VAL D’ELSA E STAZIONE DI SIENA SOTT’ACQUA. MA E’ SOLO COLPA DEL MALTEMPO E DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO?

SIENA – la Valdelsa è finita sott’acqua per l’esondazione del fiume Elsa dalle parti di Castel Fiorentino, poco a nord di Poggibonsi. La stazione di Siena si è ritrovata completamente allagata con i binari trasformati in canali navigabili… Ovviamente treni soppressi, corse fermate ad Arbia o a Poggibonsi. Disagi per i passeggeri abbandonarti a sé stessi. I bus sostititutivi sono arrivati un bel po’ di tempo dopo. Interrotta anche la circolazione sull’Autopalio.
Qualcuno ha parlato di bomba d’acqua, di tempesta tropicale. E in effetti di pioggia ne è venuta giù tanta e in poche ore. Una quantità – dicono in molti – forse mai vista prima in queste dimensioni. Tutto vero. Ed è certo che questi fenomeni sono il frutto del cambiamento climatico, che non è un’invenzione degli ecologisti o di qualche meterologo fondamentalista. I segnali in questo senso sono sempre più frequenti. E vanno presi sul serio.
Ma quando interi quartieri delle città, paesi, aree di decine e decine di km quadrati subiscono alluvioni devastanti e pericolose alla prima pioggia più forte del normale, la colpa non può essere e non è solo del clima impazzito e modificato. Le città e i quartieri urbani si allagano perché i sistemi fognari e di defluizione delle acque reflue non funzionano come dovrebbro e non funzionano come dovrebbero non solo perché magari sono vecchi, ma anche perché la manutenzione è scarsa, poco frequente e spesso fatta al minimo sindacale e perchè altrettanto spesso si è costruito male e in luoghi inopportuni, senza le dovute cautele; perché sono stati cementificati e “tombati” dei canali facendoli diventare dei tubi-bombe ad orologeria che quando la pressione dell’acqua è forte esplodono; perché le vasche di raccolta e decantazione delle acque o non ci sono o sono insufficienti; perché anche i sistemi di emergenza (idrovore, pompe ecc.) non sempre funzionano adeguatamente.
Quindi certamente il clima modificato e sempre più simile a quello equatoriale ha le sue colpe. La violenza delle bombe d’acqua pure, ma anche una politica urbanistica ed edificatoria poco lungimirante e addirittura incauta non è senza peccato. Come non è senza peccato la gestione delle emergenze.
Erano giorni che sui social si annunciava allerta meteo, eppure Siena e la Valdelsa sono finite sott’acqua con danni pesanti ad aziende, abitazioni, strade, ponti, capannoni e disagi per la popolazione, per i viaggiatori e i camionisti imasti bloccati. La Regione Toscana un annetto fa lanciò, con grande clamore mediatico, il sistema di “alert” tramite sms sul telefonino, sembrava l’uovo di Colombo. Che fine ha fatto? ha funzionato? a giudicare da quanto è successo e da quanto succede ogni volta che viene giù un mezzo diluvio, verrebbe da dire di no.
Anche i cittadini nel loro piccolo ci mettono del loro, quando chiedono che vengano tagliati gli alberi che sporcano, quando sono i primi a non pulire tombini e fossetti di scolo vicino casa, quando spargono cemento sui piazzali per entrare più agevolmemnte in garage, quando il garage se lo fanno costruire seminterrato, sotto il livello della strada o di qualche corso d’acqua…
Imprecare contro Giove Pluvio il quale ogni tanto si vendica scaricando al suolo qualche bomba d’acqua serve a poco. Anzi a niente. E non è neanche questione di governo nazionale o locale di destra o si sinistra. Se mai si può dire che la destra, che è sempre stata per la briglia sciolta e meno vincoli possibile, adesso prova anch’essa il morso del lupo. Così come lo ha provato il centro sinistra in Emilia Romagna nel 2023 e qualche settimana fa.
