua condanna è passata in giudicato, i suoi beni sono stati definitivamente confiscati. Un tentativo di colpo di mano, per mettere all’asta la tenuta, era stato sventato nel 2009, anche grazie all’allora prefetto di Siena Gerarda Pantalone. Lo Stato aveva fatto marcia indietro. La stima è di 22 milioni, per un azienda meccanizzata di 713 ettari di cui 600 coltivati a cereali e prato, una villa circondata da oliveti e cipressi, 13 coloniche, 3 centri zootecnici dove si allevano 2.000 ovini, 350 cinte senesi e si sperimenta la produzione di latte d’asina, la chiesa con la canonica, fienili, una fornace, due agriturismi, la riserva di caccia.
Abbiamo sentito la Dott.ssa Laganà, dirigente dell’Ufficio beni confiscati, dell’ Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità.
1) Dott.ssa parliamo di Suvignano
Suvignano è un bene aziendale e la normativa prevede che le aziende non possano essere direttamente destinate agli enti locali, ma date o affittate, questo dice l’articolo 48 del codice antimafia. I beni immobili che fanno parte di un’azienda possono essere autonomamente destinati. Per quanto riguarda Suvignano, il consiglio direttivo dell’Agenzia, dopo un attento esame, anche vedendo le richieste fatte proprio dalla Regione Toscana, si è orientata per il percorso conforme a norma. In pratica fare una vendita pubblica con tutte le garanzie e poi comunque viene sempre fatta un’attenta verifica presso le Prefetture di chi sono i possibili acquirenti di un bene. Il fatto che a priori, si tema che il bene Suvignano torni in mani sbagliate, è più una paura che un rischio.
2) E se non si vende…?
Nel caso in cui non si riesca a vendere a quel punto si potrà valutare di liquidare l’azienda e destinare le singole parti dell’Azienda Suvignano. Ricordo che l’incasso delle vendite non va all’Agenzia ma allo Stato, cioè alla collettività.
3) Perché la decisione della vendita?
La decisione è stata presa dal Consiglio direttivo dell’Agenzia. La destinazione dei beni è competenza del consiglio direttivo. Nel caso specifico di Suvignano siamo anche in ritardo. Noi abbiamo undicimila beni da gestire e nel caso di Suvignano, in questo momento, abbiamo deciso di vendere. La legge, lo dice anche il Direttore dell’Agenzia, ha delle criticità perché per le aziende il percorso di vendita deve seguire le direttive che le accennavo prima. Non può essere venduto direttamente agli enti locali. Il tira e molla su Suvignano va avanti da diversi anni. Noi tenteremo la vendita e ci sarà un forte ritorno economico per lo Stato. Ricordo che l’azienda dal punto di vista dell’utile produce ben poco rispetto alle sue reali potenzialità. In un secondo momento in caso di azienda liquidata nessuno vieta che possa ritornare in mani della Regione Toscana ecc. La legge dice che i beni sottratti non possano rimanere in mano dell’Agenzia a tempo indeterminato. L’istruttoria su Suvignano si è conclusa da poco ed ecco la nostra decisione.
4) La reazione degli enti locali, Regione, sindacati e altri, secondo Lei è esagerata?
Non mi permetto di dire che sia esagerata perché mi rendo conto che è una bella azienda. Elogio la sensibilità degli enti locali e di altri, su questo tema. Però mi colpisce il fatto di non condividere la nostra lettura delle norme. Nel consiglio direttivo dell’Agenzia non è che siede chiunque. Ci sono persone esperte che hanno analizzato bene la situazione Suvignano e deciso che il percorso agli enti locali non era fattibile. Comprendo il disappunto degli enti locali, ma bisogna rispettare le norme anche se sono perfettibili.
5) A quando il bando pubblico di vendita allora?
Non sono in grado di darle una previsione. Forse tra qualche mese sarà pronto il bando.
