JOSEPH, IL POLACCO CHE DOPO 80 ANNI FA PIANGERE E COMMUOVERE LE PLATEE…

CHIUSI – “Ho visto anche degli zingari felici” cantava Claudio Lolli nel ’76… Io ho visto, anzi ho rivisto, facce commosse e occhi coi lucciconi ad uno spettacolo ad una festa de l’Unità. E’ successo sabato scorso a Chiusi Scalo, festa del Pd, durante e dopo il reading “Lo straniero. Il polacco deve morire!” con Alessandro Lanzani e Dario Perini.
L’ultima volta che mi era capitata una cosa simile fu quando negli stessi giardini, ad una festa della “giovanile” del Pci, gli Stormy Six intonarono La Fabbrica e Stalingrado. La vecchia guardia del partito ci teneva il fucile puntato addosso per tutti quei soldi spesi per portare una rock band milanese, che tra l’altro neanche faceva ballare… Dopo quelle due canzoni e Dante di Nanni e Nuvole a Vinca… nessuno disse più una parola. Molti piansero. Non avevano mai sentito cose del genere, non pensavano nemmeno lontanamente che una rock band potesse parlare della resistenza di Stalingrado, dell’Armata Rossa, degli alpini traditi lungo il Don, degli scioperi del marzo ’43, dei gappisti torinesi, delle stragi fatte dai nazisti nel ’44… Li pagarono volentieri, dopo, tutti quei soldi, che per l’epoca erano parecchi. Era lo stesso anno del disco di Lolli: 1976. Sono pasati quasi 50 anni.
E sabato, nonostante l’orario insolito, la temperatura rovente, ai giardini pubblici di Chiusi Scalo più d’uno è rimasto sorpreso, come allora, e si è commosso nell’ascoltare la storia di Joseph Klucine, polacco, disertore della Wermacht e poi partigiano fucilato non dai nazisti o dai repubblichini, ma dai suoi stessi compagni di guerriglia tra Chiusi e Sarteano. C’erano anche figli e nipoti di partigiani, vicini di casa, amici di quei ragazzi che nel ’43 presero il fucile e andarono in montagna e che la guerra mise gli uni contro gli altri.
Siamo convinti che anche stavolta gli organizzatori della festa (il Pd) lo pagheranno volentieri il cachet di chi la storia l’ha raccontata con musica e parole. Qualcuno ha rivissuto attraverso la storia del Polacco, vicende familiari, la vita da sfollati, i bombardamenti, i rastrellamenti vissuti in prima persona o attraverso i racconti dei genitori e parenti… Sono emozioni forti che lasciano segni.
E il giorno dopo, domenica 21, a Chianciano, nella Piazzolina dei Soldati, nel cuore de centro storico o “paese vecchio” come lo chiamano i chiancianesi, l’emozione è stata ancora maggiore. Perché la location era più suggestiva e più evocativa (almeno 4 dei partigiani che vissero direttamente la vicenda abitavano proprio lì, o nella piazzolina o nelle immediate vicinanze, uno di loro lì aveva la sua tipografia…), ma anche perché la risposta di pubblico è stata addirittura superiore ad ogni aspettativa.
Non sono bastate le sedie che il Comune, soggetto organizzatore dell’evento, aveva predisposto. Ne sono state rastrellate altre nei pressi. Ne è scaturita una bellissima piazza. E anche a Chianciano, dove il nucleo partigiano che operava tra il monte Cetona e la Valdorcia era il più numeroso, non sono mancati i lucciconi e pure qualche lacrima di commozione. Si è avuta l’impressione tangibile di aver “sdoganato” e tirato fuori da un oblio ingiusto una storiaccia triste e dolorosa, ma anche di aver ricreato una atmosfera di comunità, di appartenenza ad una comunità che è quella democratica, civile e antifascista.