Sarebbe più utile cominciare tutti a fare manutenzioni in maniera sistematica e a ragionare in maniera diversa, più a lunga scadenza, con l’occhio non solo sul presente e su come spendere meno, ma puntando sulla programmazione e su una gestione del territorio che non insegua solo le emergenze. (m.l.)
Nella foto, tratta da un post fb del Comune di Chiusi, la stazione di Siena allagata
Allora, da operatore di settore che tra l’ altro ha dato l’ esame di stato proprio sul progetto di una rete fognaria, sostengo che la carenza di manutenzione ha certamente un peso, ma il fattore nettamente preponderante è quello climatico, e spiego brevemente perché. In primo luogo, si deve sapere che non esiste NESSUNA rete di drenaggio urbano in grado di far fronte a ogni evento meteorico. Questo perché il dimensionamento delle condotte è effettuato sulla base di un periodo di ritorno desunto dalle serie storiche dei dati pluviometrici raccolti sul territorio, che può essere ad esempio di 10, 20 o 50 anni. In altre parole, si accetta che il sistema vada in tilt MEDIAMENTE ogni 10, 20 o 50 anni. E dico mediamente perché la statistica non è una scienza esatta e quindi può benissimo capitare che in un mese venga per due volte la pioggia record dei 50 anni, e poi per i prossimi 100 anni non torni più. Ora il problema è che in seguito ai cambiamenti climatici, le cosiddette “bombe d’ acqua” si verificano con frequenza assai maggiore rispetto al passato, e pertanto le reti di drenaggio urbano, progettate decenni fa, sono diventate inadeguate. La manutenzione ordinaria non basta, servirebbe un potenziamento radicale sostituendo le tubazioni con altre più grandi, creando nuovi collettori, vasi di espansione, stazioni di pompaggio ecc. Lo si vuol fare, e soprattutto, ci sono le risorse per farlo? Questo è un altro discorso.
Cerco di andare a rigor di logica ma facendo riferimento all’intervento precedente mi sembrerebbe che sia ritenuto e stabilito che la prevenzione si basi sull’accettazione che il metodo statistico sia quello in vigore e che ogni 10,20, 50 anni la struttura convogliatrice delle acque possa andare in tilt. Secondo me questa è la fotografia della realtà ma è una idea strutturalmente errata perchè interventi che hanno un costo notevole non dovrebbero essere prodotti ed ipotizzati con l’idea accettata che anche dopo anni possano andare in tilt.E per quale motivo dal momento che ogni opera pubblica che richiede una spesa immane debba andare in tilt dopo due o tre decadi o pocopiù’ ? I motivi di risparmio e della relativa logica lo escluderebbero ma gli interventi a regola si ipotizza che debbano essere fatti prevedento anche cause estreme come argini di fiumi, convogliamento di acque piovane,canalizzazione anche all’interno dei paesi e città proprio anche perchè la peculiartà del territorio italiano è tale che quando si debba mettere mano agli interventi purtroppo si assista al contrario di ciò che debba occorrere, che si rivela poi nel temporaneo tamponamento delle possibili discrasie che si manifestano e non esiste mai una soluzione definitiva che assicuri una continuità lunga.Questo è il motivo per il quale poi a macchie di leopardo si verifichino incidenti sparsi nel territorio dove le condotte dell’acqua che sono i fiumi, una volta cedono in località diverse. Cosa comporta questo ? Comporta uno spreco incredibile di risorse pubbliche per le quali gli enti preposti si affidano ai lavori di ditte private o consorziate che assorbono una quantità innumerevole di risorse pubbliche, soldi dei cittadini che praticamente non hanno nessuna facoltà di controllare se le opere fatte siano state realizzate a dovere oppure no.Vorrei una risposta su questo dal momento che si cita la statistica come metodo di studio ed osservazione sulla ripetizione nel tempo dei fenomeni e più precisamente di quante volte vi siano stati interventi giuridici da parte degli enti pubblici (Comuni, Provincie o Regione)i che avessero obbligato i privati esecutori del lavori a riparare i danni provenienti dai loro lavori e/o dalla cattiva esecuzione di questi.A mia conoscenza tali
