CHIUSI, FESTA DELL’UVA E DEL VINO: BELLA IDEA IL TRENO A VAPORE…
C’ERA ANCHE IL PRESIDENTE DELLA TOSCANA GIANI A PARLARE DI COSIMO I DE’ MEDICI… CHE A CHIUSI E’ COME PARLARE DI CORDA IN CASA DELL’IMPICCATO
CHIUSI – Quando le cose vanno bene e sono fatte bene va detto. La Festa dell’Uva e del Vino conclusasi ieri sera a Chiusi città è andata molto bene. Grazie anche al tempo clemente, ma non solo a quello. Le file interminabili per poter cenare nelle taverne possono sembrare un intoppo, un neo. Invece sono il segno tangibile e inequivocabile che il richiamo ha funzionato, che nelle taverne si mangiava bene. Che l’atmosfera era piacevole. E’ stata una buona idea anche quella di far arrivare a Chiusi il Treno Natura, quello “storico” con la locomotiva a vapore e le carrozze di legno che ha portato alla festa più di 400 persone da Siena e da tutta la provincia. Sembrava di stare nella canzone di Fossati Come i treni a vapore/Come i treni a vapore/Di stazione in stazione… In attesa del ripristino della fermata del Frecciarossa e di qualche Intercity valido, anche un tuffo nel passato con il “treno natura” può essere un’opzione da proporre più spesso. E se fa un po’ di fumo pazienza…
C’erano anche decine e decine di persone venute in gita organizzata da Perugia con il pullman. Vuol dire che stavolta la promozione è stata fatta con criterio e in modo efficace. A Chiusi non è facile né frequente incontrare turisti e visitatori di altri comuni e altre regioni, “in massa” agli eventi. Nella tre giorni della festa dell’Uva è successo. Bene così. Poi certo qualcosa da migliorare c’è. A fine settembre mangiare all’aperto non è il massimo. Può risultare freddino…Qualcuno si è lamentato per qualche pietanza arrivata sul tavolo non al massimo della forma, ma quando c’è folla può succedere e non è un dramma. E’ stato bello vedere gente arrivata come dicevamo da Siena e magari da Asciano o Sinalunga, ma anche da Grosseto, da Cinigiano o Santa Fiora. Da Perugia e Corciano. E da Castiglione del Lago, Panicale e Ficulle.
Ieri a Chiusi c’era anche il presidente della Regione Eugenio Giani, a presentare un suo libro su Cosimo I de’ Medici, padre del Granducato di Toscana e “della Toscana moderna” (secondo il titolo el libro di Giani).
Solo che il governatore della Toscana attuale è arrivato in ritardo, tanto che il giornalista (ed ex comico) Gaetano Gennai che doveva introdurlo ha dovuto cominciare la conferenza con almeno mezz’ora di ritardo e senza di lui. Non senza qualche lieve imbarazzo degli organizzatori e molti mugugni della platea. Che poi ha comunque applaudito.
Certo, parlare di Cosimo I de’ Medici a Chiusi e nel senese è un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato. Fu Cosimo infatti ad assediare Siena e a porre fine alla piccola, ma orgogliosa repubblica senese, che aveva inventato la banca e la cambiale e stava facendo concorrenza a Firenze sui grandi mercati del nord europa; fu Cosimo a decidere l’assalto alle fortezze senesi della Valdichiana (Foiano, Bettolle, Monte San Savino…) e poi alla roccaforte di Chiusi, dove fiorentini, imperiali, spagnoli e papalini però trovarono pane per i loro denti alla vigilia di Pasqua del 1554. Ma fu l’ultima vittoria senese. Poi una volta caduta Siena svenduta dagli alleati francesi, anche a Chiusi i Medici vollero far capire a tutti chi erano i nuovi padroni issando, nel 1581, la colonna che si trova tutt’ora in piazza Graziano (davanti all’antico caffè Venezia): colonna donata dal vescovo in onore di Francesco, figlio di Cosimo e secondo Granduca di Toscana, anzi Magnus Dux Etruriae… Anche nel Palazzo Comunale c’è un affresco in onore di Cosimo I, perché la storia la scrivono sempre i vincitori.
Che poi, tra i tanti stati e staterelli assolutisti che hanno punteggiato la penisola italiana dal ‘500 all’Unità d’Italia sancita nel 1860, il Granducato di Toscana sia stato uno dei più avanzati e illuminati e il primo ad abolire la pena di morte, questo si può dire. Ma a Chiusi e nel senese il Granducato nacque con il ferro e con il fuoco, con gli assedi di città e paesi e poi con una pace capestro firmata dalle grandi potenze europee a spese della Repubblica di Siena. E all’inizio fu sostanzialmente una occupazione militare nemica. Questo Eugenio Giani ieri non lo ha detto…. Peccato.
Bene però che alla festa dell’Uva e del Vino ci sia stato spazio anche per qualche spicchio di cultura.
m.l.