A noi che lo spettacolo lo abbiamo allestito e prodotto è sembrato di cogliere apprezzamenti per il tentativo di fare i conti con la nostra storia, anche con le pagine nere della nostra storia, cosa che altri fanno una fatica terribile a fare. Sensazione questa, quasi liberatoria, che avevamo già colto a Villastrada e a Chiusi il 25 e il 27 giugno e anche ala festa del Pd d Chiusi scalo, che si è riproposta nel canto finale, corale, di Bella Ciao intonata dagli artisti sul palco e da tutta la platea…
Ed è stato emozionante anche vedere tra il pubblico non solo familiari dei partigiani protagonisti del racconto, ma anche ex sindaci, ex assessori e consiglieri comunali, figure dell’associazionismo… in sostanza buona parte di quella che è stata la classe dirigente chiancianese per una quarantina d’anni e di quel mondo variegato che è stata la sinistra chiancianese largamente intesa, dagli anni ’70 agli anni 2000. Bello anche vedere un buon numero di under 50… Cosa mai scontata. La destra non c’era, ma forse ha semplicemente perso un’occasione. Nell’iniziativa non c’era nulla di propagandistico, di agiorafico o di autocelebrativo. Se mai il contrario.
Come Primapagina non possiamo che essere grati a quanti hanno voluto proporre “Lo Straniero” nell’ambito delle celebrazioni dell’80esimo anniversario dela Liberazione. Dal bar Burini di Villastrada ai Comuni di Chiusi e di Chianciano Terme, al Pd di Chiusi. Abbiamo aspettato anche questa volta a rendicontare sulle due ultime repliche per vedere se fossero emerse polemiche o puntualizzazioni. Non ce ne sono state.
Al contrario abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere informazioni, segnalazioni, testimonianze sulla vicenda del Polacco, sulla sua banda di partigiani, su dove si trovino i suoi resti e anche sulla diatriba che lo portò in rotta di collisione con il comandante della Brigata Si.Mar collonnello Silvio Marenco. E continuiamo a ricevere anche richieste per portare il reading altrove. Anche nelle scuole. Non siamo una compagnia teatrale in cerca di scritture e di tournée, ma se possibile lo faremo molto volentieri. Perché rimaniamo convinti – come abbiamo scritto più volte – che le storia vadano raccontate tutte, sempre, anche quelle scomode, urticanti e dolorose. Anche quelle che lasciano macchie e ferite o cicatrici nel corpo o nell’anima. La memoria è anche dolore, ha scritto qualcuno. E’ vero. E’ così. Ma la memoria è importante perché aiuta a capire da dove veniamo e anche a non ripetere errori pregressi. Capire e conoscere il passato, lontano o recente, aiuta a maneggiare il presente e pure il futuro. Il reading Lo Straniero è solo teatro. Non è cronaca giudiziaria o lezione di storia contemporanea. Ma quando la gente in platea si commuove il teatro diventa anche qualcos’altro.
m.l.
Giusto, condivido pienamente e ti va dato il merito di avere cercato la verità senza preconcetti. La forma teatrale, poi, permette di aggirare alcuni buchi nella difficilissima ricostruzione documentaria in un ambiente che ha preferito forse giustamente in quel contesto e periodo ma non oggi, stendere un velo di protezione ed omertà sui protagonisti e sulla vicenda.
Siamo sicuri che quella narrata sia la verità?
Hai dei dubbi? Su che basi? hai sentito la storia narata? Per quanto mi riguarda direi di sì, a quanto se ne sa almeno. E’ quantomeno la versione più plausibile (tratta anche dalle poche e molto reticenti testimonianze dirette raccolte nel corso di 40 anni). In ogni caso è solo teatro, non certo una ricostruzione storica o giudiziaria…Il fatto che l’Anpi, due comuni e lo stesso Pd abbiano sostenuto e proposto lo spettacolo nell’ambito delle celebrazioni per l’80 anniversario della liberazione, conferma la mia convinzione. Se avessero avuto dei dubbi l’avrebbero proposto? Il Comune di Chiusi ha inserito il nome di Klucine nella stele dedicata a garibaldini e partigiani.Se fosse stato un pericoloso infiltrato o una testa calda sanguinaria ce lo avrebbe messo quel nome? La proposta di inserirlo la facemmo noi di primapagina, ma il Comune avrà fatto le sue verifiche, immagino. P.S. la storia narrata è tratta da un capitolo del mio libro Voce del verb tradire uscito nel 2021. Ne son state vendute alcune centinaia di copie, son state fatte una decina di presentazioni pubbliche. Non è arrivata nessuna smentita né richiesta di rettifica o segnalazioni in direzioni diverse…
Su testimonianze di chi è rimasto.