giudizi si contano nelle dita di una mano e questo dovrebbe far riflettere sul fatto che tutta questa incastellatura giuridico-esecutiva e quindi anche amministrativa, faccia la maggior parte delle volte l’interesse non del settore pubblico ma del privato proprio anche per una serie di rapporti e di relazioni ed anche di macchinosità strutturali delle disposizioni di legge per cui non è facile risalire a giudizi equi sugli affidamenti dei lavori fra pubblico e privato, anche se esistono disposizioni di legge precise alle quali le parti coinvolte si richiamano.Su tale piano,mi sembra che i paletti che fissino le regole esecutive che dovrebbero essere seguite da parte di pubblici ufficiali quali i sindaci siano state oggi stravolte ed eliminate per legge poichè ritenute macchinose e fonte di tempo perso e di tendenza ai tempi lunghi delle varie esecuzioni delle opere, oltrechè accettate dai sindaci stessi che prima mostravano ritrosia a firmare i programmi esecutivi caricandosi di responsabilità.Detto in soldoni,nell’impossibilità di programazione dell’esecutività delle opere in un tempo accettabile all’utlità pubblica si è preferita la scorciatoia di liberare i pubblici ufficiali preposti dissolvendo la loro responsabilità all’osservazione di paletti che erano stati oggetto di osservanza di rispetto delle regole dicendo in pratica che siano le regole che impediscono l’esecuzione dei lavori. Allora , secondo i lettori, cosa è questo se non un regalo all’establishment che crede che la soluzione sia quella non della certezza della bontà della progettazione ma la sua sostituzione che riguarda la velocità esecutiva? In questo sitema l’applicazione di tale metodo non è forse un regalo che si ripercuote sui preposti ufficiali pubblici e di conseguenza anche dei singoli privati di avere e di compiere ”tutto e subito” aumetando anche le possiblità del rischio di poter produrre catastrofi fra l’altro anche eliminando l’osservanza di regole sulla responsabilità ? E allora, – tanto per non farla tando lunga e brodosa-, non è forse questo un metodo nel quale si manifesta il potere condizionante alla politica messo in atto da una parte dalle finalità private del capitale che arriva ad assoggettare anche tramite la politica le disposizioni di legge per togliere quelli che sono per esso i paletti che ne limitino potere ? Od è troppo complicato pensare che vi sia una diretta corrispondenza a tale azione e che invece è studiata appositamente con lo scopo di favorire il profitto privato ? La risposta è che tale visione dipende da quale immagine si abbia della politica poichè a chi conviene tenderebbe sempre a sfatare il dubbio che tutto ciò possa corrispondere ad interessi. La maggior parte delle persone oggi tende ad eliminare tale visione dal proprio orizzonte di critica, anzi la maggior parte delle volte non si pone nemmeno il problema, salvo poi piangere quando entra loro l’acqua in casa oppure peggio l’acqua porti loro via la casa dove abitano ed allora invocano il soccorso pubblico.Nei paesi reputati dagli occidentali non osservanti le libertà liberali che vigono da noi, il furto o la cattiva amministrazione di soldi pubblici viene in genere punito e represso duramente come lo è anche oggi in Cina e lo era in Unione Sovietica, mentre qui i soldi pubblici non sono di nessuno proprio perchè vale la concezione che non siano del privato cittadino e quindi nessuno protesta oppure questa è cosa che possa essere ampiamente trascurata perchè la politica è preposta si all’ossrvanza ma poi tutto quanto il proseguo di rispetto delle disposizioni è ben altra cosa…ed a questo non per spare senteze nella storia dell’italia repubblicana ce l’hanno insegnato i governi che si sono successi l’uno dopo l’altro a cominciare dell’alluvione del Polesine del 1952, al Vajont,a quella di Firenze del 1966 ed a quelle che oggi vediamo che tanti giustificano con la dizione del territorio naturalmente favorevole al verificarsi delle catastrofi….e se si facesse la somma dei soldi gettati dalla finestra per cose inutili e che hanno ingrassato i portafogli di tanti,oggi potremmo pensare di paragonarci alla Svizzera.
