PILOTA MUORE IN GARA. IO “ABOLIREI” LA MOTONAUTICA

Non ricordavo nemmeno che esistesse lo sport della motonautica. Non sono un appassionato né di motori, né di sport acquatici. Ieri, però, essendo relegato in casa da una fastidiosa sciatalgia, non trovando di meglio sui vari canali tv, mi son messo a seguire per qualche minuto il Gran Premio Città di Milano di Motonautica, all’Idroscalo di Segrate, valevole per il Campionato Europeo Formula 2. Mi son ricordato subito, osservando quei bolidi che superano i 200 orari in acqua, che si tratta di uno sport pericoloso. E infatti alla prima manche due bolidi si urtano alla partenza, si impennano, volano per aria, fanno il “giro della morte” e ricadono in acqua. Un incidente certamente spettacolare, ma ai miei occhi di profano assoluto, impressionante. I soccorsi sono stati rapidi ed efficienti. Per i due piloti nessuna conseguenza di rilievo. I cronisti non hanno fatto altro che esaltare le nuove tecnologie e le nuove norme di sicurezza che rendono la Motonautica molto meno pericolosa di qualche tempo fa, quando ci lasciò la pelle Stefano Casiraghi (1990), marito di Carolina di Monaco…
Ho pensato che fosse vero, visto che un volo del genere di quei due scafi, non aveva avuto nessun drammatico epilogo. Sta a vedere che il circo della motonautica, sport certo di nicchia e anche un po’ d’elite, ma per gente dalle coronarie forti, è davvero più sicuro, mi son detto. Poi nel pomeriggio, tra un gol e l’altro, un rigore non dato alla Fiorentina e le inevitabili chiacchiere per quello dato invece al Milan la sera prima, preso dalla noia mi abbandono ad un po’ di zapping compulsivo… Finché lo schermo della Tv rimanda le immagini dell’Idroscalo di Milano, con uno scafo in verticale nell’acqua e intorno le barche dei soccorsi. Penso si tratti delle immagini del mattino. Poi mi accorgo che lo scafo è giallo, di un altro colore rispetto ai due volati nella prima manche. Un’altro incidente. Sarà andata come al mattino… penso.
No, purtroppo. Lo sport che ora è assolutamente sicuro (parola ci cronista tv) ha fatto un’altra vittima. Il pilota Paolo Zantelli, 48 anni, il più forte pilota italiano della categoria, e secondo in classifica nel campionato europeo ci ha lasciato la pelle. Il suo bolide dopo aver toccato quello vicino è volato in aria, ma non ha fatto il “giro della morte” ricadendo, si è solo ribaltato, sbattendo fortemente sull’acqua. La capsula che chiude l’abitacolo si è aperta e il pilota è rimasto a testa in giù, probabilmente privo di sensi. Subito soccorso è morto in ospedale.
Mi tornano in mente tutte le chiacchiere della mattinata sulla assoluta sicurezza della gare attuali e mi scappa un bel vaffanculo a quei due cronisti e a chi li paga. La motonautica è sempre stato uno sport pericoloso e resta pericoloso. E’ uno sport in cuoi è facile lasciarci e penne. Perché volare a pelo d’acqua a 200 all’ora, a pochi centimetri da un altro scafo che se fa un errore ti risucchia e ti coinvolge nell’incidente, è una cosa molto pericolosa. E non so, visto il numero dei praticanti e il pubblico che ha la motonautica se il gioco vale, come si dice, la candela. Certo, si dirà che anche correre in auto o in moto è pericoloso (due mesi fa a Mosca è morto il centauro Castiglionese Andrea Antonelli), che si può morire anche cadendo da una bici, o facendo una gara di sci o su un ring di pugilato… E parlo di morte per incidente di gara, non per problemi diversi (come è capitato a Simpson, a Morosini, a Bovolenta e ad altri…)
Però la motonautica a me profano sembra lo sport più pericoloso di tutti. Pericoloso a prescindere. Un pensierino a chiuderlo ce lo farei (e non perché è uno sport da ricchi e io sono un vetero comunista, ma perché secondo me il rischio è più altro dello spettacolo stesso che quello sport propone.
E’ di oggi invece la notizia l’americano Horner, fresco vincitore della Vuelta alla bella età di 42 anni, davanti a Nibali, stamattina non si è fatto trovare al controllo antidoping. Magari è solo un disguido. Ma uno che non ha mai vinto niente o molto poco, si scopra campionissimo, vincendo una corsa a tappe lunghissima e dura come i Giro di Spagna a 42 anni qualche sospetto lo crea. Anche perché stavolta Horner è andato più forte di tutti, ma anche più forte del suo standard…
Vedremo. Se si scoprisse che si è aiutato con il doping sarebbe l’ennesimo colpo al ciclismo. Uno sport malato e colpito al cuore da atleti infedeli, ma quando il Giro d’Italia o il Tour passano sull’Isoard o sullo Zoncolan e ci trovi 100 mila persone accalcate sui tornanti lo spettacolo è uguale a quando passavano Coppi e Bartali o Gimondi e Merckx… Uno spettacolo, comunque. Più forte del doping. Non mi sognerei di chiedere l’abolizione del ciclismo per colpa del doping. Come non ho mai pensato che sarebbe giusto abolire il Palio di Siena (che con lo sport non c’entra niente) perché i cavalli possono azzopparsi…
Voi direte, e perché allora la motonautica sì? Perché la morte di Zantelli, dopo tutte quelle chiacchiere sulla sicurezza mi ha fatto più impressione. Perché è stata la morte di un pilota a farmi ricordare quello sport… Perché anche se non me ne può fregare di meno della motonautica, morire per correre non mi sembra giusto. Punto.
m.l.