X Paolo Scattoni.Posto due cose: La prima è che la teoria del dubbio sia sempre lecita e su questo credo non ci possa piovere.L’altra è quella che anche la memoria storica talvolta passata al setaccio delle ”istituzioni”(in questo caso Anpi e Comune) non è detto sempre che possa rispondere alla completa verità dei fatti, nel senso che per una vicenda tale non è detto che perchè sia stata filtrata dall’ANPI e/o dal Comune la cosa sia sottoposta per la natura delle stesse vicissitudini rappresentate ad essere aderente ad un vaglio storico veritiero e credo che non abbia la rappresentazione stessa la pretesa di dire la totale e completa verità storica,anche perchè -non per sminuire l’etica dell’ANPI nè quella del Comune su detto tema – ma oggi non esistono più persone che avrebbero potuto testimoniare personalmente la realtà fattuale e quindi ciò che è andato in onda è una interpretazione teatrale di quella vicenda drammatica, in un momento storico come l’attuale dove spesso giuoca anche la precaria attendibilità dei fatti anche delle stesse componenti istituzionali.Questo che ho detto adesso credo che bisognerebbe non dimenticarlo mai poichè viviamo un periodo che viene da lontano e che è denso di tentativi di revisionismo storico e quindi ancorpiù oggi qualsiasi avvenimento viene avviluppato da ogni parte politica per adattarlo agli scopi che la politica stessa si propone.Poi diciamo soprattutto i fatti di questa natura ….. Fra l’altro ho partecipato a tutti e due gli eventi perchè li ho ritenuti molto coinvolgenti sia dal punto di vista della recitazione ma anche e soprattutto perchè da essa ne esce almeno un tentativo rivolto agli spettatori affinchè siano concepiti i tempi e l’aria che tirava e questo credo che possa essere stato un successo,che abbia fatto aprire uno squarcio sui fatti valoriali di ciò che stava bollendo in pentola in quelle settimane di avanzata degli alleati e di ritirata dei tedeschi, quali fossero le forze che stavano dietro alla guerriglia guerreggiata.Soprattutto le intenzionalità che ruotavano intorno ai rapporti del Marenco con il Klucine poichè la rappresentazione stessa mi sembra che abbia affondato le mano più nel piano del rapporto personale dei due che su quello politico, che forse quest’ultimo è rimasto un po’ nascosto nei dialoghi della recitazione ma comunque credo che sia stato quello politico l’elemento anche catalizzante ed anche dirimente del rapporto fra i due comportamenti che non è che non emerga alla fin fine soprattutto per coloro che un po’ la storia la conoscono.Parlo così perchè per quanto ne sò, il Colonnello Silvio Marenco era espressione diretta del Centro Militare Monarchico che aveva quindi l’interesse di tenere a debita distanza le formazioni partigiane del territorio specialmenhte quelle a prevalenza di formazione Comunista e quindi se pur non era tale il Klucine poichè era un disertore dell’esercito tedesco,tutto questo rappresentava un grosso elemento di disturbo per il controllo della direzione che poteva condizionare la direzione sostenuta dallo stesso Marenco e per la quale lo stesso ufficiale- milite di formazione monarchica-certamente perorante gli interessi della monarchia non mollava nessun osso e si teneva molto distante dalle proposte fattegli da Alfio Marchini(Luca) della Brigata Risorgimento sulla confluenza delle varie formazioni partigiane in una sola e grande formazione,ben sapendo che le istanze sia militari chè politiche poi si sarebbero stemperate nel mare dove nuotavano i comunisti ed i socialisti che avrebbero creato problemi meno magari di carattere militare ma di certo più di carattere politico dopo la fine delle ostilità. Questo direttamente non emerge dalla rappresentazione poichè in questa si tratta principalmente delle vicende personali dei componenti la banda Simar ma dalle modalità evidenziate dalla recitazione emerge complessivamente un retro valore che ha chiarito molto bene l’aria che tirava in quei momenti, dove si poteva giuocare tutto.Ed il valore morale e finale della rappresentazione è quello che la guerra, per non dire tutte le guerre, siano che a pagarne le conseguenze siano solo i poveri poichè usati da una classe di avvoltoi senza scrupoli che coinvolgono anche i poveri della loro parte mettendoli contro gli stessi poveri della parte avversa.E questo rappresenta purtroppo la tragicità che vediamo ancor oggi imperare nei conflitti che ci sono vicini,tale e quale.