David Busato
Ad ogni buon conto, checché ne dica la citata Dott.sa Laganà, meglio andare, domenica prossima, alla manifestazione. Dire che il percorso individuato dagli enti locali non era fattibile, mi sembra francamente un po’ semplicistico e riduttivo… E anche un tantino arrogante. Così come far notare che nella Agenzia per i beni Confiscati “mica siede chiunque” sembra lasciare intendere invece che i sindaci, gli amministratori provinciale e regionali che aveva no scelto un certo percorso e un certo progetto, sono gente poco attenta alle norme e un po’ approssimativa… Può anche essere vero, però la sottolineatura mi sembra un po’ forzata. E stavolta, personalmente, io sto con gli amministratori.
Per l’Agenzia è la legge e l’articolo 48 da seguire. Nulla vieta un domani che possano entrare nel merito gli enti locali. Insomma minimizzare e tranquillizzare. Nessun rischio. Questo secondo l’Agenzia. La legge è perfettibile ha detto la dott.ssa Laganà. Altra legge, l’ennesima, con lacune?
Undicimila beni? Un’enormità! Con questi ritmi da lumaca impedita, e quando li rimettono in circolazione…
Vedo prese di posizione a ripetizione contra la vendita all’asta dell’Az. Agricola di Suvignano (confiscata alla mafia quasi VENTI anni fa), la più ridicola tra le quali è la paura che ritorni in mano alla mafia; se fosse vero, lo stato allora non dovrebbe mai più fare nessuna una gara pubblica.
Altri chiedono che diventi un bene collettivo finalizzato allo “sviluppo sostenibile ….. e come gestore, l’azienda agricola regionale di Alberese”. Tutto ciò sarebbe ottimo, il bel finale di un bene rubato alla società ed a lei restituito. Lasciamo perdere che non è proprio tra gli scopi istituzionali dello stato fare agricoltura, che l’az. Agricola Alberese è in passivo e che il bilancio è ripianato di anno in anno con i soldi della regione ( http://www.parlamento.toscana.it/node/11570 ), ma vuoi mettere le ricadute sociali, educative, filantropiche di una società ad hoc che gestisca Suvignano per conto degli enti locali? Nonostante questo, in un discorso di priorità, sinceramente vedrei più corretto che le istituzioni pubbliche si occupassero non di prodotti agricoli locali ma dei bene pubblici essenziali, un esempio su tutti: il rispetto del referendum per l’abolizione della “gestione (e guadagni) privata” dell’acqua. Servono soldi per tornare alla gestione pubblica e disdire i contratti di servizio e, se si vuole, sappiamo anche dove poterli andare a prendere.
Caro Fabio, si può anche concordare sulle “ombre” di progetti “ad partitum” (o a vantaggio degli amici degli amici di partito, cosa a cui siamo abbastanza abituati), resta il fatto che il rischio che la mafia possa ricomprare il bene sussiste. E anche il fatto che una gestione controllata dal “pubblico” di beni confiscati alla malavita è forse garanzia (forse) di gestione più corretta e trasparente. E sarebbe giusto confrontarsi sull’opportunità o meno di rilanciare un’azienda agricola o se sia meglio venderla al miglior offerente, magari smembrandola in più parti…
La manifestazione di Monteroni, mi sembra che, al di là del caso specifico, ponga l’attenzione sull’utilizzo e riutilizzo dei beni confiscati che spesso invece vengono lasciati marcire. Come del resto molti beni di proprietà pubblica in generale. Diciamo che può aprire uno “squarcio” in una riflessione più complessiva, che a me sembra opportuna…
Giusto. Chi vincerà tra la “ragion di stato” dell’Agenzia anche di fare cassa e gli oppositori al progetto?
Ultim’ora: ha vinto la Regione. L’Asta non si farà.
vedi articolo di ieri su queste stesso sito
ecco. e io che pensavo di aver fatto lo scoop:D Eppure c’avevo guardato ieri.