Non sono d’ accordo, per un motivo molto semplice : NON ESISTE alcun criterio di progettazione in grado di garantire la sicurezza nei confronti di qualunque evento avverso. Nemmeno se il collettore della fognatura di Chiusi Scalo fosse 3 m di diametro. Così come, nel dimensionamento delle strutture, nemmeno pilastri da 1 metro di lato garantirebbero la sicurezza nei confronti di qualsiasi terremoto. Il problema è che non possiamo dominare le forze della natura, pertanto le normative e i criteri di progettazione costituiscono un logico compromesso tra le esigenze di sicurezza e quelle di razionalizzazione della spesa. Un po’ come dire, meglio accettare un evento avverso ogni 20 anni che dimensionare tutto sulla base dell’ evento dei 100 anni. L’ ho fatta un po’ semplice dal punto di vista ingegneristico, ma spero di aver reso l’ idea. Provi a immaginarsi cosa accadrebbe in termini di consumo di materiali, risorse ambientali, inquinamento, ecc., se tentassimo, peraltro invano, di dimensionare ogni manufatto di ingegneria civile per renderlo inespugnabile a ogni evento naturale.
Quello che dice è vero. Ma resta il fatto che se le città si allagano è – come abbiamo scritto – anche a causa della scarsa manutenzione, più che per i criteri di costruzione dei sistemi foganri ecc. Esempio banale: i canali di scolo e i tombini non sono solo insufficienti, spesso sono sporchi, pieni di detriti, fogliame, arbusti… e questo semploicemente perché nessuno li pulisce sistematicamente. Altro esempio;: Chiusi Scalo andava spesso sott’acqua, a volte anche in maniera rovinosa (si pensi all’alluvione del 2006), adesso non succede più perché a monte del’abitato in zona Porto e in zona Montelunghino sono stati realizzati degli invasi per raccogliere l’acqua piovana che prima scendeva a valle, riempiva le fogne che esplodevano e inondava l’abitato. E’ bastato poco insomma per evitare situazioni pericolose…
Sì, a volte interventi tutto sommato accessibili producono netti miglioramenti in termini di efficienza e sicurezza, come nell’ esempio citato. Ad ogni modo il concetto non cambia, non sappiamo quando, ma prima o poi accadrà l’ evento critico che manderà in crisi il sistema. Quanto alla scarsa manutenzione, è indubbio che a causa di essa se il periodo di ritorno teorico è 10 o 20 anni quello reale possa diventare molto minore.
X Giangiacomo Rossi. E’ vero ciò che dice che non esiste nessun manufatto che possa garantire l’invulnerabilità e certamente se lei mi fà l’esempio del terremoto che è un esempio ESTREMO ha perfettamente ragione poichè quelli di magnitudo alta sono disastrosi,ma qui dal momento che non siamo in zona sismica rossa ma in un terreno di natura prettamente alluvionale,il rispetto delle norme sismiche penso che sia sufficente.Per quanto riguarda l’acqua che è invece il nostro problema,ritengo che sia cosa diversa e l’eventualità del disastro o meno possa dipendere dalla manutenzione e dalla struttura della regimentazione delle acque.Certamente anche la tragedia come quella occorsa alla Diga del Vajont non riguardava tanto la diga stessa ma la decisione e gli studi di costruire una riserva d’acqua in quel punto accanto ad una montagna dalle pareti instabili e che prima o poi sarebbero crollate all’interno del bacino. Difatti quella parte del Monte Toc cedette e si verificò la catastrofe che uccise più di 1800 persone.Quindi vede che le cause delle tragedie,almeno statisticamente avvengono in seguito all’opera dell’uomo ed alla sua azione guidata spesso da motivi di profitto che non si curano delle conseguenze.Ciò che Lorenzoni afferma nella sua risposta è un pezzo di verità,ma solo un pezzo perchè la causa primaria ed originaria dipende semprepiù spesso da opere dell’uomo costruite con finalità di profitto.Certo, non siamo a parlare delle alluvioni dei grandi fiumi dell’Asia o di altri continenti che non sono controllabili oppure di uragani in Florida o