Certamente sulle testimonianze di chi è rimasto e di chi sennò viste le vicende oscure intorno al caso ? Ma il fatto reale è che non è rimasto nessuno e non ci sono libri o documenti del tipo sull’ uccisione di Giulio Cesare….quindi occorre adeguarsi e non fare voli pindarici nè nell’uno nè nell’altro verso.Ma una cosa nella nebbia emerge di sicuro ed è quella che al di là dei comportamenti individuali dei personaggi in questione all’interno dei loro rapporti,la chiusura e l’attesismo di Marenco sono indicativi e parlano” politichese” come del resto anche il fatto di ”Alfio Marchini ” parla politichese se vogliamo dare un peso equivalente a ciò che era in ballo.La giustezza poi dei due comportamenti messi a raffronto può sottostare ad un giudizio di certo politico-strategico ma questo avviene in tutti i confronti quando si stà dalla stessa parte contro un avversario comune.Ed in questo caso l’avversario comune erano i nazifascisti,Chiurco and Co.e tutto quell’apparato che a guerra finita avrebbe avuto il diritto di giudicare.Da una parte questa storia politicamente rassomiglia molto a quella di mio zio Solismo Sacco che da commissario politico della Brigata Risorgimento vista la rotta dell’esercito tedesco,andò a parlare col Console Carlini per negoziare il rilascio dei militi e dei civili presi dalla TODT diversamente sarebbero stati tradotti in Germania e destinati ai campi di concentramento, il quale dall’altezza della sua mole si trovò di fronte improvvisamente a quest’uomo mingherlino che sapeva bene chi fosse il quale gli fece intendere che le cose stavano cambiando e sarebbe stato salutare per tutti adeguarsi.Lo avrebbe potuto mettere al muro un minuto dopo dando l’ordine alla sua milizia ma quell’uomo mingherlino e piccolo o la sua gente avrebbe avuto dopo il diritto di giudicare sulle responsabilità e non lo fece.Ecco perchè anche nella nostra zona le grandi stragi che vi sono state in alta italia ed Emilia Romagna tranne quelle efferate compiute da spiate fasciste e che comunque comportarono vittime come quelle della Muffa, di San Litardo di Civitella in Val di Chiana ed altre minori, non ci furono più di tante….. Tutto questo per dire che dopo vent’anni di regime che aveva provocato la guerra dell’italia al fianco della Germania gli odi ed i sentimenti di rivalsa affioravano pesantemente e spesso furono i partigiani stessi a non consentire che il sangue scorresse ancora.Qualcuno più in vista nei paesi limitrofi ed in Chiusi pagò direttamente del suo comportamento avuto a capo e come sobillatore delle squadracce, ma il male che avevano prodotto costoro durante il ventennio era di certo superiore a quello inferto loro dopo e durante la liberazione.Fra le carte di mio zio ho trovato almeno un elenco di cento nomi ed indirizzi delle località dove abitavano facenti parte del fascismo locale che dai paesi vcini si mossero per impartire una lezione ai ” ribelli più ostinati” il 15 Marzo 1924 prima delle elezioni e questi nomi sono deceduti tutti nel loro letto, e qualcuno ho avuto occasione di conoscerlo anche personalmente come personalmente ho conosciuto e conservato le immagini dei partigiani della Brigata Risorgimento che oggi hanno avuto in parte visibilità nel mio sitoweb ” http://www.thefaceofasia.org” nella cartella a loro dedicata dal titolo ”La Brigata Risorgimento”. Per coloro che volessero dare un occhiata ricordo che le immagini nel numero di circa 27 su tale tema sono accompagnate anche da sonoro.
