CITTA’ DELLA PIEVE: DECISIONE DEFINITIVA, SCRICCIOLO ABBANDONA E ACCUSA IL PD. ROTTURA CLAMOROSA, SPUNTA MARCO CANNONI?

mercoledì 13th, febbraio 2019 / 11:46
CITTA’ DELLA PIEVE: DECISIONE DEFINITIVA, SCRICCIOLO ABBANDONA E ACCUSA IL PD. ROTTURA CLAMOROSA, SPUNTA MARCO CANNONI?
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CITTA’ DELLA PIEVE –  Lo aveva detto due mesi fa: “pronto a liberare il campo”. Adesso Fausto Scricciolo, sindaco uscente di Città della Pieve conferma la decisione di non ricandidarsi. A dire il vero Scricciolo dice un’altra cosa. Dice “ho confermato in giornata la mia indisponibilità a candidarmi nuovamente con il Partito Democratico”. E’ il Pd che non lo convince, più che la ricandidatura.

E se due mesi fa, all’inizio di dicembre, Scricciolo era un sindaco amareggiato, deluso, forse anche un po’ stanco, adesso è un sindaco amareggiato e incazzato nero.

Definisce la sua “un decisione assunta dopo aver preso atto dell’impossibilità di continuare direttamente a perseguire un percorso di cambiamento e rinnovamento compatibile con il quadro politico dove invece questo processo fatica a farsi strada”. Il riferimento è al Pd. E infatti Scricciolo lo spiega:  “La profonda crisi in cui versa il partito ha determinato che si sviluppassero logiche e dinamiche di ricerca del consenso che passano attraverso scelte mirate ad ampliare la base elettorale di fatto prive di valutazioni sull’operato e sul da fare. Tutto ciò, per quanto valido e lecito, è causa talvolta anche di comportamenti discutibili che minano il rispetto tra le persone, la sincerità nei rapporti umani, la ricerca del giusto, la stima. Queste motivazioni sono alla base della decisione, rendendo incompatibile la mia persona con un qualsiasi percorso che veda mettere in discussione tali valori. Ribadisco come l’impegno personale e quello di chi ha collaborato con me, si è profuso esclusivamente per il bene collettivo, mettendo sempre Città della Pieve al primo posto”. Parole dure. Non solo amare. Il Pd pievese, secondo il sindaco Scricciolo, sta seguendo altre logiche. Incompatibili con la sua figura e la sua concezione della politica. 

Non un arrivederci e grazie. Piuttosto un addio sbattendo la porta. Eppure Fausto Scricciolo che nel 2014 quando si candidò e vinse le primarie contro Manganello si era avvicinato da poco alla politica attiva e al Pd stesso. Ma piano piano ha provato a  entrare sempre più nei meccanismi del partito fatti anche di rapporti di forza con i livelli superiori (Perugia ad esempio). ha provato a scrollarsi di dosso l’etichetta e la sensazione di essere un corpo estraneo dentro quel mondo. Sembrava anche esserci riuscito. Evidentemente invece è rimasto un corpo estraneo. Più tollerato e sopportato che amato e sostenuto dallo stesso corpo attivo del Pd. Che potesse lasciare (o gettare la spugna) ci poteva stare. Fausto Scricciolo, anche caratterialmente, non è tipo da salemelecchi o da rituali. Che fosse stanco non lo ha mai nascosto. Che l’epilogo fosse una “rottura” senza appello come quella che si sta consumando, con un j’accuse così perentorio verso il proprio partito, no, non era prevedibile. Né era in programma.

Forse il Pd, quel Pd che Scricciolo lo ha tollerato e sopportato, ma mai amato, ha fatto di tutto per arrivare a questo. Per far esplodere Scricciolo e portarlo alla decisione di dire NO a qualsiasi ipotesi di candidatura bis. In politica certe cose succedono e certi giochi si fanno. Del resto è stato proprio il partito a far capire, evitando giudizi sull’operato della giunta uscente che quel giudizio non era positivo. Scricciolo ha chiesto un pronunciamento, che al di là di qualche frase di circostanza, non c’è stato. E soprattutto non c’è stato un appoggio chiaro e un rilancio di fiducia nei suoi confronti.

Ormai  il dado è tratto, come disse Giulio Cesare. La situazione che sembrava del tutto ingessata proprio per le incertezze in casa Pd, adesso almeno è più chiara. Fausto Scricciolo chiamandosi fuori ha liberato una casella. Quella principale. Ed è come se Scricciolo avesse tolto non solo il disturbo, ma anche un… tappo. Si è infatti scatenata immediatamente la corsa alla candidatura. Chi in proprio, chi per interposta persona, chi per conto di…  Si mormora per esempio che adesso – senza più Scricciolo – la capogruppo di Pieve di Tutti Maria Luisa Meo potrebbe rientrare nei ranghi, altri sussurrano che anche il “Manifesto dei 26” potrebbe alla fine trovare un approdo in una lista civica sì, ma appoggiata da Pd e con dentro anche il Pd. 