nel sud est Asiatico dove basta un uragano di media potenza a fare centinaia di vittime e a spazzar via villaggi su palafitte,ma parliamo di interventi umani nella morfologia di territori dove la finalità con la quale si agisce è frammista alla ricerca dell’utilità col minimo mezzo economico impiegato.Io non capisco perchè si provochi tanta repulsione oggi in politica quando si affronta il tema del profitto e della sua logica.Mi sembra che gli esempi intorno non manchino quando andiamo con la memoria alle devastazioni ed alle cementificazioni selvagge del territorio italiano partendo dal Nord italia e scendendo via via al Sud, permesse innanzitutto dalle connivenze di gruppi di potere e di condizionamento politico che hanno fatto sorgere come funghi abitazioni in luoghi dove quando appena arriva un temporale le strade si riempiono d’acqua ed invadono le abitazioni e spesso le portano via, poi intervistano la gente che piange-soprattutto poveri – che hanno perso tutto oppure si stende un velo pietoso verso le sanatorie accolte come manna dal popolino che difende tale status e che lo invoca. Credo che potremmo enumerarle all’infinito certe devastazioni, vedi per esempio la Costiera Amalfitana dove in passato per dare l’esempio in pasto alla gente si è fatto saltare con la dinamite un famoso albergo sulla costa oppure dove le case sono state portate via da fiumi di fango con relative vittime.Ma è questo in tutta italia per non parlare poi appunto dei terremoti ma con quelli – come dice lei- ci si discute poco e credo che in certe parti del globo non vi siano costruzioni che possano resistere ai più grandi numeri alti della scala Richter ( in parte solo il Giappone è munito di osservanza di metodi di costruzione che in parte possono resistere ai più alti gradi dei sisma e questa è prevenzione certamente ma le regole su tale materia comunque vanno osservate.) Nel terremoto dell’Irpinia del 1980 interi paesi sono venuti giù come fuscelli al vento ma anche perchè le costruzioni non erano avvenute rispettando le necessarie regole delle strutture poichè le proporzioni fra ferro e cemento erano risibili ed il resto era rena e tale condizione ancor oggi permane anche nelle opere pubbliche che invece dovrebbero essere salvaguardate da tale punto di vista e mantenute efficienti ( Il ponte Morandi a Genova ne è un esempio poiche la manutenzione costa ed allora nei bilanci si rimpiccoliscono gli utili e con essi si rimpiccolisce la ”stakeholder’s customer satisfaction ”; capito come funziona ?).E allora diciamo che l’italia purtroppo è questa dove tranne in alcuni casi esiste un rispetto delle regole ma in tantissimi altri casi- forse la maggioranza dei casi- le regole le hano viste passare ma non si sono fermate.Cosa c’è allora da chiedersi se non il fatto che a capo di tutto come seme originario di tali discrasie non vi sia la politica di un popolo che una volta in piccola parte era un popolo di lotte e che con queste ha conquistato un certo benessere ed adesso è diventato un popolo di lotterie ? Passata la tragedia-l’abbiamo visto ieri sera appunto in TV durante l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna ancora una volta- la gente con la casa invasa dal fango che si chiede il perchè di tutto questo e quindi tale misura di cose è l’evidenza che le tragedie quando toccano agli altri vengano dimenticate quasi subito, quando toccano a noi ci incazziamo contro chi abbiamo mandato a governare. Forse ancora non abiamo pienamente compreso che lo stato siamo noi ed il frutto di tutto questo perciò siamo noi. Ma questo è il solito ritornello che una volta si chiamava dalle nostre parti ”la storia dello stento” e che durava da tanto tempo….Una gran parte delle nostre miserie derivano anche da questa nostra cultura individualista che ci fa sorvolare sopra quella che per noi è una questione politica inesistente,mentre affibbiamo la colpa dei nostri guai a coloro