Tra l’altro alle 4 repliche fin qui fatte dello spettacolo hanno assistito figli, nipoti, parenti di partigiani che vissero la drammatica vicenda direttamente, sia come componenti della banda del polacco, sia come componenti della Si.Mar, anche in ruoli non secondari. Alcuni (quasi tutti) si sono commossi. Tutti sono venuti a stringere la mano e ad abbracciare artisti e autore. Nessuno ha contestato la lettura che lo spettacolo ha fornito di una storia tragica e dolorosa. Che non avvenne per motivi politici o divergenze tra le diverse componenti politiche della Resistenza sul Monte Cetona. Chi ha dei dubbi venga a vedere una delle prossime repliche. Qualcuna ne faremo. L’obiettivo è di portare lo spettacolo in tutti i comuni coinvolti. E anche altrove. Ci sono già richieste in tal senso e cercheremo di onorarle.
Ho detto già che ho visto due volte la rappresentazione e quindi personalmente mi è piaciuta perchè di grande valore politico ed umano.Non vedo però perchè definisci che tale tragedia non avvenne per motivi politici,quando ho sottolineato- credo abbastanza in modo intellegibile e deciso- che da ambo le parti della Resistenza i diversi schieramenti erano portatori di istanze politiche vere e proprie ed anzi di istanze che si ripromettevano posizioni di primo piano dopo quella che sarebbe stata la fine delle ostilità, perche il Centro Militare Monarchico non vedeva favorevolmente la presenza delle bande a formazione principalmente di comunisti, socialisti, azionisti e quindi legati ad una visione diversa di quella che aveva dominato fino a quel momento l’Italia che da non dimenticare era un Regno e non una Repubblica. Altrettanto strategicamente politica era la parte avversa sia della Risorgimento che delle altre e questo mi sembra storicamente spiegabile poichè composte da renitenti alla leva e da persone sbandate ma anche da quei comunisti e socialisti che ebbero a soffrire sotto il regime fascista. Quindi la posizione di entrambi gli schieramenti all’interno della resistenza contrariamente a quanto hai detto era PRETTAMENTE POLITICA, e questo si capisce dalle diverse strategie adottate: una attendista e l’altra tendenzialmente azionista,ed in tale differenza è racchiuso anche il contrasto di visioni diverse. Un piccole esempio.Il mio archivio possiede un documento autentico redatto da un maresciallo dei carabinieri che risponde ad un noto insegnante fascista di Moiano che esortava il Maresciallo ad andare a caccia di renitenti che erano ”al bosco” poichè a lui non sembrava che fosse tutto perduto e che la situazione stesse per precipitare e sperava che ancora le forze nazifasciste avessero potuto prevalere,quindi tale persona stava parlando con una emanazione dello stato monarchico in quanto l’Arma dei Carabinieri era istituzionalmente una creatura della monarchia.Ebbene, il maresciallo risponde in poche parole che non sia tanto igienico il muoversi in tale direzione perchè consiglia che sia meglio attendere -e sono parole sue- ”perchè non si sà da quale parte cadremo”….Quindi la diatriba insita già nei fatti era ed è stata ” di natura politica ”,anche perchè se non fosse stata tale una volta ritiratisi i tedeschi, in quali mano sarebbe caduta l’italia era questione di natura prettamente politica.Ed anche le tragedie prodottesi da tali vicende sono di natura politica,questo mi sembra ineccepibile e non tanto frutto di rivalse personali che anche se comunque ci siano state sono sempre secondarie in tali vicende ma frutto sempre di visioni politiche.La rappresentazione le mette benissimo in evidenza quelle personali e le corrobora con commenti e fraseologie azzeccatissimi e politicamente validi dal punto di vista valoriale, ma secondo me quello che emerge a fatica per il grande pubblico che magari si trova anche distante da tali valori ma che nello stesso tempo è curioso di conoscere-è la visione
storica complessiva sulle cause della tragedia della guerra e sul risentimento delle popolazioni dopo venti anni di regime.Così si spiegano le renitenze, le diserzioni, le volontà di non farsi coinvolgere e le realtà di trovarsi di fronte a delle scelte di vita e per la vita.Tutto questo beninteso è racchiuso nella rappresentazione che gira intorno alle persone ed ai loro rapporti e la nostra generazione di ormai 70 enni tali cause le conosce ma mi sembra altrettanto lecito chiedermi come possano apparire agli occhi di un venticinquenne-trentenne ed anche a qualcuno dei loro genitori tali storie che non sono solo personali dei coinvolti nella storia trattata, ma soprattutto di natura umana che scaturisce dalla politica.Credo comunque che coloro che abbiano assistito alla rappresentazione siano stati emotivamente coinvolti e questo è anche il segno che non solo la politica si fà nelle aule deputate a tale esercizio, ma anche con la cultura sapientemente rivolta alla formazione delle coscenze.A mia personale memoria è la prima volta che a Chiusi viene messo in campo tale tentativo e fin’ora credo che sia stato molto apprezzato.Spero che tale lavoro possa continuare ed arricchirsi anche di altro e del racconto di altre vicende che sono passate sul nostro territorio e che oggi quasi nessuno conosce.