Dopo i nomi di Michele Gorello e Fausto Chionne circolati per qualche giorno, comincia ad affacciarsi anche quello di Michele Croce, 42 anni, ecologista e candidato non eletto con Pieve di Tutti, poi rientrato nel Pd…. E soprattutto quello di Marco Cannoni (foto a destra) che è vicesindaco di Scricciolo, ma oltre ad una certa continuità politica, potrebbe anche “coprire altre esigenze”: è giovane, ha acquisito esperienza amministrativa ed è di Moiano, frazione decisiva e ultimamente un po’ irrequieta, tanto che il circolo Pd al congresso ha sostenuto Martina e non Zingaretti, proprio per distinguersi e far capire che lì, intorno alla casa del Popolo c’è gente pronta anche a mettere i piedi nel piatto.  Una candidatura Cannoni potrebbe anche “stoppare”  sul nascere anche un eventuale scatto di orgoglio di Scricciolo, se qualcuno lo convincesse a tentare “un’altra strada” (in proprio, come fece Maria Luisa Meo nel 2014 o come sembra voler fare Renzi a livello nazionale). Perché Scricciolo non potrebbe sparare sul suo delfino… Ma questa è pura fantapolitica, per ora.

Da registrare l’iper-attivismo, da diverse settimane di alcune forze e figure  politicamente “di frontiera”. C’è ad esempio un’area socialista che è poca cosa a livello di numeri, ma è radicata e si sta muovendo molto, in diverse direzioni.  Ora che la parentesi Scricciolo è chiusa (sembra che qualcuno ne voglia cancellare anche la memoria) potrebbe anche tornare la situazione precedente quando i socialisti erano in giunta con Manganello, per dirne una. Poi c’è una forte presenza “socialista” nel gruppo dei 26 ( Lucacchioni, Parretti, D’Ubaldo, Macchioni, Tavoletta…). E nel Manifesto c’è anche una fortissima componente proveniente da Pieve di Tutti. Il che “verrebbe a significare” per dirla alla Montalbano, che Pieve di Tutti non si ripresenterà. Infine c’è anche chi sempre dal versante socialista ha trattato per settimane anche con il centro destra per un listone civico trasversale anti Pd.

Chiara Lucacchioni, che era assessore con Manganello e  poi ha sostenuto la lista Pieve di Tutti, ha sicuramente trattato sia con il Pd che con il centro destra negli ultimi due mesi, e in più figura anche personalmente tra i 26 del manifesto per la lista civica svincolata dai partiti. Di sicuro è tra i soggetti più attivi. Incontra, tesse, chiama, propone, dispone… Da una parte o dall’altra una candidatura Chiara Lucacchioni ci potrebbe anche scappare. 

L’area socialista, però per tradizione, tende a stare nelle vicinanze del potere. E in genere anche nelle vicinanze o sotto le colonne di qualche loggia massonica. Questo non solo a Città della Pieve, naturalmente. Perugia è la città più massonica d’Italia e un socialista pievese ne è stato anche sindaco.  Perugia qualche indicazione la darà, anche sulle elezioni pievesi. E’ pure la medesima diocesi, il capoluogo non è insensibile a ciò che avviene nella città del Perugino. Tutt’altro.

Oltre l’area socialista c’è anche quella a sinistra del Pd (Rifondazione, Sinistra Italiana) che potrebbe rientrare in gioco e magari trovare nuovi agganci con un Pd in ambasce e bisognoso di alleati. Un paio di mesi fa era balenato il nome di Simona Fabbrizzi segretaria provinciale di Sinistra Italiana, ma pievese di origine, come possibile “trait-d’union”. Potrebbe tornare in ballo.

Non è escluso che il Pd accetti di andare al voto senza simboli di partito, compreso il proprio, presentandosi come aggregazione più larga e “aperta”. Gli alleati potenziali potrebbero essere invogliati…

Certo, c’è anche chi dà il Pd per spacciato e il comune per perso e non ha intenzione di mettere la faccia nella possibile sconfitta.  La parte di quelli che consegneranno il Comune alla destra o a qualcun altro, non la vuole recitare nessuno. Ma a destra nonostante il vento che soffia sulle vele di Salvini, non è che stiano molto meglio del Pd, quanto a divisioni e veti incrociati,

I 5 Stelle non si sa nemmeno se si presenteranno oppure no… La partita non è ancora cominciata. Siamo solo alla fase di riscaldamento e non si quali saranno le squadre che scenderanno in campo. Ma qualcuno ha già i crampi…

m.l.

 

 

 

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