che abbiamo mandato a governare.E allora ci vorrebe una riflessione di carattere prettamente politico perchè le maggioranze in Italia sono quasi 80 anni che si sono chiamate con nomi diversi ma la sostanza è stata sempre la solita.Ci sarà o no una spiegazione di questo ? Pensa forse che adesso dopo due anni di governo chiamato diversamente e composto da istanze politiche diverse la situazione sia cambiata oppure peggiorata? Eppure governano forze sedicenti diverse da quelle di prima…Io propendo purtroppo per la seconda ipotesi.Ed è una storia infinita e che purtroppo nemmeno se venisse giù un meteorite grande come il Monte Cetona potrebbe cambiare, ma la spiegazione di questo -e si scopre l’acqua calda- è prettamente culturale e di come noi siamo stati abituati a pensare.In pratica il tanto declamato ed osannato scudo della libertà è stato un mezzo per tacitar la gente e non farle percepire l’inganno che ne stava alla base e per ritornare ” al solito ritornello ” è sempre questione di come all’interno di una società si ripartisca la ricchezza prodotta cosa questa che molti oggi considerano uno schematismo e dannosa ideologia. Come vede l’influsso della propaganda che distorce è il contrario esatto della cultura assunta con l’esperienza personale e sociale e con il lavoro, è stata devastante e riesce semprepiù devastante.Finirà ? Forse si, ma dipende da noi ma nel divenire produce danni incommensurabili ed allontana semprepiù le persone non facendo loro intravedere le soluzioni anche perchè noi pensiamo che ad un certo punto il sinusoide della dissoluzione si fermerà ed inizierà la ricostruzione di un mondo più civile ma ricorderei a molti che esiste un detto che è quello ”che al peggio non c’è mai fondo” e che in tal caso ” il peggio” si chiama GUERRA che scatta quando le risorse non sono distribuite in maniera soddisfacente nei vari strati sociali, ed allora si mettono popoli l’uno contro l’altro per dar l’impressione che si reagisca all’ingiustizia,ma l’ingiustizia è quella insita nel sistema che produce tutto questo e tale concetto non è una cosa evanescente o da interpretare ma è la realtà fattuale poichè è il prodotto diretto od indiretto del sistema.Scusi se l’ho fatta al mio solito lunga e brodosa ma ricordo a tale dimostrazione una scritta che negli anni ’70 (allora lavoravo a Napoli ) che delinea la distorsione concettuale di tante menti odierne e che fotografai in un muro fatta da estremisti di destra di una organizzazione chiamata ”Lotta di popolo” di una sezione del Vomero dove era scritto : ”Il comunismo è nel sistema, morte al sistema !! ” Sembra forse che nel nostro sistema vi sia il Comunismo ed i rapporti di produzione siano quelli che usava il Comunismo oppure quelli in uso non siano forse quelli che si sono prettamente affermati ed anche come etica vincente dal Capitalismo ? C’è gente oggi al giro anche vicino a noi che quando sente parlare di capitalismo e di comunismo come massimi sistemi prende la scarlattina e rifiuta in blocco tale visione prima ancora di essere analizzata e pone tali entità ed argomenti nella loro accezione storica e li considera ormai frutto del passato,quasi una solfa della quale ci si debba liberare le menti ma che sicuramente nello stesso tempo non ha presente la continuità della storia economica delle nazioni e non si rende conto che il sistema che ha dominato e continua a dominare il mondo sia quello in auge da secoli che si chiama con un nome solo : Capitalismo e che da lì provengano in massima parte le cose negative e quelle in minima parte positive che investono la nostra vita odierna.E allora se la maggior parte degli uomini e delle donne di questo mondo vivono all’interno di tale sistema e parecchi di questi ne sono le vittime anche fra l’altro molte volte inconsapevoli, forse sarebbe ora di prendere coscenza di tutto questo, organizzarsi e ” sciogliere i cani ”. Altre alternative non le vedo.