Carlo, nello spettacolo si dicono chiaramente quali furono le ragioni dello scontro tra Marenco e Klucine e che determinarono la decisione del colonnello di farlo eliminare fisicamente. La politica (cioè la differenza di posizione tra le varie componenti che per esempio determinò una diffidenza tra lo stesso Marenco e la brigata Risorgimento) nella vicenda specifica non influirono. Se mai ragioni di tipo militare, di approccio alla guerriglia. Ma la questione fondamentale era di “pelle”, non di bandiera…
Chissà per cosa lottavano allora Marenco e Marchini ? Se poi all’interno di tale confronto ci si inserisce la vicenda del Polacco allora certamente solo quella vicenda diventa una storia personale e di ” pelle” come dici tu ma LE RAGIONI PROFONDE PER LE QUALI LA POLITICA HA PRESO IL SOPRAVVENTO SULLA” PELLE” PER LE QUALI IL POLACCO E’ STATO ELIMINATO SONO ESSENZIALMENTE E DEL TUTTO POLITICHE.Se si esce da questa visione gli aspetti che ne derivano non combaciano e diventa secondaria anche la stessa tragicità anche se mirabilmente raccontata.Per quale motivo Marenco avrebbe ordinato la fine del Polacco se non quella di mettere al sicuro le proprie istanze politiche per le quali si era rinserragliato sul Monte Cetona e per quali motivi non accettò le avanches di Alfio Marchini ? Chiaramente tutto questo le viveva come una finalizzazione ai suoi scopi che erano politici ed i medesimi per non rimuoverli ed essere sovrastatao sia dai tedeschi sia dai comunisti portò a quella decisione. La questione di ”pelle” si inserisce su questo come un ostacolo ai propri fini.Spesso si dice che la ” formica non veda l’aquila” ma anche nelle diatribe tremente di questo tipo quando la vita è messa a totale rischio, da che mondo è mondo gli uomini hanno sempre scelto quello che sembra loro essere il male minore.Ed il male minore in questo caso diventa quello della ”pelle”inteso come ”sentimento”.
Tra Marenco e Marchini c’erano contrasti politici. Tra Marenco e il Polacco no. Tra Marenco e il polacco i motivi dello scontro terribile che finì con la fucilazione di Klucine, furono altri, di altro tipo. E questo, credo, nello spettacolo emerge abbastanza chiaramente. Gli stessi partigiani della SI.MAR per lo più socialisti, ma anche comunisti, pur essendo su posizioni politiche diverse da Marenco, ne accettarno le direttive e gli ordini. Probabilmente perché anche loro vissero lo scontro come una questione militare, di approccio e di rischi connessi, non come una questione politica. Perché non era politica.
E allora visto che dici che non era politica rispondimi a questa domanda: la questione fra Marenco e Klucine se fosse stata solo per questioni di ”pelle”secondo te avrebbe comportato l’eliminazione da parte di Marenco inferta al Placco ? Perchè si arrivò a questo se non fossero stati in ballo le condizioni sostenute dalla parte di Marenco che non voleva tanto che fossero corsi dei rischi lsia da parte della sua persona quanto la sua ”mission” di impersonificazione degli interessi del Centro Monarchico ? Sotto tale luce non avrebbe consentito a nessuno di mettere un grimaldello che avrebbe potuto scalzare la sua posizione e diffidava di chi glielo avrebbe potuto mettere e come tali d’esempio era sia Marchini da una parte sia il polacco dall’altra poichè già da prima sospettava che il polacco fosse un doppiogiochista, probabilmente sbagliando,ma comunque tutta la sua incastellatura sarebbe crollata e quindi la difese e tale difesa comportava ogni soluzione, lui da militare lo sapeva bene.E per difenderla passò sopra anche al polacco,dato anche che non penso che proprio il Marenco si fosse ritirato in montagna per andare a raccogliere le olive o per difendere posizioni personali.Era interessato che il suo cartello attendista non fosse disturbato da nessuno e non lo consentì, come non lo consentì a Marchini(ma in tal caso fosse successo ciò che successe a Klucine la cosa non sarebbe passata invano per lui ed avrebbe rischiato la vita quindi non era il caso di poter fare la voce grossa ma di rifiutare semplicemente le proposte che gli vennero fatte adducendo ragioni strategiche ma che nascondevano -è evidente- ragioni tutte politiche) cosa che non rischiò verso un semplice disertore che non rapresentava nessuno alla fin fine.Quindi agì per scopi prettamente politici, accompagnati e corroborati anche da questioni di ” pelle”-come ricostruisce la vicenda andata in onda e non lo nego che non ci fossero state- ma la questione di fondo del comportamento di Marenco era prettamente politica e mi chiedo se è mai possibile che tutto venga ridotto ad una serie di comportamenti personalistici, di invidie, di dubbi, di delazioni e di paure e timori di tradimenti quando si sà benissimo che uno difendeva una parte intimamente legata allo Stato Monarchico che desiderava essere attendista per cercare di salvare il salvabile dalla presenza di componenti avverse che sicuramente sarebero intervenute per far sentire il loro peso alla fine delle ostilità e non vedere che in questo vi siano ragioni politiche che superano ”la pelle” ? Perchè-e me lo chiedo e te lo chiedo – la questine della ”pelle” deve essere prevalente come in effetti non lo è stata ? Klucine secondo me e per quanto ne sappia è stato vittima di se stesso e della sua intraprendenza per aver puntato forse al sovvertimento di una guida militare della SIMAR e non gli è stato consentito, e quindi credo che sia da considerarsi giustamente più una vittima politica della difesa dello status quo che sosteneva Marenco che vittima per ragioni di antipatia e di ”pelle”. Questo non toglie nulla alla emozionalità ed alla qualità della rappresentazione che mette in evidenza in maniera VIBRANTE le ragioni della ”pelle” ma lo scopo è POLITICO e come tale non è affatto vero che i partigiani come dici te -almeno quelli più coscenti- non comprendessero che lo scopo fosse politico ed in fondo anche le loro esortazioni rivolte al polaco di andarsene ed eclissarsi (non sò quanto veritiere fra l’altro ) sono state il segno morale e personale pienamente consapevole per il quale esisteva il rischio che che ”la pelle” soccombesse alla politica.E difatti così fù.E’ STRANA LA STESSA RAGIONE E QUINDI LA STESSA CONCEZIONE DELLA POLITICA DA PARTE TUA per la quale non venga considerato questo e si dica che non fosse cosa politica e che la politica non c’entrasse nulla.COSA AVREBBE DIFESO MARENCO SE NON LA SUA POSIZIONE POLITICA ? E’ per questo che mi son sentito di dire che la rappresentazione mette in evidenza gli aspetti soprattutto ”di pelle” ma molto meno quelli politici che ne stanno alla base,per il semplice fatto che Klucine non è morto a causa della ” pelle” ma per causa prettamente politica,questo sia chiaro.E la causa politica fu l’accettazione da parte sua del valore di ciò che lo portò alla diserzione in primis e di ciò che questo rappresentasse agli occhi ed al sentimento di Marenco e la rappresentazione lo evidenzia e lo comprende molto bene e concisamente, ma tutto quanto ne esce da tale storia di sangue nessuno potrà dire che non appartenga e non sia un fatto politico, se non dalla parte dello stesso Marenco che magari in maniera opposta era lucido quanto il polacco che magari in quella fase forse peccò di romanticismo insieme ad un ecessivo protagonismo e forse anche supportato da ragioni personali di credere in ciò che faceva.Questa storia mi fà ricordare il film Apocalipse Now sulla Guerra del Vietnam quando Marlon Brando nei panni del colonnello Kurtz è ricercato da Martin Sheen diventato agente del servizio segreto militare con ordine di ucciderlo perchè non aveva eseguito gli ordini delle gerarchie polico-militari ed aveva formato un enclave nelle giungle della Cambogia invalidando quindi le ragioni della guerra che gli Stati Uniti stavano conducendo nel’asia sud orientale .Alla fine lo uccide e tutto ritorna nella ”normalità del sistema” e la ”law and order” prevale sui sentimenti, sull’humanitas e sulle ragioni di chi paga con la vita il prezzo più alto.
E questo cos’è se non LA DIFESA E LA RICERCA DELLA PREVALENZA DELLA PROPRIA POLITICA ? Ma è mai possibile che dopo mezzo secolo di lotte che dovrebbero fare storia e far riflettere si debba vedere che la politica sia esentata e lontana e che non faccia parte di ogni manifestazione umana ma comunque talvolta surclassata e tenuta distante? Forse c’è il timore che da anni è andato in onda nel comparto mediatico che raccontava che in alcuni settori della sinistra si mangiasse” pane e politica” ma da buon osservatore come vedi tale visione ha condotto la sinistra ad essere penetrata dal centro con la destra a far da spettatrice affinchè le sue spoglie passassero lungo il fiume.Lo sanno tutti da secoli che anche se tu mangi un certo pane anzichè un altro fai politica ma tale visione oggi è considerata anche a sinistra come eccessiva, fuorviante e non facente gli interessi della stessa sinistra mentre invece si affermano da parte del complesso mediatico le concezioni del superfluo che nel mercato diventa il necessario.E se non è politica questa dimmi cos’è ? Ma se si fanno ragionamenti parziali il cerchio non quadra mai, e difatti tutti si lamentano mentre le stesse incongruenze continuano indistrurbate.
Carlo credo di aver già risposto nei precedenti commenti e soprattutto con il testo dello spettacolo. Non è detto che sia Vangelo, ma quella è la lettura che ho dato della vicenda (ovviamente sulla base di testimonianze raccolte nel tempo, cose scritte da altri, atti processuali ecc. oltre che su una mia personale interpretazione). E devo dire che mi pare sia stata largamente condivisa e apprezzata da chi lo spettacolo lo ha visto, familiari di partigiani (anche dei protagonisti) compresi…Per cui non aggiungo altro. Mi fa comunque piacere rilevare che molti mi hanno scritto o telefonato per aggiungere dettagli, piccoli tasselli, particolari in relazione alla vicenda narrata, niente che sposti i termini della questione, ma tutte cose che dimostrano una voglia diffusa di cercare la verità e fare i conti con una ferita.
Infatti e ti prego di considerare il mio intervento e la mia critica come un ulteriore tassello,ribadendo ad un modo lecito ed utile all’informazione sulla vicenda ma ciò che ho inteso comunicare-almeno per mia visione e mia concezione- è un concetto che stà alla base dell’azione degli uomini e quindi anche di quelli coinvolti nella vicenda che è quello della POLITICA che spesso proprio anche per questa quando oggi quasi in maniera sentenziale si dice a coloro che tendono a scansarne il concetto o perchè non riconoscendolo non se ne rendono conto o perchè lo facciano volutamente : ”La politica o la fai o la subisci ”.Ecco credo che in ogni occasione di manifestazione umana si debba vedere la presenza di tale connessione.Questo mi premeva ribadire,dati anche i tempi odierni dove tale concetto viene tendenzialmente allontanato,ma è un mio pensiero personale e ti prego di considerarlo tale.